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Autore: mamie    12/04/2012    2 recensioni
"A volte Kanda era invidioso. Non l’avrebbe ammesso neanche sotto la peggiore delle torture, ma c’erano dei momenti in cui invidiava davvero la leggera follia di Lavi e la sua capacità di calarsi con disinvoltura nelle situazioni più assurde."
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Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vizi e virtù'
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Prompt: Invidia - Cinismo

NANI DA GIARDINO

 A volte Kanda era invidioso. Non l’avrebbe ammesso neanche sotto la peggiore delle torture, ma c’erano dei momenti in cui invidiava davvero la leggera follia di Lavi e la sua capacità di calarsi con disinvoltura nelle situazioni più assurde.
Per esempio quella volta che li avevano mandati in missione in un paesino della Svizzera, e invece di una battaglia con gli akuma si erano trovati coinvolti in una gara paesana di yodel. O quando per recuperare il frammento di Innocence erano stati costretti a trascorrere la notte in un bordello di quarta categoria, con le “signorine” che offrivano la consumazione gratuita e due così avvenenti giovani.
Ecco, in quelle situazioni Kanda diventava rigido come un palo, arrossiva e faceva battute più scontrose e ciniche del solito.
Anche in quel momento, appostati dietro una siepe da ore, con l’umidità che entrava nelle ossa e la noia che strisciava subdolamente sulle loro palpebre, Kanda invidiava la spensieratezza di Lavi e malediceva fra sé la dabbenaggine di Komui. Come poteva pensare che si nascondesse un frammento di Innocence in quel posto? Certo, il luogo era suggestivo, il parco abbandonato di una grande villa, col giardino inselvatichito e romantici pergolati di rose che pendevano disordinati sui sentieri invasi dalle erbacce. Solo che loro stavano facendo la guardia da ore ad un gruppo di stramaledetti nani da giardino!
A loro modo erano opere pregevoli, colate nel gesso da chissà quale misconosciuto artigiano e colorati con cura, senza sbavature affrettate. Però sempre nani da giardino erano. Disposti a formare un gioioso quadretto campestre, i larghi sorrisi sui loro volti rotondi e barbuti parevano a Kanda il ghignare sadico del Conte quando era particolarmente di buonumore. Così, distratto dalle chiacchiere di Lavi e dai pensieri poco caritatevoli sui costruttori di nani, quasi non si accorse della figura che si avvicinava dall’ombra dei cipressi. Riuscì a sguainare Mugen all’ultimo momento, quando era già loro addosso.
Dopo i primi colpi affannosi, mentre cercava freneticamente il punto debole da colpire, si accorse di quanto fosse mostruosa quella creatura. Aveva il volto e le mani bianchissime, della porcellana più fine, tinto di un delicato rosa sulle guance, e i capelli di un nero lucido e setoso, acconciati con un pettine d’avorio.  Fra le mani una mela rossa e lucida aveva tutto l’aspetto di qualcosa di esplosivo e letale.
Lavi era rimasto di stucco.
- Biancaneve – lo sentì mormorare prima di afferrarlo per le falde della divisa e trascinarlo al riparo, mentre la malefica mela distruggeva tutto attorno a loro.
 
Ci volle un bel po’ per aver ragione di quell’essere. Quando si rialzarono graffiati e bruciacchiati, l’unica cosa positiva che Kanda riuscì a trovare fu che nella foga della battaglia i maledetti nani erano andati quasi completamente distrutti.
Lavi invece sembrava un po’ dispiaciuto.
- Avrei potuto portarne uno a Komui per ricordo – mormorò. Sembrava davvero deluso.
- Be’, comunque poteva andare peggio – continuò col suo solito tono ottimista.
- Certo – rispose Kanda acido. – Potevamo essere fatti fuori da Biancaneve.
- Oh, dai! Mi è sempre piaciuta quella favola.
- Le favole sono per i bambini – sottolineò Kanda, calcando pesantemente sulla parola bambini, ma Lavi sembrò non averlo sentito. Aveva estratto da un mucchio di terriccio un nano ancora quasi intero e lo brandiva trionfante.
- Guarda, se ne è salvato uno!
- Idiota.
Ecco, Lavi era un idiota, un bambino, un incosciente. Eppure vederlo ridere e dire cavolate dopo una battaglia lo riconfortava. In qualche modo rimetteva il mondo al suo posto, cosa di cui Kanda non era affatto capace. Per questo in fondo, ma proprio in fondo in fondo, lo invidiava un po’.
  
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