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Autore: SilviAngel    10/04/2012    2 recensioni
Nuova puntata della serie delle Feste e Tradizioni - Vademecum per angeli. Arriva la primavera e per risollevare il morale di Dean, Castiel chiede aiuto a Balthazar...
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Feste e tradizioni - Vademecum per angeli'
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Nuova one shot facente parte della serie Feste e tradizioni – Vademecum per angeli.
So di essere in ritardo di due giorni, ma spero che mi perdonerete.
Per non attendere oltre, ho fatto – ammetto una rilettura veloce – qualunque indicazione di ORRORI è beneaccetta.

 
Coniglietti
 
La relazione, perché a voler essere sinceri di questo e null’altro si trattava, tra l’umano e l’angelo proseguiva, fatta di momenti di intimità ritagliati tra caccie e motel e tra ricerche e – sempre più rare – camere doppie.
Le giornate si allungarono e la temperatura lentamente aumentò, la primavera bussò improvvisa ai finestrini dell’Impala durante un lungo viaggio che portava Sam e Dean lontano dal loro ultimo lavoro.
Il calore aggredì con umida morsa Dean che, in attesa del rifornimento di carburante di cui si stava occupando Sam, si ritrovò a lanciare la sua amata giacca di pelle sul sedile posteriore e ad asciugare con la mano le goccioline che iniziavano a formarsi sulla sua nuca.
 
Rimesso in moto, il maggiore si deliziò ad occhi chiusi della brezza che entrava con prepotenza dal finestrino totalmente abbassato.
“Ehi Dean” urlò il cacciatore più giovane per superare la musica a tutto volume e il rumore dell’aria che entrava nell’abitacolo.
Scosso da quel grido Dean voltò, anche se di poco, il capo in attesa che continuasse.
“A un paio d’ore c’è una città che può essere davvero definita tale, ci dirigiamo lì? Così forse troveremo una camera che superi il basilare livello di decenza e sopravvivenza?” con un grugnito l’interpellato acconsentì e tornò a focalizzare la propria attenzione alla strada di fronte a sé.
Nella sua mente si affollavano mille e mille cose. Erano ricordi, sensazioni e desideri che avevano quasi sempre lo stesso protagonista e non era assolutamente da lui pensare in modo così forte e costante ad un’altra persona, mai aveva concesso così tanto spazio a una delle sue storie passate, neppure quelle rare volte che queste erano durate per un tempo superiore a una notte di sesso.
Nell’esatto momento in cui nella sua mente si materializzò la parola SESSO … Dean scoprì che era impossibile impedire all’immagine di Cass poco vestito e intento a fare cose di spuntare a tradimento tra i suoi neuroni … sempre che ne fosse rimasto qualcuno sano.
Sperava solo che Sam non stesse parlando, perché non stava certamente prestando attenzione a nulla che fosse al di fuori della sua testa.
 
Dopo la notte di San valentino – notte che aveva regalato a Dean un numero di orgasmi che credeva possibile solo nei sogni o in qualche maratona porno – il tempo che aveva dedicato al suo angelo, non era stato purtroppo altrettanto soddisfacente, sempre troppo poco dovuto al fatto che in circolazione ci fosse un numero impressionante di mostri a briglia sciolte e così entrambi si erano dovuti accontentare di una miriade di baci e qualche sparuto e non abbastanza soddisfacente lavoretto veloce.
“Dean, Sam” quella voce… era davvero messo male se riusciva addirittura a sentirla in modo così realistico, ma un attimo: perché mai Cass avrebbe dovuto pronunciare anche il nome di Sam? E riscossosi, vide suo fratello allungare il collo e sbirciare il sedile posteriore appena prima di girare il capo all’indietro.
“Ciao Castiel” si limitò a dire Sam.
“Ehi Cass, qual buon vento?” tentò di fare l’ironico il maggiore.
“Vento? Non so se sia buono oppure no, ma in quest’auto ce n’è parecchio adesso” rispose impassibile l’angelo dagli occhi blu.
“No, Cass! È un modo di dire, semplicemente per chiedere come mai sei qui, ci sono novità?” spiegai come se mi trovassi di fronte a un bambino.
“Ahh, sì, ci sono novità”
“…” Dean si limitò a fissare Cass attraverso lo specchietto retrovisore, in attesa che continuasse, ma il moro rimase in silenzio dopo aver risposto in modo chiaro alla domanda che gli era stata posta.
“Allora? Ci dici perché sei             qui o dobbiamo immaginarlo da soli?” riprese Dean tentando di imitare un tono seccato e nervoso, giusto per non insospettire ancora di più suo fratello.
“Lascialo in pace, Dean” si intromise l’uomo al suo fianco “forse preferisce parlartene quando sarete soli, di solito fate così, no?” sibilò trasudando risentimento e fastidio.
“Oh, non ti preoccupare Sam, in realtà parlare non è proprio ciò che facciamo quando…” si giustificò Cass prima di essere bruscamente interrotto da Dean.
“CASS, Basta! Ora racconta ciò per il quale sei venuto”
“Ho discusso con Crowley e”
“Stai bene?” domandò con apprensione malcelata il maggiore.
“Sì, ora sì. Dicevo che parlando, ho scoperto che è stato lui a… riportare indietro Sam”
“Cosa? Quel demone in tiro mi avrebbe tirato fuori dalla Gabbia? Non è un poco al di sopra delle sue possibilità?” chiese il diretto interessato.
“Ora è il Re dell’Inferno, non solo perché si riempie la bocca con questo titolo, ma perché è davvero il demone più forte al momento e facendo leva sul fatto che la Gabbia non si trova in una situazione completamente stabile, contenendo due arcangeli e non uno solo così come era stata progettata, è riuscito nel suo intento, ma non è questa la cosa peggiore”
“Ah no?” sbuffando Dean si rivolse al fratello “è meglio accostare così da fare due chiacchiere con calma”
 
