Premessa n. 1: cercherò di contenermi. Ma già so, e quindi sappiatelo anche voi, che qua sarò ancora più lunga e debordante e divagante del solito. Mi scuso già da ora e mi riscuserò anche alla fine. E forse anche un po’ nel mezzo. Ma proprio non posso limitarmi a un “Bello! Bravi! Al prossimo capitolo!”
Premessa n. 2: sono una che rifugge dalle scene romantiche, una che difficilmente si interessa alle storie d’amore e a cui frega veramente poco delle coppie fittizie. Però c’è un però grosso come una casa. Ranma e Akane sono il mio feticcio. Forse perché ero cciovane, forse perché era il primo e unico manga che compravo all’epoca, chennesò, ma la loro dichiarazione è una specie di nodo irrisolto che mi porto dietro da anni e per cui penso che non perdonerò mai del tutto la Takahashi (lol). E se ho iniziato a leggere fanfiction è per questo feticismo Ranmakoso.
Ok, se inizio a dilungarmi troppo anche con le premesse è la fine. Parto col commentonaccio.
Come se non ci fossero già abbastanza variabili da rimestare nel calderone, ecco che vi si aggiunge Wei-Zan che, più che cercare rogne, temo ne farà trovare agli altri...
E che intanto scaccia Ranma e Akane creando così il pretesto per la scena. Ed è un pretesto che ha una logicità disarmante: in fondo è vero, che c’azzeccano loro? E il fatto che Ranma decida di accettare e andarsene senza creare un merdone io non lo trovo poi così OOC. In fondo questo effetto domino scatenato da Mousse ha fatto sì che tutti i vari personaggi si facessero una bella doccia di consapevolezza e, dopo tutto quello che è successo, nemmeno si capisce più come possano evolvere le cose quindi, che sentisse l’urgenza di approfittare di quest’occasione per chiarirsi con Akane, per me, non fa una piega.
Ecco, una delle cose che mi piace tantissimo in questa vostra Secrets è che, di pari passo con l’azione, c’è una credibile e ben tratteggiata evoluzione dei personaggi. Di tutti i personaggi. Siete riusciti a mantenere una coralità incredibile.
L’arco di Mousse è forse il più tangibile, com’è giusto che sia visto che da lui è partito tutto. Ma in questo capitolo mi è saltata agli occhi Cologne, su cui l’introspezione non è stata approfondita e curata come quella di Ukyo o Shampoo, perché non era Cologne il focus della storia (e per fortuna!). Ma ugualmente, andando a leggere quello che dice e quello che fa, si nota che ha avuto un’evoluzione incredibile:
- dice a Wei-Zan che Ukyo non dovrebbe essere coinvolta perché, non essendo amazzone, non è giusto che venga sottoposta alle stesse regole e debba subire le stesse punizioni. Punizioni di cui non poteva essere al corrente in quanto, appunto, non amazzone;
- dice a Wei-zan che Nerima è fuori dalla giurisdizione delle Amazzoni e che lì le loro leggi valgono meno di zero.
Obaba che fa queste obiezioni a Wei-Zan. Obaba! La stessa Obaba che ha imposto quelle stesse leggi a Ranma, che non è mai stato un membro della sua tribù. La stessa Obaba che ha cercato di far valere le sue tradizioni proprio a Nerima, fuori dalla giurisdizione di Joketsuzoku.
Ecco, io adoro che l’arco di Obaba sia così palese ma che non abbiate indugiato in monologhi interiori in cui dice tra sé e sé quanto vuole bene a sua nipote, quanto sono importanti le sfumature e le eccezioni e che con una cieca intransigenza non si và da nessuna parte. Questa riflessione c’è stata, ma la si evince dal suo agire. E io adoro il show don’t tell. Ed è da queste cose che si capisce quand’è che si sta leggendo qualcosa per cui vale la pena perdere del tempo e quando invece si ha a che fare con degli scribacchini senza arte né parte ma in preda a uno sfogo ormonoso. Perché di fanfiction in cui si indugia sulle romanticherie di cui la Takahashi è stitica ne ho lette parecchie eh. E parecchie mi hanno fatto pentire di aver iniziato a leggere fanfiction. Qua invece non dedicate a loro nemmeno un capitolo! O meglio, sì, già dal titolo si capiva che qua sarebbe stata quella coppia a farla da padrone, ma siete riusciti a mantenere quell'andamento dinamico e corale che caratterizzava tutti gli altri capitoli e non ci avete risparmiato i titani incartapecoriti, le gelosie di Shampoo e le crisi di nervi di Ucchan.
