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Autore: Sunrise9    10/04/2012    1 recensioni
Due sorelle, una nuova vita. Venerdì sera all'insegna del divertimento, cinque ragazzi, nuove conoscenze, litigi, chiarimenti, sesso e amore.
Una storia tosta, ma allo stesso tempo molto romantica e piena di sentimento.
Questa è la mia prima Fanfiction, non scrivo benissimo, e se faccio qualche errore abbiate pietà! LOL
Non do importanza alla scrittura e alle parole usate, l'importante, secondo me, è trasmettere emozioni. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 
Sinceramente, quel luogo, era l’ultimo nel quale i ragazzi si sarebbero aspettati di rivedersi. E invece fu proprio così, tutti e cinque furono stati passati al primo provino del talent show “X-Factor” fino a che qualcosa di inaspettato non passò per la testa del giudice inglese Nicole Scherzinger. Una band. I ragazzi avrebbero dovuto formare una band per partecipare al settore “Gruppi” del programma televisivo in onda su tutte le reti televisive della Gran Bretagna. I cinque erano stati legati da una profonda amicizia in passato, che li aveva avvicinati profondamente. Sapevano tutto riguardo all’altro, e certo non a causa dei pettegolezzi che giravano all’interno di una comunissima scuola. E’soltanto grazie alla  grande e pura amicizia che col tempo hanno imparato a far maturare come dei frutti in piena estate che adesso non possono far a meno di star insieme. Non è una metafora stupenda, e lo ammetto. Ma non vi sono parole per far capire al mondo a che livelli si è disposti ad arrivare pur di voler bene ad una persona. Non sono le parole a dimostrarlo, ma i fatti. Ed io, la narratrice sono disposta ad ammettere che loro, solamente loro mi hanno fatto imparare cosa significhi veramente la parola “amicizia”.
Si trovavano in una stanzina abbuiata, tutti e cinque a ragionare e a scherzare come avevano sempre fatto. Poi all’improvviso, il discorso si fece serio. –Non avrei mai creduto di ritrovarvi qua.- Sussurrò Harry, forse il più serio dei cinque. Egli era quello che ragionava prima di agire, ed era totalmente terrorizzato dal giudizio delle persone. –Già..- Rispose il più scherzoso, Louis, che per un attimo si fece serio. –Avanti ragazzi, se il destino ci ha fatti ritrovare ci sarà un motivo! Io voglio credere in noi. Voglio credere nel mio sogno. Si io ci credo! Chi è con me!?!- Urlò alzandosi in piedi l’irlandese dagli occhi color ghiaccio. Tutti scoppiarono in un potente “IO” seguito da una risata di gruppo. Amavano divertirsi in compagnia. Glielo si leggeva negli occhi. Quei bellissimi occhi che accomunavano tutti. –Hei ragazzi, ragazzi.. Calmatevi un attimo che parla il boss..- disse con un atteggiamento altezzoso Zayn, il più vanitoso di tutti. –Avanti spara Signor Malik!- Esclamò con aria di sfida Louis. –Come chiamiamo la band? 5 zayn? Amazing boys? Guys Fever? Sono idee bellissime quale scegliamo?!- Gli altri fecero delle facce leggermente sconvolte e poi Liam, il più romantico del gruppo aggiunse:- Secondo me, non per contrappormi a te amico, ma.. Dovremmo ragionare sul nome.. Infondo noi stiamo vivendo un sogno secondo me..- Poi Harry continuò:- Si e poi stiamo anche formando una band, che sinceramente era l’ultima delle mie aspettative..- Niall a bassa voce sussurrò: -one dream, One band…-
E poi fu il momento di quelle due paroline che spuntarono dalla bocca di ognuno. “One Direction” Non so come fecero ad arrivarci tutti insieme, ma sentivano che quello era il nome giusto, infondo era proprio questo il loro obbiettivo. Una direzione, quella direzione che finalmente avrebbe dato una svolta alla loro vita.

