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Autore: telesette    01/04/2012    3 recensioni
A distanza di quasi un anno dal successo ( si fa per dire! ) della fanfiction “Konoha West City”, ecco come promesso una nuova serie che ripropone i personaggi di NARUTO nell’epopèa western…
Neji Hyuga, la “Pallottola di Ghiaccio del Nord”, e i suoi due compagni di viaggio, Kalamity Tenten e Rock Lee, a un anno dal loro incontro si trovano ora in viaggio senza una mèta precisa: girano da un posto all’altro per affrontare sempre nuove sfide e per portare giustizia lungo la pista dei senza legge… La trama è più o meno la stessa, con qualche particolare dettaglio sul passato dei protagonisti: non mancheranno le scene violente e i momenti drammatici; non mancheranno gli scontri a fuoco ( XD soprattutto con “Il Vento della Prateria” - Rock Lee in circolazione! ); e ovviamente non mancherà nemmeno la classica Love-Story…
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neji X Tenten'
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Neji venne rinchiuso nel carcere locale, più morto che vivo. Coloro che si erano presi la briga di trascinarlo, nonostante i ripetuti avvertimenti dello sceriffo di non ucciderlo, lo avevano ridotto in modo tale da farlo assomigliare quasi ad un misero sacco di stracci. Una volta giunti alla porta della prigione, lo sceriffo si lamentò della scia di sangue che gocciolava dal corpo ferito e privo di sensi del pistolero.

- Vi avevo detto di non ucciderlo - ringhiò furibondo.
- Infatti - risposero gli altri, sollevando la testa del giovane. - Come vede, sceriffo, respira ancora!

Il lieve movimento del petto, a dispetto delle condizioni pietose del suo volto, rivelava chiaramente la traccia di vita che rimaneva in lui. Lo sceriffo aprì la porta della cella, infilandosi in bocca un sigaro con noncuranza, e ordinò agli uomini di gettarvelo dentro così com'era. Senza tanti complimenti, costoro eseguirono l'ordine e Neji si ritrovò immobile sul freddo pavimento sporco e brulicante di insetti. Nascosti in un angolo, un paio di roditori stavano contendendosi avidamente i resti di qualche avanzo di cibo e, attraverso l'unica finestrella con le sbarre, un debole raggio di luce filtrava ad illuminare il centro della stanza.

- C'erano altri due forestieri, assieme a lui, giusto? - domandò lo sceriffo, aspirando una boccata di fumo.
- Sì, abbiamo legato i loro cavalli nelle stalle qui dietro - risposero quelli. - Dobbiamo cercare anche loro?
- Per il momento, no - tagliò corto l'uomo seccamente. - Se vi doveste imbattere in loro, fate in modo di avvertirmi... Di avvertirmi, ripeto! Non voglio rischiare di assistere nuovamente ad uno spettacolo come quello di poco fa, sono stato chiaro?
- Andiamo, sceriffo - ribatté uno, stringendo con stizza le sbarre della cella. - Neanche stessimo parlando di un essere umano... E' uno schifoso assassino fuorilegge, meriterebbe anche di peggio!
- Merita la forca, Lem - sottolineò lo sceriffo impassibile. - Niente di più, niente di meno, altrimenti la legge non avrebbe senso!

L'uomo strinse ancora di più le mani sulle sbarre, con rabbia evidente, ma finì comunque per allontanarsi rassegnato.

- Se lo tenga stretto, questo cane schifoso - sussurrò tra i denti. - Non vedo l'ora di passargli attorno al collo una bella cravatta di canapa... Anzi, comincerò ad insaponare la corda stanotte!
- Ora basta - ruggì lo sceriffo, battendo la mano sul tavolo dell'ufficio. - Vattene a dormire, piuttosto!

Lem e i suoi amici uscirono dalla prigione senza aggiungere altro.
Lo sceriffo si passò la mano sulla nuca, guardando il corpo di Neji steso per terra dall'altra parte delle sbarre, e si sentì fremere da un forte senso di disgusto.

