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Autore: Dedanah    18/04/2012    1 recensioni
Dopo secoli di distanza, due anime si reincontrano, un'antica promessa verrà mantenuta e l'amore tornerà alla vita.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Salve a tutti, questo è il mio primo (e penso unico) esperimento di fanfic dedicata all’anime di Saiyuki.

I personaggi sono un po’ OOC, lo so, ma secondo me il rapporto che lega Sanzo e Goku è cosi intenso da non poter essere trascurato, per questo ho voluto descrivere le emozioni che mi sono venute in mente leggendo il manga. Anche se questo ha voluto dire stravolgere la trama e le caratterizzazioni dei personaggi.

In ogni caso ho voluto restare, per quanto possibile, il più fedele che ho potuto con il manga, alcune frasi infatti le ho tratte direttamente dalle parole della Minekura.

Spero vi piaccia!

(La storia non è stata betata, quindi mi scuso in anticipo per gli eventuali errori grammaticali e di battitura presenti nel testo)

 

 

Ma di soltanto una parola e io sarò salvato.

 

***

Ombra.

 

Luce.

 

Ombra.

 

 Luce.

 

Eterna successione del giorno alla notte in questa mia vita statica, immobile, disperata.

Qui sul monte Gogyo non c’è nulla, solo questa grotta dove mi trovo rinchiuso.

Da quanto?

Giorni, anni, secoli?

Il tempo scorre, ed io lo vedo vivere davanti ai miei occhi, ormai morti.

Non so più cosa voglia dire sentirsi vivo, mi limito a starmente rintanato nel ventre della mia madre terra, ma non ci sono le sue braccia a tenermi caldo, solo il gelo della fredda roccia, impassibile, severa, crudele.

Eppure tu mi hai generato, perchè non mi vieni a salvare, perchè non provi almeno un briciolo di compassione per questo tuo figlio?

Solo una volta sei stata buona con me...

Quell’uccellino, era il mio unico amico, ma qualcuno si è portato via anche lui.

Sai... per un attimo ho pensato che si fosse addormentato, mi ero illuso che scherzasse, ma come può un uccellino scherzare?

Sono rimasto minuti, o forse ore, a guardare quel corpicino inerme al suolo mentre il vento si faceva rabbioso, tagliente. Ho allungato la mano, ma le sbarre mi impedivano di raccoglierlo, di assicurarmi che ci fosse ancora una vaga speranza, le lacrime hanno  cominciato a scorrermi sul viso come un fiume in piena, erano la testimonianza silenziosa della mia più assoluta disperazione.

Urlai, gridai al cielo e alla terra tutta la mia ira, il mio tormento, proprio come un animale, proprio come il mostro di cui tutte le pergamente che sigillano questa grotta riportano scritto.

Ma quell’esperienza mi ha insegnato una cosa...

Da quel giono l’ho capito, sono destinato a rimanere solo, come se dal cielo mi avessero condannato ad un’esistenza di dolore, di solitudine, ma per cosa mi domando?

Ogni volta che provo a darmi una spiegazione la mia mente si contorce, sento delle fitte terribili alla testa, non mi è neanche permesso di ricordare, e non ricordando assolutamente nulla, o meglio, nessuno, sento ancora di più il peso dell’ essere solo, come se mai nella mia vita qualcuno mi avesse voluto anche solo un briciolo di bene.

Tabula rasa, il nulla...

Nulla come è la mia esistenza.

Mi stringo nelle mie stesse braccia, le pesanti catene tintinnano ferendomi le orecchie, non mi abituerò mai a quel loro suono cosi dannatamente sinistro e metallico, le odio, le odio con tutto me stesso, sono pesanti, gelide e mi suggeriscono la tremenda immagine di non aver alcuno scampo a questa prigionia, di essere una persona talmente meschina da meritare un castigo tanto umiliante e straziante.

Sono esausto di tutto, come sarebbe dolce nell’aria, scivolare via... dalla vita mia...

 

***

“Mi domando in vostro proposito maestro... Il buddismo predica il rispetto e il non uccidere. Voi avere raccolto un bambino senza genitori come me e mi avete tenuto al vostro fianco...”

“Ebbene... Ho sentito la tua voce”

“Huh?”

“Mi hai chiamato. Credo fosse la mia missione. Eri insistente sai? Ero quasi infastidito, cosi semplicemente ti ho preso con me”

“Non ho capito niente di quello che avete appena detto”

“Forse la sentirai anche tu un giorno. Una voce, intendo”

“Se qualcuno mi facesse questo, lo cercherei, non mi importa niente, gli direi di smetterla e lo colpirei in testa”

Questo vecchio episodio mi si è ripresentato alla mente da quando quella voce petulante ha cominciato a chiamarmi. Non credevo che un giorno le parole del mio maestro si sarebbero avverate.

Tsk... aveva proprio ragione, ora mi ritrovo nella sua stessa situazione, e dire che a quei tempi non avevo neanche prestato troppa attenzioni al suo discorso.

Dannazione.

Infilo un passo dopo l’altro su questo terreno impervio, mentre tu continui imperterrito nel tuo richiamo.

Disgraziato, la vuoi smettere?

Cosa ti fa ripetere il mio nome in maniera tanto insistente?

Chiunque tu sia, ti auguro solo che il motivo di tanto rumore nella mia testa sia più che valido, perchè se scopro che adesso, per colpa tua, sto scalando questa dannatissima montagna per niente, te ne avrai a pentire.

Ancora e ancora, quella voce continua a rimbombarmi nella testa.

Vuoi darci un taglio?

Dammi un attimo di pausa maledizione!

Potrei anche gridarlo a squarciagola, qualcosa mi dice che non otterei lo stesso il benchè minimo risultato, sono giorni che mi tormenti, giorno e notte, come se non avessi altro da fare.

Alzo gli occhi al cielo, cosi terso e limpido, una giornata perfetta per starsene al tempio a fumare in santa pace e leggere il giornale. Ed invece mi ritrovo a scalare questa montagna, nonostante tutte quelle dicerie sul mostro che vi dovrebbe essere stato sigillato al suo interno.

Tsk... patetico! Come può una creatura sopravvivere per cinquecento anni?

Un mostro poi... come fanno a dirlo visto che mai nessuno si è avventurato da queste parti prima di me?

Scuoto la testa per liberarmi di questi assurdi ed inutili pensieri.

Io sono qui solo per un motivo, trovare chiunque sia il maledetto proprietario di questa voce e prendere a calci il suo sedere!

Sbuffo facendo per l’ennsima volta attenzione a dove mettere i piedi, ci sono un sacco di pietre accuminate qua intorno e se cadessi dovrei rifare tutta la strada da capo, decisamente una prospettiva che non mi piace.

...Rosso.

Qualcosa di rosso attira la mia attenzione, il vento ha sospinto verso di me una piccola pergamena rossa, no... non è semplicemente una pergamena, è un sigillo, molto potente anche. Che si tratti del mostro della leggenda?

Tsk! Non è possibile!

Ma i miei occhi non si soffermano troppo sul sigillo che ho in mano, vengono catturati dallo scenario che ho davanti. Una grotta, con enormi sbarre di roccia a bloccarla, un brivido scorre lungo la mia schiena, tutto ciò ha un che di inquietante, ed allora perchè mi sento incredibilmente... malinconico?

