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Autore: Milla Chan    24/03/2012    4 recensioni
-Umh... Nelle prossime 24 ore ti leghiamo a Nor. E dovrai fare tutto quello che ti dirà.- alzò le spalle.
-...Tutto qui?- Dan scoppiò a ridere, battendosi le mani in faccia. –DAVVERO QUESTO!? GRAZIE!-
Nor alzò un sopracciglio, guardando lo svedese con aria interrogativa, sentendosi fin troppo tirato in causa.
Capì che non l’aveva detto tanto per fare. Berwald credeva che la mente di Norvegia fosse in grado creare cose terribili quando aveva situazioni comode come quelle, sperando così che Dan passasse 24 ore d’inferno.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nordici
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Scacco matto.- borbottò Berwald, alzando lo sguardo intimamente compiaciuto sul suo avversario.
-Cheee!? No, hai barato! Ice, dillo che ha barato!- Dan si alzò in piedi facendo stridere la sedia, urlando fastidioso, puntando l’indice contro Sve e guardando sconvolto Islanda.
–Ho vinto.- disse Ber mentre congiungeva le mani davanti alla bocca, capendo che il concetto non era ancora ben chiaro al danese.
-Ha vinto.- confermò annoiato Ice, l’arbitro della partita, alzando le spalle.
-Sei un idiota.- la testa bionda di Norvegia si sporse dalla cucina, commentando fulmineo prima di tornare ai suoi lavori (che consistevano nel fare caffè da mattina a sera, ovviamente).
Intanto Tino stava tentando di insegnare ad Hanatamago vari comandi per fare di lei una brava cagnolina ubbidiente, ma usando come “premio” dei biscottini di dubbia provenienza (il suo forno, con tutta probabilità) non riusciva proprio ad ottenere i risultati sperati.
 
-Bene.- mormorò l’islandese dopo un’occhiata d’intesa con Sve, cercando di ignorare le lamentose grida di Dan -...Ora Ber deve scegliere il pegno.-
-MI RIFIUTO.- il danese lanciò l’alfiere contro l’uomo seduto davanti a lui, facendogli una smofia.
-I patti erano questi.- lo corresse Ber in tutta calma.
-I patti erano quelli...- gli fece eco la voce di Tino, che si era avvicinato sconfortato dopo che la cagnolina aveva deciso di andarsene alla vista di uno dei suoi biscotti.
-Sei un idiota.- aggiunse di nuovo la voce di Nor proveniente dall’altra stanza.
-NORGE, SEI DI GRANDE AIUTO.- gridò Dan, alzando esasperato le braccia, mentre Tino rideva sommessamente, Ice si spiaccicava una mano in fronte alzando gli occhi al cielo e Ber se ne stava a fissare il vuoto pensando alla pena da infliggere all’uomo.
-Scusa?-  quasi a passo di carica, la figura di Norvegia arrivò nel salotto, passando una mano sulla scacchiera per fare piazza pulita di tutti i pezzi prima di prenderla con due mani e spiacciarla con una violenta tranquillità sul naso del caro danese. –Io sono di aiuto all’umanità chiudendoti quella boccaccia ti ritrovi.-
Dan cadde all’indietro, ribaltandosi con la sedia, uggiolante. -Sei cattivo.-
 
