[...]Per non parlare del luccichio nelle sue iridi - un guizzo di genuina vitalità - e del leggero rossore sulle guance: Viktor è emozionato; e Jayce ha imparato che i fattori in grado di provocare nell’amico un simile stato d’animo sono veramente pochi. Per quanto stupido possa sembrare, se li è segnati su un block notes, con dei numeri accanto: uno, fare esperimenti, due, costruire, tre, risolvere espressioni, quattro, mangiare dolci, cinque, chiacchierare di scienza, sei, trascorrere del tempo insieme. Forse sta per aggiungere un altro punto all’elenco e, se così dovesse essere, non può di certo tirarsi indietro. Bisogna allungare la lista, ad ogni costo. Sei fattori sono troppo pochi per un ragazzino. Lui, nella propria, ne ha almeno venti. [...]
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Due bambini e un incontro inaspettato. Certe cose, alcuni traumi, rimangono immutate anche nei What If.
Ma Viktor, stavolta, ha Jayce.

«Secondo te quella roba che c’è nell’acqua scioglierà il metallo?»
Jayce contorce la bocca e fa una faccia schifata verso il flusso di corrente. È un’espressione buffa che farebbe sorridere Viktor, se non fosse che, quando i suoi occhi si fissano sull’amico, legge in essi un senso di angoscia tangibile. Può comprenderlo, dato che è cresciuto in un ambiente totalmente diverso. Non conosce Piltover abbastanza per poterlo affermare con certezza, ma è probabile che lì, dai ruscelli, si possa perfino bere. Perciò, a suo modo, cerca di rassicurarlo.
«Conosco “questa roba” da quando ero piccolo. E poi», aggiunge, stavolta senza trattenere un briciolo di esasperazione, «non dire stupidaggini». Viktor sospira, alzando lo sguardo. «È solo acqua».
Jayce si lascia scappare un verso molto simile a un conato di vomito. Quando ci si metteva, era irremovibile, seppur con l’unico scopo di mantenere il proprio punto di vista. «Non è che non mi fidi di te, Viktor. Ma sono sicuro che, se ci infilo un dito, me lo riprendo radioattivo. Sempre se non mi cade prima».
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La barca è stata costruita. Non resta che farla navigare.
Il solito "What If", ma in una scena impossibile da dimenticare.

[...]«Sai quanto ho rischiato per arrivare fin qui?» domanda con tono grave. Dopotutto era giusto ottenere qualche riconoscimento, vista l’ardua impresa che aveva compiuto. Se solo Viktor l’avesse visto mentre camminava a testa bassa, facendo zig zag tra i brutti ceffi che lo squadravano da capo a piedi, di sicuro lo avrebbe preso in giro. Ormai conosceva a memoria quel tragitto, eppure era certo che non si sarebbe mai liberato dell’angoscia che lo assaliva quando doveva percorrere le strade della città sotterranea da solo.
Viktor si siede accanto a lui. È più alto di statura, quindi, quando sono vicini, lo sovrasta di alcuni centimetri. Sfiora attraverso i polpastrelli la superficie ruvida dell’oggetto, percependone lo spessore e le pieghe consumate dal tempo.
«Oh, sì, lo immagino» commenta, con tono distratto. «La gente di Zaun venderebbe un polmone per avere questo libro».
Jayce lo guarda con rimprovero, anche se Viktor è ancora impegnato a osservare la rilegatura del manuale.
«E se contenesse il segreto per la vita eterna? O quello per avere infinite ricchezze?»[...]
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Ancora Viktor e Jayce, ancora un momento d'infanzia rubato e mai vissuto.

[...]Jayce poggia entrambi gli avambracci sul bancone, facendo leva con le punte dei piedi per sporgersi meglio. Si accorge che il bambino è seduto su una sedia alta, una di quelle per adulti, e che tiene stretto nella mano destra un bastone malandato. La sua attenzione fa un brusco cambio di rotta.
«A cosa ti serve?» chiede allora, indicandolo.
«Dove sono i tuoi genitori?»
«Uffa – sbotta Jayce, dondolando sui talloni per il nervosismo - la domanda te l’ho fatta prima io. Cosa ci fai con il bastone?»
«Picchio la gente».
Jayce perde il suo entusiasmo nel tempo di uno starnuto. L’altro pareva mortalmente serio.
«Solo i prepotenti» aggiunge, con un timbro che vuole apparire rassicurante.
Ancora silenzio. Jayce non è più sicuro di voler sapere cosa sia l’oggetto misterioso che ha attirato la sua attenzione non appena è entrato nella bottega, né di restare a sentire altre spiegazioni riguardo al bastone.
«Sto scherzando». [...]
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What If su un ipotetico incontro tra Jayce e Viktor bambini.
Chissà se prima o poi la smetteranno di avere il monopolio su di me.