Perchè guardare a quella prigione mi rende malinconico?

No... non è solo malinconia, c’è qualcosa di più prondondo... quasi dolore...

Ed eccolo, di nuovo tu a irrompere con il tuo richiamo, ma no... non è possibile...

Mi avvicino alle sbarre, voglio sapere, devo sapere se veramente qualcuno è imprigionato li dentro e se sei tu a chiamarmi.

“Ehi... Sei tu che mi stavi chiamando?”

 

***

“Hug?” mi ritrovo inconsiamente a rispondere, a chi appartiene questa voce?

Chi ha avuto il coraggio di spingersi fin qui?

Mi avvicino lentamente alle sbarre di roccia, devo controllare, devo sapere a chi appartiene quella voce.

Che si tratti di un mio ennesimo sogno?

Sarebbe veramente crudele se si trattasse effettivamente di una mia insulsa fantasia.

Mi muovo stancamente, impossibilitato dal mio stesso corpo e dalla prolungata inattività dei miei muscoli a fare qualsiasi altro veloce movimento.

Deglutisco rumorosamente, no, non è un sogno, c’è veramente qualcuno davanti a me, stringo i denti strisciando verso le sbarre, nel mio cuore adesso c’è uno strano calore, fa quasi male, batte fortissimo.

Vedo la sagoma di una persona davanti a me, è sfocata, l’ombra mi impedisce di scorgerne i lineamenti, devo avvicinarmi, devo affiorare e lasciare che i miei occhi possano essere sfiorati dalla luce del sole.

Devo vederti, devo vedere il tuo volto...

Tu che solo ti sei avventurato fin qui da me...

 

***

Aspetto una risposta sensata che, a quanto pare, non arriva, c’è tensione nell’aria, la brezza che sino a poco prima mi sembrava dolce, adesso mi da quasi fastidio sulla cute.

Sono stranamente nervoso.

Che situazione...

“Hug?” sento provenire dalla caverna.

Se si tratta realmente di un mostro allora dev’essere veramente idiota, ma come si fa a rispondere ad una domanda con un verso tanto stupido?

Che non possegga il dono della parola?

Eppure la sua voce petulante si fa ben chiaramente udire nella mia testa!

Sono irritato e frustrato, tanta strada per incontrare un mostro idiota?

Non lo posso accettare!

“Adesso dacci un taglio, è irritante” gli intimo con il mio tono più sprezzante.

 

***

Mi ritrovo involontariamente a sorridere.

La tua voce burbera è un balsamo per le mie orecchie ed in fin dei conti, mi sembra quasi dolce.

“Io non stavo chiamando nessuno... Chi sei tu?” oso dire nonostante già sappia inconsciamente che tale domanda ti farà probabilmente infuriare.

Striscio ancora un poco verso la luce che filtra dalla sbarre e finalmente riesco a vederti con più facilità.

Un Dio.

Non ho altre parole per definire il tuo aspetto.

Riduttivo sarebbe definirti bello, non lo sei, tu sei qualcosa che va oltre la terrena bellezza.

La gola mi si secca e non posso fare a meno di restare a bocca aperta a contemplarti.

I raggi solari ti investono avvolgendoti come se fosse la tua aura, la veste sacerdotale che indossi si muove sinuosa e leggiadra accarezzata dal vento, mentre tu...

Brilli tutto, sembri il Sole, anzi sei il Sole, il mio... Sole!

Le parole si bloccano nella mia gola, non riescono ad uscire, forse per  la troppa meraviglia che susciti nel mio animo e forse, nel mio stesso cuore che ha preso a battere come impazzito nel mio petto.

Vorrei toccarti, afferrare una tua mano candida e non lasciarla mai più... ma so....

So che non mi sarà concesso.... ancora una volta....

La disperazione è il mio destino, chiudo gli occhi, posso già vedere la tua schiena voltarsi e sparire accarezzata dal vento.

E mi sento morire....

 

***

Ora che ti sei avvicinato alle sbarre la luce del sole illumina il tuo volto.

Ed io per la prima volta in vita mia mi ritrovo completamente sbalordito.

Può una creatura essere tanto bella?

La tua colpa è forse questa? Di essere talmente bello e splendente da non poter essere mostrato al mondo?

Che una qualche divinità ti abbia tenuto qui prigioniero solo per gelosia? Solo per poterti ammirare in gran segreto?

E’ incredibile l’effetto che i tuoi occhi color dell’oro stanno avendo su di me, mi sento come distrutto, ogni fibra e cellula del mio corpo vorrebbe toccarti, anzi, per una volta posso essere sincero persino con me stesso, io voglio averti!

Per la prima volta sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di infrangere l’insegnamento del mio maestro.

... Non avere nulla....

Ma come posso non avere nulla se tu, creatura tanto strana quanto magnifica, mi stai imponendo silenziosamente di catturarti e farti, questa volta, il mio di prigioniero?

Non più rinchiuso in questa grotta ma rinchiuso nella mia stanza, nei miei appartamenti al tempio...

Ma cosa diamine sto pensando!!

Io non posso avere certi pensieri, non posso, non posso, non posso!

Eppure qualcosa nel mio cervello non vuole starmi ad ascoltare.

Io voglio quella creatura! Come se la volessi da sempre al mio fianco.

Incredibile, come puoi irrompere nella mia mente cosi spudoratamente?

Inorridito guardo la mia mano alzarsi da sola e tendersi verso l’interno della cella.

Ormai non ho più tempo per chiedermi cosa stia facendo, è troppo tardi per tornare indietro, per dirsi è sbagliato, che non si può e non si deve fare.

Sto per liberare una creatura tenuta prigioniera per anni, probabilmente un mostro che mi ucciderà appena queste sbarre cadranno... eppure...

Eppure qualcosa in me sa, sa che tutto questo non accadrà e che sto facendo forse la cosa più giusta della mia vita.

“Quindi non ho altra scelta, dovrò portarti via con me”

Allora... accetterai la mano che ti porgo mia stupenda creatura?

 

***

Non ho il coraggio di guardarti andare via.

So che non resisterei, che il mio cuore si spezzerebbe.

E’ ridicolo se non tremendamente umiliante sapere di poter morire solo per averti perso.

Sento le lacrime pungermi gli occhi...

Quanto sono miserabile, ti ho visto una sola volta eppure sento già di non voler nessun altro con me, sento che tu eri quello giusto, la persona che finora mi è sempre mancata.

Però qualcosa non va.

Dovrei sentire rumore di passi allontanarsi, invece non percepisco nulla di ciò.

Apro nuovamente i miei occhi e quasi urlo per la gioia.

Non sei andato via!

Sei qui e mi tendi la mano!

“Quindi non ho altra scelta, dovrò portarti via con me” mi dici sempre con la mano protesa.

Il mio cuore esplode nel petto ed io, come una creatura morente mi sento rinascere a nuova vita, senza pensarci due volte afferro la tua mano, la stringo nella mia e le tue dita si intrecciano con le mie, come a suggellare una tacita promessa di libertà.

Le sbarre si smaterializzano come d’incanto e la luce mi avvolge calda e rasserenante, mi sento finalmente libero!

