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Autore: Rota    30/03/2012    1 recensioni
A Shino era servito parecchio tempo per riuscire a venire a capo di un quesito simile.
Non si era mai accontentato delle risoluzioni più immediate e non era il tipo di persona che si abbandonava al piacere del traguardo facile, quello che costa poca fatica ma tiene nell'ombra un sacco di questioni irrisolte.
Se doveva giungere in un punto, voleva chiarezza esaustiva, completa, perfetta. Per questo motivo era burbero e scontroso la maggior parte del suo tempo, di contro ad una vitalità esuberante che trovava la soluzione nell'immediatezza, nell'attimo che il sorriso nasconde in precedenza: l'insoddisfazione era il peggior difetto che poteva esibire.
Eppure, trovata finalmente la risposta a tutte le sue domande, la sua mente si fermava qualche istante e godeva di una pace inenarrabile, anche se ovviamente la portata della felicità dipendeva in massima misura dall'importanza della questione medesima.
E quella volta, davvero, aveva messo alla prova sé stesso.

[A Mimi18 (L)]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shino Aburame, Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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*Autore: Rota
*Titolo: La risposta
*Fandom: Naruto
*Personaggi: Shino Aburame, Temari
*Generi: Fluff, Romantico, Commedia
*Avvertimenti: What if...?, One shot
*Rating: Verde
*Dedica: a Mimi18, perché ho scoperto di recente che le piace la ship (L)
*Note: Piccola ShinoTema senza pretese, dopo tanto tempo (L)
Non ne facevo così lunghe da un sacco di tempo, e devo dire di essere partita con l'idea di fare una flash pur e semplice XD Sono arrivata poco sopra alle 3000 parole e devo dire che mi piace davvero un sacco :D insomma, per me questa coppia è alquanto insuperabile, in termini di affetto personale, di comicità e di fluff in generale XD
Spero che il fandom possa apprezzare (L)


La risposta




A Shino era servito parecchio tempo per riuscire a venire a capo di un quesito simile.
Non si era mai accontentato delle risoluzioni più immediate e non era il tipo di persona che si abbandonava al piacere del traguardo facile, quello che costa poca fatica ma tiene nell'ombra un sacco di questioni irrisolte.
Se doveva giungere in un punto, voleva chiarezza esaustiva, completa, perfetta. Per questo motivo era burbero e scontroso la maggior parte del suo tempo, di contro ad una vitalità esuberante che trovava la soluzione nell'immediatezza, nell'attimo che il sorriso nasconde in precedenza: l'insoddisfazione era il peggior difetto che poteva esibire.
Eppure, trovata finalmente la risposta a tutte le sue domande, la sua mente si fermava qualche istante e godeva di una pace inenarrabile, anche se ovviamente la portata della felicità dipendeva in massima misura dall'importanza della questione medesima.
E quella volta, davvero, aveva messo alla prova sé stesso.

-Cos'è questo?-
Temari teneva in mano un bel pacchetto incartato di giallo con un fiocco vistosissimo color senape, neanche qualcuno avesse dato prova di un estremo cattivo gusto. Lo sventolava sotto il naso di Shino, quasi lo stesse minacciando di qualcosa. Non aveva una bella espressione in viso, sembrava sul punto di sputare cattiverie a tal proposito come mai aveva fatto fino a quel punto.
Perché Shino non era proprio bravo a fare i pacchetti regalo e se le aveva consegnato quell'affare – o meglio, aveva tentato di lasciarlo sul tavolo della cucina con assoluta noncuranza e poi svignarsela prima che lei lo scoprisse e gli chiedesse qualcosa a riguardo – voleva dire che aveva chiesto aiuto a qualcuno. Temari non sapeva per quale cosa essere più stupita: o per il fatto che il proprio uomo aveva chiesto a qualcuno di dargli una mano o per il fatto che quello stesso uomo riteneva tanto imbarazzante darle quel pacchettino tanto da non volerlo fare assolutamente con lei presente. Nel dubbio, aveva deciso di essere preventivamente irritata con lui.
Il giovane Aburame aveva già in mano i propri attrezzi ninja, sulle spalle la sacca che usava per i viaggi e addosso il consueto giaccone da esterno, differente da quello per l'interno per il doppio strato di tessuto che aveva all'interno. Tutto nella sua figura gridava la volontà di una dipartita fugace, perché non poteva essere un caso che proprio quel giorno il gruppo di shinobi di cui faceva parte doveva rientrare a Konoha, dopo aver svolto alcuni lavori diplomatici al Villaggio della Sabbia. Shino era un pessimo diplomatico, ma in compenso era un'eccellente guardia del corpo.
