Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Subutai Khan    02/04/2012    3 recensioni
Quando si dice la casualità. Scopri che una delle tue canzoni preferite si adatta come un guanto a uno dei tuoi personaggi preferiti.
E visto che sei uno schiribacchino ti senti ispirato e cominci a scriverci sopra.
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Homura Akemi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Veteran of the Psychic Wars - Blue Öyster Cult.

Sono sola. Come sempre.
La testa mollemente sbattuta in avanti, sul tavolo. Le braccia a penzoloni sui lati, sopraffatte dalla forza di gravità.
Stanchezza. Palpabile. Mi avvolge come una gigantesca coperta.
Anzi, no. Sono arrivata al punto in cui la stanchezza fa parte della mia epidermide tanto è radicata e profonda.
Mi sento sul bordo del precipizio.
Ho ripetuto quest’ultimo mese per non saprei più dire neanche quante volte. Tante. Troppe.
L’inquietante pendolo di casa mia non si ferma un attimo e continua ad ondeggiare, indefesso. Il bastardo non risente di nulla.
Lo invidio.
Anche solo l’atteggiarmi da supereroina, di quelle da fumetto americano tipo Wonder Woman o She-Hulk, richiede un vigore e una concentrazione sovraumani. Che per lungo tempo ho mantenuto, stupendo persino me stessa.
Ma ora... mi sto erodendo.
Lentamente. Ma costantemente.
In sottofondo c’è una delle mie canzoni preferite.

You see me now, a veteran of a thousand psychic wars
I've been living on the edge so long
where the winds of limbo roar
and I'm young enough to look at
and far too old to see
all the scars are on the inside
I'm not sure if there's anything left of me


Rock melodico anni ’70 e ’80. Roba trasmessami dai miei vecchi. Specialmente mia madre.
È sempre stata appassionata dei Blue Öyster Cult, un gruppo in voga in quel periodo. Di quando era ragazza e li ascoltava in macchina. Neanche si credesse l’erede di James Dean o qualcosa del genere.
Sin dalla più tenera età ha voluto, stando alle sue parole, istruirmi affinché non cadessi nella rete del j-pop o di quelle che lei reputava schifezze per le orecchie.
So vita, morte e miracoli di questa canzone.
E a voi che interessa, vi starete chiedendo?
Molto semplice. Potreste arrivarci da soli cercando il testo su Google e facendo muovere le rotelline cerebrali, ma farò un’eccezione e ve lo spiegherò in prima persona.
Veteran of the Psychic Wars parla di me.
Ovviamente si fa per dire, i signori Bloom e Moorcock non avrebbero mai potuto scriverla ispirandosi alla mia storia. Nel 1981 non ero neanche nata, peraltro.
Però il fatto rimane: quelle parole mi descrivono alla perfezione.
Veterana di un migliaio di guerre psichiche? Presente. D’accordo, non un migliaio ma abbastanza da non ricordarsele tutte. Quante volte ho riavvolto il tempo cercando di salvare Madoka? Quante volte mi sono ferita? Quante volte ho visto scenari orrorifici dipingersi davanti ai miei occhi? Quante volte la strega nata dalla Gemma dell’Anima della mia cara amica ha cominciato a distruggere il mondo?
Innumerevoli.
Le cicatrici sono all’interno. Assolutamente azzeccato. Non presento danni fisici da forse la prima volta dopo che ho contrattato con Kyubey.
Eppure dentro sono lacerata. Devastata. Distrutta.
Troppa è l’atrocità a cui ho assistito. Troppa la sofferenza che ho patito. Troppa la frustrazione che mi schiaccia le spalle dopo l’ennesimo fallimento.
È inerzia quella che mi fa proseguire. Inerzia e la consapevolezza che se mi fermo posso dire addio alla mia coscienza e salutare con calore l’arrivo della metà oscura. Solo quello mi fa proseguire in questo circolo vizioso e infinito.
Bel modo di fottersi con le proprie mani, neh?
Chissà che strega sarei. Probabilmente un affarino tenero e dolce con dei bazooka al posto delle braccia.
E perché, la parte sul vivere al limite? Non è forse vivere al limite cancellarsi in questo modo? Eliminare la propria vita comune, isolarsi, respirare in funzione del ruolo di Puella Magi e della missione che ti sei furbescamente caricata sul groppone. Col vento del limbo che ti ruggisce maestoso nelle orecchie cercando di frantumarti l’udito con la sua insistenza.
Sfido chiunque a trovarsi un modo di vivere al limite più estremo di questo.