Come Norvegia si sedette sul divano affianco al finlandese incrociando le braccia, il silenzio piombò nella stanza.
-...E’ giunto in momento.- sussurrò Tino con tono solenne, la schiena dritta, tamburellando le dita sulle ginocchia.
-Il tuo verdetto, Ber...-  disse con voce impastata un Ice scocciato, la guancia spiaccicata sul tavolo, alzando appena un braccio come per dargli la parola.
Berwald scrutò attentamente gli occhi di Dan, che nel frattempo si era rimesso seduto con la fronte corrucciata, massaggiandosi il naso.
-Umh... Nelle prossime 24 ore ti leghiamo a Nor. E dovrai fare tutto quello che ti dirà.- alzò le spalle.
-...Tutto qui?- Dan scoppiò a ridere, battendosi le mani in faccia. –DAVVERO QUESTO!? GRAZIE!-
Nor alzò un sopracciglio, guardando lo svedese con aria interrogativa, sentendosi fin troppo tirato in causa.
Capì che non l’aveva detto tanto per fare. Berwald credeva che la mente di Norvegia fosse in grado creare cose terribili quando aveva situazioni comode come quelle, sperando così che Dan passasse 24 ore d’inferno.
-...Allora, ci stai, Dan?- chiese Tino.
-Certo che ci sta, non può ribattere.- contestò Ice con un sospiro.
-Ci sto.- senza neanche ascoltare, Dan afferrò la mano di Ber stringendola con forza.
Dan si girò verso Norvegia con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
–Dunque?- gli chiese, allargando le braccia.
L’altro lo guardò piattamente, inclinando la testa di lato. -...Dobbiamo trovare quelle manette là, mh? Vi salutiamo.-  mormorò Norvegia, alzandosi in piedi e prendendolo per il braccio. -...Saluta, Dan.-
Gli alzò il polso, muovendolo a destra e a sinistra in segno di saluto prima di salire di corsa le scale.
 
-...Non sei stati carino, Ruotsi. Lo sai cosa fa Nor, poi.- scosse innocentemente la testa Fin, guardando i due sparire su per le scale.
-Tranquillo, Danimarca gradirà.- borbottò raccogliendo i pezzi degli scacchi sparsi per terra dal raptus di Nor.
-Ma Nor di più.- ridacchiò rannicchiandosi sul divano, passandosi una ciocca di capelli tra le dita.
-Ma potreste evitare questi discorsi finchè sono qui.- si intromise Islanda, abbastanza  turbato.
 
