NdA: Salve a tutti,
questo è il mio primo (e penso unico) esperimento di fanfic dedicata all’anime
di Saiyuki.
I personaggi sono un
po’ OOC, lo so, ma secondo me il rapporto che lega Sanzo e Goku è cosi intenso
da non poter essere trascurato, per questo ho voluto descrivere le emozioni che
mi sono venute in mente leggendo il manga. Anche se questo ha voluto dire
stravolgere la trama e le caratterizzazioni dei personaggi.
In ogni caso ho voluto
restare, per quanto possibile, il più fedele che ho potuto con il manga, alcune
frasi infatti le ho tratte direttamente dalle parole della Minekura.
Spero vi piaccia!
(La storia non è stata
betata, quindi mi scuso in anticipo per gli eventuali errori grammaticali e di
battitura presenti nel testo)
Ma di soltanto una
parola e io sarò salvato.
***
Ombra.
Luce.
Ombra.
Luce.
Eterna successione del
giorno alla notte in questa mia vita statica, immobile, disperata.
Qui sul monte Gogyo
non c’è nulla, solo questa grotta dove mi trovo rinchiuso.
Da quanto?
Giorni, anni, secoli?
Il tempo scorre, ed io
lo vedo vivere davanti ai miei occhi, ormai morti.
Non so più cosa voglia
dire sentirsi vivo, mi limito a starmente rintanato nel ventre della mia madre
terra, ma non ci sono le sue braccia a tenermi caldo, solo il gelo della fredda
roccia, impassibile, severa, crudele.
Eppure tu mi hai
generato, perchè non mi vieni a salvare, perchè non provi almeno un briciolo di
compassione per questo tuo figlio?
Solo una volta sei
stata buona con me...
Quell’uccellino, era
il mio unico amico, ma qualcuno si è portato via anche lui.
Sai... per un attimo
ho pensato che si fosse addormentato, mi ero illuso che scherzasse, ma come può
un uccellino scherzare?
Sono rimasto minuti, o
forse ore, a guardare quel corpicino inerme al suolo mentre il vento si faceva
rabbioso, tagliente. Ho allungato la mano, ma le sbarre mi impedivano di
raccoglierlo, di assicurarmi che ci fosse ancora una vaga speranza, le lacrime
hanno cominciato a scorrermi sul viso
come un fiume in piena, erano la testimonianza silenziosa della mia più
assoluta disperazione.
Urlai, gridai al cielo
e alla terra tutta la mia ira, il mio tormento, proprio come un animale,
proprio come il mostro di cui tutte le pergamente che sigillano questa grotta
riportano scritto.
Ma quell’esperienza mi
ha insegnato una cosa...
Da quel giono l’ho
capito, sono destinato a rimanere solo, come se dal cielo mi avessero
condannato ad un’esistenza di dolore, di solitudine, ma per cosa mi domando?
Ogni volta che provo a
darmi una spiegazione la mia mente si contorce, sento delle fitte terribili
alla testa, non mi è neanche permesso di ricordare, e non ricordando
assolutamente nulla, o meglio, nessuno, sento ancora di più il peso dell’
essere solo, come se mai nella mia vita qualcuno mi avesse voluto anche solo un
briciolo di bene.
Tabula rasa, il
nulla...
Nulla come è la mia
esistenza.
Mi stringo nelle mie
stesse braccia, le pesanti catene tintinnano ferendomi le orecchie, non mi
abituerò mai a quel loro suono cosi dannatamente sinistro e metallico, le odio,
le odio con tutto me stesso, sono pesanti, gelide e mi suggeriscono la tremenda
immagine di non aver alcuno scampo a questa prigionia, di essere una persona
talmente meschina da meritare un castigo tanto umiliante e straziante.
Sono esausto di tutto,
come sarebbe dolce nell’aria, scivolare via... dalla vita mia...
***
“Mi domando in vostro
proposito maestro... Il buddismo predica il rispetto e il non uccidere. Voi
avere raccolto un bambino senza genitori come me e mi avete tenuto al vostro
fianco...”
“Ebbene... Ho sentito
la tua voce”
“Huh?”
“Mi hai chiamato.
Credo fosse la mia missione. Eri insistente sai? Ero quasi infastidito, cosi
semplicemente ti ho preso con me”
“Non ho capito niente
di quello che avete appena detto”
“Forse la sentirai
anche tu un giorno. Una voce, intendo”
“Se qualcuno mi
facesse questo, lo cercherei, non mi importa niente, gli direi di smetterla e
lo colpirei in testa”
Questo vecchio
episodio mi si è ripresentato alla mente da quando quella voce petulante ha
cominciato a chiamarmi. Non credevo che un giorno le parole del mio maestro si
sarebbero avverate.
Tsk... aveva proprio
ragione, ora mi ritrovo nella sua stessa situazione, e dire che a quei tempi
non avevo neanche prestato troppa attenzioni al suo discorso.
Dannazione.
Infilo un passo dopo
l’altro su questo terreno impervio, mentre tu continui imperterrito nel tuo
richiamo.
Disgraziato, la vuoi
smettere?
Cosa ti fa ripetere il
mio nome in maniera tanto insistente?
Chiunque tu sia, ti
auguro solo che il motivo di tanto rumore nella mia testa sia più che valido,
perchè se scopro che adesso, per colpa tua, sto scalando questa dannatissima
montagna per niente, te ne avrai a pentire.