Il punto era che era anche pessimo nel mentire e nel raccontare bugie – cosa tra le altre che lo aveva reso interessante agli occhi di Temari – per quella sua natura fin troppo razionale. Così, messo alle strette, si ritrovò obbligato ad usare quell'esigua inventiva che possedeva.
Si sistemò gli occhiali sul naso con tutta la flemma di cui era capace, senza lasciar trasparire alcunché neppure nella voce. Certe abilità le aveva imparate sul campo e poteva essere solo grato allo zelo che dimostrava nell'apprendimento.
Bastò però un'altra occhiata di Temari perché l'uomo aspettasse quel secondo di troppo per rispondere – e no, nessun allenamento l'avrebbe mai preparato a quello.
-Credo sia un pacchetto regalo, Temari.-
Un classico: rifugiarsi nell'ovvio. Temari conosceva tutte le sue tecniche, anche perché non erano poi molte. Siccome non aveva fantasia, Shino evitava di sforzarsi; siccome non sapeva piegare la realtà a proprio volere, la ometteva con una facilità incredibile; siccome non riusciva a sostenere lunghi discorsi di quel genere, tendeva ad essere irritante.
La maggior parte delle volte la spuntava anche, perché Temari non portava troppa pazienza mentre i suoi compagni di squadra lo conoscevano abbastanza bene da non infastidirlo in maniera eccessiva. Tuttavia Shino intuì che non se la sarebbe cavata a buon mercato nel momento in cui la donna gli avvicinò pericolosamente il pacchetto al naso con un gesto molto veloce.
Nei suoi occhi intravide un lampo di estrema irritazione.
-La mia domanda non era da intendersi in senso letterale. Ogni persona normale l'avrebbe recepita come un “cosa diamine significa questo?”.-
Shino sapeva che Temari non l'avrebbe mai definito “anormale” con quell'accezione cattiva che tutti gli altri usavano. Anormale era per un ninja come loro non certo colui che usava metodi non convenzionali per uccidere l'avversario o curare l'alleato, quanto piuttosto un ninja incapace di essere originale e mettere nella propria arte un poco di personale, diventando più che un guerriero una pedina senza sentimenti, annullata nel potere altrui.
Semplicemente, Temari si divertiva a stuzzicare il suo amor proprio con tutte le armi affilate di cui disponeva.
Shino ricambiò il suo sguardo con la stessa rigidità, senza troppo scomporsi. Facile, d'altronde, rimanere fermo dietro quel paio d'occhiali – ogni tanto la ragazza aveva anche la tentazione di levarglieli di forza, per vedere se in certe occasioni riusciva a reggere il confronto oppure se li abbassava vergognoso come un vile. Se ancora non l'aveva fatto, era perché Shino non dava proprio l'impressione di essere un codardo e lei non voleva risultare tanto fragile da aver la necessità di qualche conferma.
Le parole di lui furono ovattate dal maglione dietro il quale la bocca si trovava.
-La prossima volta dovresti spiegarti meglio.-
Lo scontro visivo finì lì, perché Temari non riusciva più a reprimere la curiosità.
Lei non chiese il motivo di un tale gesto, Shino non era una persona che si atteneva rigidamente alle feste per manifestare qualcosa, anzi prediligeva la sorpresa perché rendeva il tutto più genuino e meno calcolato – almeno, secondo la sua visione.
Poteva essere un regalo per quel viaggio, per un addio non detto a parole, per la sua bellezza, per il fatto che ancora gli permetteva di chiamarla “fidanzata” dopo quasi tre mesi e un sacco di altri motivi che non le vennero manco in mente.
Però doveva in qualche modo esorcizzare l'imbarazzo, così finse un piccolo sorriso.
-Se lo apro trovo dentro qualcosa di strano?-
Lui fissava il suo viso ed era come guardare un masso privo della più scarsa umanità: era entrato nella fase “sto aspettando che tu ti muova quindi vedi di farlo e in fretta”.
-Dipende da cosa intendi per “strano”.-
Cercò di convincerlo a condividere o quantomeno a dimostrare un poco di impazienza a sua volta, perché sarebbe stato abbastanza carino se lui si fosse mostrato un poco più sensibile nei suoi confronti. Non mancava volta che glielo dicesse, di non avere paura di mostrarsi anche stupido – senza capire che ragionamenti del genere erano del tutto innaturali per lui.
