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Autore: chaska    08/04/2012    4 recensioni
Arthur pensava che il periodo in cui parlava agli animali fosse terminato da ormai molto tempo.
Pensava che dopo aver preso l’abitudine di parlare con folletti e fate varie, non avrebbe più nemmeno sfiorato quella disperata quanto ingenua abitudine.
Bene, aveva torto marcio.
Tutta colpa di quella maledetta rana.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il principe e il ranocchio

 

Arthur pensava che il periodo in cui parlava agli animali fosse terminato da ormai molto tempo.

Sì, insomma, si riferiva a quegli spensierati anni in cui era ancora un bambino che si dilettava a parlare con i conigli che gli si avvicinavano, in quel periodo in cui non conosceva nessuno se non fratelli alquanto perfidi.

Pensava che dopo aver preso l’abitudine di parlare con folletti e fate varie, non avrebbe più nemmeno sfiorato quella disperata quanto ingenua abitudine.

Bene, aveva torto marcio.

Tutta colpa di quella maledetta rana.

Rana che, per amor della precisione, se ne stava immobile ai piedi del suo letto, in un’anonima quanto calda notte estiva.

L’inglese alzò il busto e si mise comodo, mentre fissava quel piccolo animale e ponderava l’idea di uno scherzo alquanto idiota di America, o forse di Sealand.

E intanto fissava quel cosino verde, trovandolo stranamente simile a quel brutto muso di Francis.

Per carità, Arthur non avrebbe mai voluto offendere quella rana con tale paragone, ma con la mente ancora intontita dal sonno, non poteva fare altro che trovarli assai simili. Forse per la comune sgradevolezza, uhm.

«E tu che ci fai qui? »

Mugugnò ancora preda del sonno. Beh sì, era una semplice domanda retorica, niente di che, veramente.

«Oh, bon réveil mon Arthùr ~»

Perché no, non si aspettava veramente una risposta, e neanche la voleva, sinceramente parlando.

Quindi la sua reazione fu un misto fra sonno e spavento nell’udire tale voce uscire fuori da quella rana più rana del solito.

Una reazione legittima, davvero. Chiunque con almeno un po’ di virile contegno avrebbe agito come Arthur, ovvero gli avrebbe tirato il primo oggetto che gli capitava sotto mano, un libro in questo caso.

Peccato che era a tutti gli effetti una rana, quindi saltò agilmente sul suo letto scansandolo.

«Cosa diavolo vuoi, frog? »

Nomignolo del tutto legittimo, a questo punto.

«Sono venuto a trovare la mia prin-»

Il lancio di un secondo oggetto -povera lampada- lo fece desistere dal completare la frase. Oh, Arthur è pericoloso quando ha sonno.

«Dicevi? »

Se le rane potessero ingoiare della saliva per la paura, Francis lo avrebbe fatto. Oh, scusate, in effetti lo fece, in modo strano e rumoroso, ma lo fece.

«Sono qui per cercare il tuo aiuto, Arthùr. »

Lo disse esitando leggermente, ma tanto l’inglese non se ne accorse.

L’unica cosa che riusciva a capire era che quel fastidioso francese si era trasformato in una rana, che non era colpa sua e che quindi non gliene fregava niente.

«Non sei cambiato tanto, Francis, puoi anche rimanere così. Quindi fammi il favore di tornatene nel tuo stagno e di lasciarmi dormire in pace. »

Il biondo non aspettò nemmeno la replica gracchiante dell’altra simil-nazione, e si sdraiò nuovamente nel suo letto, deciso nell’ignorare completamente l’altro.

E così fece, ignorò con incredibile astuzia il gracchiare di quell’essere, con tutte quelle parole drammatiche degne della peggior recita scolastica mai concepita, ignorò il piccolo animale che gli si avvicinava pian piano e anche la puzza che si portava dietro.

L’ignorò in tutto questo, e per dei minuti buoni riuscì nel suo intento. Poi, quando stava quasi per desistere dalla sua nobile causa, Francis fece qualcosa che turbò profondamente Arthur, ovvero se ne stette zitto.

L’inglese poteva aspettarsi di tutto, anche delle terribili quanto banali sviolinate per tutta la notte ed oltre, ma Francis che se ne rimaneva in silenzio? Quello sì che faceva paura.

«Mi chiedo quanto possa distare la casa di Sealand da qui. »

Si pronunciò in maniera del tutto innocente infine.

«Che diavolo..? »

L’inglese si alzò dal suo giaciglio e l’osservò a metà fra la curiosità e la voglia di imprigionarlo a vita in una scatola da scarpe.

«Hai detto che non mi aiuterai, non? Allora devo andare dal diretto responsabile. »

Arthur rimase in silenzio per qualche secondo mentre elaborava il significato di quelle parole.

«È stato Peter a trasformati? »

Oh, finalmente Sealand faceva qualcosa di utile.

«Oui» E lì il francese si guardò una zampetta come se volesse analizzare le proprie unghie. Ad Arthur mancò poco che si spalmasse una mano sul volto per la plateale ed inutile teatralità di quel gesto.

«Una volta ho letto un libro interessante. Parlava di un principe tramutato in ranocchio, e sai qual era la soluzione dell’incantesimo? Un bacio. A fior di labbra

«Conosco quella dannata favola, frog. »

L’inglese sentì un brivido percorrergli la schiena. Oh no, lui non l’avrebbe mai fatto, sia chiaro. Che lo chiedesse pure al suo schiavo, quel Piccardia. Ma lui no.

«Interessante, vero? Però è un peccato. Sarà un trauma per il piccolo. »

E a questo punto, ad Arthur stava quasi venendo una bella tachicardia.

«Che cosa? Dannato pervertito! »

«Lo so, lo so! » E riecco quel suo tono da montato. «Anch’io ho sempre pensato di farlo da umano, ma date le circostanze sono costretto ad accontentarmi. Beh, sempre a meno che tu non cambi idea, mon chéri. »

E questa, signori e signore, è la piccola storia di una notte di un’estate qualsiasi. Di come l’inglese spolverò la sua vecchia abitudine di parlare agli animali, e di come questi, a differenza del solito, gli rispondessero. Di come una lampada vide la sua fine a causa di un’incauta rana e di come quest’ultima riuscì a rubare un bacio alla propria principessa-pardon, principe, nonostante le maledizioni e pugni che ne conseguirono.

Vorrei dire che dopo questo bacio l’inglese non abbia toccato mai più il french frog, come lo chiama amorevolmente lui, ma Francis ci prese gusto, come sempre, quindi questo proposito non potrà vedere alcun futuro.

E, fra una maledizione e l’altra, vissero per sempre felici e contenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Post-it

WHAT?!

Aw, innanzitutto, buona Pasqua a tutti! <3 E sì, se vi state chiedendo cos’è quest’abominio, io non c’entro niente, è tutta colpa dell’ora tarda in cui è stata scritta e del mio cervello idiota, prendetevela con loro :3

Ah, ehm, sì, ovviamente Francis non parlava seriamente quando diceva di voler baciare Peter, non è PedoBear, ecco ù_ù

Eeeehm, niente, prometto che la mia prossima FrUk sarà più sensata e più angst, giurin giurello (?!)

Adesso scappo prima che arrivino quelli con le pietre (?) (oh, da quanto tempo non temevo un lapidazione! *le scende una lacrima per la nostalgia* (?!?!) )

Stay tuned people! chaska~

 

   
 
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