- E' in momenti come questo, che mi pesa indossare questo pezzo di latta - esclamò, strappandosi rabbiosamente la stella e buttandola sul tavolo. - Se non fossi lo sceriffo, probabilmente sarei stato il primo a strapparti la pelle là fuori...

Steso e immobile, con la faccia riversa contro il pavimento, Neji sembrava incapace di udire alcunché. In realtà era perfettamente sveglio e in grado di udire ogni singola parola. Lo sceriffo si avvicinò dunque alla porta della cella e, infilando la testa tra le sbarre, sembrò quasi volergli vomitare addosso tutto il suo odio.

- Se l'inferno è veramente come dicono - sibilò. - Un luogo di tormento, sofferenze e dannazione eterna, spero tanto che il tuo sarà strisciando sotto i piedi di Satana in persona!

Dal momento che non otteneva alcuna risposta, l'uomo lasciò perdere il prigioniero e si raccomandò invece di impartire le disposizioni al suo vice. Questi era un robusto novellino sui vent'anni, con l'aria tipica di un vaccaro di frontiera, ma sufficientemente in grado di scaricare un winchester addosso al primo che avesse osato metterglisi contro.

- Tienilo d'occhio, Clem - raccomandò il vecchio, allungando la mano sul tavolo per afferrare la stella e mettersela in tasca. - Odio dovermi ripetere, ma costui deve arrivare vivo all'alba!
- Non ho mai visto tanto livore, sceriffo - ammise il giovane sbigottito. - E' un miracolo che non ci abbiano aggrediti per riprenderselo...
- E ti stupisce? - ribatté l'altro. - Se tu avessi visto quel che ho visto io quattro anni fa, vorresti essere in prima fila per vedere con i tuoi occhi, quando questa carogna tirerà il suo ultimo respiro!

Ciò detto, lo sceriffo uscì per andare a casa e Clem si sedette davanti alla cella per svolgere il suo turno di guardia.
Solo con i suoi pensieri, disteso su quella specie di letamaio che era il pavimento, Neji rimase immobile a meditare su quelle parole... E in un angolo della sua mente, qualcosa sembrava incredibilmente dare ragione al vecchio tutore della legge.

***

L'esterno della prigione era piantonato da almeno un bel mucchio di persone e, dalle finestre degli edifici che davano sulla strada, le luci delle candele rivelavano che nessuno avrebbe inteso dormire quella notte. Il ritorno di Neji in città sembrava aver risvegliato un odio indescrivibile, un odio che richiedeva di essere placato solo con la morte del giovane.
Mentre la gente camminava avanti e indietro l'ingresso della piccola baracca rettangolare, un paio di strane figure si avvicinarono pian piano, cercando di farsi notare il meno possibile. Una di loro, avvolta in ampie vesti femminili, si fece avanti dagli edifici che circondavano la strada e invitò l'altra a seguirla.

- Allora, ti vuoi muovere - sussurrò Tenten energicamente.
- E che... Mi sento un po' ridicolo, conciato così...
- Chiudi il becco, e muoviti piuttosto!

Senza protestare minimamente, Rock Lee si accinse dunque a seguirla. In previsione di ciò che intendevano fare, Tenten aveva avuto l'idea di procurarsi un paio di travestimenti... Purtroppo questo includeva che anche Rock Lee aveva dovuto indossare un ampio sottanone ( con relativa cuffietta per celare il più possibile le folte sopracciglia nere ) e, oltre al comprensibile imbarazzo, ciò gli comportava una certa difficoltà nei movimenti. Cercando di sembrare il più naturali possibile, le due "signorine" si avvicinarono dunque alla prigione, facendo mostra di un'incredibile faccia tosta.