Ancora e ancora,
quella voce continua a rimbombarmi nella testa.
Vuoi darci un taglio?
Dammi un attimo di
pausa maledizione!
Potrei anche gridarlo
a squarciagola, qualcosa mi dice che non otterei lo stesso il benchè minimo
risultato, sono giorni che mi tormenti, giorno e notte, come se non avessi
altro da fare.
Alzo gli occhi al
cielo, cosi terso e limpido, una giornata perfetta per starsene al tempio a
fumare in santa pace e leggere il giornale. Ed invece mi ritrovo a scalare
questa montagna, nonostante tutte quelle dicerie sul mostro che vi dovrebbe
essere stato sigillato al suo interno.
Tsk... patetico! Come
può una creatura sopravvivere per cinquecento anni?
Un mostro poi... come
fanno a dirlo visto che mai nessuno si è avventurato da queste parti prima di
me?
Scuoto la testa per
liberarmi di questi assurdi ed inutili pensieri.
Io sono qui solo per
un motivo, trovare chiunque sia il maledetto proprietario di questa voce e
prendere a calci il suo sedere!
Sbuffo facendo per
l’ennsima volta attenzione a dove mettere i piedi, ci sono un sacco di pietre
accuminate qua intorno e se cadessi dovrei rifare tutta la strada da capo,
decisamente una prospettiva che non mi piace.
...Rosso.
Qualcosa di rosso
attira la mia attenzione, il vento ha sospinto verso di me una piccola
pergamena rossa, no... non è semplicemente una pergamena, è un sigillo, molto
potente anche. Che si tratti del mostro della leggenda?
Tsk! Non è possibile!
Ma i miei occhi non si
soffermano troppo sul sigillo che ho in mano, vengono catturati dallo scenario
che ho davanti. Una grotta, con enormi sbarre di roccia a bloccarla, un brivido
scorre lungo la mia schiena, tutto ciò ha un che di inquietante, ed allora
perchè mi sento incredibilmente... malinconico?
Perchè guardare a
quella prigione mi rende malinconico?
No... non è solo
malinconia, c’è qualcosa di più prondondo... quasi dolore...
Ed eccolo, di nuovo tu
a irrompere con il tuo richiamo, ma no... non è possibile...
Mi avvicino alle
sbarre, voglio sapere, devo sapere se veramente qualcuno è imprigionato li
dentro e se sei tu a chiamarmi.
“Ehi... Sei tu che mi
stavi chiamando?”
***
“Hug?” mi ritrovo
inconsiamente a rispondere, a chi appartiene questa voce?
Chi ha avuto il
coraggio di spingersi fin qui?
Mi avvicino lentamente
alle sbarre di roccia, devo controllare, devo sapere a chi appartiene quella
voce.
Che si tratti di un
mio ennesimo sogno?
Sarebbe veramente crudele
se si trattasse effettivamente di una mia insulsa fantasia.
Mi muovo stancamente,
impossibilitato dal mio stesso corpo e dalla prolungata inattività dei miei
muscoli a fare qualsiasi altro veloce movimento.
Deglutisco rumorosamente,
no, non è un sogno, c’è veramente qualcuno davanti a me, stringo i denti
strisciando verso le sbarre, nel mio cuore adesso c’è uno strano calore, fa
quasi male, batte fortissimo.
Vedo la sagoma di una
persona davanti a me, è sfocata, l’ombra mi impedisce di scorgerne i
lineamenti, devo avvicinarmi, devo affiorare e lasciare che i miei occhi
possano essere sfiorati dalla luce del sole.
Devo vederti, devo
vedere il tuo volto...
Tu che solo ti sei
avventurato fin qui da me...
***
Aspetto una risposta
sensata che, a quanto pare, non arriva, c’è tensione nell’aria, la brezza che
sino a poco prima mi sembrava dolce, adesso mi da quasi fastidio sulla cute.
Sono stranamente
nervoso.
Che situazione...
“Hug?” sento provenire
dalla caverna.
Se si tratta realmente
di un mostro allora dev’essere veramente idiota, ma come si fa a rispondere ad
una domanda con un verso tanto stupido?
Che non possegga il
dono della parola?
Eppure la sua voce
petulante si fa ben chiaramente udire nella mia testa!
Sono irritato e frustrato,
tanta strada per incontrare un mostro idiota?
Non lo posso
accettare!
“Adesso dacci un
taglio, è irritante” gli intimo con il mio tono più sprezzante.
***
Mi ritrovo
involontariamente a sorridere.
La tua voce burbera è
un balsamo per le mie orecchie ed in fin dei conti, mi sembra quasi dolce.
“Io non stavo
chiamando nessuno... Chi sei tu?” oso dire nonostante già sappia inconsciamente
che tale domanda ti farà probabilmente infuriare.
Striscio ancora un
poco verso la luce che filtra dalla sbarre e finalmente riesco a vederti con
più facilità.
Un Dio.
Non ho altre parole
per definire il tuo aspetto.
Riduttivo sarebbe
definirti bello, non lo sei, tu sei qualcosa che va oltre la terrena bellezza.
La gola mi si secca e
non posso fare a meno di restare a bocca aperta a contemplarti.
I raggi solari ti
investono avvolgendoti come se fosse la tua aura, la veste sacerdotale che
indossi si muove sinuosa e leggiadra accarezzata dal vento, mentre tu...
Brilli tutto, sembri
il Sole, anzi sei il Sole, il mio... Sole!