 

1 anno prima
 
Lauren

 
Non avrei mai creduto che mi avrebbe fatto di nuovo una cosa del genere. Un nuovo trasferimento era l’ultima cosa che avrei voluto al momento. Ero qua a New York da un annetto, si stava benissimo, finalmente mi ero trovata dei veri amici. A scuola ero popolare e acclamata da tutti. Avevo un ragazzo, ok forse più “scopamico” che quando volevamo divertirci non esitavamo a trovarci da qualche parte per fare sesso. Bryan, il classico figo americano, capitano della squadra di football della scuola. Chissà forse lui mi amava. Ma infondo l’amore non era una cosa che faceva per me. Secondo me non esiste il “vero amore” a quest’età. Siamo giovani, dobbiamo solo divertirci. Questo è l’importante, per l’amore avevo ancora tempo.
Non volevo certo ritrovarmi a soffrire come mia sorella Violet. Lei, che a soli 16 anni, già frignava a dirotto per Andreas, il suo ex che le aveva già fatto le corna non so quante volte con la zoccoletta dell’istituto, Patricia.
Ma torniamo al discorso iniziale, non volevo andar via da qua. Chissà quale meta avrebbe scelto il datore di lavoro di mamma. L’Italia, la Spagna, la Germania o che altro? Nella mia vita niente ha mai avuto un “lieto fine”. Due anni fa, quando ci eravamo trasferiti dall’Irlanda all’America, mi ero giurata che non avrei più fatto la parte della sfigata. Mi ero promessa di cambiare, e così è stato con risultati eccellenti. Avevo addirittura perso la verginità, azione che avevo sempre guardato con lontananza nell’altra scuola. Ma meglio così. Tutto aumenta popolarità. E’ come una partita di football, guadagnando punti, in questo caso con azioni importanti o da persone più mature, arrivi facilmente alla vittoria. E io questa vittoria me la ero guadagnata a combattere una cosa molto forte: me stessa. Ho avuto la forza di combattere contro ciò che non volevo veramente. Ero timida, ok, lo sono ancora, ma usando una grande forza di volontà ero diventata la più estroversa. Addirittura più di Violet! Ho iniziato a comprarmi minigonne, shorts, jeans stretti e maglie più aderenti. A mia mamma non fregava niente di come ero vestita o truccata. Lei era sempre fuori e non badava più a me e a Violet da quando nostro padre morì. Era solo impegnata per lavoro. Un dannato lavoro che ci faceva girare il mondo. E credetemi non era una cosa positiva, altrimenti non sarei stata qua a lamentarmi.
Mentre ero a pensare a tutto il tempo trascorso qua, nella più bella città americana, qualcuno bussò alla porta di camera mia. Era mia sorella. –Hei, Lauren che fai?- domandò a bassa voce sedendosi ai piedi del mio letto. –Vio, stavo pensando a quanto tutto sia cambiato da quando abbiamo messo piede in questa casa per la prima volta.- sussurrai guardando in basso. Lei annuì. Forse lei era contenta di andar via da qua, a differenza mia. Lei era diversa da me. Lei sapeva amare, e lo aveva fatto con tutta se stessa. Andreas, il suo primo amore, era tutto per lei. Glielo si leggeva negli occhi. Quella ragazza, addirittura più piccola di me aveva provato il sapore dell’amore, e le era piaciuto. A me non piaceva assaggiare, era troppo rischioso.
–Sei felice?- le domandai io cercando di guardarla in quei profondi occhi color cioccolato. Lei immediatamente rispose:-Io? Felice? No Lauren, non lo sono. Mi manca quello stronzo. Se solo ci avessi fatto sesso, non sarebbe andato da quella puttana! Io e le mie fottute paure!- Scoppiò a piangere. Io l’abbracciai. Amavo mia sorella. Era tutto per me, poteva sostituire mia madre e mio padre, era la mia famiglia. Anche se eravamo molto diverse, a causa del mio immediato cambiamento, c’era qualcosa che ci accomunava: l’amore che provavamo l’una per l’atra. Dopo qualche minuto decidemmo di metterci a letto. L’indomani avremmo dovuto salutare tutti e affrontare l’ultimo giorno in quella bellissima scuola. Mi addormentai scacciando tutti i miei bellissimi ricordi passati nella “Pacificy High School”, fino a che la sveglia non mi fece alzare di soprassalto. Ultimo giorno, doveva essere perfetto. Mi misi una minigonna di jeans, con calze nere con uno strappo su un ginocchio, una maglietta chiara con un cardigan grigio e delle converse blu. Corsi a svegliare Violet, la più pigra delle due e poi mi diressi in bagno, mi truccai e andai in cucina a preparare colazione. Mamma ci aveva preparato il caffè, lo si sentiva dal buon odore che era sparso per la stanza. Strano, lo avrà fatto per farsi perdonare. Anche se era freddo lo misi col latte a bollore e il sapore era ottimo. Ci inzuppai un cornetto ripieno di nutella, e mentre ero a ingozzarmi mi apparse davanti Violet. Era uno zombie, non si era nemmeno messa un po’ di fondotinta. –Dove pensi di andare in questo stato?- le domandai pulendomi la bocca dalle briciole del cornetto. –Bhè, tanto non mi devono vedere più, quindi..- Rispose tranquilla sedendosi. –Ma scusa, meglio che abbiano un buon ricordo delle più fighe della scuola no?-  le dissi facendole l’occhiolino. Lei mi guardò con un tono alla io “ma che cazzo dice” e iniziò a buttare nella sua macchina divoratrice due biscotti nutellosi insieme. Così la lasciai stare e tornai ai miei pensieri. Come avrei detto del trasferimento a Bryan?! Per tutti, io e lui eravamo una coppia fissa anche se a me di lui non importava una mazza. Sì ok, era un ottimo amico a letto, ma non lo conoscevo nemmeno! Sapevo più come era fatto nudo che vestito! Magari lui mi amava veramente dato che mi aveva detto “Ti amo” molte volte, mi aveva fatto un sacco di striscioni e mi aveva portato un paio di volte delle rose in classe. Mi sentivo una stronza. Mi sarei odiata, ma mi ero promessa di diventare una persona del genere, anche se avrei avuto rimpianti. Finito di mangiare, lasciai tutto sul tavolo e presi le chiavi della mia Mini. –Vio, ti aspetto in macchina- Urlai mentre stavo uscendo, a mia sorella.
 

