Ode al Nuovo Mondo
Quando il corpo
si è disteso, sfinito e nudo tra le lenzuola, l'inchiostro
della notte agli sgoccioli sostava ancora quietamente dietro la
parete di vetro. Si è sfilato da sotto la carne bollente
prima ancora che l'altro si riappropriasse dell'aria rubata ai suoi
polmoni, e si è seduto su quella poltrona, senza vestiti,
nell'istante esatto in cui le palpebre di lui hanno tremato per
l'ultima volta, prima di chiudersi.
Jim, che trova il sonno
un'occupazione inutile ma necessaria, sa esattamente quando è
ora di far riposare la mente. Il post sesso non è, e per
quello che lo riguarda non sarà mai, quel tipo di momento.
In
compenso è un lasso di tempo estremamente fruttuoso e
piacevole, soprattutto quando lo passa nella sua casa di Los Angeles,
nella camera con la parete sud di vetro che si affaccia sul
precipizio ammansito dalle luci caleidoscopiche della città.
Con
Sebastian nel letto da guardare.
Jim è un esibizionista, ma
questo non c'entra con il fatto che ama fare sesso con le luci
accese, anche se in una stanza che praticamente ha una parete che non
esiste. Nessuno potrebbe guardarla, in realtà. È troppo
in alto, sulle colline. Dalla strada forse c'è un solo punto
in cui sarebbe agibile come vista, ma solo se lui e Sebastian
scopassero contro il vetro. Cosa che una volta o due hanno fatto, tra
l'altro. Forse da una delle altre ville sarebbe più possibile
venire sbirciati, con tutta quella luce che viene dalla casa poi
basterebbe solo un cannocchiale.
Non gli importa in realtà.
Quando
fa sesso gli piace tenere le luci accese perché gli piace
guardare.
È un piacere intimo e istintivo, soddisfazione
pura del suo sguardo.
Gli piace osservare il corpo di Sebastian
almeno quanto gli piace farsi penetrare dalla sua carne
incandescente. È un secondo orgasmo, che si gode con calma
quando l'altro dorme, e che inizia mentre le prime luci dell'alba
trasfigurano il colore soffocante del cielo notturno.
L'aria
diventa più leggera, i contorni si fanno più evidenti,
modellati dalla fuga delle ombre.
La luce arriva sul pavimento, ad
ondate, risalendo poi verso il letto e sgusciando tra le lenzuola
sfatte. Jim la segue con il corpo completamente immobile, solo le
pupille che si muovono e accarezzano le curve di pelle che, con
lentezza esasperante, si vanno pigramente mostrando al mondo.
Il
corpo di Sebastian è un capolavoro scolpito di muscoli,
epidermide, ossa e sangue.
E la luce inizia dall'alto a sorgere su
quel mondo, per la posa scomposta del corpo.
Così le
scapole sono disegni sotto il suo sguardo, cartoni preparatori dalla
precisione anatomica, ossa appuntite che sporgono come picchi
carsici, come delle porte aperte sulle spalle modellate, sui tendini
che guizzano sotto la pelle ambrata. Le braccia ripiegate sotto la
testa sono giovani arbusti, solida e liscia corteccia di carne e
vene, che si aprono su mani di pietra lunghe, dita sottili, nocche
modellate e limate. Il busto lungo, magro, levigato è una
pianura cosparsa di cicatrici chiare, irregolari solchi di aratro
sulla terra nuda; attraversata da un sentiero dritto, continuo,
centrale, la colonna che mette in mostra ogni singola vertebra
attraverso la pelle e fa apparire i fianchi strettissimi come lembi
delicati di costa e sabbia bianca. Il sedere è sodo, rotondo,
alto, come una collina, un pendio delicato e bianco, entro il quale
la strada e le vertebre si perdono e dal quale sorgono gambe forti,
pilastri robusti, torri svettanti.
La luce ora è ovunque. E
i suoi piedi sono gelidi sul pavimento in marmo. Ma non lo percepisce
perché è diventato solo sguardo. Solo occhi che
osservano e divorano e mente che elabora immagini. C'è un
vuoto di suono, di tatto, di gusto, persino di olfatto. Esistono solo
i suoi occhi che osservano Sebastian muoversi lentamente e cambiare
posizione, sul fianco, per poi ricadere di nuovo sulla pancia,
esausto, sfibrato, consunto.