Le pesanti catene che mi costringevano a terra si spezzano a metà rimanendomi soltanto ai polsi, legate attraverso queste spesse manette che ancora stentano a cadere, ma non me ne preoccupo, tu sei qui davanti a me, con quella tua aria un poco truce, ma incredibilemente pacifica.

Le nostre mani sono ancora legate, mi tiri leggermente verso di te ed io quasi ti cado addosso data la mia prolungata inattività, le gambe mi formicolano e le ginocchia si piegano, ma tu, sorprendentemente mi stringi a te, impedendomi cosi di cadere.

“G... grazie” ti dico con una voce che stento persino io a riconoscere, è talmente rasposa da parere orribile.

Ma tu non vi fai caso.

“Nh!” mi rispondi con sufficenza, sei cosi discordante...

Prima mi aiuti con gesti dolci e adesso mi guardi con superiorità.

Abbasso leggermente lo sguardo non riuscendo più a sopportare il tuo, se ti fisso in quelle profonde ametiste quali sono i tuoi occhi mi sento cosi debole, nudo, ma anche cosi felice, sento come la sensazione di averti già conosciuto prima, tra tutte le sensazioni nuove che sai scaturire nel mio animo, c’è anche quella di profonda tristezza...

Chi sei in realtà?

Cosa ti ha spinto a liberarmi?

Parlami, dimmi qualcosa, una parola sola, una parola che potrebbe finalmente salvarmi dalla solitudine che fino adesso ho provato, salvami dal vuoto che sento nel mio cuore, salvami dall’oblio della mia mente, portami in una dimensione di pace e crea in me nuove immagini che possano sostituire tutti questi anni di lacrime e disperazione.

 

***

Ti ho qui tra le mie braccia, il tuo calore mi avvolge quasi titubante, come se avesse paura di sfiorarmi davvero.

Non ti reggi sulle gambe ed istintivamente mi viene da sorreggerti, sembri delicato come un giglio ma i tuoi occhi raccontano di una forza nascosta, forza di volontà che ti spinge ad alzare il volto e a fissarmi.

Ricambio la tua attenta analisi fissandoti a mia volta.

Posso chiaramente vedere la tua fronte corrugarsi dal disappunto, so bene che i miei occhi in questo momento ti stanno scrutando severi ed altezzosi, ma non posso fare altrimenti, se solo facessi crollare la barriera che adesso sto ergendo tra me e te allora ti stringerei forte beandomi del tuo profumo di erba e di natura selvaggia.

Mi ringrazi della premura con cui ti sto aiutando ed io ti rispondo con un sibilo.

E’ incredibilmente bello vedere le tue iridi di puro oro ingrandirsi per la sorpresa.

Ti aspettavi parole gentili?

Si, la tua faccia non mente, vorresti una parola dolce, ma io non sono una persona che si lascia andare al romanticismo, mi spiace ma ti ci dovrai abituare.

Anche se, e di questo non avrei fatica a persuadermi, credo proprio che una o due parole sdolcinate riuscirai a strapparmele, sei riuscito ad entrare prepotentemente nella mia mente e nei miei occhi, forse, prima o poi, entrerai anche nella mia anima caotica, portandovi un po’ di pace.

Ho come la stranissima sensazione che in passato tu l’abbia già fatto.

Non dici niente, fissi i tuoi piedi imbarazzato.

Mi verrebbe da ridere se solo ne fossi realmente capace.

Sei buffo, sembri una scimmietta, mi tieni la mano come se fosse il tuo unico appiglio per la vita, ma non osi guardarmi.

Preferisci il duro terriccio ai miei occhi?

Se per te è cosi allora non posso porvi rimedio, ma sono io ad aver bisogno delle tue splendide iridi dorate sai?

Con la mano libera ti afferro delicatamente il mento, tremi, hai paura? Oppure non aspettavi altro e l’emozione è tale da far vibrare ogni tua singola cellula?

“Non abbassare mai lo sguardo quando ti parlo, odio le persone che non guardano dove vanno!” ti ordino perentorio e non posso fare altro che esultare interiormente nel vedere questi tuoi occhioni spalancarsi sempre di più, mentre un velo di puro imbarazzo ti si diffonde sulle gote, riuscendo persino ad inporporarti la punta del naso.

Non fossi quello che sono, ossia il 23esimo Genjio Sanzo Hoshi, probabilmente passerei la vita a ripeterti quanto sei affascinante, oppure mi perderei nella setosità dei tuoi lunghissimi capelli color cioccolata.

Sono cosi luminosi ed invitanti...

Ma che vita patetica!

“Muoviti scimmia, è ora di andare!”

Devo pure smetterla in un qualche modo di fissarti, inoltre sta calando la sera, meglio muoversi.

Con riluttanza, abbandono la tua mano ed il suo calore.

Ti faccio cenno di seguirmi e tu, come uno stupido animaletto sorridi ebete e mi trotterelli dietro.

Tsk... stupida scimmia...

La mia stupida scimmia....

 

***

E’ più forte di me, non posso impedirmi di obbedirti, la tua voce mi entra dentro, raggiunge le più intime profondità del mio essere e mi obbliga a fare tutto ciò che vuoi tu.

Non so come, non so perchè, ma tutto questo mi è famigliare.

Tu ordini, io obbedisco.

Ma ti obbedisco perchè sei tu, non lo farei con nessun altro al mondo e questo mi rende felice, mi da un senso di appartenenza, non più solitudine a circondarmi, ma la tua insolita possessività  a permeare il mio essere.

E’ bello, estremamente bello sentirsi cosi.

Ridiscendiamo insieme il sentiero, io ti sto dietro silenzioso, timoroso di dirti anche una sola minima parola, mentre tu avanzi deciso tra questi sentieri impervi, ovviamente non mi parli e non guardi nemmeno indietro a controllare se io ti stia seguendo oppure no.

Ci percepiamo a vicenda.

O forse tu hai già capito che ti seguirei anche in capo al mondo come uno schiavo devoto o come un animale da compagnia, non ti serve controllare che io ci sia, sai già che ci sarei comunque e dovunque.

Fisso la tua schiena mentre cammini lento e sicuro di te, mi piacciono un sacco le tue spalle larghe, la tua schiena dritta e forte, il tuo corpo è scrigno di forza e luminosità, mi da sollievo e ristora la pace in me, credo quasi di essermi fissato sulla piega delle vesti che armoniose ricadono sino ai tuoi piedi, noto solo di sfuggita il tuo sguardo divertito.

Già, devo esserti sembrato veramente idiota, ma non dici niente, ti rigiri fissando il sentiero sino a quando non raggiungiamo la cittadina in cui hai riservato una stanza.

Appena entriamo in città tu ti muovi sicuro ma io non posso, mi fermo ed allungo una mano verso di te, che non noti il mio tormento, non posso avanzare, sento gli sguardi ed i mormorii della gente e ne sono incredibilmente spaventato, mi sento a disagio, fuori posto, odiato!

Ma non dovrei neanche stupirmene visto che mi considerano un mostro...

Sento quelle maledette lacrime farsi strada tra le mie ciglia, tremo come una foglia e mi odio per questo, volevo sembrarti forte ed invece mi perdo in queste stupide scenate di panico, ma è più forte di me, cinquecento anni rinchiuso in una prigione hanno il loro peso sulle mie spalle, sulla mia mente.