A sto punto non so neanche più se ha senso mettermi a commentare la scena.
Ma vi richiedo scusa, mi appello alla mia dichiarazione di colpevolezza iniziale e continuo imperterrita a non contenermi, quindi proseguo.
Perfetta location: il parco. Così “alla buona”, un posto in cui incappi senza premeditazione, durante una passeggiata. Un luogo così da sedicenni.
Poi perfetta l’immagine di Akane sull’altalena mentre Ranma ballonzola senza riuscire a stare fermo. Mi era venuta in mente la scena del manga in cui Ranma è all’appuntamento con Shampoo mentre Akane deve affrontare, ferita, il Dojo Yaburi. Poi altro rimando vividissimo al manga: Ranma nella sua classica posizione accoccolata, quella che di solito assume sopra ai muri o alle recinzioni, ma che stavolta assume di fronte ad Akane.
E poi eccolo, il momento in cui affrontare quegli infingardi dei sentimenti, un tipo di avversario in cui le arti marziali non servono a niente perché non se ne possono intuire le mosse né, tanto meno, architettare strategie di difesa. Ma prima un ultimo moto di orgoglio: perché hanno aspettato che fosse quell’orbo di Mousse a scatenare il tutto? Che senso ha avuto aspettare e tergiversare così a lungo? Nessuno, pare essere la risposta di Ranma.
Ma, se è vero che lui si “trovava bloccato in un angolo senza una contromossa a liberarlo”, lo stesso poteva dirsi di Akane, presa totalmente in contropiede dalla portata di quelle due semplici parole. Due parole attese, sognate, magari anche un po’ previste, ma che sono comunque talmente destabilizzanti da lasciarti, letteralmente, senza parole. Meravigliosa meravigliosità.
E Ranma, che in quanto a precipitosità nel trarre conclusioni è secondo solo ad Akane, subito interpreta quel silenzio come un rifiuto. Ranma, l’artista marziale così smargiasso e sicuro di sé, che arrossisce e fuma dalle orecchie e balbetta per mezz’ora tutte le volte che trova il coraggio di dire (o pensare) che Akane è carina. Quindi altra meravigliosa meravigliosità il suo tentativo di andarsene e Akane che aumenta la stretta dell’abbraccio prima di riuscire a ritrovare la voce necessaria per sussurrare le parole.
E perfetta e credibile anche la liberatoria risata finale e la zompata di Ranma: in fondo, per quanto entrambi impediti e complessati, nel manga ho sempre avuto l’impressione che il più intraprendente tra i due fosse Ranma. In più occasioni aveva dimostrato di essere anche pronto a questo passo, se solo avesse avuto il benestare da parte di Akane, ecco.
Vabè... Lo dico? L'unica cosa che faccio davvero fatica a farmi piacere sono le lacrime. Non lo so...
Ma non è un problema, mi piace talmente tanto tutto il resto che, davvero, potevo anche evitare di palesarvi questa perplessità, sorry.
Ah le capocciate di Ukyo sono made in Kaos? Quel “sangue che si mischiava col pianto sulla corteccia” o la fronte che ormai “non ricordava altro che un grumo di pelle accartocciata” mi sembrano quei dettagli chirurgicamente gratuiti, tipici della melliflua parte maschia del duo....
Invece non so chi ha deciso di tirare fuori dal cilindro Konatsu come consolatore di Ukyo ma, chiunque sia, si riceve un sonoro "Grazie!" da parte mia. Se arrivava Ryoga avrei proprio storto il naso. Va bene le rimpatriate da saga finale ma anche il buon gusto ha un limite. E poi Konatsu è perfetto! Perché Konatsu c’era già, solo che è rimasto nell’ombra, come al solito: lui vive e lavora con Ukyo ed è la persona che più ama Ukyo e che più potrebbe essere in grado di confortarla in una situazione del genere.
Ok, ormai sono arrivata a un punto che nemmeno le scuse in ginocchio potrebbero servire. Prima che decidiate di assoldare Simo Häyhä e ritrovarmi una mannaia intarsiata in dialetto di Joketsuzoku conficcata in mezzo alla fronte, chiudo il mega papirone. E scusatemi ancora. |