-Non hai proprio intenzione di aiutarmi, vero?-
Infatti, Shino rispose solo dopo alcuni istanti, evitando persino di dare una qualche intonazione alla voce.
-No.-
Lo guardò male, cercando di comunicargli tutto l'astio che poteva provare in quel preciso momento.
Se però non poteva avere un aiuto, tanto valeva che lo facesse irritare a propria volta. Come logica, non faceva una piega, ed era quella che di solito applicava con lui.
-Ti sto facendo perdere tempo?-
Lui ci impiegò, per questa domanda, solo qualche secondo di più, e lei capì che era davvero scocciato per la cosa che gli era appena stata fatta notare, come se già il mondo attorno a loro non fosse una motivazione più che valida per essere scocciato.
-Sì.-
Sorrise, assolutamente contenta.
-Perfetto, allora sono ancora più felice.-
Non saltellò sul posto ma fu come se lo avesse fatto.
Pose il pacchetto in una sola mano e con le dita dell'altra prese a sciogliere il nodo. Aperto questo, tolse un altro laccio più sottile, infine aprì il coperchio e rivelò il contenuto.
Prese quel lungo nastro colorato tra il pollice e l'indice, lo sollevò dal piccolo cuscinetto bianco sul quale era arrotolato e si concesse qualche secondo per guardarlo meglio.
Più stupita, più sconcertata che mai, guardò lui.
-Un fiocco.-
Shino precisò, senza rendersi conto che stava rischiando di prendere uno schiaffo in pieno viso.
-Un fiocco rosso.-
Prima che lei potesse parlare di nuovo, Shino si accorse che era necessaria un'ulteriore specificazione, così da evitare constatazioni alquanto inopportune e ridicole.
-Per i tuoi capelli.-
Non aveva davvero previsto la sua reazione, pensando che la questione “regalo” finisse esattamente nel momento in cui la controparte avrebbe ricevuto il dono – anche perché il suo piano certo non prevedeva che Temari si svegliasse così presto, lo seguisse fino alla porta di casa tallonandolo senza pietà e scoprisse il tutto prima del tempo stabilito.
Sulle prime la ragazza fu indecisa, parecchio indecisa se reagire bene o reagire male. Non ricordava la volta che aveva ricevuto un regalo da Shino, men che mai un oggetto per il puro vezzo femminile. Aveva un paio di soprammobili a forma di alveare e una farfalla gigante sopra il comodino, ma nulla di possibilmente utile a renderla più graziosa del maschiaccio che era.
Per questo forse la sua voce uscì addolcita, anche se nello sdegno.
-Cos'hanno i miei capelli che non va?-
Lui si ritrovò sulla difensiva di contro all'atteggiamento di lei, perché nel tono di lei c'era quel cenno accusatorio che lo spingeva d'istinto a farlo.
Shino era consapevole di non essere mai stato bravo a intuire i sentimenti della gente, pur avendone studiate le reazioni nelle situazioni standard e certe abitudini comportamentali che gli avevano aperto gli occhi su molte cose. Si ritrovava impacciato senza neanche rendersene conto, più scontroso del voluto quando non ce n'era alcun bisogno.
Con Temari, poi, era sempre un pensare confuso e frenetico persino nella calma più fredda.
-Niente, per questo che ti ho fatto questo regalo.-
Si addolcì ulteriormente quando dette la giustificazione più banale e scontata che aveva trovato – perché in realtà non ne aveva trovata proprio nessun'altra se non nel piacere mai ammesso di vedere in lei qualcosa di più colorato.
-Non mi risulta che tu abbia oggetti simili.-
Se per un solo attimo la mente di Temari entrò in allarme per l'assurda familiarità che una frase simile comportava – tale da conoscere in profondità luoghi più o meno intimi a cui nessuno, di norma, aveva accesso libero – per il resto si lasciò andare a pericolose constatazioni circa la scarsa considerazione che i fratelli avevano verso la sua femminilità.
Non per malizia, neanche per cattiveria, ma dubitava davvero che Kankuro potesse avere la semplice idea di regalarle un monile da donna; piuttosto, era più probabile che trovasse parecchio strano che lei si agghindasse in una tale maniera.
Aveva soppresso nel tempo quella parte più dolce di sé per far fronte ad una situazione familiare di sicuro non rosea: ricevere in faccia questa semplice verità, d'un colpo solo, la rese più mogia del dovuto.