Ma poi sento la tua mano fra i miei capelli, il tuo palmo è grande e caldo, si strofina piano sulla mia cute, tra i serici fili delle mie ciocche brune, alzo piano la testa e ti fisso con occhi sgranati, ricomi di lacrime mal trattenute.

Possibile che tu sia già riuscito a leggermi dentro l’anima cosi presto?

 

***

Finalmente il villaggio si stende ai nostri piedi, finalmente posso godermi un attimo di pace e di relax.

Non mi sento più le gambe, dannato sentiero di montagna e dannata scimmia!

Se non fosse stato per questo animale che mi trotterella dietro, a quest’ora sarei comodamente seduto nei giardini di Cho’an a godermi una sigaretta in santa pace.

Ma è da sciocchi piangere sul latte versato, affretto il passo e mi addentro nel villaggio, ma sento qualcosa di strano.

Automaticamente mi giro, non sento più il calore della scimmia dietro di me.

Tsk!

Quell’idiota si è fermato e sta tremando come una foglia, con lo sguardo basso e un braccio proteso verso di me.

Non ci sono proprio speranze per te eh?

Mi avvicino a te con calma, tu non accenni a smettere di essere cosi sciocco, potrei quasi dire che susciti in me tenerezza ma la realtà è che anche io so cosa vuol dire essere rifiutati, disprezzati, macchiati di una colpa che non si ha, per questo passo una mano tra i fili di seta che sono i tuoi capelli, tu pianti i tuoi occhi ricolmi di lacrime su di me ed io sento qualcosa di pesante muoversi all’altezza dello stomaco, mi fa male vederti cosi, e non so perchè.

“Muoviti scimmia, se ti fai condizionare da questi bifolchi allora non sei degno di viaggiare con me!”

Dovrei smetterla di stupirmi a ogni espressione che sai assumere, passi dalla tristezza allo stupore e da questi alla gioia in un batter di ciglia, come puo una mia semplice frase renderti tanto felice?

Sei proprio una stupida scimmia...

Mi volto dopo averti detto quelle parole, vedere i tuoi occhi cosi splendenti mi provoca strane reazioni, come se anche io fossi felice, come se tu mi stessi rendendo felice, e la cosa mi preoccupa, solo una persona riusciva a rendermi sereno, e tu, essere cosi strano, non puoi certo prendere il suo posto.

O forse si?

Comincio a dirigermi verso la locanda, il mio passo è frettoloso, fin troppo frettoloso e questo mi irrita non poco.

Sono sconvolto dalle sensazioni che quegli occhi dorati hanno saputo darmi.

Patetico!

 

***

Dolce e poi aspro.

Mi ricordi tanto un arancio... mhmhm che fame...

Però non dovrei perdermi in questi pensieri culinari...

E’ che proprio non riesco a capirti, come puoi essere cosi pazzesco? Non credo esista su questo pianeta una creatura che possa anche solo paragonarsi a te, sei cosi scostante che quasi mi irriti, ma forse è proprio questo tuo aspetto, questi tuoi repentini cambi d’umore che mi spingono verso di te?

Ho deciso di seguire il tuo consiglio, non darò ascolto alle voci cattive dei paesani, che mi considerino quel che vogliono, un mostro, uno scherzo della natura, qualunque cosa vogliano, a me basta sapere che per te sono un essere degno di starti accanto, il resto non mi importa, non c’è felicità più grande per me che poterti camminare a fianco.

L’ho già pensato non so quante volte ormai.

Ho ridacchiato e tu ti sei girato sospettoso, mi ricompongo subito, ho come l’impressione che non ti piacciano certe palesi dimostrzioni di buonumore, la tua faccia è sempre cosi scontrosa e burbera che non me ne stupisco.

Camminiamo ancora per pochi minuti, sino a quando non ci ritroviamo davanti una vecchia locanda, da fuori sembra abbastanza malconcia, non mi piace molto e poi ha lo stesso odore della grotta, muffa e umidità.

“Senti...” provo a chiamarti.

“Taci stupida scimmia!”

Ops... devo aver sbagliato qualcosa, meglio tacere, eppure di cose ne vorrei dire, ma so che non mi starai ad ascoltare.

“Andiamo scimmia!”

Non fiato e di nuovo ti seguo su per le scale in legno. Hai rivolto si e no quattro parole frettolose ed arroganti al locandiere, quindi non mi arrabbio se anche con me fai cosi, è il tuo carattere, dovrò solo abituarmici.

Fosse facile...

 

 

***

La tua voce, ovunque...

Nella mia testa, nell’aria, anche adesso che siamo in questa stanza, tu nel bagno, io disteso sul letto, sento la tua voce.

Canti. Semplicemente canti, e fai uscire da quella tua bocca dolci note fruttate.

More, amarene, pesca, albicocca, cigliegia.

I frutti che hai mangiato giusto pochi minuti fa, prima che io ti spedissi a lavarti, razza di animale...

La tua voce non mi da fastidio, ma mi lascia lo stesso in uno stato di profondo turbamento, è prepotentemente soffice e si insinua nel mio corpo come una carezza di bambino, è strano avere qualcuno con cui dover spartire attimi della mia vita, non vi sono abituato.

Mi rigiro su un fianco, incapace di trovare una posizione comoda persino su queste soffici lenzuola.

“Ehi scimmia hai finito?” urlo per sovrastare il suo canticchiare.

Non mi risponde, ma sento distintamente l’acqua smettere di scorrere e la sua voce, oserei dire finalmente, smette di invadere la stanza.

Mi accendo una sigaretta, aspettando che esca dal bagno e lasci a me il tempo di godermi una sana doccia ristoratrice.

“Guarda che io ce l’ho un nome, mi chiamo Goku e non scimmia!” mi sento dire all’improvviso, ero troppo preso dai miei pensieri, da non essermi accorto della sua uscita dalla stanza da bagno, sino ad arrivare vicino a me.

Mi giro per rimproverarlo aspramente, ma ogni mio tentativo di fare ciò se ne va a farsi allegramente benedire appena il mio sguardo cade su di lui.

E’ nudo, totalmente nudo, non c’è altra parola per definirlo, semplicemente nudo come madre natura l’ha fatto. Ma non si limita a questo, oltre ad essere totalmente senza veli, è anche ricoperto da maledettissime goccioline d’acqua che gli scivolano sulla pelle color bronzo, tiepidi ricordi della doccia appena gustata. Ed i suoi capelli, quei capelli cosi dannatamente sensuali, ora gli ricadono fradici sul corpo come le mani di un violentatore, avide e prepotenti.

La sigaretta minaccia di scivolarmi dalle labbra. Sono pietrificato.

Mai mi sarei aspettato un tale sfoggio di bellezza, degno solo di una creatura figlia della terra e del cielo.

Semplicemente magnifico.

Ed ecco violento il sentimento emergere nuovamente a galla nel mio animo, lo voglio, lo desidero, lo bramo, ma non solo quel suo corpo, voglio la sua luce, la sua forza. Mi sconvolge il pensiero di non volerlo e basta, lo rivoglio!

E’ come se sapessi di averlo già avuto, che lui sia già stato mio in passato, lui mi appartiene di diritto.