Seduti sul cofano dell’auto con l’angelo in piedi davanti a loro, i fratelli Winchester attendevano di scoprire in quale guaio fossero finiti.
Con le mani affondate nel trench, Castiel riprese a parlare.
“Crowley, mi ha confessato che ha riportato indietro Sam per far sì che Dean si focalizzasse su di lui e non gli mettesse i bastoni tra le ruote”
“Ma Cass non ha senso, io mi stavo rifacendo una vita normale, senza caccia e assieme a…” gesticolando e spostando il suo sguardo dal fratello all’angelo, trovò quest’ultimo con un’espressione dura e vide disegnarsi, sulla stoffa leggera del soprabito, il profilo delle dita di Cass che evidentemente stava serrando i pugni nelle tasche, si ritrovò a pensare che forse era geloso del suo riferimento alla vita con Lisa e Ben.
“Lo so, ma sapeva anche che non avresti resistito a lungo, che prima o poi saresti tornato a sparare sale e aveva ragione” concluse.
“Altra domanda, perché la presenza di Sam avrebbe dovuto distogliere la mia attenzione da lui?” e dallo sguardo che mi lanciò, capii che la bomba stava per essere sganciata.
“Sperava ti accorgessi che qualcosa non andava in Sam” iniziò tentennando.
“Ehi! È di me che state parlando!” sbottò il minore, ma fu bellamente ignorato.
“e che ti concentrassi su quello, invece che sulle sue manipolazioni e macchinazioni, così da permettergli di … di …” e cercando le parole giuste, accolse con gioia l’aiuto di Dean.
“Localizzare e aprire il Purgatorio?” e mentre Sam sgranava gli occhi incredulo, Cass annuì “E ora la cosa più importante: cosa c’è che non va in Sammy?”
Dopo un lungo sospiro, l’angelo rispose “La sua anima è rimasta nella Gabbia. Qui abbiamo il suo corpo e la sua ragione, ma non la sua essenza più profonda”
 
Colpiti e affondati.
 
Rimasero muti per un tempo indefinito, fino a che Dean non forzò quella cortina silenziosa con poche semplici parole “Cass puoi lasciarci soli per favore? Ci vediamo dopo”
L’angelo annuì e scomparve.
Il maggiore cercò di parlare di quanto appreso, ma la testardaggine di Sam riuscì ad innervosirlo a tal punto che, dopo aver ancora tentato per l’ennesima volta di approfondire la questione, gettò la spugna e si rimise alla guida.
 
