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Autore: SoulSEARCHER    26/03/2012    4 recensioni
Questa storia partecipa alla Quinntana Week organizzata su tumblr
#1 All about the teasing [Unresolved Sexual Tension]
#2 Remember that time [HBIC Cheerios!Santana/Pink Hair Skanks!Quinn]
#3 We were roommates, maybe lovers [College!AU]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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All about the teasing




Quinn trasalì sorpresa quando sentì una mano, seguita da un braccio, avvolgersi delicatamente attorno alla sua vita e sorrise consapevole quando un paio di labbra le si posarono lievi ed esperte sul collo. Il suo sorriso si allargò ulteriormente quando sentì una voce roca sussurrarle qualcosa nell'orecchio.

Buongiorno, Quinnie” il tono basso trasudava eccitazione e la bionda non riuscì a trattenere un gemito quando una mano ambrata si fece strada sotto la sua maglietta, accarezzando piano la pelle liscia dell'addome.

San..”

 

 

Un paio di colpi secchi la svegliarono piuttosto bruscamente, destandola da un sonno che in quel momento era tutto fuorchè tranquillo.

 

“Merda” sussurrò passandosi una mano sul volto ancora addormentato e stropicciandosi gli occhi, per poi aprirli e mettere a fuoco il soffitto della sua camera.

Venne riscossa nuovamente da un altro colpo alla porta, questa volta accompagnato da una voce nella quale si poteva distinguere chiaramente una nota irritata.

“Fabray, muovi quel culo che tra meno di un'ora abbiamo lezione!” gridò Santana, la stessa Santana che fino a pochi istanti prima era protagonista del vivido e realistico – ed altrettanto eccitante – sogno che aveva disturbato il placido sonno di Quinn.

Grugnì qualcosa in risposta, allontanò le coperte con un calcio e scivolò fino alla porta della sua camera, la spalancò trovando una Santana a braccia conserte e un sopracciglio pericolosamente vicino all'attaccatura dei capelli.

“Non ho sentito la sveglia, ok?” si giustificò sorpassandola e attraversando il corridoio che conduceva alla cucina. Quando non udì risposta dalla coinquilina si voltò sospettosa e la trovo con la testa infilata in camera sua, mentre si guardava attorno circospetta.

 

“Santana, per l'ultima volta! Non sono a capo di nessuna setta di seguaci del punk, ok? E' stato solo un fottuto periodo della mia vita” esclamò esasperata volgendo lo sguardo al cielo.

“Rilassati, Q. Controllavo.” rispose Santana stringendosi nelle spalle e seguendola in cucina.


Quando la mora vide Quinn afferrare la tazza piena di caffè che campeggiava sul tavolo, raggiunse a falcate la bionda e le afferrò il polso guardandola come fece parecchi anni prima, quando la vide entrare a scuola con i capelli rosa e quei vestiti orrendi.

“No, Fabray. Questo è il mio caffè che, come puoi vedere, è contenuto nella mia tazza sulla quale c'è scritto anche un nome. E indovina un po' di chi è questo nome? Esatto, Fabray. E' il mio nome.”

 

La bionda non rispose. Continuò a fissare le lunghe dita di Santana allacciate attorno al suo polso, mentre iniziava a sentire freddo e la gola sempre più asciutta. Lasciò lentamente la presa sulla tazza e si schiarì la voce, mentre Santana non smetteva di guardarla con cipiglio confuso.

Il tintinnio del tostapane le distrasse. Entrambe si voltarono verso l'aggeggio e Quinn approfittò del momento per sottrarsi alla presa dell'amica, afferrare una fetta di pane tostato e fiondarsi in bagno.

Poi fecero quello che facevano sempre: decisero, in un tacito accordo, di non parlarne mai.

 

 

Un paio di giorni dopo “l'incidente” - come Quinn aveva deciso di definire ciò che era accaduto in cucina qualche mattina prima – si ritrovarono, come quasi ogni sera, a guardare quei film vecchissimi che piacevano tanto a Santana, anche se non l'avrebbe mai ammesso.

E come ogni sera se ne stavano sedute vicine sul divano della loro casa, le loro gambe a contatto. Quando, come ogni, singola sera, Santana appoggiò la testa sulle gambe della bionda, la sentì irrigidirsi e farsi inquieta. La mora aggrottò le sopracciglia. Questo, decisamente, non accade ogni sera, si disse.

 

Qualche istante dopo, Quinn si esibì nello sbadiglio più finto che Santana avesse mai visto e la spinse ad alzarsi, così che potesse farlo anche lei.

