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Autore: telesette    28/03/2012    2 recensioni
Fino ad ora aveva sempre visto Nara come un insopportabile maschilista, arrogante e maleducato. Invece adesso, per quanto incredibile, il giovane davanti a lei sembrava completamente un'altra persona. Nelle sue parole, Temari avvertiva una dolcezza e una sensibilità che non si sarebbe mai aspettata da lui. Per quanto assurdo, quell'incorreggibile musone era riuscito a rinfrancarla e a darle nuova speranza, per ciò che ormai riteneva essere una situazione disperata.
Entrambi rimasero a guardarsi per alcuni istanti, senza proferire parola. E alla fine Temari si lasciò guidare dall'istinto, abbracciando forte la schiena del chunin e facendolo arrossire...
Questa fanfiction partecipa alla Black Week organizzata dal forum The Black Parade.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Grazie, Nara!

Immagine di: ~pablofcb su deviantART

Quando Temari lesse attentamente il messaggio di suo fratello Kankuro, malgrado la sua flemma proverbiale e il suo sangue freddo, non poté fare a meno di sgranare gli occhi attonita. Stando a quanto vi era scritto infatti, a Suna qualcuno stava preparando un colpo di stato ai danni del Kazekage. Non si trattava di dissensi verso Gaara, né di questioni recenti... Alla base di quello sporco complotto, vi erano vecchi rancori tra gli anziani dignitari di Suna e il vecchio Kazekage defunto ( ovvero il padre di Gaara e dei suoi due fratelli ). Secondo Kankuro, la situazione era molto critica: Gaara doveva decidere se piegarsi alla volontà del Consiglio, abdicando in favore del capo di un altro clan.
In questo momento Suna era tragicamente "spaccata" in due.
Metà del villaggio era fedele al clan dei Sabaku, mentre l'altra metà volgeva il proprio consenso al clan Togane ( il cui capo, era noto, aveva diversi motivi per odiare il defunto Kazekage e la sua discendenza ), e il rischio di una guerra civile era purtroppo assai elevato.
Le mani di Temari tremarono visibilmente sul rotolo, tanto era sconvolta, e il pensiero di una simile eventualità le fece venire i brividi lungo la schiena.
Solo la mano di Shikamaru sulla sua spalla sembrò riportarla di colpo alla realtà.

- Qualcosa che non va? - domandò secco il giovane shinobi.

Temari si voltò a guardarlo ma, troppo agitata per rispondere, non riuscì ad emettere un fiato. Shikamaru parve perplesso della sua reazione ( non poteva certo indovinare il motivo ) ma, prima che potesse fare o dire qualcosa, la bionda kunoichi si allontanò di corsa in preda alla disperazione.

***

Più tardi, seduta su una panchina nella piazza principale del Villaggio della Foglia, Temari rimase sola coi suoi pensieri per diversi minuti. Sapeva benissimo quello che l'attendeva a casa, una volta tornata, ma era difficile accettare l'idea di combattere contro i suoi stessi compaesani... Eppure sembrava proprio non esserci alcuna soluzione.
Per quanto fosse una ragazza forte e dura di carattere, il suo cuore era comunque legato al sangue e alle sofferenze del suo paese d'origine. A differenza del padre, che aveva sempre messo avanti il proprio interesse personale, lei e i suoi fratelli avevano dimostrato di tenere sinceramente al benessere della loro gente. Perciò le era difficile accettare l'idea di essere costretta a macchiarsi del sangue di coloro che invece aveva sempre inteso proteggere, anche a costo della propria vita se necessario.
Alcune lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, piccole e trasparenti come semplici goccioline d'acqua, ma ciò che si agitava nel petto della fanciulla era un dolore troppo intenso da sopportare.

- Se vuoi rimanere da sola, ti conviene scegliere un luogo molto più appartato di questo!

Temari sollevò la testa di scatto e, incrociando il volto impassibile di Shikamaru davanti a lei, non aveva neppure la forza per rispondergli. Tuttavia il Nara, dopo essersi seduto accanto a lei sulla panchina, si limitò a grattarsi la spalla con indifferenza e proseguì nel suo discorso.

- Non che io voglia impicciarmi nei tuoi affari, intendiamoci - disse lui calmo. - Ci sono cose che è meglio tenere per sé, a volte... Ma, proprio per questo motivo, la piazza di Konoha non mi sembra il luogo più indicato!

Entrambi tacquero per alcuni istanti, senza guardarsi negli occhi e tenendo il capo chino in avanti. Ad un tratto però Temari sollevò lo sguardo e gli rivolse una domanda ben precisa.

- Conosci un luogo adatto, dove si possa piangere in silenzio?

L'altro annuì con un semplice cenno del capo e, alzandosi in piedi lentamente, si offrì di accompagnarla lontano da occhi indiscreti. Temari accettò di buon grado il suo invito e, per la prima volta da che lo conosceva, non poté fare a meno di sorridergli con gratitudine.