Le parole si bloccano
nella mia gola, non riescono ad uscire, forse per la troppa meraviglia che susciti nel mio
animo e forse, nel mio stesso cuore che ha preso a battere come impazzito nel
mio petto.
Vorrei toccarti,
afferrare una tua mano candida e non lasciarla mai più... ma so....
So che non mi sarà
concesso.... ancora una volta....
La disperazione è il
mio destino, chiudo gli occhi, posso già vedere la tua schiena voltarsi e
sparire accarezzata dal vento.
E mi sento morire....
***
Ora che ti sei avvicinato
alle sbarre la luce del sole illumina il tuo volto.
Ed io per la prima
volta in vita mia mi ritrovo completamente sbalordito.
Può una creatura
essere tanto bella?
La tua colpa è forse
questa? Di essere talmente bello e splendente da non poter essere mostrato al
mondo?
Che una qualche
divinità ti abbia tenuto qui prigioniero solo per gelosia? Solo per poterti
ammirare in gran segreto?
E’ incredibile
l’effetto che i tuoi occhi color dell’oro stanno avendo su di me, mi sento come
distrutto, ogni fibra e cellula del mio corpo vorrebbe toccarti, anzi, per una
volta posso essere sincero persino con me stesso, io voglio averti!
Per la prima volta sto
seriamente prendendo in considerazione l’idea di infrangere l’insegnamento del
mio maestro.
... Non avere nulla....
Ma come posso non
avere nulla se tu, creatura tanto strana quanto magnifica, mi stai imponendo
silenziosamente di catturarti e farti, questa volta, il mio di prigioniero?
Non più rinchiuso in
questa grotta ma rinchiuso nella mia stanza, nei miei appartamenti al tempio...
Ma cosa diamine sto
pensando!!
Io non posso avere
certi pensieri, non posso, non posso, non posso!
Eppure qualcosa nel
mio cervello non vuole starmi ad ascoltare.
Io voglio quella
creatura! Come se la volessi da sempre al mio fianco.
Incredibile, come puoi
irrompere nella mia mente cosi spudoratamente?
Inorridito guardo la
mia mano alzarsi da sola e tendersi verso l’interno della cella.
Ormai non ho più tempo
per chiedermi cosa stia facendo, è troppo tardi per tornare indietro, per dirsi
è sbagliato, che non si può e non si deve fare.
Sto per liberare una
creatura tenuta prigioniera per anni, probabilmente un mostro che mi ucciderà
appena queste sbarre cadranno... eppure...
Eppure qualcosa in me
sa, sa che tutto questo non accadrà e che sto facendo forse la cosa più giusta
della mia vita.
“Quindi non ho altra
scelta, dovrò portarti via con me”
Allora... accetterai
la mano che ti porgo mia stupenda creatura?
***
Non ho il coraggio di
guardarti andare via.
So che non resisterei,
che il mio cuore si spezzerebbe.
E’ ridicolo se non
tremendamente umiliante sapere di poter morire solo per averti perso.
Sento le lacrime
pungermi gli occhi...
Quanto sono
miserabile, ti ho visto una sola volta eppure sento già di non voler nessun
altro con me, sento che tu eri quello giusto, la persona che finora mi è sempre
mancata.
Però qualcosa non va.
Dovrei sentire rumore
di passi allontanarsi, invece non percepisco nulla di ciò.
Apro nuovamente i miei
occhi e quasi urlo per la gioia.
Non sei andato via!
Sei qui e mi tendi la
mano!
“Quindi non ho altra
scelta, dovrò portarti via con me” mi dici sempre con la mano protesa.
Il mio cuore esplode
nel petto ed io, come una creatura morente mi sento rinascere a nuova vita,
senza pensarci due volte afferro la tua mano, la stringo nella mia e le tue
dita si intrecciano con le mie, come a suggellare una tacita promessa di
libertà.
Le sbarre si
smaterializzano come d’incanto e la luce mi avvolge calda e rasserenante, mi
sento finalmente libero!
Le pesanti catene che mi
costringevano a terra si spezzano a metà rimanendomi soltanto ai polsi, legate
attraverso queste spesse manette che ancora stentano a cadere, ma non me ne
preoccupo, tu sei qui davanti a me, con quella tua aria un poco truce, ma incredibilemente
pacifica.
Le nostre mani sono
ancora legate, mi tiri leggermente verso di te ed io quasi ti cado addosso data
la mia prolungata inattività, le gambe mi formicolano e le ginocchia si
piegano, ma tu, sorprendentemente mi stringi a te, impedendomi cosi di cadere.
“G... grazie” ti dico
con una voce che stento persino io a riconoscere, è talmente rasposa da parere
orribile.
Ma tu non vi fai caso.
“Nh!” mi rispondi con
sufficenza, sei cosi discordante...
Prima mi aiuti con
gesti dolci e adesso mi guardi con superiorità.
Abbasso leggermente lo
sguardo non riuscendo più a sopportare il tuo, se ti fisso in quelle profonde
ametiste quali sono i tuoi occhi mi sento cosi debole, nudo, ma anche cosi
felice, sento come la sensazione di averti già conosciuto prima, tra tutte le sensazioni
nuove che sai scaturire nel mio animo, c’è anche quella di profonda
tristezza...
Chi sei in realtà?
Cosa ti ha spinto a
liberarmi?