You ask me why I'm weary, why I can't speak to you
you blame me for my silence
say it's time I changed and grew
but the war is still going on, dear
and there's no end that I know
and I can't say if we're ever
I can't say if we're ever gonna be free


“Perché non mi parli?”.
No, Madoka immaginaria e trasparente che si è appena seduta al mio fianco.
Non chiedermi questo. Dovresti saperlo.
Tu, che sei solo un costrutto della mia mente affaticata, sai perché non parlo alla persona che rappresenti.
Sai che non è più in grado di capirmi.
Solo nella prima linea temporale, quando lei e Mami mi hanno salvata da quella strega, eravamo veramente vicine. Veramente in grado di sfiorarci con le dita.
Oramai quello è solo un miraggio, per me. Più ripeto e più ti allontani dalla mia portata. Le mie parole sono sempre meno in grado di raggiungerti. Divento, ogni giorno che passa, un qualcosa di alieno per te, qualcosa che potrebbe persino arrivare a farti paura.
“Perché sei stanca?”.
Cosa fai, sfotti? Mi chiedi perché sono stanca?
Cervello, puoi escogitare domande più intelligenti di questa. Ne sei consapevole.
Non perderò neanche il tempo per risponderti, annoierei sin troppa gente.
“Dovresti darti una svegliata e smetterla. Cambiare. Maturare”.
Cambiare? Maturare?
Oggi il mio sistema nervoso dev’essere a tanto così dal collasso completo. Riesce a concepire quesiti e affermazioni di una stupidità disarmante.
Se cambio o maturo... e poi mi dovrai spiegare cosa intendi con “maturare”... qua finiamo tutti all’inferno. Io in primis, col mio bel biglietto di sola andata autografato da Beelzebub il signore delle mosche che mi dice “Ti aspettiamo presto, Homura, vieni a farci compagnia che qua ci sentiamo tanto tristi senza di te”.
Vedi di andartene a quel paese, maledetta bestiaccia zannuta.
La guerra prosegue. Instancabile. Senza guardare in faccia nessuno. Continua a presentare il suo conto in vite e spiriti, e se non paghiamo si arrabbia e diventa intrattabile. Spazzandoci via.
Sono esausta, è vero. Ma ancora ingenuamente attaccata alla mia piccola esistenza. E continuerò a fare quel che va fatto per preservarla.

Ci siamo. La fine è giunta.
Ho appena rimediato l’ennesima figura da dilettante contro Walpurgisnacht.
A niente è servita la spettacolare dimostrazione di forza che ho messo in piedi.
Non è stata scalfita dai colpi di mortaio. Ha metaforicamente scrollato le spalle di fronte al camion carico di esplosivo che le ho mandato direttamente sulla faccia. Ha sbadigliato mentre mille e più cariche le scoppiavano attorno.
E con un leggero colpetto mi ha spedita volando all’indietro.
Ora sono comodamente sdraiata contro un muro mezzo crollato. Un taglio sulla fronte mi sporca la faccia di sangue e la mia caviglia destra è finita schiacciata da un masso.
Diamine. Alzati, ragazzina. Alzati. Alzati. Alzati.
...
No, non ce la faccio.
È finita. Davvero finita.

You see me now, a veteran of a thousand psychic wars
my energy's spent at last
and my armor is destroyed
I have used up all my weapons and I'm helpless and bereaved
wounds are all I'm made of
did I hear you say that this is victory?


Taci Eric, taci.
Piantala di ricordarmi in che situazione raccapricciante mi trovo. A far quello basta la mia Gemma, ormai quasi completamente annerita.
Ho persino finito la sabbia dentro lo scudo. Niente più saltelli nel tempo, manco fossi Heidi in mezzo ai pascoli della Svizzera.
E tu smettila di dirmi che questa è una vittoria, Madoka che non esiste. L’unica cosa che ho vinto è un calcio nel deretano. Hai proprio una gran bella faccia tosta per venire a raccontarmi queste fregnacce, su come quel che è successo sarebbe la soluzione ottimale. Perché non ti ho fatta sparire? Da quando ti sei manifestata non hai fatto altro che bombardarmi con fesserie insensate.
Bene. Morte per mano di quell’ammasso di rotelle o streghificazione? Cos'hai in serbo per me, signor Destino di ‘sto cavolo?
Chiudo gli occhi sospirando. Se non altro adesso posso riposarmi. E Dio solo sa se ne ho bisogno.
L’unico mio rimpianto è di aver fatto fiasco. A quanto pare una immensa forza di volontà e tanta convinzione possono non bastare.
E vabbè, per quanto la cosa faccia male cercherò di farmene una ragione. Io mi sono impegnata più che potevo. Ho ingoiato mari e spaccato montagne a mani nude. Ho sfidato ogni norma del buonsenso e della coerenza. Ho dato tutto quel che avevo, e anche di più.
Non è bastato. Pazienza. Questo non me lo posso proprio rimproverare.
Certo che se smettessi di ridere di me, rassegnazione, sarebbe gentile da parte tua. Non è piacevole sentirsi presi in giro così.
Epilogo misero, il mio. Ma credo di essermelo meritato.
Arriva. Arriva. Arriva.
Addio, Madoka. Non ho saputo proteggerti come avrei voluto. Ti chiedo umilmente scusa per questo.
   
 
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