Secondo capitolo della trilogia.
Dal testo:

"Vegeta".
Davanti quel paio di occhi azzurri e profondi, che lo fissavano con così tanta intensità, rimase allibito. Davanti quelle labbra, la pelle bianca e liscia, i lunghi capelli candidi, il fisico slanciato e magro. Quel corpo che era così tanto fuori dai canoni di bellezza che aveva sempre avuto, ma già in passato lo aveva attratto come un enorme buco nero. Ora si trovava sull'orizzonte degli eventi, in bilico, in attesa di cadere da un momento all'altro.
"Hana".
Non poteva essere lui. Non potevano essere quelle due iridi nere, più nere della vecchia notte su Iama Gloro, più inquietanti dell'oscurità assoluta. Non potevano essere le braccia possenti che tanto l'avevano stretta, fino a lasciarle i segni, ma non solo fisici. Erano cicatrici dell'anima da cui non era mai guarita. [...] Hana posò gli occhi su quella che intuì essere la moglie di Vegeta. [..] Ma certo, quella donna era esattamente negli standard del principe che aveva conosciuto anni prima. E, naturalmente, non c'entrava nulla con lei.

[...]Doktoro si spense e Gloro piombò in un'oscura e densa notte perenne. La vegetazione seccò, l'acqua ghiacciò. Il freddo, le carestie, le malattie, sterminarono quasi del tutto gli Esperanti.
Il pianeta Gloro, un tempo Splendore, era divenuto Iama Gloro, Antico Splendore.[...]
Hana non riusciva più a chiudere occhio e sapeva che anche Vegeta era sveglio dal suo lato del letto, lo percepiva, sentiva il suo respiro stranamente affannoso.
Forse, ansioso?
Improvvisamente, il principe si girò di fianco verso di lei. La circondò con un braccio, attirandola a sé con un gesto brusco, mentre lei trasaliva per quel contatto inaspettato.
Ora la stringeva.
"Non scappare da me" le soffiò in un orecchio. La ragazza avvertì le palpitazioni ed il pizzicore alle gote, nonché il bruciante calore delle membra Saiyan.
"Non scappare mai da me" ripeté, appoggiando la fronte alla sua schiena fredda. "Sei mia".
Hana ebbe la sensazione d'essere stata travolta in uno tsunami di confusione. Quell'uomo era inspiegabilmente in grado di smuovere il fondo delle sue certezze ed intorpidire la limpidezza del suo animo. Oramai conosceva, immaginava con quale assassino dividesse il letto, ma non era più in grado d'associarlo alla sua figura.