Dan fu scaraventato sul letto, che cigolò appena sotto il suo peso. -Nor, ma questa è la camera di Sve.-
-Lo so.- lo zittì trafficando con le manette che li avrebbero legati.
–...Scherzi, Norge?- rise nervosamente guardandolo mentre gli chiudeva la catena. Non era la prima volta che giocavano a queste cose dove qualcuno doveva scontare una pena, ed era già successo che qualcuno dovesse stare legato a qualcun altro, perciò erano ben attrezzati. Era una catenella lunga circa un metro: non erano appiccicati, ma neanche lontanissimi.
Lo fissò intensamente, premendo le dita sul suo petto per farlo appoggiare contro la testata del letto.
-Ber è sicuro che io e te faremo sesso.- tagliò corto.
-Ah, okay.- allargò le braccia, macchinando un po’ per la testa prima di sorridergli. –Sono qui per te! ~-
Nor gli rifilò un manrovescio che lo girò dall’altra parte. –Ma ti pare!? No, il mio piano è un altro. Spostati.- lo scansò, salendo in piedi sul letto, le mani sui fianchi.
-Di’ il mio nome, Dan.- borbottò, tirandogli appena i capelli dall’alto.
-Eh?- lo squadrò, non capendo bene.
-Sei sordo? Di’ il mio nome.- ripetè spiezentito mentre iniziava a saltare sul letto ben fatto.
-Norge.- disse alzando le spalle con un sorriso innocente.
-Più forte.- sussurrò impaziente.
-Norge...!- alzò appena voce, cercando di capire dove volesse arrivare.
-Gridalo.-  Adesso saltava abbastanza forte da far cigolare ben bene il materasso.
-... NORGE.-
-Più enfasi!- gli intimò, mentre i capelli svolazzavano per aria.
-NORGEEE!- gridò fissandolo stranito. Lui non aveva certo problemi a gridare, lo faceva tutto il giorno.
-...Pessimo attore. - Nor lo guardò con la coda dell’occhio, nonostante fosse abbastanza soddisfatto dall’interpretazione del danese, continuando a far cigolare il letto con forza.
Una lampadina si illuminò nella mente di Dan.
-AH-AH! TU VUOI FARGLI CREDERE CHE... Oh.-  scoppiò a ridere per un secondo, prima di ritrovarsi il piede di Nor in faccia.
–Se rovini tutto non è divertente.- gli sussurrò con un sorrisetto decisamente pauroso.
-Ma non è da te! Insomma, sei più il tipo da vergognarsi quando gli altri vengono a sapere cose del genere... Perché dovresti...-
-Semplicemente, Sverige ha scelto di farti stare legato a me per un giorno intero solo perché pensa che io sia un cinico che ti farà passare l’inferno rigirando le situazioni a mio favore. Quindi gli farò credere che ha ragione, per poi fargli una sorpresina.-
-Cosa vuol dire cinico?- chiese Dan, sforzandosi di seguire il suo ragionamento, ricevendo una accidentale (mica tanto) ginocchiata in piena faccia.
Nor guardò l’orologio al polso, mentre i capelli si alzavano e si abbassavano. Era una scena buffa, pensò Dan, perché la sua espressione era la stessa di sempre mentre le guance si arrossavano un po’ per il continuo saltare.
-...E perché  hai scelto la camera di Sve? Fa parte del tuo piano?- gli chiese innocentemente, grattandosi la testa.
-Anche, sì. Ma soprattutto perché così non sarà mio il letto da rifare, poi.- gli rispose semplicemente, continuando a fissare l’orologio.
Il volto di Dan si illuminò in un sorriso che gli prendeva tutta la faccia. –Ma sei un genio.-
-Lo so.- gli rispose, con la sua solita modestia.
Dan si alzò in piedi sul letto, facendo fatica a tenere l’equilibrio per i movimenti continui, iniziando a seguire i salti di Nor, che si limitò a fissarlo di traverso.
-...Siamo legati. Così è più facile. E divertente~.-
Nor scosse la testa scocciato, distogliendo lo sguardo. Sussultò quando il ragazzo lo prese per i polsi, girandolo verso di lui, facendo sì che continuassero a saltare uno davanti all’altro.
-Chi salta più in alto?- Dan gli strizzò l’occhio, tenendogli le mani.
-Io, ovviamente.- mormorò, sogghignando e ritraendo le mani, osservando i capelli sparati dell’altro vagare in tutte le direzioni.
-Ma se sei un tappo!- gli rispose divertito l’altro, battendogli una mano in fronte con il suo fare affettuoso.
Nor lo scansò con un ringhio, continuando a saltare silenzioso, meditando una vendetta adeguata a quell’affronto.
Rimasero per un po’ così, uno in fronte all’altro, mentre tutto si muoveva in alto e in basso attorno a loro. Lo sguardo esaltato di Dan vagava per la stanza come se fosse stato uno scoiattolo in cerca di ghiande, facendo di tanto in tanto versi decisamente credibili su argomenti assolutamente censurabili.
-Beh, direi che l’abbiamo fatto con tutta calma, eh... Finiamola in fretta...- disse Norvegia con il fiato corto per il troppo saltare, buttando un’occhiata all’orologio.
Dopo vari versi (Nor che rideva sadicamente dentro di sé e Dan che tratteneva a stento le risate) smisero di saltare, con il fiatone, lasciandosi cadere sul letto.
-...Penso... Che le calorie bruciate siano le stesse, tanto valeva non far finta...- ansimò Dan con una grossa risata, premendogli l’indice sulla guancia.
-Ma... taci un po’...- spostò velocemente la sua mano, tirandogli una seria di schiaffi sulla testa, spazientito.
-Questo era... il tuo bellissimo piano?-
-Ma va’. Non è ancora iniziato, praticamente.- scese dal letto, trascinandosi dietro con le manette il ragazzo che cadde rovinosamente per terra.
-...Idiota.-
Lo trascinò fuori dalla stanza.
 