Ma il mio fondamento, non avere nulla, anche lui si fa vivo prepotentemente nella mia testa, come sono patetico, lasciarmi sconvolgere da una stupida scimmia.

Senza contare che sarebbe già la seconda volta che succede.

“Vatti a vestire stupidissima scimmia!” gli sbraito in faccia, tentando di recuperare un minimo di lucidità, nonostante l’averlo di fronte a me, in quello stato cosi seducente, mi renda l’operazione quasi impossibile.

“Allora vuoi darti una mossa?” gli domando ancora una volta, più acido che mai, ma lui non si muove, anzi, alza i polsi ancora incatenati e mi pianta in faccia quei suoi splendidi occhi color oro, e io mi sento annientare da quelle iridi preziose, ora sin troppo malinconiche su quel suo volto innocente.

Cosa vuoi realmente da me?

 

***

Non so cosa mi sia preso, davvero non lo so.

Ho caldo, un caldo intenso nel mio corpo, si propaga dal mio cuore e si irradia ovunque, più caldo del calore stesso.

Pensavo che, con una bella doccia, tutto sarebbe passato, invece sembra che tutto sia peggiorato.

Ho come dei flash improvvisi nella mia mente, ma tutti con lo stesso filo conduttore, lui, i suoi capelli biondi, le sue mani, le sue carezze. Ricordi lontani, emozioni già provate, o semplici mie fantasie?

So che sono pensieri impossibili ma non posso fare a meno di provare strane sensazioni, nonostante tutto.

Canticchio per cercare di bloccare questi miei pensieri.

Non c’è una vera e propria melodia, mi limito a far uscire le note dalle mie labbra, come il canto di un usignolo.

La sua voce irritata però mi riporta alla realtà, smetto di cantare e chiudo l’acqua calda.

Non mi va di asciugarmi, voglio provare la sensazione di non avere alcuna costrizione, anche se...

 Anche se queste catene non vogliono ancora saperne di abbandonare i miei polsi, sono come delle cicatrici indelebili nella mia memoria,nel mio spirito, mi fa paura pensare ad esse come un monito, un campanello d’allarme.

Guardarle mi riporta alla mia passata solitudine, mi abbandonerà quindi anche lui?

No, scuoto la testa, non devo abbandonarmi a questi pensieri tristi, ora sono libero, sono con lui che mi dona la luce tanto agoniata, non posso e non voglio desiderare altro.

Esco dalla stanza da bagno, il mio corpo è ancora completamente bagnato, forse avrei fatto meglio a passarmi il telo di spugna, non vi bado, ho una cosa che mi preme sapere più di ogni altra cosa.

Il suo nome.

E’ strano, ma non ci siamo ancora detti i reciproci nomi, come se ci conoscessimo già da cosi tanto tempo da non averne bisogno, non ci sto capendo più niente!

“Guarda che io ce l’ho un nome, mi chiamo Goku e non scimmia!” esclamo quando ormai ti sono di fronte.

Mi sembra cosi strano vederti sobbalzare dallo stupore.

A cosa mai stavi pensando, tanto da non sentire il mio arrivo?

Hai la faccia strana, tutta rossa...

“Vatti a vestire stupidissima scimmia!” mi ordini una volta che ti sei ripreso, ma ancora non capisco quella tua reazione, inoltre non capisco questo tuo bisogno che io mi vesta, stare finalmente senza vestiti mi piace, nella grotta non potevo, avevo troppo freddo senza, ma adesso, con il calduccio di questa stanza, non ne vedo la necessità.

“Allora vuoi darti una mossa?” continui sempre più arrabbiato, quasi quasi comincio a sentirmi infastidito pure io di tutti questi ordini rabbiosi, insomma non la sai usare un minimo di gentilezza con me?

E poi mi da fastidio che continui a chiamarmi “scimmia”...

Io mi chiamo Goku, vorrei tanto che lo capissi...

Ecco, mi sono nuovamente intristito, alzo il volto e ti fisso, voglio imprimermi ogni singolo particolare di te nei miei occhi, sono assetato di te, dei tuoi occhi viola che mi rimandano indietro il mio stesso sguardo, solo con sfumature purpuree, facendo riemergere in me di nuovo quel sentimento agrodolce di cui non ho più memoria, ma di cui sento tremendamente la mancanza.

Mi viene istintivo alzare le braccia verso di te, con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, in modo tale da mostrarti bene i polsi incatenati, solo loro mi separano veramente dalla mia libertà, sono sicuro che se solo tu lo volessi, queste pesanti manette cadrebbero al suolo, perchè solo tu puoi rendermi davvero libero.

Ora quindi ti prego, dimmi il tuo nome e rendimi libero!

Libero!

 

***

L’ho sentito stupida scimmia, è inutile che lo urli ancora nella mia testa.

“Sei proprio una stupida scimmia! Se volevi tanto sapere il mio nome bastava chiedermelo!”  è sempre bellissimo vedere i tuoi occhioni dorati illuminarsi di sublime meravilglia.

“Genjo Sanzo Hoshi” ti faccio regalo del mio nome, anche se so già che ne avrò a pentirmene, cosi adesso oltre che nella mia testa, comincerai a chiamarmi anche dal vivo, che fortuna!

“Allora ti chiamerò Sanzo! Va bene Sanzo?” ti illumini dicendo queste parole, con un sorriso dolce sulle labbra rosse di cigliegia.

“Fai come ti pare scimmia...” maschero il mio sopito sentimento, ho sentito tantissime persone pronunciare il mio nome, ma mai mi ha fatto l’effetto che mi hai fatto tu, come se questo mio nome ti appartenesse di diritto, come se pronunciato da te fosse improvvisamente diventato puro, etereo, sacro come dovrebbe veramente essere.

“Sanzo! Sanzo! Sanzo!”

“E adesso cosa diavolo vuoi?” sono irritato, molto irritato, mi bombardi di sensazioni che non capisco, che invadono il mio corpo e animo in maniera strana, e tutto questo mi rende incredibilmente nervoso, non mi conosco più, e tu te ne stai ancora li, a fissarmi come se niente fosse, con quei polsi protesi verso di me, cosa vuoi che ti dica, anzi cosa vuoi che faccia!

“Rispondi scimmia!” ti urlo contro afferrandoti per quelle maledette catene che ancora non ti vogliono abbandonare, ma le devo lasciare immediatamente, sono cosi gelide!

Come fai a sopportare un fastidio simile?

“Ora capisci quello che sento, io non so perchè porto ancora ai polsi queste manette, ma ti prego Sanzo, liberami!” ora è la tua voce a urlare, ma lo fai con una grazia e un sentimento tale da confondermi, mi lasci smarrito ed imbarazzato.

Mi rendo conto scioccato di star tremando come una foglia, le mie mani sembrano di gelatina, le braccia mi formicolano.

Cosa diavolo sta succedendo?

“Sanzo!”

“E va bene stupidissima scimmia, ma smettila di urlare dannazione!” ecco, ora sono veramente nel delirio più totale.

Ma si può essere più idioti di me? Come diavolo faccio a togliergli quei cosi dai polsi, io non ne ho di certo la minima idea!

