Dunque...
Qui è Martina, eh.
Quella certa tua amica, proprio lei.
Che non è che lo sappia tanto bene, cosa scrivere, adesso.
Io... Io non ho scritto niente, il 29.
Mi son sforzata di non pensarci, e poi...mi son sentita male, tanto.
Che Gee per me è sempre stato...un sogno, ecco.
Non ci son mai riuscita, a spiegarlo, ma gli volevo bene.
Togliamo l'imperfetto, dai.
Gliene voglio, di bene, io, al chitarrista di Wavertree...troppo, veramente.
E ne voglio anche a te, sai?
T'ignoravo, a Milano, per non romperti una castagna in testa -non lo so, quanto avrebbe funzionato, ma di sacrificar tutto il cartoccio proprio non mi andava-, e poi davvero non abbiam trovato niente, di HarryGeorge.
Che quel giorno, tra le castagne mangiate con il guscio -troppo da me, no?-, le ricola, i tuoi commenti e le scusa e i numeri in ungherese, non lo so quanto li abbiam sconvolti, i Milanesi.
Ma chissà che diamine avrebbe pensato, quel George.
Ci avrebbe sorriso, forse.
Che non chiediamo tanto, noi, ma ci mancherà sempre, lui.
E anche John, anche John, ci manca.
Ma non è che sian così tanto lontani, poi.
Un bacio, streghetta.
Marty
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