-No, in effetti no.-
La ragazza si prese tempo per guardare ancora il laccio rosso, in una nuova prospettiva. Lo trovò quasi irritante, irrispettoso e per un certo momento pensò di rispondere male a Shino con la prima cosa che le sarebbe capitata sulla lingua.
Quando però rialzò lo sguardo su di lui, si spaventò un poco nel ritrovarselo più vicino del dovuto. La stava scrutando, attentamente, e pareva quasi indeciso su cosa dire.
-Ho sbagliato qualcosa?-
Non si addolcì ma piegò il tono al dubbio, in una difensiva più saggia – non si accorse neanche di suonare un poco dolce, rispetto alle reali intenzioni.
-Perché me lo chiedi?-
-Non ti ho mai visto quest'espressione sul viso.-
Temari si sorprese di non avere la risposta pronta ad una tale affermazione. Era una continua sorpresa, quel giorno.
Ma d'altronde la loro relazione era stata una sorpresa fin dal principio. Si era domandata diverse volte il perché, senza mai rivolgere alcuna questione all'interessato. Quella lunga corte che le era stata rivolta aveva retto essenzialmente su piccole attenzioni, frasi attente, pochi regali ma molte visite. Shino era stato esplicito solamente alla fine, quando le aveva chiesto se poteva diventare il suo fidanzato.
“Fidanzato” era una parola pesante e Shino aveva soppesata con estrema gravità ogni sua singola lettera, nella sua forma più seria di sempre. A Temari era quasi venuto da ridergli in faccia, tanto era buffo, ma si era trattenuta solo per rispetto dei suoi sentimenti. Sì, sentimenti, perché era innegabile che l'avesse colpita con la sua delicatezza.
Non aveva trovato in alcun modo vergognoso o strano dargli una risposta affermativa e anche questo fatto era per lei fonte di molte domande.
In quel momento, chiusa tra le quattro pareti della sua casa, forse sperando che un qualche parente o uno shinobi a caso irrompesse nella scena e le levasse l'imbarazzo di dosso, non poté fare altro che pensare a tutto quello. Si concentrò sul pacchettino ancora tra le sue mani e dovette ammettere, a sé stessa e a lui, di star provando qualcosa di nuovo.
-Forse perché è la prima volta che mi sorprendi a tal punto da farmela fare.-
Lui non ebbe neanche la decenza di aspettare che lei finisse di respirare – da quei dettagli si poteva intuire come Aburame fosse calmo o, al contrario, decisamente impaziente.
-Questo è bene?-
-Non lo so. Non so darti esattamente una risposta.-
Stettero in silenzio qualche istante, mentre Temari prese a giocare con il laccio facendolo girare tra le sue dita. Cominciò a trovarlo piacevole, perché stava notando come fosse di un rosso forte ma non particolarmente acceso o brillante, pieno.
Shino estrasse la mano dalla tasca della giacca e, in un gesto, la portò sul medesimo laccio rosso, tirandolo appena verso di sé. Guardava quello mentre parlava, in una posa di evidente tranquillità
-Potresti provarlo. Così vediamo come ti sta.-
Lei si ritrovò a sorridergli in maniera furba e un poco maliziosa, senza accorgersene neanche e senza volersi frenare affatto.
-Non dovevi andare via?-
-Il ritrovo è fra più di mezz'ora, in realtà.-
-Avevi fretta di andare, prima!-
-No, volevo soltanto che tu lo pensassi.-
Temari pensò che fosse il caso di guardarlo male, eppure non ci riuscì.
La verità si trovava sempre nelle parole di Shino ma era difficile da individuare, nell'insieme delle regole ferree che da sempre si era imposto. Contegno, ritegno, decoro: tutte cose che non solo l'educazione ma anche il suo ruolo gli avevano impartito come dettami insuperabili.
Così, se di superficie era solo uno scarafaggio rivoltante, di quelli che senza indugio si schiacciano sotto la suola della scarpa, nel momento in cui l'esoscheletro nero cedeva si arrendeva alla vista una certa grazia tutta umana che risultava davvero attraente – Temari arrivava sempre dentro quella scorza, anche a costo di mettere alla prova la poca pazienza della sua persona e mescolare irritazione alla felicità.
Sbuffò e non diede altro segno di impazienza. Gli prese la mano, conducendolo altrove.
-Vieni, aiutami!-
Andarono davanti al grande specchio della sua camera, dove oltre che una spazzola c'erano solo i pochi lacci neri che di solito Temari usava.
La ragazza si sciolse i capelli, velocemente, e quindi cominciò a pettinarsi. Shino restava in disparte a guardarla, spettatore silenzioso; ad un certo punto lei gli fece segno di andarle vicino e gli diede la spazzola perché completasse lui l'opera.
