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Autore: whateverhappened    26/03/2012    6 recensioni
Nick e Jeff.
Raccolta scritta per la Niff!week. Probabili alte concentrazioni di fluff e coccolosità varie, perché la Niff è così.
Day 1 - First Time: Falling in Love. «Mia sorella ha detto di riferirti che “sei bellissimo”» [...] «Tua sorella... Tu, invece?»
Day 2 - Roommate: You've Got a Friend. Jeff stava dormendo sulla schiena, le braccia allargate e la bocca spalancata: Nick era certo che stesse facendo qualche sogno assurdo, come quella volta che aveva abbracciato un panda.
Day 3: AU - Star Boy. «Ti sto davvero chiedendo di venire con me. Pensa: potresti vedere tutto quello che hai sempre voluto. La Via Lattea sarà solo l'inizio. I tramonti da qua sono meravigliosi, Jeff»
Day 4: Hurt/Comfort - Chills in the Evening. «Sicuro. È proprio perché ti interessa che sapevi che due giorni fa avevo appuntamento dal dentista per farmi togliere un dente del giudizio. Te ne sei andato per farmi un favore, visto che mi piace così tanto andare dal dentista hai pensato di lasciarmi la camera per fare un festino».
Day 5: A very Niff Christmas - Deck the Halls. «Trent, Flint e Richard stanno arrivando, David sta cercando le sue corna da renna e Thad è alle prese con il Grinch».
Day 6: Engagement - I'll Be Your Man. «Buon anniversario, Jeffie» gli sussurrò Nick, posandogli un bacio sul collo.
Day 7: future!Niff - Home Is Where the Heart Is. «Ascolta e basta. Oggi compi trentasei anni, trentasei...» «Non ricordarmi che sto invecchiando, Jeffie» commentò Nick con un sorriso, ma Jeff lo ignorò. «...Siamo sposati da sei anni e nostra figlia ne ha tre. Era una coincidenza troppo grande per non essere celebrata a dovere».
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 1: The first time

Any first: first kiss, first fight, first ice cream together, first time... Anything you want

 

 

 

Falling In Love

 

 

 

Out of our minds and out of time
Wishin' I could be with you
And to share the view
We could've fallen in love

(Falling In Love – McFly)

 

 

Fin da quando era bambino Nick aveva sempre amato le vacanze. Gli piaceva trascorrere le giornate in giardino con i suoi fratelli e godere di quelle attenzioni che durante i mesi scolastici, passati in collegio, si riducevano drasticamente. Aveva sempre pensato di essere una persona intelligente, in grado di apprezzare sia i mesi trascorsi a scuola con gli amici che quei brevi periodi a casa con la famiglia. Un giusto equilibrio, diceva.

Quell'anno era stato differente: se ne era andato dalla Dalton a malincuore e dopo la prima settimana di “euforia da ritorno a casa”, come lui stesso aveva detto, si era ritrovato a fare il conto alla rovescia per quando sarebbe tornato fra le accoglienti mura della scuola. Aveva persino iniziato a segnare i giorni sul calendario. La cosa non era passata inosservata: sua madre si era prima arrabbiata, sostenendo che si vedevano talmente poco e sperava che il ritrovarsi facesse piacere anche a lui, poi si era preoccupata. Proprio il giorno precedente era entrata in camera sua con un vassoio di biscotti, si era seduta sul letto e gli aveva chiesto se avesse qualche problema. Nick l'aveva guardata stupito, ma lei si era limitata a dirgli che una madre capisce quando un figlio ha qualcosa che non va.

«Sei sempre stato contento di tornare a casa, adesso non fai altro che sbuffare. È chiaro che alla Dalton c'è qualcosa che qui non c'è... o qualcuno» gli aveva detto, sorridendo complice. Nick si era limitato ad annuire e a ricambiare l'abbraccio di sua madre.

Aveva ragione, come sempre. Anche in quel momento, mentre osservava il sole tramontare oltre le montagne e il cielo tingersi d'arancio, era pronto a lamentarsi. Fino a un anno prima si sarebbe goduto la vista, quasi certamente avrebbe scattato qualche fotografia, per poi stamparla e attaccarla al muro della sua camera alla Dalton. Adesso tutto quello che voleva era essere alla Dalton. Voleva essere sdraiato su una delle panchine del parco e osservare il sole nascondersi dietro un anonimo caseggiato. Sicuramente lo spettacolo non era lo stesso, casa sua offriva degli scorci unici, ma sarebbe stato meglio.