Parlami, dimmi
qualcosa, una parola sola, una parola che potrebbe finalmente salvarmi dalla
solitudine che fino adesso ho provato, salvami dal vuoto che sento nel mio
cuore, salvami dall’oblio della mia mente, portami in una dimensione di pace e
crea in me nuove immagini che possano sostituire tutti questi anni di lacrime e
disperazione.
***
Ti ho qui tra le mie
braccia, il tuo calore mi avvolge quasi titubante, come se avesse paura di
sfiorarmi davvero.
Non ti reggi sulle
gambe ed istintivamente mi viene da sorreggerti, sembri delicato come un giglio
ma i tuoi occhi raccontano di una forza nascosta, forza di volontà che ti
spinge ad alzare il volto e a fissarmi.
Ricambio la tua
attenta analisi fissandoti a mia volta.
Posso chiaramente
vedere la tua fronte corrugarsi dal disappunto, so bene che i miei occhi in
questo momento ti stanno scrutando severi ed altezzosi, ma non posso fare
altrimenti, se solo facessi crollare la barriera che adesso sto ergendo tra me
e te allora ti stringerei forte beandomi del tuo profumo di erba e di natura
selvaggia.
Mi ringrazi della
premura con cui ti sto aiutando ed io ti rispondo con un sibilo.
E’ incredibilmente
bello vedere le tue iridi di puro oro ingrandirsi per la sorpresa.
Ti aspettavi parole
gentili?
Si, la tua faccia non
mente, vorresti una parola dolce, ma io non sono una persona che si lascia
andare al romanticismo, mi spiace ma ti ci dovrai abituare.
Anche se, e di questo
non avrei fatica a persuadermi, credo proprio che una o due parole sdolcinate
riuscirai a strapparmele, sei riuscito ad entrare prepotentemente nella mia
mente e nei miei occhi, forse, prima o poi, entrerai anche nella mia anima
caotica, portandovi un po’ di pace.
Ho come la stranissima
sensazione che in passato tu l’abbia già fatto.
Non dici niente, fissi
i tuoi piedi imbarazzato.
Mi verrebbe da ridere
se solo ne fossi realmente capace.
Sei buffo, sembri una
scimmietta, mi tieni la mano come se fosse il tuo unico appiglio per la vita,
ma non osi guardarmi.
Preferisci il duro
terriccio ai miei occhi?
Se per te è cosi
allora non posso porvi rimedio, ma sono io ad aver bisogno delle tue splendide
iridi dorate sai?
Con la mano libera ti
afferro delicatamente il mento, tremi, hai paura? Oppure non aspettavi altro e
l’emozione è tale da far vibrare ogni tua singola cellula?
“Non abbassare mai lo
sguardo quando ti parlo, odio le persone che non guardano dove vanno!” ti
ordino perentorio e non posso fare altro che esultare interiormente nel vedere
questi tuoi occhioni spalancarsi sempre di più, mentre un velo di puro
imbarazzo ti si diffonde sulle gote, riuscendo persino ad inporporarti la punta
del naso.
Non fossi quello che
sono, ossia il 23esimo Genjio Sanzo Hoshi, probabilmente passerei la vita a
ripeterti quanto sei affascinante, oppure mi perderei nella setosità dei tuoi
lunghissimi capelli color cioccolata.
Sono cosi luminosi ed
invitanti...
Ma che vita patetica!
“Muoviti scimmia, è
ora di andare!”
Devo pure smetterla in
un qualche modo di fissarti, inoltre sta calando la sera, meglio muoversi.
Con riluttanza,
abbandono la tua mano ed il suo calore.
Ti faccio cenno di
seguirmi e tu, come uno stupido animaletto sorridi ebete e mi trotterelli
dietro.
Tsk... stupida
scimmia...
La mia stupida
scimmia....
***
E’ più forte di me,
non posso impedirmi di obbedirti, la tua voce mi entra dentro, raggiunge le più
intime profondità del mio essere e mi obbliga a fare tutto ciò che vuoi tu.
Non so come, non so
perchè, ma tutto questo mi è famigliare.
Tu ordini, io
obbedisco.
Ma ti obbedisco perchè
sei tu, non lo farei con nessun altro al mondo e questo mi rende felice, mi da
un senso di appartenenza, non più solitudine a circondarmi, ma la tua insolita
possessività a permeare il mio essere.
E’ bello, estremamente
bello sentirsi cosi.
Ridiscendiamo insieme
il sentiero, io ti sto dietro silenzioso, timoroso di dirti anche una sola
minima parola, mentre tu avanzi deciso tra questi sentieri impervi, ovviamente
non mi parli e non guardi nemmeno indietro a controllare se io ti stia seguendo
oppure no.
Ci percepiamo a
vicenda.
O forse tu hai già
capito che ti seguirei anche in capo al mondo come uno schiavo devoto o come un
animale da compagnia, non ti serve controllare che io ci sia, sai già che ci
sarei comunque e dovunque.
Fisso la tua schiena
mentre cammini lento e sicuro di te, mi piacciono un sacco le tue spalle
larghe, la tua schiena dritta e forte, il tuo corpo è scrigno di forza e
luminosità, mi da sollievo e ristora la pace in me, credo quasi di essermi
fissato sulla piega delle vesti che armoniose ricadono sino ai tuoi piedi, noto
solo di sfuggita il tuo sguardo divertito.