Seduto ai piedi del letto, in un tardo pomeriggio di inizio primavera, il cacciatore dagli occhi verdi stava tentando di rimettere insieme i pezzi della realtà che si stava sgretolando attorno a lui, sapeva che qualcosa non andava nel fratello, ma mai si sarebbe aspettato un problema di quella portata: Sam era senza anima ed era in quello stato da ben più di un anno.
Dean aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di chi da qualche mese a quella parte era diventato il suo unico conforto, appoggio e – perché no – anche momento di allegria e divertimento.
Chiamò il suo angelo con tutta la forza che il suo cuore riusciva ad esprimere e lui arrivò.
Aprendo gli occhi incrociò i suoi che, tristi e preoccupati, lo scrutavano con attenzione.
“Dean” soffiò sulle labbra dell’umano.
“Ti prego, non adesso, non voglio parlarne adesso” e concluse la frase chinandosi sulle labbra così morbide e troppo vicine di Castiel che si schiusero docili per lui.
Un bacio lento e dolce, un bacio per condividere un respiro e un pensiero, un bacio per dire “ehi sono qui con te”.
“Lo so che non è da me” e fermando la frase a metà riprese fiato “ti andrebbe di rimanere qui a dormire con me?” si ritrovò a chiedere incredulo lo stesso cacciatore.
“Resterò qui per tutto il tempo che mi sarà concesso, ma non credo che sarà per tutta la notte” si limitò a dire il moro con nella voce la chiara speranza che Dean non domandasse il motivo di quella strana risposta.
Speranza che venne puntualmente disattesa.
“Che succede? Perché non puoi restare fino a domani mattina?” il tono che risuonava deluso e inquieto.
“Crowley non ha accettato di buon grado lo scioglimento del nostro sodalizio e quindi ci sta attaccando in modo costante da giorni. Ha tutti i demoni rimasti all’inferno che lo seguono e per noi non è facile”
Comprendendo quanto l’angelo fosse spezzato a metà, tra la voglia di stare con lui e la consapevolezza di essere la causa del pericolo che ora minacciava i suoi fratelli, Dean si impose un piccolo, ma nonostante tutto, sincero sorriso “Non fa niente, vai a fare il tuo dovere… soldato!”
“No, non c’è immediato bisogno di me, posso restare per un po’…” tentò di controbattere Castiel, ma venne interrotto dalla voce del cacciatore e dalle sue dita che si adagiarono leggere sulle sue labbra.
“Niente MA! Torna da loro, affronteremo poi la questione di Sam e la prossima volta, fidati, il tuo morbido e affascinante culetto non sarà così fortunato e non mi sfuggirà!” e mentre si avvicinava per baciarlo, allungando la mano, gli regalò un pizzicotto appena prima che l’angelo tornasse in Paradiso.
 
I due fratelli non sfiorarono più l’argomento calato sul piatto della bilancia da Castiel, come se sperassero che si dissolvesse da solo con il tempo.
Per giorni non ebbero notizie né dall’angelo moro, né da altri pennuti e Dean iniziava seriamente a preoccuparsi. Era costantemente sul chi va là e diveniva di ora in ora più nervoso e insopportabile, questo almeno era ciò che gironzolava liberamente nella mente del fratello che lontano dall’interessarsene in modo profondo, mal sopportava comunque quella tensione e quella nuvola scura che il maggiore si portava dietro.
Ecco perché Sam prese l’abitudine, in quei giorni, di prenotare sempre due camere ogni qual volta si fermavano in un qualche motel.
Per questo motivo, Dean non si stupì quando, per l’ennesima volta, si ritrovò in mano la chiave di quella che sarebbe stata la sua casa per quella notte mentre osservava la schiena di Sam che si allontanava lungo il corridoio stretto e in penombra del secondo piano dell’albergo.
Lasciatosi cadere a peso morto al centro del letto, iniziò a tastare, una per una, tutte le tasche della giacca alla ricerca del proprio cellulare, avrebbe provato a contattare il suo angelo. Voleva avere la conferma che non gli fosse successo nulla e poi non aveva più intenzione di passare un’altra notte da solo.
Premuto il tasto 3 tra le chiamate rapide – sorridendo al ricordo della reazione del moro quando lo aveva informato della collocazione del suo numero di telefono“Dean, tre è il numero che rappresenta il Divino, non ti sembra blasfemo?” – chiuse gli occhi e attese, pregando di sentire la voce profonda di Castiel dall’altro capo di quell’aggeggio, purtroppo dopo attimi di silenzio, al posto degli squilli partì quella vocina odiosa e Dean capì che evidentemente non era sulla Terra.
Dopo aver zittito la voce registrata e aver gettato il telefono sul letto, decise che era giunta l’ora di mettere qualcosa sotto i denti e tornò dalla sua Bambina per farsi coccolare dalla prima tavola calda che il fato avrebbe messo sul suo cammino.
 
Non era neppure passata mezz’ora e il cacciatore già si trovava con le gambe sotto un tavolo e le mani strette attorno a un doppio hamburger che grondava ketchup e maionese: una vera goduria per il suo animo in pena.
Dopo poco più di un’ora di assenza e dopo aver lottato per convincere la cassiera che “No non voleva partecipare alla riffa che si sarebbe tenuta tra pochissimi minuti per accaparrarsi un enorme uovo di cioccolata” eccolo rimettere piede nella hall del motel pensando che la sua tradizione di iniziare Cass alle festività umane non sarebbe proseguita perché era sabato sera, l’indomani sarebbe stata Pasqua e non vi era traccia dell’angelo sull’intero orbe terracqueo.
Raggiunta la porta della camera, iniziò ad armeggiare con la chiave che non voleva saperne di sfilarsi dalla tasca dei jeans nella quale l’aveva cacciata, quando una mano forte si poggiò sulla sua spalla inducendolo a voltarsi.
 