***

Shikamaru ascoltò in silenzio ciò che Temari decise di confidargli spontaneamente, senza commentare o sentenziare sulla gravità della situazione.
L'angolo segreto di Shikamaru, all'ombra di un grande albero solitario, era immerso completamente nella debole luce del tramonto. Qui i due ragazzi si erano seduti ad osservare i volti di pietra, sulla montagna dei kage all'orizzonte, e per un po' nessuno ritenne opportuno avviare la conversazione. Temari aveva sempre apprezzato questo lato riservato nel carattere dell'altro: per quanto cinico e detestabile potesse sembrare a volte, in realtà Nara aveva un profondo rispetto per i sentimenti degli altri; per questo preferiva non fingere di comprendere situazioni che in realtà non poteva neanche immaginare... Ognuno aveva i suoi problemi e i suoi guai da affrontare, indipendentemente dall'opinione altrui, e lui stesso riteneva giusto non fare alcuna domanda.
Lui non le aveva chiesto niente, né si era intromesso per condividere in alcun modo il peso dei suoi problemi.
Piacevolmente colpita dal suo riserbo, Temari scelse dunque da sola di mettere a parte Shikamaru, sia della situazione politica di Suna che del suo tormento personale. Il giovane ascoltò attentamente ogni parola, senza battere ciglio, e non disse nulla neppure quando lei ebbe finito.

- E questo è tutto - concluse Temari, con un filo di voce. - Ben presto tutti cominceranno a sospettare di tutti a Suna: si arriverà allo scontro diretto, combattendo contro coloro che invece dovremmo proteggere, e non c'è niente che si possa fare per evitarlo...

Shikamaru mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, meditando su ogni parola di Temari, e i suoi occhi erano fermi e inespressivi come sempre. Nessuno poteva sapere con chiarezza cosa gli stesse passando per la testa ( Shikamaru non era tipo da manifestare apertamente le proprie emozioni ), tuttavia non era certo fatto di legno; anche lui era in grado di capire i sentimenti degli altri ( a dispetto di chi, in apparenza, poteva definire insensibile il suo atteggiamento ), e nei suoi silenzi c'era invece molta più comprensione e rispetto di tante meschine frasi di circostanza.
Nel silenzio di lui infatti, Temari non avvertiva alcuna freddezza. Shikamaru pareva anzi comprendere il suo disagio meglio di chiunque altro e, non potendo fingere di condividere un dolore che non era il suo, preferiva tacere per non mostrarsi ipocrita. In quel momento si rendeva conto perfettamente che Temari era molto più vulnerabile ( rispetto all'insopportabile seccatura bionda con cui era solito avere a che fare ) ma, per rispetto nei suoi confronti, non aveva alcuna intenzione di ferirla nell'orgoglio. Qualunque cosa avesse detto per consolarla infatti, sarebbe suonata come di "commiserazione"... E non era certo da lui.

- Non so cosa fare - ammise Temari, con voce incredibilmente sottile e rassegnata. - Non so cosa fare...

Per tutta risposta Shikamaru si alzò in piedi e, con le mani perennemente in tasca, le voltò la schiena e continuò imperterrito a guardare fisso davanti a sé.

- C'è solo una cosa che puoi fare - osservò il ragazzo, con voce atona. - Se hai veramente a cuore le sorti del tuo villaggio, non devi smettere di credere nei suoi abitanti...

Temari sbarrò gli occhi perplessa.
Shikamaru sollevò il pacchetto delle sigarette con la mano sinistra e, sfilandone una coi denti, tirò fuori l'accendino e la accese con noncuranza. Il giovane aspirò una boccata sottile e, mentre il fumo si sollevava verso l'alto, si voltò a guardarla con un'espressione distesa.

- "L'amore per il proprio villaggio deve essere ricambiato" - sottolineò il giovane, citando una delle frasi del suo defunto maestro Asuma. - Non fraintendermi: non ti sto dicendo di voltare le spalle alla tua gente, al contrario... Se ami il tuo villaggio con tutta te stessa, è perché credi nel cuore di tutti i suoi abitanti; perciò non devi abbatterti, perché il tuo amore è senza dubbio ricambiato e saranno gli stessi abitanti a dimostrarlo assieme a te!
- Nara...

Quasi senza che lei se ne accorgesse, Shikamaru la cinse per le spalle e la guardò fisso negli occhi. Era la prima volta che il giovane vedeva gli occhi della fanciulla lucidi di pianto, e si stupì enormemente nel notare quanto fosse bella adesso l'espressione del suo volto.

Anche Temari era sorpresa.
Fino ad ora aveva sempre visto Nara come un insopportabile maschilista, arrogante e maleducato. Invece adesso, per quanto incredibile, il giovane davanti a lei sembrava completamente un'altra persona. Nelle sue parole, Temari avvertiva una dolcezza e una sensibilità che non si sarebbe mai aspettata da lui. Per quanto assurdo, quell'incorreggibile musone era riuscito a rinfrancarla e a darle nuova speranza, per ciò che ormai riteneva essere una situazione disperata.
Entrambi rimasero a guardarsi per alcuni istanti, senza proferire parola. E alla fine Temari si lasciò guidare dall'istinto, abbracciando forte la schiena del chunin e facendolo arrossire.

- Grazie, Nara - sussurrò. - Grazie!

FINE

The Black Week

   
 
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