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Autore: telesette    14/04/2012    4 recensioni
Mentre Spike le diceva queste cose, Buffy sentiva di non riuscire a trattenere in alcun modo le lacrime.
Per troppo tempo tutti si erano affidati alla forza e alla determinazione di Buffy, senza mai rivolgerle uno sguardo così intenso né parole così colme di affetto... E sentirle così di colpo, proprio dalla persona più improbabile di tutte, l'aveva commossa.
Spike sbatté le palpebre, lasciandole il tempo sufficiente per capire, e alla fine se ne uscì con quello che più sentiva il bisogno di dirle.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei unica Buffy!

Da non crederci!

Non era un comportamento degno di Buffy, gettare la spugna in quel modo.
Anche se tutto sembrava contro di lei in quel momento, voltandole le spalle e lasciandola sola come un cane bastonato, Spike non riusciva a credere che Buffy avesse perso di colpo tutta la sua voglia di lottare.
Poteva capire il suo stato d'animo, certo: sentirsi tradita e profondamente ferita, proprio dalle persone che gli erano più vicine ( e anche lui ci era passato spesso, in effetti ); ma Buffy era più forte, più forte di chiunque altro avesse mai conosciuto...
Il fatto che lei ora fosse arrabbiata, delusa, furiosa e chissà che altro ancora, certo non poteva bastare a "distruggerla"... Buffy non era tipo da arrendersi davanti a nulla, mai in nessun caso!
Ancora adesso, ripensando ai loro vecchi scontri, Spike rammentava bene i pugni di Buffy contro la sua povera mascella. Alle origini del loro rapporto, vi era tutt'altro che tenerezza in effetti; ma proprio la grande determinazione di lei era ciò che la rendeva così affascinante.
Un tempo Spike era convinto di sentirsi in qualche modo "attratto" dalla figura della Cacciatrice, solo per una questione di sangue.
Con Buffy invece era diverso!
Lei non era come Xin Rong o Nikki Wood ( le Cacciatrici da lui uccise in passato ), non era solo la Cacciatrice ai suoi occhi. Per quanto assurdo potesse sembrare, Buffy era riuscita a mettere a nudo quello che il vampiro sembrava avere dimenticato: pensieri, emozioni, gioie, dolori, tristezze... Tutte cose che Spike aveva sepolto in fondo al cuore, per non doverne più portare il peso.
Ovviamente però, riottenendo la propria anima, tutto era cambiato completamente.
Non era più né il folle vampiro Spike né il timido poetucolo da strapazzo William Pratt.
Neanche lui sapeva con esattezza chi era, o che cosa era, ma non gli interessava neanche saperlo a questo punto.
Tutto il suo mondo che, fino a poco tempo prima, girava attorno al suo istinto da predatore si era ridotto ad una piccola figura, seduta su un letto davanti a lui, in una casa deserta con la porta fracassata...

- Io ho ascoltato i tuoi piagnistei - esclamò Spike, stanco di sentire quegli insulsi lamenti da mocciosa viziata. - Ora il microfono passa a me!
- D'accordo - concesse Buffy, con una smorfia ironica. - Il palcoscenico è tuo... Tirami su!

Spike prese un lungo respiro.
In realtà non sapeva neppure lui cosa dire in quella situazione, nonostante i suoi trascorsi da letterato. Era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui aveva collegato la lingua al cervello, per dire qualcosa che quantomeno suonasse diversa da un mucchio di patetiche stupidaggini. Tuttavia, nel mettere ordine nei propri pensieri, cominciò col dare voce alla prima cosa che gli venne in mente.

- Sei insopportabile!
- Grazie - fece Buffy gelida, senza battere ciglio. - Mi sei di aiuto...
- Io non voglio tirarti su - sottolineò Spike.
- Allora cos'è che vuoi fare?
- Non lo so - tagliò corto lui, stufo di farsi interrompere ogni volta dal modo di fare autoritario e arrogante di lei. - Lo saprò a fine-discorso!