Gli occhi del cacciatore, ancora prima delle sue labbra, si aprirono in un sorriso e un’unica parola si dissolse nell’aria calda e soffocante di quel corridoio “Cass” solo dopo aver pronunciato il nome del suo amico, Dean si accorse dello sguardo imbarazzato e colpevole dell’angelo e ciò lo spinse a proseguire “Cass c-che c’è? Non mi trasmette nulla di positivo la tua espressione!”
“Non è colpa mia… cioè è soprattutto colpa di Balthazar se…” ma l’angelo non finì mai la frase, perché venne trascinato a forza nella camera poco illuminata.
“Meglio non parlare degli affari nostri in corridoio, dato che di solito i nostri problemi non rientrano proprio in quella che si potrebbe definire normalità” scandì in modo chiaro e subito dopo allungò una mano tastando a casaccio una piccola porzione di muro per trovare l’interruttore e accendere la luce.
Ciò che apparve, lo lasciò senza parole e Dean si trasformò nella personificazione dell’incredulità.
Si coprì gli occhi con le nocche serrate delle mani e dopo averli strofinati per alcuni secondi, fiducioso, li riaprì per lasciarli scorrere di nuovo in giro per la stanza… non poteva essere vero!
Quello era sicuramente un incubo, non potevano esserci altre spiegazioni, o forse sì?
L’umano si girò lentamente e puntando un dito verso l’angelo con la voce più tranquilla che riuscì a ottenere da se stesso sibilò “Cosa cazzo è successo qui? Cosa diavolo ci fanno tutti quei cosi pelosi nella mia stanza?”
Castiel ancora più abbattuto e mortificato tentò di giustificarsi “Volevo farti una sorpresa, come tu le hai fatte a me tante volte e Balthazar mi ha detto che si stava avvicinando una nuova festa. Pensavo non avresti avuto il tempo e l’umore per insegnarmi le tradizioni di questo evento e così ho domandato aiuto a mio fratello e…”
“Hai chiesto aiuto allo spilungone biondo? E scusa ma cosa ti ha detto per causare questo casino?” domandò, sinceramente incuriosito, Dean.
Tentando di avvicinarsi al letto, l’essere celeste mosse piano e con attenzione alcuni passi poggiando i piedi nei pochi punti liberi del pavimento e sinceratosi che il cacciatore lo avesse seguito, si sedette e poi continuò a narrare “Balthazar mi ha spiegato cosa si festeggia e successivamente ha iniziato a spiegarmi gli aspetti pagani, so che sono quelli che tu preferisci e così ho pensato di metterne in pratica qualcuno”
Dean interruppe nuovamente il racconto, non riuscendo a capacitarsi dell’ingenuità del suo compagno “Scusa, ma non riesco ancora a capire come tu possa essere passato dal folklore pasquale al riempirmi il pavimento di… di  coniglietti! Coniglietti veri! Che cazzo ti è passato per la mente?” si riscoprì a urlare Dean – sbracciandosi alternativamente verso Cass e verso una qualunque porzione di pavimento, sicuro che avrebbe coinvolto con tale gesto almeno una decina di paffuti cucciolotti dalle orecchie lunghe – sedendosi sconsolato accanto all’angelo.
“Ma sono carini” cerco di sdrammatizzare il moro, abbozzando un impacciato e tirato sorriso.
“Non sperare che bastino due moine a farmi dimenticare questo” bofonchiò in modo assai poco convincente il biondo dato che già i suoi occhi erano corsi ad incollarsi a quelle labbra curvate verso l’alto, deglutendo vistosamente dato che tutt’ad un tratto si rese conto di quanto gli mancasse il sapore dell’angelo e che l’unica cosa che voleva in quel momento era riscoprirlo e sentirlo sulla sua lingua ed era anche pronto a dare spettacolo davanti a decine e decine di occhietti vispi.   
 