Già, devo esserti
sembrato veramente idiota, ma non dici niente, ti rigiri fissando il sentiero
sino a quando non raggiungiamo la cittadina in cui hai riservato una stanza.
Appena entriamo in
città tu ti muovi sicuro ma io non posso, mi fermo ed allungo una mano verso di
te, che non noti il mio tormento, non posso avanzare, sento gli sguardi ed i
mormorii della gente e ne sono incredibilmente spaventato, mi sento a disagio,
fuori posto, odiato!
Ma non dovrei neanche
stupirmene visto che mi considerano un mostro...
Sento quelle maledette
lacrime farsi strada tra le mie ciglia, tremo come una foglia e mi odio per
questo, volevo sembrarti forte ed invece mi perdo in queste stupide scenate di
panico, ma è più forte di me, cinquecento anni rinchiuso in una prigione hanno
il loro peso sulle mie spalle, sulla mia mente.
Ma poi sento la tua
mano fra i miei capelli, il tuo palmo è grande e caldo, si strofina piano sulla
mia cute, tra i serici fili delle mie ciocche brune, alzo piano la testa e ti
fisso con occhi sgranati, ricomi di lacrime mal trattenute.
Possibile che tu sia
già riuscito a leggermi dentro l’anima cosi presto?
***
Finalmente il villaggio
si stende ai nostri piedi, finalmente posso godermi un attimo di pace e di
relax.
Non mi sento più le
gambe, dannato sentiero di montagna e dannata scimmia!
Se non fosse stato per
questo animale che mi trotterella dietro, a quest’ora sarei comodamente seduto
nei giardini di Cho’an a godermi una sigaretta in santa pace.
Ma è da sciocchi
piangere sul latte versato, affretto il passo e mi addentro nel villaggio, ma
sento qualcosa di strano.
Automaticamente mi
giro, non sento più il calore della scimmia dietro di me.
Tsk!
Quell’idiota si è
fermato e sta tremando come una foglia, con lo sguardo basso e un braccio
proteso verso di me.
Non ci sono proprio
speranze per te eh?
Mi avvicino a te con
calma, tu non accenni a smettere di essere cosi sciocco, potrei quasi dire che
susciti in me tenerezza ma la realtà è che anche io so cosa vuol dire essere
rifiutati, disprezzati, macchiati di una colpa che non si ha, per questo passo
una mano tra i fili di seta che sono i tuoi capelli, tu pianti i tuoi occhi
ricolmi di lacrime su di me ed io sento qualcosa di pesante muoversi
all’altezza dello stomaco, mi fa male vederti cosi, e non so perchè.
“Muoviti scimmia, se
ti fai condizionare da questi bifolchi allora non sei degno di viaggiare con
me!”
Dovrei smetterla di
stupirmi a ogni espressione che sai assumere, passi dalla tristezza allo
stupore e da questi alla gioia in un batter di ciglia, come puo una mia
semplice frase renderti tanto felice?
Sei proprio una
stupida scimmia...
Mi volto dopo averti
detto quelle parole, vedere i tuoi occhi cosi splendenti mi provoca strane
reazioni, come se anche io fossi felice, come se tu mi stessi rendendo felice,
e la cosa mi preoccupa, solo una persona riusciva a rendermi sereno, e tu,
essere cosi strano, non puoi certo prendere il suo posto.
O forse si?
Comincio a dirigermi
verso la locanda, il mio passo è frettoloso, fin troppo frettoloso e questo mi
irrita non poco.
Sono sconvolto dalle
sensazioni che quegli occhi dorati hanno saputo darmi.
Patetico!
***
Dolce e poi aspro.
Mi ricordi tanto un
arancio... mhmhm che fame...
Però non dovrei
perdermi in questi pensieri culinari...
E’ che proprio non
riesco a capirti, come puoi essere cosi pazzesco? Non credo esista su questo
pianeta una creatura che possa anche solo paragonarsi a te, sei cosi scostante
che quasi mi irriti, ma forse è proprio questo tuo aspetto, questi tuoi
repentini cambi d’umore che mi spingono verso di te?
Ho deciso di seguire
il tuo consiglio, non darò ascolto alle voci cattive dei paesani, che mi
considerino quel che vogliono, un mostro, uno scherzo della natura, qualunque
cosa vogliano, a me basta sapere che per te sono un essere degno di starti
accanto, il resto non mi importa, non c’è felicità più grande per me che
poterti camminare a fianco.
L’ho già pensato non
so quante volte ormai.
Ho ridacchiato e tu ti
sei girato sospettoso, mi ricompongo subito, ho come l’impressione che non ti
piacciano certe palesi dimostrzioni di buonumore, la tua faccia è sempre cosi
scontrosa e burbera che non me ne stupisco.
Camminiamo ancora per
pochi minuti, sino a quando non ci ritroviamo davanti una vecchia locanda, da
fuori sembra abbastanza malconcia, non mi piace molto e poi ha lo stesso odore
della grotta, muffa e umidità.
“Senti...” provo a
chiamarti.
“Taci stupida scimmia!”
Ops... devo aver sbagliato qualcosa, meglio tacere, eppure di cose ne
vorrei dire, ma so che non mi starai ad ascoltare.
“Andiamo scimmia!”
Non fiato e di nuovo ti seguo su per le scale in legno. Hai rivolto si e no
quattro parole frettolose ed arroganti al locandiere, quindi non mi arrabbio se
anche con me fai cosi, è il tuo carattere, dovrò solo abituarmici.