Buffy girò lo sguardo rassegnata.
In effetti l'idea che Spike potesse dire qualcosa di sensato una volta tanto suonava parecchio comica, tuttavia il vampiro non sembrava affatto in vena di scherzi. Era capace di ighiottire tante cose, a dispetto del suo carattere istintivo e bestiale, ma c'erano alcune cose da chiarire in quel momento: cose non dette e comunque importanti, cose da mettere in chiaro una volta per tutte... E doveva chiarirle assolutamente proprio con lei.

- Qualcosa mi ha fatto incavolare e...

Tacque.
Un lampo gli attraversò la mente, quando riuscì a trovare la parola che stava cercando.

- Irraggiungibile, ecco cosa!
- Va bene - sussurrò Buffy stancamente, quasi assecondandolo pur di ottenere un po' di pace dalle sue farneticazioni. - Sono "raggiungibile", sono... Sono a due passi, e ora per favore posso andare a dormire ?!?

D'un tratto Spike fece quello che non avrebbe mai immaginato di dover fare.
Si chinò davanti a Buffy, guardandola serio negli occhi, e cominciò a parlarle con la stessa dolcezza di un padre o di un fratello maggiore... Anche se con un centinaio d'anni di esperienza sulle spalle.

- Ascoltami - esclamò. - Sono stato vivo molto più di te, e morto ancora più a lungo; ho visto cose che non potresti immaginare, e fatto cose che preferirei non immaginassi... Non passo certo per una persona riflessiva: seguo il mio sangue, che non scorre esattamente in direzione del mio cervello!

La sincerità di Spike, mentre diceva queste cose, era a dir poco sconvolgente.
Se non fosse stato per i suoi capelli ossigenati, e il cappotto di pelle che sfoggiava con tanto orgoglio, probabilmente Buffy avrebbe avuto l'impressione di trovarsi davanti una versione satanica del signor Giles.
Era incredibile quanta serietà e quanta dolcezza ci fosse adesso nella voce di quello stesso vampiro che, proprio per il suo modo di agire all'insegna dell'ottusità e del rancore, molti dubitavano perfino potesse avere qualcosa di vagamente simile ad un cervello.
Ma Spike non aveva ancora finito il suo discorso, anzi non l'aveva neppure cominciato.

- Così faccio un sacco di errori - proseguì lui. - Una marea di scelte sbagliate, e questo da più di cento anni, ma c'è una cosa di cui sono sempre stato sicuro... Tu!

Spike sussurrò appena l'ultima parola, la quale tuttavia non sarebbe potuta giungere più chiara alle orecchie di Buffy neppure se l'avesse urlata. Gli occhi del vampiro erano intensi quasi come quelli di Angel, forse addirittura di più, e il suo volto era disteso e sincero come non mai.
Con quell'unica parola a fior di labbra, Spike era riuscito a scuotere Buffy più di quanto non avessero fatto i colpi ricevuti da tutti i suoi avversari.
L'aveva spiazzata, completamente spiazzata, al punto da lasciarla letteralmente senza parole.
D'istinto Spike provò ad accarezzarle la guancia ma, temendo di apparire troppo vulnerabile dinanzi a lui, Buffy tirò via la testa. Tuttavia Spike, comprendendo perfettamente il motivo della sua reazione, si limitò a rassicurarla.

- Ehi, guardami - mormorò il vampiro dolcemente. - Io non ti sto chiedendo niente...

Buffy sollevò lo sguardo, fino a incrociare nuovamente gli occhi dell'altro, ma non disse nulla.

- Quando dico che ti amo, non è perché ti voglio o perché non posso averti, non ha a che fare con me - spiegò lui, senza smettere un attimo di guardarla. - Io amo quello che sei, quello che fai, come ti impegni; ho visto la tua gentilezza e la tua forza; ho visto il meglio ed anche il peggio di te, e capisco con estrema chiarezza quello che sei: sei una donna fantastica...

Mentre Spike le diceva queste cose, Buffy sentiva di non riuscire a trattenere in alcun modo le lacrime.
Per troppo tempo tutti si erano affidati alla forza e alla determinazione di Buffy, senza mai rivolgerle uno sguardo così intenso né parole così colme di affetto... E sentirle così di colpo, proprio dalla persona più improbabile di tutte, l'aveva commossa.
Spike sbatté le palpebre, lasciandole il tempo sufficiente per capire, e alla fine se ne uscì con quello che più sentiva il bisogno di dirle.