Le fece male e lei non ebbe molta delicatezza nel farglielo notare, anche se alla fine si ritrovò i capelli lisci e ordinati. Legarono il laccio in una coda alta e Shino tentò anche di farle una sottospecie di fiocco, impresa che abbandonò subito per evidente incapacità strutturale.
Temari si guardò a lungo, in ogni prospettiva. Destra, sinistra, avanti, dietro, in piedi e da seduta, vicino e lontano.
Sorrise tutto il tempo.
-Allora, come mi stanno?-
Lui non ebbe esitazioni di sorta a rispondere.
-Sei bella.-
Temari divenne rossa all'improvviso, perché proprio non si aspettava un commento del genere. Non che l'avesse pensato di sé stessa, in un modo di vanità in cui difficilmente si sarebbe riconosciuta in altre situazioni, però sentirlo a parole era decisamente un altro discorso. Rendeva la cosa più reale.
-Rispondi alla mia domanda senza cambiare discorso!-
-Sì.-
Lei tornò a guardarsi i capelli, scorgendo solo in un secondo momento la figura di lui riflessa sullo specchio. Sorrise di nuovo, toccandosi il laccio con le dita.
-Sì, è vero: sto molto bene.-
Non si sorprese affatto a sentire l'abbraccio di lui attorno alle spalle, caldo e morbido, ma anzi ne fu particolarmente felice.
Lui nascose la punta del naso e buona parte del viso nell'incavo del suo collo, per respirare un poco del suo profumo e del suo odore, con tranquillità – averlo fatto già tutta la notte precedente non gli era bastato, davvero, perché era nel momento della partenza che il cuore veniva preso dalla malinconia più dolce e crudele.
Una relazione a distanza, per persone tanto materiali e non abituate all'affetto, era difficile da gestire, perché faceva venire a galla sentimenti sempre più incoerenti e contrastanti tra loro. Per quel motivo Shino aveva pensato bene che un oggetto, piccolo e discreto, potesse aiutarli non tanto al ricordo ma quanto a superare la sensazione struggente di lontananza. Non voleva niente di eccessivo perché altrimenti Temari, in qualità di ninja, avrebbe dovuto privarsene la maggior parte del tempo.
Eppure era stato così difficile ammetterlo, così problematico.
Respirò piano, contro la pelle nuda del suo collo.
-Ho fatto qualcosa di giusto, allora?-
Lei lo accarezzò sui capelli, grata e felice di quella dolcezza inaspettata. Gli diede persino un bacio sulla guancia, a occhi chiusi.
-Direi di sì.-
Shino la lasciò poco dopo, giusto il tempo di non fare tardi all'appuntamento con gli altri shinobi della Foglia ma neanche di privarsi della sua presenza troppo presto. Non aggiunse un altro bacio a quelli che già le aveva dato nelle ore notturne, non aggiunse un'altra carezza a quelle già date.
Sembrò quasi un uomo che partiva per la guerra, di tutto punto, e sebbene la situazione in sé facesse alquanto ridere Temari gli rivolse solo un sorriso tenero. La volta successiva in cui si sarebbero visti, lei avrebbe portato tra i capelli quel laccio rosso – ed era una promessa al cuore, davvero.
-Vado. Arrivederci, Temari.-
-Arrivederci, Shino.-

La risposta ai suoi quesiti, a quelle domande imbarazzanti che da solo si proponeva, nel buio della notte che passava lontano da lei e dal suo profumo, non suggeriva alcuna beltà materiale e godibile con i cinque sensi – perché non sarebbe stato da lui, quantomeno, confondere realtà col sentimento.
Una volta raggiunta la consapevolezza che l'amore non era niente di concreto, aveva abbinato questo concetto a tutto ciò che l'amore riguardava.
Non con la gentilezza ma con la praticità fredda era abituato a trattare, non con la dolcezza ma con la dura morte e il riciclo continuo delle cose, come la Natura gli aveva insegnato anzitempo.
Eppure con lei sapeva essere gentile, eppure con lei sapeva essere dolce, individuando nel suo insieme e nella sua più intima essenza una “donna” capace di farlo innamorare – benché alla sua personale maniera, com'era ovvio che fosse. Donna non per il rosa, donna non per il ruolo, donna per l'anima e la bellezza che infondeva a ogni altra cosa.
La risposta a ogni possibile quesito era proprio “Temari”.
   
 
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