 
Nel frattempo, al piano di sotto...
 
Tino aprì ancora una volta la bocca fissando il soffitto sconvolto, prima di richiuderla per l’ennesima volta.
Ice, profondamente turbato, se se stava spalmato sul tavolo tappandosi per bene le orecchie, mugulando frasi con poco senso.
Svezia, a braccia conserte, picchiettava il piede per terra nascondendo il nervosismo.
Era da un tempo infinito che se ne stavano lì senza proferire parola, ascoltando allegramente (non proprio) le meravigliose esperienze amorose di due ragazzi che avevano preso possesso di una camera da letto.
-...Un’altra partita a scacchi?- propose lo svedese per spezzare l’imbarazzante silenzio a cui faceva da sottofondo un ambiguo cigolio di letto accompagnato dagli altrettanto ambigui gemiti di qualcuno che sembrava davvero essere Danimarca.
-NON VOGLIO PIÙ ESSERE COINVOLTO IN QUESTE COSE.- sbottò improvvisamenete Islanda con la voce spezzata, alzandosi e sgambettando in qualche altra stanza.
-Emh... Allora giochiamo...- mormorò imbarazzato Tino, alzandosi –Giochiamo... Insomma. A scacchi.- precisò velocemente. -..Ma niente premi o pene.- aggiunse altrettanto velocemente, rendendosi conto di starsi incasinando da solo.
-...Quei due non hanno aspettato, eh?- decise di cambiare discorso, ma non ci riuscì troppo bene. Per niente.
Berwald stirò la bocca e si alzò in piedi stiracchiandosi, sovrastando la figura di Tino e fissandolo intensamente.
-...Tino. Sono nella mia stanza.-
-...A-ah... Tu dici?- esalò quelle tre parole con un verso strozzato, sapendo bene a Ber proprio non piaceva quella cosa.
 
 
Tornando al piano di sopra...
 
-Muoviti a tagliare quella roba, io ne ho già fatti cinque.- gli intimò Nor, strattondando la catenella che li legava.
-I miei sono più carini, Nor. Ed è un lavoro di precisione, non mi fare sbagliare...- si lamentò tirandogli a sua volta una spallata, mentre ritagliava dal lenzuolo del letto di Svezia un virilissimo fiorellino.
Nor digrignò i denti, rifilandogli una testata stranamente leggera.
Fischiettando allegro, Dan continuò a ritagliare fiori finchè non ne ebbero abbastanza per eseguire il piano di Norvegia.
 
-Mi passeresti mica il pennarello rosa, Norge caro?- pigolò facendo gli occhioni dolci.
-No.- L’altro alzò lo sguardo piatto come una tavola da surf. -...Lo sto usando io. Prendi quello rosso se proprio vuoi.-
-Voglio quello rosaaa...- Dan gonfiò le guance, sporgendo il labbro inferiore e strattondando alla camicia di Norvegia .
-Arrangiati, staccati, sei rumoroso, fastidioso, inutile danese...- Nor provò ad allontanarlo con i gomiti, per poi passare ad usare sul suo viso la sua arma finale: il temibile pennarello rosa.
-ARGH. NO.- Dan si staccò da solo, uggiolante, senza bisogno di aggiungere ulteriori scarabocchi ai due coniglietti stilizzati che ora aveva sulle guance (solo Norvegia è capace di disegnare coniglietti stilizzati in un tempo tanto breve, non provateci a casa!)
 
Passarono il pomeriggio tra aghi e forbici da cucito, pennarelli, colla e rocchetti di filo. Ah, ogni tanto tornavano anche a saltare sul letto come bambini, fino a farsi venire di nuovo il fiato corto. Perché Nor diceva che, secondo il suo piano, dovevano fare così.
Ad un certo punto, Nor aveva fatto davvero fatica a trattenere le risate.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma si era divertito un sacco.
Inutile dire lo stesso di Dan, dato che non aveva fatto altro che ripeterlo tutto il tempo, tanto che le orecchie del povero Norvegia non riuscivano più a sopportarlo.
 