 
 

Violet

 
Quanto invidiavo Lauren. Non aveva niente di cui essere triste. Era popolare, carina, felicemente fidanzata, e non avrebbe tardato a procurarsi nuove amicizie nella nuova città in cui ci saremmo trasferite. Io ero tutt’un’altra persona. Lei era il pepe ed io il sale, io mi odiavo, lei si amava, almeno credo. Posso ammettere che comunque mia sorella era una brava attrice. Non ero sicura che per lei fosse tutto rose e fiori. Non l’avevo mai vista piangere, era bravissima a nascondere le sue emozioni. Andava avanti con un sorriso stampato in faccia, come faceva a portarsi tutto dentro senza sentire la necessità di sfogarsi con qualcuno? Forse aveva talmente sofferto in passato che adesso era arrivata l’ora di farsi sentire. E aveva ragione.
Presi lo zaino e mi incamminai fuori. Mi soffermai a respirare l’aria fresca che mi punzecchiava la faccia.
Dovevo ammettere che questo tranquillo quartiere di New York mi era sempre piaciuto. Ad un certo punto Lauren mi grida dalla sua auto e io corsi da lei. Chiusi la portiera e ci incamminiamo verso quella scuola di merda. Durante tutto il tragitto Lauren canticchiò le canzoni alla radio, ma insomma, perché era felice? Avrebbe dovuto lasciare il suo ragazzo! Così fu più forte di me. Le parole mi uscirono senza volerlo.
 –Lauren, ma ci trasferiamo! Tu devi allontanarti da Bryan e canti? Non ti capisco..- Lei si girò un attimo per guardarmi con i suoi occhioni verdi. –Violet, tu non capisci. Si ok, mi dispiace per lui, ma non posso certo essere depressa per due mesi pensando a Bryan. La vita va avanti! Vio, non restare a guardarla. Agisci anche te qualche volta! Dato che è l’ultimo giorno in questa scuola fa capire a tutti e soprattutto a Andreas chi sei! So che puoi farcela!- Esclamò. Non la capivo nemmeno ora. Lo so che le dispiaceva, ma come faceva ad avere un carattere forte in questo modo!? Eh vabbè, forse aveva ragione. Ha sempre ragione, è la più grande! Arrivati a scuola scendemmo e subito ci separammo. Lei corse dalla sua banda di amichette smorfiose, e io dalla mia migliore amica Britnay, che era lì seduta su uno scalino ad aspettarmi mentre leggeva il giornalino scolastico. –hei, guarda qua! Pare che Jessica e Pia siano state beccate in bagno a baciarsi! Caspita abbiamo lesbiche a scuola!- Dovevo ammettere che l’agitazione di Britnay mi mancherà. Ok, mi mancherà lei. L’unica che mi capiva, l’unica che era come me. La mia terza sorella. –Che stronzi però! Come fanno a mettere tutte le faccende personali in un pezzo di carta? Mi immagino che imbarazzo per loro due!- Esclamai un po’ incazzata. –Violet, è il pettegolezzo. In questo modo ci guadagnano punti popolarità Marcus e Bella le pettegole se non altro redattrici del giornalino scolastico.- Affermò con la massima tranquillità.  Ma i miei pensieri erano altrove. L’avrei dovuta salutare per sempre, quei capelli ramati e quegli occhi color nocciola mi sarebbero mancati da impazzire! –Brit, domani parto..