Fosse facile...
***
La tua voce,
ovunque...
Nella mia testa,
nell’aria, anche adesso che siamo in questa stanza, tu nel bagno, io disteso
sul letto, sento la tua voce.
Canti. Semplicemente
canti, e fai uscire da quella tua bocca dolci note fruttate.
More, amarene, pesca,
albicocca, cigliegia.
I frutti che hai
mangiato giusto pochi minuti fa, prima che io ti spedissi a lavarti, razza di
animale...
La tua voce non mi da
fastidio, ma mi lascia lo stesso in uno stato di profondo turbamento, è
prepotentemente soffice e si insinua nel mio corpo come una carezza di bambino,
è strano avere qualcuno con cui dover spartire attimi della mia vita, non vi
sono abituato.
Mi rigiro su un
fianco, incapace di trovare una posizione comoda persino su queste soffici
lenzuola.
“Ehi scimmia hai
finito?” urlo per sovrastare il suo canticchiare.
Non mi risponde, ma
sento distintamente l’acqua smettere di scorrere e la sua voce, oserei dire
finalmente, smette di invadere la stanza.
Mi accendo una
sigaretta, aspettando che esca dal bagno e lasci a me il tempo di godermi una
sana doccia ristoratrice.
“Guarda che io ce l’ho
un nome, mi chiamo Goku e non scimmia!” mi sento dire all’improvviso, ero
troppo preso dai miei pensieri, da non essermi accorto della sua uscita dalla
stanza da bagno, sino ad arrivare vicino a me.
Mi giro per
rimproverarlo aspramente, ma ogni mio tentativo di fare ciò se ne va a farsi
allegramente benedire appena il mio sguardo cade su di lui.
E’ nudo, totalmente
nudo, non c’è altra parola per definirlo, semplicemente nudo come madre natura
l’ha fatto. Ma non si limita a questo, oltre ad essere totalmente senza veli, è
anche ricoperto da maledettissime goccioline d’acqua che gli scivolano sulla
pelle color bronzo, tiepidi ricordi della doccia appena gustata. Ed i suoi
capelli, quei capelli cosi dannatamente sensuali, ora gli ricadono fradici sul
corpo come le mani di un violentatore, avide e prepotenti.
La sigaretta minaccia
di scivolarmi dalle labbra. Sono pietrificato.
Mai mi sarei aspettato
un tale sfoggio di bellezza, degno solo di una creatura figlia della terra e
del cielo.
Semplicemente
magnifico.
Ed ecco violento il
sentimento emergere nuovamente a galla nel mio animo, lo voglio, lo desidero,
lo bramo, ma non solo quel suo corpo, voglio la sua luce, la sua forza. Mi
sconvolge il pensiero di non volerlo e basta, lo rivoglio!
E’ come se sapessi di
averlo già avuto, che lui sia già stato mio in passato, lui mi appartiene di
diritto.
Ma il mio fondamento,
non avere nulla, anche lui si fa vivo prepotentemente nella mia testa, come
sono patetico, lasciarmi sconvolgere da una stupida scimmia.
Senza contare che
sarebbe già la seconda volta che succede.
“Vatti a vestire
stupidissima scimmia!” gli sbraito in faccia, tentando di recuperare un minimo
di lucidità, nonostante l’averlo di fronte a me, in quello stato cosi
seducente, mi renda l’operazione quasi impossibile.
“Allora vuoi darti una
mossa?” gli domando ancora una volta, più acido che mai, ma lui non si muove,
anzi, alza i polsi ancora incatenati e mi pianta in faccia quei suoi splendidi
occhi color oro, e io mi sento annientare da quelle iridi preziose, ora sin
troppo malinconiche su quel suo volto innocente.
Cosa vuoi realmente da
me?
***
Non so cosa mi sia
preso, davvero non lo so.
Ho caldo, un caldo
intenso nel mio corpo, si propaga dal mio cuore e si irradia ovunque, più caldo
del calore stesso.
Pensavo che, con una
bella doccia, tutto sarebbe passato, invece sembra che tutto sia peggiorato.
Ho come dei flash
improvvisi nella mia mente, ma tutti con lo stesso filo conduttore, lui, i suoi
capelli biondi, le sue mani, le sue carezze. Ricordi lontani, emozioni già
provate, o semplici mie fantasie?
So che sono pensieri
impossibili ma non posso fare a meno di provare strane sensazioni, nonostante
tutto.
Canticchio per cercare
di bloccare questi miei pensieri.
Non c’è una vera e
propria melodia, mi limito a far uscire le note dalle mie labbra, come il canto
di un usignolo.
La sua voce irritata
però mi riporta alla realtà, smetto di cantare e chiudo l’acqua calda.
Non mi va di
asciugarmi, voglio provare la sensazione di non avere alcuna costrizione, anche
se...
Anche se queste catene non vogliono ancora
saperne di abbandonare i miei polsi, sono come delle cicatrici indelebili nella
mia memoria,nel mio spirito, mi fa paura pensare ad esse come un monito, un
campanello d’allarme.
Guardarle mi riporta
alla mia passata solitudine, mi abbandonerà quindi anche lui?
No, scuoto la testa,
non devo abbandonarmi a questi pensieri tristi, ora sono libero, sono con lui
che mi dona la luce tanto agoniata, non posso e non voglio desiderare altro.