- Sei unica Buffy!
- Io non voglio essere unica...

La voce di Buffy era rotta dal pianto e dai singhiozzi.
Era forte, sapeva di essere forte, ma aveva bisogno anche lei di qualcuno su cui contare.
Perdere sua madre così, all'improvviso, e sentire di colpo il peso delle responsabilità tutto sulle sue spalle; nessuno che l'aiutasse, che la comprendesse, nessuno... Eccetto Spike!
Il vampiro si rese conto che, restare su quel tono, non le sarebbe stato d'aiuto per superare questo difficile momento. Così decise di spezzare quel clima di tensione, dicendo la prima stupidaggine che gli era appena venuta in mente.

- Io non voglio essere così bello e atletico - esclamò con evidente sarcasmo. - Ma ognuno ha la sua croce!

L'espressione sollevata di Buffy sottolineò il pieno raggiungimento dello scopo.
Tutto quello che Spike poteva dirle lo aveva già detto, adesso spettava solo a lei decidere se trovare dentro di sé la forza per rimettersi in piedi e reagire.

- Adesso riposati - osservò il vampiro, facendo per andarsene. - Tornerò prima dell'alba, decidi quello che vuoi...
- Spike!

Il suono di quella voce, oltre a farlo voltare di scatto, lasciò Spike di stucco.
Era la prima volta che Buffy gli si rivolgeva con un tono diverso dalla solita freddezza o ironìa, e nei suoi occhi si leggeva chiaramente che non voleva che lui se ne andasse.

- Potresti... restare qui ? - domandò lei sottovoce.

Spike non era sicuro di cosa rispondere.
Da una parte poteva convincersi che Buffy avesse bisogno di stare sola per riflettere, eppure in cuor suo non avrebbe mai sperato che proprio lei gli avrebbe chiesto di rimanere.

- Certo - rispose in un soffio.

Gli occhi di Spike caddero dunque su una specie di poltrona, dall'aspetto tutt'altro che comodo, ma per una notte poteva ben sopportare anche questo fastidio.

- La poltrona - esclamò dunque, togliendosi il cappotto con una smorfia. - Vecchio, diabolico strumento di tortura! Va bene...
- No - si affrettò ad aggiungere Buffy - Intendevo... qui !

Così dicendo infatti, si spostò da una parte sul letto per permettere al vampiro di stendervisi. Spike osservò prima il giaciglio poi Buffy, colpito dallo sguardo di quest'ultima. Gli occhi di Buffy erano lucidi, ma non erano le lacrime di poco fa: voleva che qualcuno le fosse vicino, proprio come quando era piccola e bisognosa di protezione, e quel qualcuno voleva che fosse Spike.

- Ti prego, abbracciami - disse, quasi implorandolo.

Spike non disse nulla.
Se mai glielo avessero raccontato, avrebbe sicuramente riso dell'assurdità di questa situazione.
Invece non c'era assolutamente nulla da ridere.
Nel momento in cui Buffy si strinse a lui, affondando la testa contro il suo petto, Spike avvertì come una stranissima sensazione.
Era felice ma anche spaventato, in un certo senso.
Lui e Buffy avevano dormito assieme già altre volte, ma mai così.
Mai prima d'ora il pensiero di sfiorarla, di accarezzarla, aveva assunto di colpo un significato così diverso e importante: non era un amante per lei, in quel momento, e non desiderava neppure esserlo; mentre il braccio la cingeva per le spalle, Spike capì istintivamente cosa volesse dire "proteggere" la persona amata...
L'amore in grado di dare tutto, senza chiedere nulla in cambio, ed era questo che lui poteva e desiderava offrire a Buffy con tutto il suo cuore!

FINE

Angolo dell'Autore:
Ce l'avete fatta a leggere tutto?
^__^ MASOCHISTI/E !!!
Scherzi a parte, alla prossima fanfiction!

   
 
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