Riprovo ad avvicinare quindi le mie mani a quelle manette, imponendomi di non farle tremare. Afferro quei polsi con una decisione che non mi appartiene ed impongo con uno sguardo alla scimmia di non muoversi, fortunatamente sembra capire l’importanza del momento ed oltre a starsene quieto, non fiata neanche.

Santa pace, santo silenzio.

Mi concentro su quello che devo fare, ma una domanda si ripresenta al mio cervello.

Come diamine si fa a togliere questi cosi dai polsi di una persona? Ancora mi rimane impossibile capire come abbia fatto a rompere le sbarre della prigione e ad infrangere le catene che lo tenevano legato alla roccia, e si sa, la fortuna non capita due volte nello stesso giorno.

Tsk... che razza di giornatina!

Maledetta scimmia petulante e maledetto me!

Mi impongo di smetterla di insultare il mondo, me compreso, devo concentrarmi seriamente.

Usare il sutra? No, finirei per uccidere persino la scimmia, non credo che i Sanbutsushin la prenderebbero bene, anche se l’idea, in effetti, sotto alcuni aspetti, si potrebbe anche rivelare estremamente allettante.

Il Fuda è da escludersi ed un jutsu non credo che sarebbe abbastanza efficace, per quanto mi secchi ammetterlo, questa volta ho perso di mano la situazione, sono impotente.

“Non posso scimmia...”

 

***

“Non posso scimmia...” lo dici come se davvero ti dispiacesse.

“N... non importa Sanzo... io... davvero...”

Perchè cavolo sto balbettando? E perchè cavolo non riesco a trattenermi dal piangere?

Perchè deve fare cosi male?

Stupido! Stupido! Stupido!

Non devo farmi vedere cosi da lui, non posso mostrarmi debole, non è colpa sua, è tutta colpa mia, devo smetterla di chiedere l’impossibile, devo smetterla di sperare, devo smetterla di essere cosi stupido!

Tiro su col naso e volgo lo sguardo altrove.

“Ora... ora si è fatto tardi.... buonanotte Sanzo... grazie....”

Non ho la forza di rigli altro, mi dirigo silenzioso verso il mio letto, sento incredibilmente freddo cosi nudo.

O è forse la tristezza a farmi provare questo gelo?

Mi vesto in fretta con i pochi abiti che sono riuscito a trovare nell’armadio, infine, sconsolato e fiacco, scosto le fredde lenzuola, sperando che la notte inghiotta tutti i miei sentimenti.

 

***

Perchè mi fa male vederlo cosi?

Perchè quelle lacrime mi sembrano cosi sbagliate sul suo volto?

E perchè diavolo io mi sto facendo tutte queste paranoie per una stupida scimmia?

Meglio dormirci sopra, domani sarà tutto passato, non è di certo affar mio se una stupida bertuccia non riesce a trattenere le lacrime, io ho fatto tutto quello che ho potuto per quelle maledette catene, se queste non vogliono cadere dai suoi polsi, di certo, io, non posso farci nulla.

Già, proprio nulla...

E dannazione la devo smettere di pensare!

Non ho mai pensato tanto come negli ultimi tre minuti!

Mi sdraio sul letto, chiudo gli occhi, ho voglia di non sentir nulla, neanche più i pensieri della mia mente.

Sospiro.

Poi, finalmente, il sonno arriva.

C’è silenzio, mi sento leggero, sto sognando, decisamente sognando, non credo esista in terra un luogo cosi ricco di pace, silenzio, tranquillità.

E’ tutto bianco intorno a me, mi sembra di essere circondato da nuvole soffici, il loro candore mi ferisce gli occhi, la loro pace, d’un tratto, mi sembra sbagliata, è tutto troppo etereo, tutto troppo immacolato, mi sento soffocare.

Mugolo qualcosa, ho bisogno di andare via, di correre lontano da questo strano posto, non c’è aria, c’è troppa luce, mi acceca il riverbero del sole che si infrange tra le nuvole e attacca i miei occhi.

“Brilli tutto, sembri il sole!”

Questa voce...

Io la conosco, ma cosa diavolo sto sognando?

Tanti flash irrompono nella mia mente confusa, ricordi!

Di chi sono questi ricordi?

Miei?

Vedo Goku, vedo un uomo dai lunghi capelli biondi, chi diavolo è?

Eppure mi somiglia cosi tanto, sento di possedere un qualche legame con quella persona, che assurdità, eppure è come se io e lui condividessimo la stessa anima, lo stesso cuore, gli stessi sentimenti.

Goku mi sta vicino, mi abbraccia, mi fa dannare, lo devo rincorrere per tutto il Tenkai, mi porta i fiori, mangia come un dannato, mi cerca nella notte, ed io ricambio gli abbracci, non riesco più a dormire senza averlo tra le mie braccia. E’ cosi fragile, cosi bello, cosi mio!

Ma io allora sono quell’uomo?

Di nuovo mi sento soffocare, il peso di tutti questi ricordi e sentimenti mi schiaccia, non ho la forza di sopportarli, il mio cuore sembra battere più forte, come se mi volesse convincere che tutto questo sia giusto.

Ed allora perchè io in questi anni non ho mai ricordato nulla? Perchè solo ora riaffiora questo mio passato?

“Konzen! Konzen! Non mi abbandonare Konzen!”

“Sanzo! Sanzo! Non mi abbandonare Sanzo!”

Stesse grida, nomi diversi.

Ma il sentimento con cui implori è lo stesso.

Amore.

Basta, basta, tutto questo deve finire...

Di nuovo silenzio, ora tutto è cambiato, non sono più circondato dal bianco, sono al buio, stringo qualcosa a me, è caldo, trema, piange?

Apro gli occhi di scatto, Goku è tra le mie braccia, piange disperato, siamo in una stanza che non riconosco, io stesso non so chi sono, ho i capelli lunghi, io... sono in Konzen?

Konzen è in me?

“Ti prego Konzen...” mi dice Goku senza smettere di piangere.

Io lo stringo di più a me, è dolce il suo calore, ne ho bisogno, mi da la forza per proseguire nel piano di salvarlo.

“Ho deciso di non distogliere nuovamente lo sguardo. E che non mi sarei vergognato del me stesso riflesso nei tuoi occhi” gli dico guardandolo.

I suoi occhi, sono cosi belli e puri, nonostante la paura che li caratterizza in questo momento.

So di non aver altro tempo, le guardie stanno arrivando, quel maledetto cancello dimensionale non vuole aprirsi, non funzionano i codici di Tenpou, pesto tasti a casaccio, devo far funzionare il tutto, devo salvare Goku da Li Touten, devo farcela, devo!

Le guardie imperiali mi feriscono ed altro sangue macchia la mia veste.

Non posso cedere, devo mostrarmi forte, devo salvarti.

Si!

Le porte si aprono!

Corriamo Goku, corriamo verso la promessa di libertà.

Ma Li Touten è dietro di noi, dobbiamo affrettarci o non ce la faremo mai.

... E’ vero... ero annoiato. Sempre. E si, lo so bene. Non ci sono certezze che vi sia speranza al di là di quella luce verso la quale ci stiamo dirigendo adesso. Potresti incorrere in maggiori sofferenze laggiù... Ma nonostante ciò, volevo mettercela tutta solo per dirti quanto sia felice di averti incontrato...