Poggiando una mano sulla nuca di Castiel, lo attirò sulle proprie labbra, cogliendolo di sorpresa e premendo in modo deciso affinché gli venisse accordato l’accesso alla sua bocca.
Dio quanto era buono e perfetto il sapore di quelle labbra e di quella bocca.
Dannatamente perfetto!
E quanto gli era mancato!
Staccandosi a malincuore, non prima di aver mordicchiato il labbro inferiore di Cass e averlo succhiato con vigore “Ehi, apprezzo il pensiero e la tua voglia di festeggiare, ma perché adesso non li fai sparire tutti?” e appena finito di parlare reputò più saggio che le sue labbra intraprendessero altre più accattivanti e appaganti attività, come ad esempio delineare e ricoprire di baci il collo dell’angelo.
Anche se a fatica, vista la scarsa lucidità che contraddistingueva il tempo che passava con Dean, il moro tentò di rispondere “I-io ho cercato di farli sparire, ma” e dopo aver trovato gli occhi di lui continuò “ogni volta che provavo, i conigli scomparivano per qualche secondo e poi ricomparivano in numero doppio! All’inizio ce ne erano solo quattro o cinque… ora non ricordo!”
“Oh santo cielo! Ma scusa quante volte hai usato il tuo potere per riempire tutta la stanza di conigli?” si ritrovò a chiedere stupito il biondo.
“Un po’” fu la laconica risposta dell’angelo “ti assicuro che mio fratello me ne aveva dati pochi all’inizio”
Dean si riscosse a queste ultime parole e incorniciando il viso di Castiel con le sue mani e guardandolo come se avesse appena fatto la scoperta del secolo sentenziò “Questi conigli sono un regalino di tuo fratello?” e dopo aver visto e avvertito il movimento con cui il suo interlocutore annuiva, continuò “Oh ingenuo Cass, non ti è venuto in mente che forse ti ha tirato uno scherzo?”
“Perché avrebbe dovuto?” chiese con in viso un’espressione seria.
“Per divertirsi, soprattutto alle mie spalle! Mi sa che dovremmo ricorrere a lui per liberarcene, forse non sono neppure conigli veri” suppose volgendo la sua attenzione al pavimento accanto ai suoi piedi dove una palla di pelo nero si stava dilettando nello smangiucchiare i lacci della sua scarpa sinistra “Cass, ma di preciso cosa ti ha raccontato Balthazar per convincerti ad accettarli?”
“Mi ha raccontato che i simboli della Pasqua pagana sono i conigli, le uova e il cioccolato. Dopo avermi detto che le uova sono fragili e che il cioccolato è banale, mi ha consigliato di portarti i coniglietti. Ha assicurato che ci saremmo divertiti molto e gli ho creduto, mi dispiace Dean” concluse mortificato l’angelo.
Il cacciatore spostò lo sguardo dal volto triste di Cass – non sopportava vederlo così – al coniglio che si era innamorato della sua scarpa e chinandosi lo prese in mano, portandolo di fronte a sé.
Rimase incantato a osservare quel naso scuro che non stava mai fermo, le orecchie lunghe e morbide che spenzolavano ai lati della testolina e incastonati in mezzo ad esse due occhioni blu… un attimo… i conigli non hanno occhi di quel colore! Che cazzo di trucco stava usando quell’angelo spilungone?
Ma al momento, a essere sinceri, a Dean non importava poi molto. Aveva tra le mani la versione coniglietto pasquale del suo angelo e la situazione lo divertiva.
“Ehi Cass” disse mostrando il nuovo amico all’uomo seduto al suo fianco “guarda è uguale a te! Gli manca solo un piccolo trench! Ahaha” terminando il tutto con una sonora risata.
L’angelo si avvicinò maggiormente per scrutare da vicino il piccolo animale e dopo un breve attimo si trovò a confermare la teoria di Dean “Hai ragione, queste non sono creature normali, devono essere davvero uno scherzo, non avverto in loro il soffio della vita. Credo sia meglio contattare subito Balthazar” asserì convinto e al tempo stesso irritato dal fatto di essere stato giocato.   
Castiel chiuse per un istante gli occhi e quando li riaprì non era più l’unico angelo nella stanza.
“Salute a voi miei buoni amici!” esordì con troppa enfasi da risultare sincero e naturale il nuovo venuto “Vedo che ti sei divertito un bel po’ fratellino. Quante volte hai tentato di cacciare i miei teneri frugoletti?” domandò chinandosi a carezzare giocoso uno di quei coniglietti.
“AHAH … scherzo per nulla divertente, ora puoi anche liberarcene e poi andartene” sbottò Dean continuando però a tenere tra le mani il cucciolo che lo aveva scelto.
“E perché mai? Sono così carini e poi questa è solo la prima parte dello scherzo se li porto via ora, vi perderete la parte migliore” tentò di convincerli sogghignando visibilmente.
“Fratello, per favore. Gradirei la smettessi di giocare con noi” si inserì la voce calda e profonda di Castiel.
“Ma quanto siete noiosi! E va bene, li farò sparire, così vi sentirete liberi di fare le vostre cosacce da soli! Anche se non ti facevo così pudico Dean Winchester” e senza neppure un piccolo rumore tutti quei musetti sparirono.
Il cacciatore si guardò attorno incredulo, felice di riuscire nuovamente a scorgere il pavimento della stanza e solo quando si sentì scuotere per un braccio si rese conto che qualcuno stava parlando con lui. L’angelo biondo stava gesticolando nella sua direzione e comprese che voleva sapere cosa avrebbe dovuto farne del coniglietto che aveva trovato rifugio nelle sue mani.
“Oh no, lui no!” si affrettò a dire con la paura che gli sparisse dalle mani in un *puff*.
“E perché no? Di grazia…” domandò, beffardo, la causa di tutto quel caos.
Dean si limitò a tergiversare eludendo di rispondere e guardandosi attorno, costringendo Cass ad intervenire “Lui ritiene che mi somigli e…”
“Oooh e così abbiamo un cacciatore tenerone e romantico qui!” riprese con tono canzonatorio Balthazar appena prima di essere amorevolmente mandato a quel paese – anche se in modi diversi – dagli occupanti della stanza.
 