- mi lasciai sfuggire sempre dalla mia dannata bocca che non se ne voleva star mai zitta. –E dove vai?- mi domandò agitata. –Bhè se devo esser sincera non lo so, ma io e la mia famiglia ci trasferiamo. L’ennesimo trasferimento da schifo. Ma se dovesse servire a farmi dimenticare Andreas, ringrazierei mia madre con tutto il mio cuore!- Feci una piccola risata e lei mi abbracciò. Quanto le volevo bene. Non si era arrabbiata. Lei mi capiva fino in fondo. –Almeno mi cagherai vero? Non mi dimenticherai mica spero..- mi chiese abbassando lo sguardo. Io mi feci seria e risposi. –Sei stata l’unica mia VERA amica di tutta la mia vita. Mi hai sopportato per molto tempo e lo stai ancora facendo. Come farei a dimenticarti? Vali più di qualunque altra cosa! Ti voglio bene- E l’abbracciai di nuovo. Quel tenero momento fu interrotto dal suono metallico della campanella. Non sarei mai più rientrata in questa scuola, così andai a subirmi l’ultima lezione di scienze tra quelle mura giallognole. Dormii come al solito, e il professore ci riconsegnò i compiti in  classe. 4 e mezzo, ma che importa tanto mi sarei levata da questa scuolaccia! La scuola non era il mio forte. Odiavo studiare e lo facevo contro voglia. Ma vedere Lauren che impazziva sui libri, me lo faceva fare per solidarietà senza capire una mazza. Se avevo mai visto mia sorella veramente agitata era per la scuola. Non capivo cosa ci trovava di tanto importante, se non riusciva a studiare almeno una pagina al giorno di qualcosa era in colpa con se stessa. Secondo me studiava per paura, come d’altronde il resto degli alunni che vanno a scuola. Io avevo altro a cui pensare. Sicuramente non mi avrei fatto rendere la vita ancora più brutta di quanto non lo fosse dalla scuola! Dopo il suono dell’ultima campanella, uscii dall’aula di spagnolo e vidi in lontananza Lauren che abbracciava Bryan. Le doveva aver detto tutto. Aveva una faccia sconsolata il ragazzo! Dispiaceva più a me che a lei. Salutai di nuovo Britnay, assicurandola che ci saremo riviste e poi mi diressi verso la Mini di mia sorella. Dopo aver sbaciucchiato una per una tutte le sue amiche Lauren venne in qua, aprì la macchina e chiuse la portiera. –Addio, tesoro!- E mandò un bacetto verso quel carcere. Quando faceva così non la sopportavo. Arrivammo a casa, e c’era mamma ad aspettarci.
-Ragazze, Londra. Questa è la nuova meta. La bellissima capitale inglese. Meglio di così!-  Canticchiò mamma sorridendo. Lauren fece una smorfia. –Che schifo!- Si lasciò sfuggire dalla sua espressione schifata. Andammo su e facemmo le valige. Alle sette di sera avevamo il volo per Londra. Arrivo previsto per le 3 di notte in America, ma col fuso orario inglese alle 9 del mattino. Bel rincoglionimento sì.
  
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