Questi persieri solcano la mia mente mentre continuo a correre verso le porte del cancello dimensionale.

Mi sento cosi triste, questa è una missione suicida, non sono mai stato ottimista e di sicuro non lo diventerò in questo momento, avrei solo tanto voluto che tutto questo non fosse mai successo, adesso forse, per me e Goku ci sarebbe un altro futuro, meno sanguinoso, meno doloroso.

Con orrore vedo le porte cominciare a chiudersi, Li Touten deve aver schiacciato qualcosa per farle richiudere ed impedirci il passaggio verso il mondo terreste.

Dannazione!

E noi siamo ancora cosi lontani.

Mi giro ed afferro Goku per il polso destro, se non io, almeno lui deve farcela.

Corro sino a non avere più fiato in gola, le ferite mi fanno malissimo, saltiamo e poi...

Dolore, solo dolore nel mio corpo e nella mia mente.

“Konzen!!” è disperato il grido di terrore di Goku.

Apro gli occhi, sono riuscito a fargli passare le porte, mentre il mio corpo ne è rimasto dolorosamente intrappolato. Sento la loro pressione comprimermi il corpo, non so quanto ancora potrò resistere.

Con le ultime forze che mi sono rimaste afferro la mano della mia scimmietta, i suoi occhi pieni di lacrime mi straziano il cuore, potessi, piangerei anche io, a nulla valgono i suoi tentativi di salvarmi, ma prima di morire, devo riuscire a dirglielo...

“Sei stato tu che per primo hai teso la tua mano verso di me... La prossima volta, te lo prometto, sarò io... a tendere la mia mano verso di te. Sarò io a farlo!”

Sgrani gli occhi, sorpreso e triste come non mai, non piangere più mio Goku, non piangere.

“Oh... sei davvero... come il Sole!” esclamo con un sorriso sbieco, macchiato di sangue, si, tu sei davvero il sole che illuminava le mie giornate, ricordatelo stupida scimmia, ricordatelo.

Le porte si chiudono su di me, sento il mio corpo dissolversi e di me resta solo polvere.

Ora vedo solo Goku, nessun altro intorno a lui, sta in silenzio ed osserva quello che un tempo era stato il corpo di Konzen, il mio corpo. Di me, di noi, non resta altro che polvere, lo vedo che la afferra, ma gli sfugge tra le dita, continua a cercare di tenerla tra le mani, ma essa se ne va, inesorabile.

Si farà male alle mani, è tutto inutile.

Ma lui sembra non farci caso, continua come se non avesse altro scopo nella vita, come se cosi facendo io, Sanzo, Konzen, potessi ritornare in vita.

Infine urla, il suo è un urlo muto, ha la bocca spalancata, non emette alcun suono, la disperazione pare non aver voce, eppure devastante giunge alla mia anima quel suo grido.

Non piangere, non piangere!

I cigliegi scossi dal vento rilasciano una pioggia incessante di petali rosa, quasi una pioggia di lacrime che ricopre ogni cosa.

Mi sveglio di soprassalto, madido di sudore.

“Che diavolo?” mormoro da solo, sono completamente sudato, le lenzuola sfatte ed arricciate in fondo al letto sono chiari indizi del fatto che non abbia fatto sonni tranquilli, ma perchè?

Scuoto la testa, ho bisogno di una doccia prima di impazzire.

Faccio per alzarmi, ma qualcosa, anzi, qualcuno, attira la mia attenzione.

Goku.

E’ seduto vicino al mio comodino, le gambe rannicchiate, la testa appoggiata sulle ginocchia, ha ancora gli occhi gonfi di pianto, non mi guarda, fissa il pavimento con quel suo sguardo carico di malinconia, cosa ti fa essere cosi irrimediabilmente dolce?

“Non dormi scimmia?”

“Non potevo...” inarco un sopracciglio perplesso, sbuffo.

“E perchè non potevi?”

“Urlavi...”

Colpito ed affondato.

“Io..?”

“Si Sanzo, stavi urlando, ti agitavi nel sonno... tu urlavi il mio...”

“Il tuo cosa?” gli chiedo esitante, gli occhi sbarrati sulla sua figura minuta.

“Il mio nome...”

Non riesco a fermare la mia caduta a terra, semplicemente mi accascio, mantenedo il mio peso sulle ginocchia, non riesco a capacitarmi di questo mio assurdo comportamento, sento in me sentimenti conosciuti riaccendersi, mi sento come se mi fossi risvegliato da un sonno non voluto, possibile che veramente io abbia ricordato la mia vita precedente?

Vita insieme a questa scimmia?

Io l’amavo?

Ti ho davvero amato Goku?

E tu, tu l’hai sempre saputo? Tu continui ad amarmi nonostante io sia morto e ora sia di nuovo qui con te?

Mi hai davvero aspettato tutti questi anni?

Non riesco a respirare, di nuovo mi sembra di trovarmi in quel limbo candido, il cuore mi batte come un tamburo nel petto, io non capisco!

Non ce la faccio!

Basta! Basta! Basta!

 

***

Stai male, lo vedo dai tuoi occhi.

Vorrei abbracciarti, confortarti, ma ne ho paura.

Cosa hai sognato? Cosa ti fa stare cosi male?

Se solo potessi alleviare questa tua pena io me ne prenderei tutto il suo peso.

“Sanzo...” ti chiamo e tu alzi la testa, mi guardi, c’è una muta disperazione nel tuo sguardo, rabbia e dolore, e ora cosi dolce, rivolto a me.

“Tu mi hai aspettato davvero per tutto questo tempo?”

Hai la voce incrinata dai troppi sentimenti, i tuoi occhi d’ametista splendono.

Non riesco a risponderti, non me ne dai il tempo.

Mi abbracci, cosi, all’improvviso. La tua stretta è forte sul mio corpo, quasi disperata.

Perchè mi sembra tutto cosi giusto?

Perchè il tuo abbraccio mi è mancato cosi tanto?

Mi abbandono a te, mi cullo nel tuo abbraccio e poco mi importa se le lacrime mi scorrono sulle guance, è gioia quella per cui piango, gioia di aver ritrovato questi attimi con te, gioia per il semplice fatto che mi stai dando la possibilità di rivivere qualcosa che pensavo non avrei mai più fatto.

Tu sei il mio sole e mi sei mancato cosi tanto.

Sei la mia vita, tu mi hai ridato la luce di cui la terra ha bisogno per andare avanti.

Mi hai ridato l’amore che per secoli e secoli mi è stato negato.

Ed io ora ne prendo a piene mani, apro il mio essere a tutto questo, mai sazio, mai cosi felice prima di adesso.

 

***

Ti stringo con forza, quasi avessi paura di vederti scomparire sotto i miei occhi, non c’è ragione per cui una cosa simile possa accadere eppure se ti dovessi lasciare ne morirei, di nuovo.

Io chi ero?

Cosa ho fatto?

Chi sono adesso?

Non me ne importa un accidente.

La consapevolezza è la chiave di tutto, accettare, accettarsi per quello che si è stati, per quello che si è adesso, per quanto assurdo, per quanto difficile, bisogna farlo.

