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Autore: Luly Love    07/04/2012    5 recensioni
L'ingenuità di Sora colpisce ancora. Spero di riuscire a strapparvi almeno un sorriso.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Cogito, ergo sum
 

 
C’era stato un periodo (avranno avuto sui cinque, sei anni) in cui Riku aveva cercato di convincere Sora che lui (lui Sora) non esistesse. Kairi era già arrivata alle Isole del Destino e Riku si era servito anche della sua collaborazione; tutto era nato dal bisticcio su un gattino randagio, trovato dai tre durante uno dei loro vagabondaggi per i cortili della scuola elementare. Una soffice palla di pelo nera con due occhioni gialli che spiccavano, che subito si era avvicinata loro reclamando coccole. Dapprima, litigarono per il nome (Sora voleva chiamarlo paupu per via degli occhi, ma Riku diceva che era un nome stupido), in seguito su chi dovesse tenerlo. Il castano si era messo a piangere dopo che Riku aveva detto che il povero gatto sarebbe morto nell’istante stesso in cui avrebbe messo piede in casa e così, tra le lacrime, gli aveva risposto che il gatto si sarebbe ucciso piuttosto che vivere con Riku e a quel punto era dovuta intervenire Kairi, che con voce angelica si era proposta di tenere la povera bestiolina, dato che il giardino di casa sua era il più grande. Ovviamente, gli altri due furono d’accordo.
Ma Riku certo non aveva dimenticato l’offesa, a differenza di Sora. Così, cominciò a fare finta che l’amico non esistesse: non gli parlava, non lo ascoltava, non lo guardava e quando gli andava (apposta) a sbattere contro, si fingeva stupito e mormorava a proposito di “strane presenze”. Presto, era riuscito a coinvolgere molti amici suoi e del povero Sora, facendo diventare la vita del castano impossibile. Quando poi anche Kairi si unì allo scherzo, Sora, cadde in preda a pesanti crisi esistenziali. Per tre giorni non si presentò a scuola, rifiutando di uscire di casa e dalla sua stanza.
Nuovamente, solo l’intervento di una pentita Kairi riportò la situazione alla normalità. Riku chiese scusa e da allora, se possibile, il rapporto con Sora divenne ancor più profondo.
Ma voi ora non crederete che, solo perché è un adorabile idiota, Sora abbia dimentica tutto?
Assolutamente siete sulla strada sbagliata. Perché  è vero che Sora dimentica e perdona, ma non dimentica mai, e sottolineo MAI, di aver perdonato e dimenticato.
Capitò così, che un pomeriggio di tanti anni dopo, mentre i due amici studiavano Cartesio per un’interrogazione di filosofia, Sora saltò in piedi urlando. Riku, prigioniero del mondo filosofico, si risvegliò dal suo torpore e lo fissò.
– Ti è per caso entrato qualcosa nelle mutande? – gli chiese sbadigliando.
 Sora sorrise, anzi sarebbe meglio dire che fece un ghigno, e con aria da maestrino, ricordò a Riku dell’episodio del gatto e di ciò che ne seguì.
– E allora? – chiese l’albino annoiato.
Sora gli indicò il libro, poi disse – Qui c’è la prova della mia esistenza. Cogito, ergo sum. Penso dunque sono. Alla faccia tua, io esisto. – e poi si lanciò in uno strano balletto.
Ma l’altro scoppiò a ridere.
– Tu che pensi? TU? Andiamo Sora, il tuo nome e il verbo pensare nella stessa frase è troppo! E poi, visto che la sai tanto lunga, sentiamo: se davvero tu penseresti, che cosa saresti? –
Il castano si fermò nel centro della stanza e guardò l’amico, stupito. Riku emise un verso di scherno.
– Avanti Sora, non è difficile – disse con voce suadente – se pensi, cosa sei? –
– Uno che pensa. – rispose quello.
Le risate di Riku riecheggiarono per circa un quarto d’ora nel silenzio della casa, poi quando ebbe finito, poggiò una mano sulla spalla di Sora.
– Questo, però, alla professoressa non lo dire, intesi? –
 
 
Note della’autrice:
Salve a tutti!! Non credo ci sia granchè da dire, a parte che fa piangere per quanto sia schifosa. Mi è venuta di getto e l’ho scritta. Se l’ho pubblicata, la colpa è della mia prof di italiano delle medie che  mi diceva sempre che se non si prova non si saprà mai. Non diceva proprio così, ma diceva che “ciò che fa la diversità è il modo con cui affronti le cose”, il contesto era diverso ma il senso è quello. Quindi, io pubblico questo orrore perché è ora di ricevere e affrontare critiche negative. Prima di lasciarvi, vorrei chiedere scusa a coloro che seguono la mia raccolta After. Il terzo e ultimo capitolo è in ritardo causa mancanza ispirazione. Alla prossima e buona Pasqua!!!
Baciii Luly 

  
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