-Ottimo, è tutto pronto.- Nor congiunse le mani davanti a sé, soddisfatto. –Controlla che l’acqua e colla non si sia seccata.-
-Tutto a posto.-  Dan fece una fattispecie di saluto militare prima di essere strattonato da Nor sotto le lenzuola, coprendosi fino sopra i capelli con una risatina. Rimasero qualche minuto a respirare silenziosi sotto le coperte maciullate, nell’aria calda. Momenti in cui Dan lo guardò negli occhi con l’intenzione di avvicinarsi più del dovuto. Si sporse un poco, sfiorando la punta del suo naso con il proprio.
Nor lo spinse via, muovendosi a disagio lì sotto, sentendosi soffocare.
-Non rovinare tutto, cretino maniaco.- gli ringhiò contro prima salirgli a cavalcioni con un gesto rapido.
-Questa.- mormorò serio. –Dev’essere la miglior interpretazione che tu abbia mai fatto.-
-Norge, con te sopra non so che reazioni possa avere il mio avvenente corpicino, sai?-
Il ragazzo gli tirò un pugno nello stomaco.
-Non appena Sve entra in stanza, non dobbiamo farci beccare in piedi. Quindi dobbiamo stare così, okay? Volenti o nolenti.-
-Oh, io sono volente!-
-Taci e gemi. Io so cosa dà fastidio al vecchio Sverige.- sbuffò roteando gli occhi, vagamente imbarazzato mentre iniziava a muovere il letto stando a carponi e Dan soffocava una risata.


Intanto, gli ignari al piano terra...
 
-Oh mio Dio, di nuovo...- Tino si spiaccicò le mani in faccia, inclinando la testa indietro.
-Non sapevo che Norvegia fosse un tale ninfomane.- borbottò mangiandosi le parole lo svedese.
-Vuoi intervenire?- chiese l’altro in tutta calma, tirando fuori da un’antina della cucina Ice, che vi si era rannicchiato dentro per nascondersi, profondamente turbato.
-...Devo intervenire.- asserì solenne, alzandosi in piedi e dirigendosi verso le scale. Voleva aggiungere un “O Dan non sarà più in grado di camminare”, ma non lo disse per non turbare Islanda più del dovuto...
Tino decise di mettersi a preparare qualcosina da sgranocchiare per distogliere Ice da certi pensieri, osservando stranito Berwald.
Intanto, il ragazzino se la svignò di soppiatto.
 
-Dovreste smetterla di consumare il vostro amor-...!-
Berwald iniziò la frase prima di spalancare la porta socchiusa, ma una bacinella stracolma di un liquido che non riconobbe lo fece quasi annegare non appena mise piede in stanza.  Dan scoppiò a ridere e Nor si precipitò verso Ber (che tossiva tanto, pover’uomo...) camminando a gattoni sul letto. Era davvero contento che la sua miscela di acqua e colla con aggiunta di fiorellini di stoffa avesse fatto l’effetto sperato.
Gli tolse gli occhiali buttandoli da qualche parte e lo trascinò di peso sul letto, in mezzo ai due, tenendolo ben fermo per le spalle.
-Che...?- Ber borbottò contrario, socchiudendo gli occhi quasi appiccicati, non riuscendo a capire niente.
-Ti stanno d’incanto i fiorellini, ti danno un’aria così mascolina...- annuì Dan, alludendo ovviamente ai fiori di stoffa che stavano appiccicati al corpo dell’uomo.
Svezia si guardò intorno boccheggiando, indugiando sui coniglietti, i fiori, le stelline e i cuoricini disegnati sulle pareti bianche della stanza (le sue adorate pareti neutre...!)
Nor gli scompigliò i capelli, facendogli poi saltare due o tre bottoni della camicia.
-...V-voi...cosa...?- cominciò assolutamente incredulo, sentendo l’amaro della colla in bocca.
-Sshh.- lo zittì Nor senza ascoltarlo e gli tappò la bocca con un ritaglio di lenzuolo avanzato.
-OH, BER.- gridò inaspettatamente Dan, con un sorriso chiaramente divertito e un’intonazione decisamente equivoca.
-Bene, sei migliorato un sacco dalla prima volta che ci hai provato.- lo lodò sorprendentemente Nor.
Svezia gli lanciò un’occhiata scioccata, mentre Nor iniziava a tenere d’occhio l’orologio.
Passarono chissà quanti minuti prima che, sporgendo il braccio verso il comodino, fece volontariamente cadere la lampada, che si ruppè in mille pezzi con un rumore secco.
 