“ Mi stai fissando.”
mormora come se avesse gli occhi dietro la nuca e non piantati sul
cuscino.
“ Uhm.” si limita a dire lui.
La sfumatura
dei capelli cambia con il movimento della testa, ed è sabbia
sporca che brilla di minuscole scintille di luce. Sembra quasi
l'attraente miraggio di un'isola all'orizzonte.
Sebastian è
il Nuovo Mondo.
È una terra di nessuno abbandonato lì
sul letto, circondato da spumose onde di seta bianca spiegazzata.
“
Jim.”
È un tropico colpito a picco dal sole, un luogo
selvaggio che ferisce gli occhi per la sua bellezza vergine ed
esotica, quando si solleva nuovamente dalla posizione docile del
sonno e mostra al suo sguardo il resto del corpo nudo. La voce roca
accarezza l'aria come il preludio vibrante di una tempesta in arrivo
dal mare, e i suoi occhi azzurri si illuminano, già all'erta,
come un placido oceano che riflette i lampi lontani del
cielo.
Sebastian è il Nuovo Mondo, lussureggiante, carico
di forza primigenia che traspira da ogni linea del viso e del corpo:
bellissimo, pericoloso e sconosciuto. Puro istinto incontaminato
dalla ragione nei movimenti eleganti e felini, puro spirito
predatorio nei denti bianchi, affilati, che baluginano dietro il
sorriso predatorio delle labbra.
Si stende sul dorso, mostrando
liberamente il petto e il ventre modellati dal movimento leggero di
muscoli delineati dall'instancabile esercizio fisico, qualcosa che
Jim non aborrisce completamente solo per l'attraente risultato che
provoca sul corpo dell'altro.
“ Da quanto tempo sei lì?”
“
Un po'.”
“ Ci resterai ancora per molto?”
“
Il tempo di ricordare dov'è il frustino.”
Il Nuovo
Mondo allunga una mano sotto il cuscino e le dita eleganti, qualche
secondo dopo, stringono la sottile asta nera nominata. Con gesti
lenti, Sebastian la fa scorrere tra le pieghe delle lenzuola,
continuando a fissarlo con sorriso affilato e sguardo pacato.
Gli
offre il suo corpo da esplorare con gli occhi e con la pelle e
un'arma per avventurarsi in quella terra incontaminata e
inospitale.
Jim afferra i braccioli della poltrona e fluidamente
si solleva in piedi.
Pochi secondi e le sue ginocchia scivolano
sul letto, mentre le mani viaggiano già sul tepore equatoriale
dell'epidermide nuda.
Gli occhi si sollevano e si cibano degli
occhi dell'altro. Lo sguardo corre e scorre lungo ogni centimetro di
carne, febbrile.
La scintilla bianca infondo agli occhi scuri, che
solca quel panorama con forza quasi fisica, come il riflesso del puro
piacere, della scoperta di uno scorcio indescrivibile e meraviglioso,
trema e infine divampa.
Perché lo vede. Perché lo
sa.
Ogni sguardo a Sebastian è uno sguardo al Nuovo Mondo.
Eppure
c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva.
Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando,
semplicemente, sul ponte…
magari era lì che si
stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo,
buttava un occhio verso il mare… e la vedeva.
Allora si
inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e,
sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di
noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente):
l'America.
Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto
entrare in una fotografia,
con la faccia di uno che l'aveva fatta
lui,
l'America.
[Novecento-
Alessandro Baricco]
The
Doctor is In:
Ehhh
bho, c'è poco da dire. Una cosina da niente scritta per amore
dell'estetica più che del pairing. Soprattutto in
rappresentanza di quello che, secondo la mia personalissima visione
di Jim Moriarty made in BBC, è la sua anima da esteta. Jim è
una mente, un pazzo criminale certamente, ma un probabile estimatore
della Bellezza in tutte le sue forme. Ho fatto di Sebastian una di
codeste forme. E poi signore, *inizio del momento cavolata randomica
*un uomo che veste Westwood oserei dire che scelga i suoi amanti con
la stessa perizia dell'abbinamento vestito-cravatta *fine del momento
cavolata randomica*
é benvenuto chi legge, inserisce tra
preferiti, seguite etc etc...
particolarmente benedetto è
l'utente che commenta :)
In qualsiasi caso ringrazio in
anticipo.
Darseey