- E voi chi siete? - domandò loro uno degli uomini che piantonavano l'ingresso.
- Dobbiamo portare la cena per il prigioniero - rispose in fretta Tenten, sollevando il cestino che teneva sottobraccio.
- Mi prendi in giro - rispose l'altro. - Quel cane rognoso penzolerà dalla forca tra meno di cinque ore... Non serve sprecare cibo inutilmente!
- Sì ma noi non... Uhnnn!

Prima che Rock Lee rischiasse di rovinare tutto, dicendo qualcosa a sproposito, Tenten lo fece tacere con una repentina pedata nello stinco. Dopodiché, sempre sostenendo lo sguardo dell'uomo davanti a lei, cercò di convincerlo a lasciarla passare.

- L'assistente dello sceriffo è dentro, vero... Almeno lui avrà ben diritto di mangiare un boccone, non ti sembra?

L'uomo si grattò il mento, scrutando attentamente sia lei che la sua orribile compagna, tuttavia sembrò persuaso dalle sue parole.

- D'accordo - esclamò. - Di' a Clem di non allentare la guardia, mi raccomando!
- Senz'altro - rispose Tenten, sfocciandogli un sorriso innocente. - Andiamo, Clementina!
- Ve... Vengo - gemette Rock Lee, sforzandosi di trattenere le lacrime di dolore.

Il primo ostacolo era stato superato.
Adesso restava solo da neutralizzare il carceriere dopodiché, una volta liberato Neji, avrebbero fatto in modo di uscire dal lucernario e raggiungere le stalle adiacenti passando attraverso il tetto della prigione. Prima che gli uomini all'esterno potessero accorgersi del trucco, avrebbero guadagnato tutto il tempo necessario.

- C'era bisogno di darmi un calcio? - si lamentò Rock Lee sottovoce.
- Se non stai zitto, te ne do' un altro - ribatté lei, mormorando fra i denti.

Nel vedere entrare le "signorine", il vice-sceriffo sollevò di scatto la testa, puntando loro addosso l'artiglieria.

- Che ci fate qui, voi due?
- Che modi - rispose Tenten, fingendosi offesa. - E' questo il modo di ringraziare? Io e mia sorella siamo venute solo a portarti la cena, buzzurro maleducato!
- Ops - fece l'altro, abbassando l'arma e grattandosi la nuca con imbarazzo. - Chie... Chiedo scusa, non volevo spaventarvi...
- Hmpf - soffiò Tenten, continuando a recitare la commedia.

Si trattava solo di indurlo ad abbassare la guardia, dopodiché sarebbe bastato un attimo per neutralizzarlo. Il povero Clem non ebbe alcun sospetto, davanti a quella fragile e gentile signorina, cosicché concentrò la sua attenzione sul cesto delle vivande e si dimenticò completamente del resto.

- Ci... Ci sono anche i fagiolini in agrodolce, per caso?
- Ma certo - rispose Tenten, strizzando l'occhio a Rock Lee in cenno di intesa. - Prego, controlla pure!

Mentre Clem si accingeva a rovistare tra le provviste, Rock Lee si avvicinò non visto alla porta d'ingresso e girò la chiave per chiuderla dall'interno. Giusto un attimo dopo, Clem sollevò la testa irritato e rivolse a Tenten un'occhiata di traverso.

- Avevi detto che c'erano i fagiolini in... Eh ?!?
- Scusa, devo essermi confusa con le castagne!

Ciò detto, la fanciulla gli mollò un violentissimo uppercut al mento che lo spedì a terra all'indietro. Il povero Clem cadde tramortito sul colpo e, con la sventola che si era preso, come minimo avrebbe dormito per un paio d'ore. Subito Tenten si sfilò in fretta il travestimento da sopra i suoi vestiti e invitò Rock Lee a fare lo stesso.

- Io mi occupo di liberare Neji - esclamò lei. - Tu controlla il lucernario e assicurati che la via sia libera!
- Va bene - rispose l'altro, tirando un sospiro di sollievo. - Accidenti, che caldo con quell'affare...