Nick non era mai stato stupido, conosceva benissimo la ragione del suo malumore. Ne conosceva ogni dettaglio, dai capelli fin troppo biondi che quasi contrastavano con gli occhi scuri, a quel naso che lo faceva letteralmente impazzire fino al sorriso che aveva sempre in volto. La ragione del suo malumore aveva un nome e un cognome, Jeff Sterling, e un soprannome che solo lui usava, lo Spilungone.

Jeff gli mancava dal momento esatto in cui aveva attraversato il cancello della Dalton, salutandolo per quei due mesi di vacanze. Lo aveva abbracciato più stretto del solito, gli aveva dato una pacca sulla spalla e aveva tentato di sorridergli normalmente quando gli aveva detto quel “ci vediamo a settembre”. Jeff aveva annuito, salutandolo con la mano dall'auto dei suoi genitori. Da allora non lo aveva più visto, erano passati esattamente ventinove giorni e otto ore.

Sospirò, tornando ad osservare le varie tonalità del cielo. Jeff avrebbe amato come l'arancione andava a sfumare nel rosa, lo sapeva. Aveva pensato di scattare una foto ed inviargliela, aveva già afferrato il cellulare quando aveva cambiato idea: sapeva già che Jeff avrebbe risposto qualcosa come “meraviglioso, vorrei poterlo vedere anche io” e sarebbe stato peggio. Molto peggio, perché era esattamente quello che avrebbe voluto Nick. Voleva condividere quel tramonto con la persona che più amava, portarlo nel suo angolo di giardino preferito, abbracciarlo e perdersi nella bellezza di quel momento. Ma Jeff era in California, lontano chissà quante miglia, e con lui non condivideva nemmeno più il fuso orario. Senza contare che Jeff avrebbe trovato un tantino strano il fatto che Nick lo abbracciasse mentre osservavano un tramonto.

I suoi pensieri vennero interrotti da un leggero bussare alla porta. Non rispose, sapendo che sua madre sarebbe entrata in ogni caso. Come previsto, dopo qualche istante sentì la porta aprirsi.

«Nick, tesoro? C'è una persona per te».

Nick si voltò sorpreso. Non aspettava nessuno e dubitava che fosse qualcuno del quartiere, dato che aveva evitato chiunque fino a quel momento. «Mmh?»

Sua madre si scostò appena e una figura alta comparve nel campo visivo di Nick. Deglutì appena perché no, non poteva essere lui. Probabilmente stava iniziando ad avere le allucinazioni.

«Nick! Ti sono mancato?» Nick dovette stringere con forza il davanzale della finestra quando Jeff entrò nella sua stanza. Era abbronzato e coi capelli più corti, ma era decisamente Jeff.

«Allora io vi lascio soli!» Il sorriso che la donna rivolse al figlio era eloquente, gli fece persino l'occhiolino, e Nick seppe che aveva capito. Si domandò se non l'avesse sempre saputo. Quando la porta si chiuse alle sue spalle tornò a rivolgersi a Jeff.

«Ma tu non eri in California?» Nick si morse la lingua un attimo dopo aver finito di parlare, quando vide Jeff alzare un sopracciglio.

«Tornato prima. Scusa se non venuto a trovare il mio migliore amico» rispose il biondo, mentre Nick scuoteva appena la testa.

«Non intendevo questo, lo sai. Sono solo sorpreso di vederti nella mia stanza quando ti sapevo dall'altra parte del Paese» ribatté Nick, tentando di non far trasparire il suo disappunto per le parole “migliore amico”. Jeff non sapeva, si disse, non poteva immaginare che erano una sofferenza.

«Lo so, lo so» sorrise l'altro, avvicinandosi a lui e passandogli un braccio attorno alle spalle. «Ero a casa e ho visto questo splendido tramonto, la prima cosa che ho pensato è stata: “Nick lo amerebbe”. Poi mi son ricordato che da casa tua c'è un panorama mozzafiato, quindi eccomi qua».

Nick sorrise, mentre si avvicinavano alla finestra. Tentò di non perdersi troppo nel fatto che lui e Jeff avevano pensato la stessa cosa riguardo a quel tramonto, o anche solo che Jeff avesse pensato a lui, ma il braccio dell'altro sempre attorno alle sue spalle glielo rendeva difficile.