Rimasti soli, Dean si lasciò cadere sul letto portando con sé il coniglio e continuando a rigirarselo tra le mani, si rese conto che la prima impressione che aveva avuto era più che azzeccata: era davvero la copia sputata del suo angelo, nero con gli occhi blu, timido e sfrontato al tempo stesso.
Sorridendo portò il suo sguardo su Cass “Mai avrei pensato di portarmi a letto un coniglietto… magari una coniglietta sì! Ahaha”
“Perché una coniglietta sì?” domandò interessato il moro, non capendo il significato di quella frase “Sapevo ti piacessero le donne, ma non pensavo avessi un debole per tutti gli esseri di sesso femminile”
“MA CHE HAI CAPITO?!?” quasi si strozzò con la propria saliva Dean e risalendo lungo il letto, così da stendersi al centro di questo e farsi raggiungere dal suo compagno “Aspetta ti spiego, esiste un giornale per adulti che si chiama Playboy, il cui marchio è un coniglio, mi segui fino a qui?” e dopo essersi sincerato che Cass annuisse convinto, continuò “Il proprietario – che tuo Padre abbia in gloria quell’uomo – ama circondarsi di ragazze così sexy da mozzare il fiato e poco vestite, ma che in compenso indossano orecchie e coda da coniglio…”
“Capisco” commentò sconsolato l’angelo “quindi ora vorresti avere una di quelle qui con te?”
Volgendo il capo alla sua destra e scontrandosi con quell’espressione afflitta e delusa il cacciatore si affrettò a negare “Non nego che in passato ci abbia fantasticato parecchio… ma ora chissà perché penso di avere tutto ciò che voglio e di sicuro ben più di quello che merito: ho te!”
Con quelle poche parole il sorriso tornò a fare capolino su quelle belle labbra che iniziarono a muoversi verso di lui e Dean, poggiando il proprio peso e facendo perno su un braccio, posò a terra l’animaletto per essere libero di appropriarsi di quella bocca e di poterlo abbracciare.
Si stupiva ogni volta di quanto fosse facile per lui perdersi completamente in un bacio di Castiel, come se tutto sparisse o quanto meno perdesse gran parte della sua importanza. Era lì, steso su un letto con un angelo spalmato addosso e adorava ogni frangente di quella sensazione, il calore, il profumo, il frusciare della stoffa ruvida sulle dita…
 
Dove era finita la stoffa ruvida? Perché sotto le sue mani avvertiva solo pelle, tanta pelle?
Staccandosi da quelle labbra e aprendo gli occhi si accorse che aveva su di sé un angelo –esattamente come ricordava – ma senza alcun capo di vestiario, cosa che apprezzava molto. Ciò che lo stupì lasciandolo letteralmente senza parole e minando la sua già scarsa lucidità fu notare qualcosa di strano muoversi tra i capelli di Castiel.
Chiudendo e riaprendo gli occhi mise infine a fuoco l’immagine di due lunghe e lucide orecchie pelose, una di esse era ritta e attenta, l’altra piegata a metà verso il basso come in attesa di una qualche reazione.
Reazione che non tardò a manifestarsi “Porco cazzo Cass! Ma…” uscì di prepotenza dalle labbra del cacciatore.
“Ti piacciono?” domandò l’angelo facendo muovere le orecchie, prima una per volta e poi insieme, molto lentamente, iniziando a leccare e baciare il collo di Dean e portando il proprio corpo a toccare ondeggiando quello steso sotto di lui.
Quelle attenzioni non ottennero l’effetto desiderato, in quanto l’uomo – ancora sconvolto da ciò che aveva visto – era più interessato a palpare e sprimacciare quelle lunghe appendici pelose che a godersi gli attacchi sensuali del moro.
Castiel ostinatamente continuò, almeno fino a che non venne preso di peso e spostato di poco a lato, lasciandosi sfuggire un lamentoso “Deeean”
Il capo del cacciatore sporgeva oltre la spalla a osservare la schiena dell’angelo “Non dirmi che hai anche la…” e la frase si interruppe.
Dean sgranò gli occhi.
Proprio laggiù, appena sopra quelle adorabili e tutte da mordere natiche faceva tronfia mostra di sé, esattamente a coprire le fossette che indicavano l’osso sacro, un piccolo batuffolo nero.
Senza che se ne rendesse conto le mani erano già in caduta libera verso la piccola coda, ma un attimo prima di raggiungere il loro obiettivo si bloccarono e Dean riportò gli occhi in quelli di Cass “Dimmi, riesci a muovere anche quella?” domandò con espressione adorante e in fremente attesa.
L’angelo non rispose, ma con un piccolo cenno del capo gli fece intendere che avrebbe fatto bene a riportare il suo sguardo esattamente dove si trovava fino ad un attimo prima e lui, diligente, lo fece.
 