Non appena Rock Lee scomparve nella stanza adiacente l'ufficio, Tenten agguantò le chiavi della cella appese sulla parete e si avvicinò alle sbarre.

- Neji - chiamò. - Mi senti, Neji ?

Stupito al suono di quella voce, il giovane si tirò a sedere faticosamente. Nel riconoscerla però, non sembrava particolarmente contento.

- Tenten - esclamò. - Che ci fai qui, sei pazza?
- Per carità, ci mancherebbe - rispose lei, infilando la chiave nella serratura. - Figuriamoci se ti disturbavi a ringraziare... Piuttosto sbrigati, dobbiamo andarcene da qui e in fretta anche!
- Che diavolo vi è saltato in mente? - ribatté il giovane acido. - Avevo detto a Rock Lee di non intromettervi in questa faccenda...
- Se preferisci la corda, ti avverto che ci sono certi "simpaticoni" qua fuori che non vedono l'ora di annodartela al collo!

La porta si aprì con un secco scatto metallico e Tenten invitò Neji ad uscire.

- Andiamo, non c'è tempo da perdere!
- Appunto - sottolineò Neji, stringendo gli occhi severo. - Sbrigati a raggiungere quell'altro disgraziato e sparite, prima che qualcuno vi scopra!
- Oh, insomma, adesso basta !!!

Ignorando dunque le ferite e i segni che aveva addosso, Tenten si fece avanti e lo spinse rabbiosamente contro il muro alle sue spalle. Indebolito com'era, il giovane non riuscì neanche a liberarsi. Il suo chakra non si era ancora ristabilito completamente e, dal momento che le parole della cittadinanza inferocita sembravano aver risvegliato in lui qualcosa, gli mancava perfino la forza per replicare. Tenten lo guardò duramente negli occhi, cercando di scorgervi qualcosa sulla sua vera natura, ma non riuscì a vedere altro che ghiaccio... Ghiaccio freddo e inespressivo, questo era il volto di Neji Hyuga, nient'altro che una maschera di ghiaccio.
Tenten chinò il capo tristemente e, dopo aver mollato la presa, si decise a rivolgergli la domanda che più le premeva in quel momento.

- Chi sei tu - mormorò. - Chi sei tu, veramente?

Neji si limitò a voltarle le spalle con noncuranza.

- Lo sai benissimo chi sono - rispose. - E se mi hanno messo una taglia sulla testa, vuol dire che c'è un motivo...
- Basta - scattò lei, serrando i pugni lungo i fianchi. - Ho sentito tante cose sul tuo conto, troppe... Ma la verità voglio sentirla adesso, e voglio sentirla da te!

Neji girò appena il volto incuriosito, guardandola con la coda dell'occhio.

- Ammesso che io voglia risponderti, perché ritieni che io possa dirti la verità?
- Perché un assassino non si preoccupa di nessuno, all'infuori di sé stesso - osservò lei, sollevando la testa. - Un assassino non darebbe alcun valore alla vita altrui, né si sarebbe preoccupato di salvare qualcuno... Come invece hai fatto tu!

Silenzio.
Pur non conoscendo il suo passato, Tenten sapeva che Neji era diverso dai farabutti e dai tagliagole con cui aveva sempre avuto a che fare. Le aveva salvato la vita, e non solo; aveva messo a repentaglio sé stesso, per proteggere altre persone... Il giovane con cui aveva viaggiato assieme negli ultimi mesi non avrebbe mai tolto la vita ad una bambina, né sarebbe stato capace di uccidere a sangue freddo degli innocenti, e lei lo sapeva.
Quello che voleva sapere adesso era la pura e semplice verità sull'intera vicenda e, a conti fatti, Neji era l'unico in grado di fare luce su quella sporca storia di sangue.

- D'accordo - rispose lui, cercando di rimettere assieme le immagini di quanto allora accadde, in quella triste giornata di quattro anni fa.

( continua )

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

   
 
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