“Dove vai?” domandò alla bionda.

“Non so, secondo te? Ad osservare le stelle, magari” rispose bruscamente.

“Woah, Fabray. Hai seriamente bisogno di una sc-”

“Santana!” la interruppe sconcertata Quinn.

“Che c'è? E' un dato di fatto”

“Fanculo”

“Oh, qualcuno tira fuori le brutte parole! Non si fa, Quinniepuff.” ironizzò la mora.

“Davvero, Santana, fottiti” concluse la bionda prima di voltarsi e sparire in camera sua, sbattendo la porta alle sue spalle.

 

Santana si lasciò andare ad un grugnito irritato passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Non le era mai piaciuto litigare con Quinn, nemmeno quando erano al liceo e gli insulti erano l'unica cosa rimasta tra di loro. Si sentiva sempre un po' vuota quando quegli occhi verdi la guardavano sull'orlo del pianto, quasi con disprezzo.

 

Mezz'ora dopo spense la tv, gettando il telecomando sul divano. Il film non era ancora finito ma, ad ogni modo, aveva smesso di seguirlo. Si diresse verso la sua camera, ma per farlo dovette passare davanti alla stanza di Quinn. Rimase più di un minuto con le dita strette attorno alla maniglia della porta.

“Vuoi muoverti ad entrare?” la voce della bionda la fece sobbalzare ed arrossire allo stesso tempo.

 

Dopo aver esitato qualche istante ai piedi del letto, si allungò al fianco della bionda per abbracciarla da dietro, poggiando una mano sul suo stomaco.

“Q..?”

Non ottenne nessuna risposta.

“Dai, Q.. Mi dispiace!”

Nessun suono abbandonò le labbra di Quinn che, Santana non poteva saperlo, sorrideva diabolica nel buio della stanza. Far sentire in colpa la sua migliore amica era la seconda cosa che preferiva al mondo. La prima era sentirsi stretta dalle sue braccia sottili.

 

“Quinn, posso rimanere qui stanotte?”

Di nuovo, la bionda non rispose. Questa volta, però, si spinse maggiormente verso il corpo della mora e posando la sua mano sopra quella dell'amica, sospirò rumorosamente.

 

 

 

 

Quinn mugugnò nella bocca di Santana quando sentì la mano di quest'ultima chiudersi sopra la stoffa sottile del suo reggiseno. E di certo, quel ginocchio che spingeva con forza tra le sue gambe non era di aiuto.

Gemette nuovamente quando la lingua della mora andò a lambire uno dei punti sensibili del collo sottile e latteo dell'altra.

 

Oddio, San-Santana”

 

 

“Oh. Santissima. Merda.”

 

Quinn aprì gli occhi in uno sfarfallio di ciglia mentre con non poca difficoltà tentava di mettere a fuoco la figura che se ne stava stesa al suo fianco con aria esterrefatta.

Quando riuscì a formulare un pensiero coerente, realizzò con sommo disgusto che si trattava di Santana, sulla quale, poco prima, stava avendo un sogno erotico – il secondo in pochi giorni.

 

“Fabgay, mi stavi sognando! Mentre facevamo sesso!”

“Cos-No! E non sono gay!”

“Non provare a negare. Nessuna delle due cose.”

“No, senti io..”

 

Santana scoppiò a ridere.

E lo fece per l'intera giornata.

Smise solo quando Quinn, raccolto un po' di coraggio, la afferrò per i fianchi e la spinse contro il tavolo della cucina, fino a che il bordo di esso premette sul fondoschiena della mora. La baciò lascivamente e quando Santana provò ad approfondire il bacio, si allontanò rapidamente.

 

“Sai, Lopez” soffiò nell'orecchio dell'altra “se non fossi stata così impegnata a ridere e ci avessi provato.. Forse, e dico forse, avresti ottenuto molto più di questo”

 

 

 

 

 

 

Note:

 

No, sì, lo so! Non guardatemi così, ok? Lo so che non ho più aggiornato la raccolta per la Brittana Week, ma ho riavuto il mio pc due giorni fa dopo due settimane di astinenza e mi veniva male pubblicare dal telefono.

Aaaanyway! Il Quinntana è tipo la mia seconda OTP, ergo, potevo mai non lanciarmi in questa iniziativa meravigliosa che nasce dalla terra dell'ammmòre aka tumblr? Mai.
E poi, voglio dire, l'amount di sexual tension tra le due è imbarazzante, mi sembrava doveroso fare un piccolo tributo.

 

E quindi nulla, cieo!

  
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