Quella impudica coda aveva preso a muoversi dondolando a destra e sinistra in modo chiaramente allusivo e ipnotizzante, ma venne prontamente fermata dalle dita del biondo che iniziarono a giocarci, facendo così contorcere l’angelo per il piacere e il solletico.
Mentre le risate e i piccoli mugolii di apprezzamento spezzavano il silenzio della camera, le mani di Dean abbandonarono anche se di mala voglia il fondoschiena di Cass e posandosi leggere ai lati del suo volto, lo costrinsero a un nuovo languido e lunghissimo bacio.
“Tu sei tutto matto” esordì Dean dopo aver interrotto, per necessità, il contatto.
“Perché?” chiese l’angelo piegando il capo e portando così la sua lunga orecchia a penzoloni a sfiorare il petto dell’uomo.
“Mi domandi perché? Forse per queste?” disse prendendo tra due dita l’orecchia lucente e tirandola leggermente verso il basso.
“Quindi non ti piacciono? Avevi detto che le trovavi sexy…” bofonchiò l’angelo con la consapevolezza di non riuscire a farne una giusta quel giorno.
“Certo che mi piacciono! Le adoro e penso che tu sia maledettamente sexy conciato così, ma devi imparare che non devi darmi sempre tutto quello che pensi io voglia! Non mi va che tu sia così accondiscendente. Poi finisce che vengo su viziato! Ahahah”
“Va bene, allora vuol dire che preferisci che io faccia ciò che desidero?” chiese con inflessione sinuosa calando nuovamente sulla pelle oramai arrossata del collo di Dean e questo gli concesse solo un piccolo gemito di risposta, ma fu più che sufficiente e il cacciatore si ritrovò completamente nudo in un semplice e veloce battito di ciglia.
“Bravo, mi piacciono i tuoi desideri” soffiò sulle labbra dell’angelo, tentando di ribaltare le posizioni per iniziare a prendersi cura del suo cucciolo, ma qualcosa glielo impedì, precisamente il corpo saldo e forte premuto sul suo.
“No” una sola e piccola sillaba, ma che fece comprendere al cacciatore come il tempo dell’insegnamento fosse – forse – finito e stranamente con molta meno ansia di quanto si sarebbe aspettato, pensò che alla fine andava bene così.
L’unica cosa che gli faceva tremare il cuore non era il panico da sesso – cioè del sesso dalla parte mai sperimentata – ma la paura di lasciarsi amare. Sapeva quanto poteva parer assurdo un tale ragionamento, ma era così tipico e alla Dean Winchester, trovarsi così a disagio con i sentimenti, quegli stessi sentimenti che aveva rincorso per tutta la vita e mai avrebbe pensato di trovare tra le braccia di un altro uomo o angelo che dir si voglia.
 
L’armatura del cacciatore di stava scalfendo e Dean aveva la sensazione che solo così sarebbe divenuta ancora più forte e indistruttibile.
 