-...B-ber?-.
La voce di Tino arrivò titubante dal piano di sotto.
L’uomo sgranò gli occhi, capendo improvvisamente tutto, guardando Nor con l’espressione di chi non si sarebbe mai aspettato nulla di simile da una tale persona.
Ah, Nor adorò quell’espressione.
Sentirono i tonfi dei passi di Tino per le scale.
In quegli istanti, Ber fu velocemente liberato dal bavaglio, Norvegia si appiccicò al braccio dello svedese e contemporaneamente tirò la catenella verso di sé, facendo rotolare Dan sopra il poveraccio.
 
Fin entrò in stanza con gli occhi che per poco non gli uscivano dalle orbite.
-Non è ciò che sembra, Tino!- lo implorò Ber.
-Ber, te l’avevo detto che Tino ci avrebbe sentito...- bissbigliò innocentemente Nor, coprendosi la faccia con l’avambraccio per coprire il ghigno.
-Vecchio volpone, tu sì che sai come far felice un uomo, mh~-  disse Dan ricevendo uno sguardo sconvolto da Finlandia.
-Berwald, ma che accidenti combini!?- gridò assolutamente scioccato Tino, quasi balzando sul letto prendendo per il colletto Svezia, che –pover uomo- non sapeva né cosa dire né tantomeno cosa fare mentre veniva scrollato violentemente.
-Ma che schifo è!? Sei appiccicoso! Ma cosa ti salta in mente!? E poi il ninfomane sarebbe Norvegia!? E cosa sono questi fiorellini!? Che razza di giochi perversi ti metti a fare!?- Tino lo guardava con gli occhi spalancati, continuando a sballottarlo con forza.
 
Silenziosi, Nor e Dan riuscirono a sgusciare fuori dalla stanza.
Il danese scoppiò a ridere piegandosi in due, con le lacrime agli occhi, mentre l’altro lo tirava tranquillamente verso le scale.
-Contento, Nornor?-
-Al settimo cielo.- mormorò saltando qualche gradino. –...Ma tu sei ancora al mio servizio.-
Il sangue si gelò nelle vene di Dan.
-...Oh. Già.-
Nor buttò il ragazzo sul divano, sedendosi affianco a lui, guardandolo con una smorfia.
Si sporse appena di lato, premendo la propria guancia contro quella di Danimarca, continuando a fissare piattamente il vuoto.
-Aww, lo so che infondo sei un coccolone~- pigolò alzando le spalle e passando il braccio attorno a lui, sentendolo sciogliersi un poco.
 
Ice sbucò dalla porta.


Dan in un microsecondo si ritrovò scaraventato dalla parte opposta del divano.
 
Il ragazzino sbattè le palpebre, guardando il fratello e il danese con l’occhio nero.
 
 
-...Credo di non voler più vivere in questa casa.- borbottò prima di sparire di nuovo.


-Scacco matto per tutti.- ghignò Norvegia, accavallando le gambe.


---



Angolo autrice.
Niente da dire, se non che mi sono divertita un sacco a scriverla e spero che vi siate divertiti altrettanto! XD
E' uscita molto più lunga di quanto credessi...
Un bacione <3

   
 
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