Esco dalla stanza da
bagno, il mio corpo è ancora completamente bagnato, forse avrei fatto meglio a
passarmi il telo di spugna, non vi bado, ho una cosa che mi preme sapere più di
ogni altra cosa.
Il suo nome.
E’ strano, ma non ci
siamo ancora detti i reciproci nomi, come se ci conoscessimo già da cosi tanto
tempo da non averne bisogno, non ci sto capendo più niente!
“Guarda che io ce l’ho
un nome, mi chiamo Goku e non scimmia!” esclamo quando ormai ti sono di fronte.
Mi sembra cosi strano
vederti sobbalzare dallo stupore.
A cosa mai stavi
pensando, tanto da non sentire il mio arrivo?
Hai la faccia strana,
tutta rossa...
“Vatti a vestire
stupidissima scimmia!” mi ordini una volta che ti sei ripreso, ma ancora non
capisco quella tua reazione, inoltre non capisco questo tuo bisogno che io mi
vesta, stare finalmente senza vestiti mi piace, nella grotta non potevo, avevo
troppo freddo senza, ma adesso, con il calduccio di questa stanza, non ne vedo
la necessità.
“Allora vuoi darti una
mossa?” continui sempre più arrabbiato, quasi quasi comincio a sentirmi
infastidito pure io di tutti questi ordini rabbiosi, insomma non la sai usare
un minimo di gentilezza con me?
E poi mi da fastidio
che continui a chiamarmi “scimmia”...
Io mi chiamo Goku,
vorrei tanto che lo capissi...
Ecco, mi sono
nuovamente intristito, alzo il volto e ti fisso, voglio imprimermi ogni singolo
particolare di te nei miei occhi, sono assetato di te, dei tuoi occhi viola che
mi rimandano indietro il mio stesso sguardo, solo con sfumature purpuree,
facendo riemergere in me di nuovo quel sentimento agrodolce di cui non ho più
memoria, ma di cui sento tremendamente la mancanza.
Mi viene istintivo
alzare le braccia verso di te, con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, in
modo tale da mostrarti bene i polsi incatenati, solo loro mi separano veramente
dalla mia libertà, sono sicuro che se solo tu lo volessi, queste pesanti
manette cadrebbero al suolo, perchè solo tu puoi rendermi davvero libero.
Ora quindi ti prego,
dimmi il tuo nome e rendimi libero!
Libero!
***
L’ho sentito stupida
scimmia, è inutile che lo urli ancora nella mia testa.
“Sei proprio una
stupida scimmia! Se volevi tanto sapere il mio nome bastava chiedermelo!” è sempre bellissimo vedere i tuoi occhioni
dorati illuminarsi di sublime meravilglia.
“Genjo Sanzo Hoshi” ti
faccio regalo del mio nome, anche se so già che ne avrò a pentirmene, cosi
adesso oltre che nella mia testa, comincerai a chiamarmi anche dal vivo, che
fortuna!
“Allora ti chiamerò
Sanzo! Va bene Sanzo?” ti illumini dicendo queste parole, con un sorriso dolce
sulle labbra rosse di cigliegia.
“Fai come ti pare
scimmia...” maschero il mio sopito sentimento, ho sentito tantissime persone
pronunciare il mio nome, ma mai mi ha fatto l’effetto che mi hai fatto tu, come
se questo mio nome ti appartenesse di diritto, come se pronunciato da te fosse
improvvisamente diventato puro, etereo, sacro come dovrebbe veramente essere.
“Sanzo! Sanzo! Sanzo!”
“E adesso cosa diavolo
vuoi?” sono irritato, molto irritato, mi bombardi di sensazioni che non
capisco, che invadono il mio corpo e animo in maniera strana, e tutto questo mi
rende incredibilmente nervoso, non mi conosco più, e tu te ne stai ancora li, a
fissarmi come se niente fosse, con quei polsi protesi verso di me, cosa vuoi
che ti dica, anzi cosa vuoi che faccia!
“Rispondi scimmia!” ti
urlo contro afferrandoti per quelle maledette catene che ancora non ti vogliono
abbandonare, ma le devo lasciare immediatamente, sono cosi gelide!
Come fai a sopportare
un fastidio simile?
“Ora capisci quello che
sento, io non so perchè porto ancora ai polsi queste manette, ma ti prego
Sanzo, liberami!” ora è la tua voce a urlare, ma lo fai con una grazia e un
sentimento tale da confondermi, mi lasci smarrito ed imbarazzato.
Mi rendo conto
scioccato di star tremando come una foglia, le mie mani sembrano di gelatina,
le braccia mi formicolano.
Cosa diavolo sta
succedendo?
“Sanzo!”
“E va bene
stupidissima scimmia, ma smettila di urlare dannazione!” ecco, ora sono
veramente nel delirio più totale.
Ma si può essere più
idioti di me? Come diavolo faccio a togliergli quei cosi dai polsi, io non ne
ho di certo la minima idea!
Riprovo ad avvicinare
quindi le mie mani a quelle manette, imponendomi di non farle tremare. Afferro
quei polsi con una decisione che non mi appartiene ed impongo con uno sguardo
alla scimmia di non muoversi, fortunatamente sembra capire l’importanza del
momento ed oltre a starsene quieto, non fiata neanche.
Santa pace, santo
silenzio.
Mi concentro su quello
che devo fare, ma una domanda si ripresenta al mio cervello.