Decise di lasciarsi andare, di lasciarsi coccolare e amare dal suo Cass e si rilassò sulle coltri mentre il moro riprendeva la sua tortura fatta di suzioni e morsi, baci e carezze.                                  
Tutto stava andando meravigliosamente bene, Dean aveva gettato alle ortiche il suo autocontrollo per perdersi nel piacere che gli veniva donato afferrandolo a piene mani, quando udirono un sonoro e secco *pop* ed entrambi si voltarono, sporgendo il capo oltre il bordo del letto e sbriciarono giù, esattamente dove il cacciatore aveva posato poco prima il coniglietto.
Il piccolo animale non c’era più e al suo posto se ne stava impettita una scultura di cioccolato nero come la notte.
Il biondo tolse le dita dalle ciocche brune di Castiel e allungò una mano per tentare di raggiungere il fu coniglietto dagli occhi blu.
L’angelo si staccò dal corpo sotto di lui per permettere a questo di muoversi e piegando le ginocchia si sedette sui talloni in attesa.
Flettendo il busto anche Dean si mise seduto “Ehi Cass, ti piace il cioccolato?” chiese mentre circondava una delle lunghe orecchie e rivolgendosi poi alla scultura “Scusa piccolo Bunny”
“Ehm… non lo so, non l’ho mai assaggiato” ammise l’interrogato, guardando un grosso pezzo marrone avvicinarsi, zigzagando, alla sua bocca e aprendola senza attendere oltre.
“MMbuono” si limitò a dire dopo alcuni secondi, accorgendosi di non essere l’unico a deliziarsi con quel dolce, dato che Dean stava divorando famelico l’altra orecchia e attaccando anche parte della testa.
Dopo un paio di altri morsi, il cacciatore si fermò “Guarda Cass” e inclinò verso di lui i resti del coniglio permettendogli di vedere comodamente l’interno “c’è anche la sorpresa!”
“Sorpresa?” domandò piegando il capo e portando la sua morbida orecchia a penzolare nel vuoto, risvegliando nel cacciatore una nuova ondata di fame e desiderio e abbandonato il cioccolato sul letto, corse a cingere il collo dell’angelo con le mani per costringerlo a chinarsi in avanti.
Un bacio denso e caldo dal retrogusto amaro, dovuto al cioccolato fondente ancora presente nelle loro bocche, impegnò i due uomini per estenuanti minuti.
Dean con un magistrale colpo di reni riuscì a portarsi a cavalcioni delle cosce di Castiel senza smettere di divorarne le labbra e con lenti e studiati movimenti di bacino, le loro erezioni presero a carezzarsi e strusciarsi, accrescendo sempre più il piacere e costringendolo a soffocare disarticolati gemiti nella bocca dell’altro, prima di lasciarla sola per bisogno impellente di ossigeno.
“Oh santo cielo Cass…” il respiro frammentato e corto impediva al biondo di pronunciare più di qualche sillaba per volta.
L’angelo non gli diede il tempo di riprendersi tentando di assalire ancora e ancora le sue labbra “Rallenta piccolo! La notte è giovane e… abbiamo tutto il tempo che vogliamo” così dicendo si piegò di lato per recuperare il cioccolato, senza mutare la sua conquistata e comoda posizione.
“Guarda” disse Dean alla volta dell’angelo per indurlo a sbirciare all’interno della pancia del coniglietto e infilarci le dita.
“Dean” il fiato caldo e al sapor di cioccolata colpì forte il viso del compagno “posso far sparire le parti da coniglio? Sono scomode…”
Questi, dopo avergli scoccato un piccolo bacio a stampo ed aver assestato un’ultima piccola sprimacciata alla coda, annuì.
Castiel, tornato completamente alla sua forma originaria, tolse le dita dal cioccolato portando alla luce un piccolo sacchettino di velluto grigio.
“Questa è la sorpresa” spiegò saputo Dean “a Pasqua si regalano uova o altre forme di cioccolato, nascondendo al loro interno qualcosa di speciale. Forza apri! Vediamo quale altro tiro mancino ci ha fatto quel fratello che ti ritrovi” aggiunse liberando le mani per l’ennesima volta.
Castiel sciolse con calma e reverenza il fiocco che chiudeva il regalo e allargando il nastro fece scivolare fuori il contenuto: due bracciali formati da sottili lacci di cuoio si adagiarono sul palmo della sua mano.
Dean li prese entrambi per osservarli meglio e notò come uno avesse intrecciato nella trama una catenella di metallo verde e l’altro una simile, ma di colore blu.
“Devo ricredermi… Balthazar non è forse così male, ha buon gusto dopo tutto” ammise sorridendo il biondo, legando il bracciale con il filo verde al polso di Cass e aspettando che questo restituisse il gesto aiutandolo ad indossare il secondo.
“Aspetta… c’è qualcos’altro qui dentro” e infilando ancora le dita nel velluto ne estrasse un piccolo foglio che venne subito aperto e letto.
L’angelo guardò da sotto in su il suo umano e gli passò il biglietto permettendo a Dean di leggerne il contenuto ad alta voce “Buon divertimento, con la benedizione del Cielo e della Terra. B.”
“Cass ricordami di ringraziarlo la prossima volta che lo vedo” bisbigliò sulle labbra dell’angelo prima di rubare un nuovo e di certo non ultimo lungo bacio.
   
 
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