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Autore: No fear at all    10/04/2012    4 recensioni
Chi era Mulan prima di salvare la Cina dal tentativo di irruzione e distruzione, nonché di conquista, da parte degli Unni?
Breve ritratto di una ragazza qualunque e della sua vita normale, all'inseguimento di un futuro avventuroso, pieno di vitalità e sorprese, che per ora esiste solo nei suoi sogni.
P.s.: è la mia prima fanfiction, siate buoni con me! xD
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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  • Avviso: Ho deciso di scrivere la storia in prima persona, per renderla più dinamica e rendere meglio i sentimenti provati da Mulan. Spero vi piaccia questo esperimento! :)
     

"Uno. Due. Tre."
Lanciò un altro sassolino sospirando, Mulan. Ne aveva ancora qualcuno stretto nella mano, e ogni volta ne contava i rimbalzi su quell'acqua limpida e tranquilla.
"Uno. Due."
Si era ripromessa che sarebbe andata a parlargli appena fosse riuscita a far fare cinque salti ad almeno uno di loro, e imperterrita continuava senza perdere la speranza. Certo qualche volta le veniva l'istinto di gettarli tutti a terra, voltarsi e andare ad affrontarlo; ma poi la paura l'assaliva, e si diceva fra sè e sè che era meglio aspettare un segno propizio, giusto per capire se gli Antenati la stavano vegliando, ed erano pronti a proteggerla. Era andata quella stessa mattina a pregarli.
"Uno. Due. Tre. Quattr...? No."
Si corresse, mentre l'ennesimo ciottolo affogava nel laghetto del suo giardino...
Continuò così a lungo, e all'improvviso si rese conto che era lì da troppo tempo, e non era da lei rinviare i problemi a quel modo. Posò sul terreno asciutto gli ultimi sassolini che sarebbero stati risparmiati da quel suo gioco infantile; sì alzò e si lisciò la gonna del kimono, respirò a fondo un paio di volte sentendo la leggera brezza pomeridiana scompigliarle i capelli raccolti in uno chignon spettinato. Si avviò cercando di far tacere quella parte di sì riluttante, ed arrivò di fronte alla veranda, dove si fermò come impietrita.
"Mmm... Ma che cosa mi succede?"
Serrò le mani a formare dei pugni, le braccia rigide lungo il corpo. Aveva i nervi tesi, che solo a guardarla si rischiava di farla scoppiare come un fuoco d'artificio. Si arrotolò con le dita una ciocca che era sfuggita chissà come dall'elastico rosso, cercando di rilassarsi, ma rimaneva sempre lì a fissare la porta, incerta sul da farsi; e poi all'improvviso cominciò a camminare speditamente su per la piccola collina, fino a fermarsi all'interno del piccolo tempio di famiglia. Aveva ascoltato l'istinto, che le continuava a dire di scappare, ma si fermò lì, in ginocchio al cospetto dei suoi avi. Congiunse le mani e chiuse gli occhi, concentrata.
"Aiutatemi. Datemi la forza necessaria, ne ho bisogno."
Si ricordò di non aver avuto così timore prima. Probabilmente, chiunque altro ne avrebbe riso...
In fondo doveva solo parlare con suo padre.
No, non poteva. Non riusciva, non in quelle condizioni. Doveva respirare, le mancava l'aria lì dentro. Uscì dal tempio, poi dal cancello della sua casa, e si ritrovò in strada. Prese a camminare, convinta che, prima o poi, qualcosa sarebbe successo. Non importava cosa, o chi... Aveva bisogno di un cambiamento, il primo nella sua vita monotona e mai coraggiosa, vero soprattutto per quanto riguardava quest'ultima sfaccettatura...

Urlai, interrompendo il canto monocorde dei grilli, che frinivano nel silenzio quieto della notte. Mi alzai a sedere sul mio letto, tirando giù le coperte, e ansimando spaventata. Respiravo affannosamente; mi passavo una mano sulla fronte, guardandomi attorno nel buio alla ricerca del mio cagnolino.
"Fratellino..." Sussurrai a bassa voce.
"...pssst, vieni qui dai..." E quello mi raggiunse mezzo addormentato, strascinandosi, con la coda che si muoveva freneticamente mentre mi saltava in braccio; lo strinsi forte a me accarezzandolo.
"Ho fatto di nuovo quel brutto sogno, sai?" Parlavo sempre piano, per non svegliare i miei genitori e mia nonna, che riposavano nelle stanze accanto. "Ero sulla riva del laghetto del giardino a lanciare sassolini spaventata: dovevo parlare con papà! Invece di decidermi a farlo, continuavo a tentennare indecisa e timorosa." Il cagnolino s'era già riaddormentato, così lo posai a terra delicatamente, per poi uscire di casa a prendere un po' d'aria. Non riuscivo a calmarmi.
Quell'incubo infestava i miei pensieri da molte notti; talmente tante da non riuscire a ricordare quando fossero iniziati.
Era davvero così difficile dire a mio padre che non volevo affrontare il giudizio della Mezzana?
"Sì, lo è." Dissi piano a me stessa, rientrando in camera desolata.
Mi riaddormentai tutta triste, cercando di scacciare certi turbamenti. In fondo non potevo farci nulla: mai mi sarebbe stato concesso di disonorare così la mia famiglia!

Qualche furtivo raggio di sole entrò capriccioso dalla finestra della mia camera, svegliandomi contro la mia volontà. Mugugnai cercando ristoro sotto alle coperte leggere, ma il mio cagnolino arrivò zompettando e abbaiando felice, e con abili mosse ne afferrò un lembo fra i denti e le scostò lasciandomi al freddo inerme.
"Fratellino!" protestai infastidita, ma mi alzai stropicciandomi gli occhi assonnata. Ero consapevole di dovermi alzare, ma non ne avevo veramente voglia quel giorno...
Mi trascinai fino alla cucina, dove un tè caldo mi scaldò e riempì di tutta la mia caratteristica vitalità. Andava molto meglio ora. Cominciai così a sfamare tutti gli animali che io e la mia famiglia tenevamo in cortile, ovviamente aiutata dal mio fido aiutante a quattro zampe.
La mattina trascorse così velocemente, e mi ritrovai al tramonto seduta in veranda a guardar scendere il Sole oltre la linea dell'orizzonte. Stavo bene a casa mia, ma sapevo che la mia vita non era destinata a scorrere a quel modo per sempre, a spendere ogni mia energia fra quattro mura, senza mai veder niente al di là del mio giardino... La mia vita non si sarebbe data per scontata dall'esito della sentenza che avrebbe dato la Mezzana.
Un'avventura mi aspettava, e allora tutta la mia esistenza avrebbe preso una piega diversa, colorata. E i miei giorni avrebbero avuto finalmente una sfumatura di importanza, e non solo per la prosecuzione di una fattoria. Lo sapevo, e lo riuscivo a vedere in quella notte stellata...
Mi alzai piena di ideali conosciuti, e raggiunsi la mia stanza con un sorriso alimentato da tutta la semplice speranza che il mio cuore riusciva a esprimere. E mentre mi infilavo dentro al mio letto, pensavo che ogni mia azione dal giorno dopo sarebbe stata mirata a migliroare il mio destino. Sì, bisognava partire con poco, e la fortuna sarebbe girata...
Quel sorriso sarebbe stato il mio miglior accessorio, il preferito.
   
 
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