"-In più, se può aiutare la tua coscienza, tutto ciò che accadrà d'ora in avanti sarà solo colpa mia- continuò abbassandosi nuovamente, facendo passare una mano dietro la sua nuca, le iridi azzurre del medico che man mano venivano oscurate dalle palpebre, le dita femminee che si ancoravano ai lati della cerniera della divisa costantemente aperta.
J.D. aveva percepito, in quell'unica frase, una proposta d'aiuto intrisa di un insolito senso di protezione, una sensazione che l'aveva fatto star bene, tremendamente bene. L'inserviente si stava mostrando gentile, certo, sempre prepotente, superbo, egocentrico ma pur sempre disponibile ad aiutarlo e lui, dopo un'intera vita alla ricerca di qualcuno che potesse rinchiuderlo fra le proprie braccia intrise d'affetto, non riusciva ad assecondare quel briciolo di ragione che gli consigliava ostinatamente di non lasciarsi andare del tutto."
{Inserviente x J.D.}

- Cielo, Josephine, possibile che tu mi abbia fatto aspettare così tanto?- esclamò lui, fissandomi negli occhi, un’espressione insolita dipinta in quelle iridi cerulee, che somigliava malsanamente a eccitazione. - Ti avevo detto “dopo”, ma io intendevo “Alza adesso quel culo dalla sedia e raggiungimi nella sala dei medici”. Maledizione, da quando ci conosciamo?- chiese, aspro, chiudendo la porta a chiave. Questa cosa non andrà a finire bene.