«Mi sei mancato» disse ad un tratto Jeff, facendo crollare del tutto ogni buon proposito di Nick.

«Anche tu. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che ci siamo visti» rispose, sperando vivamente che la mano di Jeff, così vicina al suo cuore, non lo sentisse battere all'impazzata.

«Invece sono solo ventinove giorni e nove ore» Nick si voltò verso di scatto verso Jeff, che stava sorridendo. «Non essere così sorpreso, lo so che stai facendo il conto anche tu».

Nick sorrise. «Ne sto facendo un paio».

«Ah, certo! Mancano trentuno giorni e undici ore al ritorno alla Dalton» Jeff ridacchiò. Il suo sguardo cadde sulla bacheca che Nick aveva appeso proprio di fianco alla finestra, piena di foto dei Warblers e di loro due. «Siamo fotogenici» commentò.

«Tu lo sei di sicuro. Mia sorella ha detto di riferirti che “sei bellissimo”» storse il naso al ricordo. Quando Emma aveva fissato adorante le varie foto della Dalton, Nick aveva dovuto ricordare a se stesso che era la sua sorellina e le voleva bene.

«Tua sorella... Tu, invece?» Jeff, fino a quel momento sempre sorridente, si era fatto serio. Lo stava guardando dritto negli occhi con un'intensità tale che Nick si ritrovò a deglutire, quasi a disagio.

«Io... Cosa?»

«Tu cosa pensi? Di me» la voce di Jeff era seria come poche altre volte, il suo sguardo non lasciava quello di Nick neppure per un istante. La mano che prima era vicina al suo cuore ora stringeva con dolcezza il suo polso. Nick sospirò e sorrise leggermente, avendo ormai bene in mente di cosa stavano parlando.

«Credo che tu lo sappia» disse a bassa voce, abbassando lo sguardo per evitare gli occhi scuri dell'altro. La mano di Jeff, però, arrivò in un attimo a sollevargli il mento, così che i loro sguardi si intrecciassero nuovamente.

«Quello che so... O, almeno, quello che credo è che potremmo essere innamorati».

Ogni pensiero o dubbio di Nick si spense con le parole di Jeff. Non registrò nemmeno il sorriso timido che gli stava rivolgendo, né gli importò di aver capito male, seguì il suo istinto. Si alzò sulle punte – Jeff era decisamente troppo alto – e cancellò ogni distanza fra di loro posando le proprie labbra su quelle dell'altro. In un attimo Jeff lo strinse a sé, portando una mano sulla sua nuca per avvicinare ulteriormente i loro volti. Nick poteva sentire il profumo di sole addosso a Jeff, il sapore di cioccolato sulla sua bocca. Gli venne da sorridere, riusciva ad immaginarlo mentre mangiava un kit kat in auto davanti al vialetto di casa sua, prima di decidersi ad entrare.

«Penso che tu abbia ragione, Jeffie» disse, fra una risata e l'altra, quando si furono separati. Jeff lo stava guardando con una luce negli occhi che non aveva mai visto, per un attimo si chiese se tutto quello fosse reale.

«Ti sei alzato sulle punte!» Disse poi divertito Jeff, riportandolo alla realtà. «Ma quanto sei nano?»

Nick scoppiò a ridere alla battuta, così tipica dell'amico da rassicurarlo sulla veridicità di tutto quello che era appena accaduto. Jeff era lo stesso di sempre, quello con cui condivideva tutto ciò che di stupido la sua mente poteva creare, quello che lo svegliava nel cuore della notte per rivelargli qualche scherzo geniale da fare agli altri Warblers. Si erano sì baciati per la prima volta, ma Nick era convinto che niente sarebbe cambiato fra loro: sarebbero stati ancora più legati, avrebbero condiviso molto di più, ma nulla sarebbe cambiato. Jeff sarebbe stato sempre lo Spilungone e Nick il Nano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Niff Week *-* Quale magnifica invenzione! Ad opera di SereILU e Thalia, se ve lo steste chiedendo.

Primo giorno, prime volte. Viva la banalità: primo bacio. Che fantasia! Spero di rifarmi nei prossimi sei giorni, ma non ci credo troppo: adoro i cliché fluffuosi XD

Il titolo potrebbe essere provvisorio, sono alla ricerca di quello perfetto. So che magari non c'entrerà nulla con la raccolta, ma mi piaceva così tanto *-* È una frase da un'altra canzone dei McFly, Dragon Ball.

A domani <3

   
 
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