Affondo le mani tra i tuoi capelli, li stringo, li arrotolo tra le dita, li tiro, li piego al mio volere mentre inspiro il tuo profumo che sa di buono, di selvaggio, di mio.

So che non dovrei perdermi in tali scemenze, so che il mio principio cardine è quello di non avere nulla ma con Goku qui vicino a me, in contatto cosi profondo con il mio corpo, non posso fare altro che cedere a vecchie memorie, all’istinto, a quel cuore che avevo sepolto chissà dove, da troppo tempo.

Mi allontano leggermente per poterti guardare negli occhi, tu piangi e l’oro delle tue iridi scintilla dietro al velo di lacrime che le ofusca. Le asciugo con le dita, mi perdo in questi tuoi orizzonti dorati, da quanto non mi sentivo cosi bene nello specchiarmi negli occhi di qualcun’altro?

Nessuna vergogna.

Questi tuoi magnifici occhi sono pieni d’amore e d’affetto per me e per nessun altro.

Tu devi chiamare il mio nome, solo il mio.

Perchè questa è la mia volontà, ora e per sempre, cosi sia, nei secoli dei secoli.

“Goku...”

“Sanzo...”

Sanzo, non Konzen.

Il passato è passato, ora conta il presente.

Mi irriggidisco a questo pensiero, il presente è ben diverso da quello che siamo stati un tempo, in chissà quale epoca, in chissà quale luogo, i legami dovrebbero cambiare, ciò che è stato spezzato non può più essere sanato, ma non è forse altrettanto vero che ci sono legami che neanche il destino può recidere?

Il filo rosso che lega me e questa scimmia non è mai stato reciso del tutto.

Io ti ho fatto una promessa che neanche il corso del tempo è riuscito a cancellare e ora la voglio portare a compimento sino in fondo, una promessa è una promessa ed io, Genjo Sanzo mantengo sempre quello che ho detto.

Presente e passato possono fondersi dando vita al futuro, un futuro del quale noi soli saremo i padroni, liberi di decidere se andare avanti insieme o no.

“Grazie... grazie di tutto Sanzo... ora però forse è meglio andare a dormire...”

Eh no scimmia, non puoi tirarti indietro ora che mi hai risvegliato.

“Scimmia, stammi bene a sentire perchè non te lo ripeterò due volte”

Stranamente tu taci e mi fissi concentrato.

“Da ora in poi tu chiamerai solo e sempre il mio nome, perchè tu sei sempre stato mio ed io adesso lo accetto, io ti do il permesso di chiamarmi di nuovo...”

Koryu... Credo che sbagli chi dice che gli uccelli sono liberi perché possono volare.

Se non avessero un posto su cui atterrare, se non ci fosse un ramo su cui posarsi per riposare,

essi maledirebbero le loro ali.

Essere liberi forse...

L'essere davvero liberi forse consiste nell'avere un luogo dove tornare...

O forse, semplicemente, significa avere qualcuno da cui tornare.

Non avere nulla, vivere solo per se stessi, non sono insegnamenti che si possono rinnegare tanto facilmente ed io non ho nessunissima intenzione di cambiare la mia vita per colpa di una stupida scimmia, ma...

Ma... forse, volerti solo mio è una forma di egoismo che non guasta affatto con il principio di vivere in funzione solo di me stesso e basta, il tuo corpo, la tua anima sono miei e lo stesso sono io per te, però quando arriverà la fine, entrambi sappiamo come ci comporteremo, solo per noi stessi.

 

***

“Da ora in poi tu chiamerai solo e sempre il mio nome, perchè tu sei sempre stato mio ed io adesso lo accetto, io ti do il permesso di chiamarmi di nuovo...”

Sorrido, finalmente l’hai detto.

Ora so che nulla potrà ostacolare la nostra vita.

Alla fine le nostre anime dovevano reincontrarsi, sebbene io non ricordi assolutamente i dettagli del mio passato, questi sentimenti che provo per te non si sono mai sbiaditi, sono rimasti saldamente ancorati nel mio cuore e sono riusciti a guidarti nuovamente fino a me.

Mi hai teso la tua mano liberandomi dalle tenebre.

Alzo una mano e ti sfioro una guancia con le dita, sono emozionato, tremo.

Tu non ti sposti, leggo curiosità nel tuo sguardo, ora nuovamente burbero, ma sereno.

Avvicino anche il mio volto al tuo, questa volta credo tu abbia capito quali siano le mie intenzioni, mi viene naturale sporgermi per cercare le tue labbra. Forse agli occhi di chiunque altro posso sembrare un banalissimo moccioso, un bambino troppo cresciuto, ma in me arde il fuoco di secoli di amore sopito, che adesso vuole esplodere nel mio petto.

Questo amore ti ha aspettato troppo a lungo Sanzo.

E cosi, finalmente la distanza tra noi non c’è più.

Ti bacio.

 

***

Mi baci, più leggero di una piuma, più innocente della stessa innocenza.

Ed io non mi tiro indietro.

Mi piace sentire le tue labbra sulle mie.

Mai, a nessun altro essere umano avrei mai permesso di avvicinarsi cosi tanto a me, di poter toccarmi cosi nell’intimo come adesso stai facendo tu.

Sei istintivo, fai le cose senza pensarci troppo e si vede, ti muovi imbarazzato, impacciato, le tue labbra non osano spingersi oltre una certa soglia e questo ti fa onore, ma io sono un uomo, ho certe esigenze.

Tzè, stupida scimmia.

Faccio salire una mia mano tra i tuoi capelli, che accarezzo, poi scendo e mi fermo tra il collo e l’orecchio. Ti sento fremere e ti agiti leggermente mentre l’altra si posiziona sul tuo fianco, sei minuto ma forte. Tremi più forte quando ti faccio avvicinare di più a me e con la lingua prendo a giocare con le tue labbra.

Socchiudi gli occhi, hai un’espressione persa, sognante ed all’improvviso fai una cosa che sorprende persino me stesso.

Apri leggermente le labbra, mi concedi di poter voler di più da te.

Non me lo faccio ripetere due volte.

Mi piace baciarti, mi piace sentire le tue labbra inturgidirsi per colpa mia.

Ora sono gonfie e rosse come ciliegie mature.

Vien voglia di mangiarle, di più e sempre più, perchè si sa, una tira l’altra.

Però c’è una cosa ancora che devi fare Goku, la devi fare per me e per Konzen altrimenti la mia promessa sarà stata vana, devi completare il lavoro iniziato...

Di soltanto una parola...

“Sanzo...” gemi.

Ed io sarò salvato.

 

***

I tuoi baci mi mandano in estasi.

Gemo il tuo nome come un mantra di liberazione e gioia, ma anche tu adesso devi completare quello che hai iniziato liberandomi dalla mia prigionia.

Di soltanto una parola...

“Goku...” mi soffi sulle labbra in risposta ai nostri eterni baci.

Ed io sarò salvato.

Riprendiamo a baciarci, lentamente, con dolcezza, abbiamo tutto il tempo del mondo adesso.

Mi lascio andare alle tue premure e nella notte, mentre tutto scorre, muta, si trasforma, le catene che ancora stringevano i miei polsi, finalmente, cadono.

 

Libero

 

Ora

 

E

 

Per

 

Sempre.

 

Con te.

 

***

Fine.

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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