Come diamine si fa a
togliere questi cosi dai polsi di una persona? Ancora mi rimane impossibile
capire come abbia fatto a rompere le sbarre della prigione e ad infrangere le
catene che lo tenevano legato alla roccia, e si sa, la fortuna non capita due
volte nello stesso giorno.
Tsk... che razza di
giornatina!
Maledetta scimmia
petulante e maledetto me!
Mi impongo di
smetterla di insultare il mondo, me compreso, devo concentrarmi seriamente.
Usare il sutra? No,
finirei per uccidere persino la scimmia, non credo che i Sanbutsushin la
prenderebbero bene, anche se l’idea, in effetti, sotto alcuni aspetti, si
potrebbe anche rivelare estremamente allettante.
Il Fuda è da
escludersi ed un jutsu non credo che sarebbe abbastanza efficace, per quanto mi
secchi ammetterlo, questa volta ho perso di mano la situazione, sono impotente.
“Non posso scimmia...”
***
“Non posso scimmia...”
lo dici come se davvero ti dispiacesse.
“N... non importa
Sanzo... io... davvero...”
Perchè cavolo sto
balbettando? E perchè cavolo non riesco a trattenermi dal piangere?
Perchè deve fare cosi
male?
Stupido! Stupido!
Stupido!
Non devo farmi vedere
cosi da lui, non posso mostrarmi debole, non è colpa sua, è tutta colpa mia,
devo smetterla di chiedere l’impossibile, devo smetterla di sperare, devo
smetterla di essere cosi stupido!
Tiro su col naso e
volgo lo sguardo altrove.
“Ora... ora si è fatto
tardi.... buonanotte Sanzo... grazie....”
Non ho la forza di
rigli altro, mi dirigo silenzioso verso il mio letto, sento incredibilmente
freddo cosi nudo.
O è forse la tristezza
a farmi provare questo gelo?
Mi vesto in fretta con
i pochi abiti che sono riuscito a trovare nell’armadio, infine, sconsolato e
fiacco, scosto le fredde lenzuola, sperando che la notte inghiotta tutti i miei
sentimenti.
***
Perchè mi fa male
vederlo cosi?
Perchè quelle lacrime
mi sembrano cosi sbagliate sul suo volto?
E perchè diavolo io mi
sto facendo tutte queste paranoie per una stupida scimmia?
Meglio dormirci sopra,
domani sarà tutto passato, non è di certo affar mio se una stupida bertuccia
non riesce a trattenere le lacrime, io ho fatto tutto quello che ho potuto per
quelle maledette catene, se queste non vogliono cadere dai suoi polsi, di
certo, io, non posso farci nulla.
Già, proprio nulla...
E dannazione la devo
smettere di pensare!
Non ho mai pensato
tanto come negli ultimi tre minuti!
Mi sdraio sul letto,
chiudo gli occhi, ho voglia di non sentir nulla, neanche più i pensieri della
mia mente.
Sospiro.
Poi, finalmente, il
sonno arriva.
C’è silenzio, mi sento
leggero, sto sognando, decisamente sognando, non credo esista in terra un luogo
cosi ricco di pace, silenzio, tranquillità.
E’ tutto bianco
intorno a me, mi sembra di essere circondato da nuvole soffici, il loro candore
mi ferisce gli occhi, la loro pace, d’un tratto, mi sembra sbagliata, è tutto
troppo etereo, tutto troppo immacolato, mi sento soffocare.
Mugolo qualcosa, ho
bisogno di andare via, di correre lontano da questo strano posto, non c’è aria,
c’è troppa luce, mi acceca il riverbero del sole che si infrange tra le nuvole
e attacca i miei occhi.
“Brilli tutto, sembri
il sole!”
Questa voce...
Io la conosco, ma cosa
diavolo sto sognando?
Tanti flash irrompono
nella mia mente confusa, ricordi!
Di chi sono questi
ricordi?
Miei?
Vedo Goku, vedo un
uomo dai lunghi capelli biondi, chi diavolo è?
Eppure mi somiglia
cosi tanto, sento di possedere un qualche legame con quella persona, che
assurdità, eppure è come se io e lui condividessimo la stessa anima, lo stesso
cuore, gli stessi sentimenti.
Goku mi sta vicino, mi
abbraccia, mi fa dannare, lo devo rincorrere per tutto il Tenkai, mi porta i
fiori, mangia come un dannato, mi cerca nella notte, ed io ricambio gli
abbracci, non riesco più a dormire senza averlo tra le mie braccia. E’ cosi
fragile, cosi bello, cosi mio!
Ma io allora sono
quell’uomo?
Di nuovo mi sento
soffocare, il peso di tutti questi ricordi e sentimenti mi schiaccia, non ho la
forza di sopportarli, il mio cuore sembra battere più forte, come se mi volesse
convincere che tutto questo sia giusto.
Ed allora perchè io in
questi anni non ho mai ricordato nulla? Perchè solo ora riaffiora questo mio
passato?
“Konzen! Konzen! Non
mi abbandonare Konzen!”
“Sanzo! Sanzo! Non mi
abbandonare Sanzo!”
Stesse grida, nomi
diversi.
Ma il sentimento con
cui implori è lo stesso.
Amore.
Basta, basta, tutto
questo deve finire...
Di nuovo silenzio, ora
tutto è cambiato, non sono più circondato dal bianco, sono al buio, stringo
qualcosa a me, è caldo, trema, piange?
Apro gli occhi di
scatto, Goku è tra le mie braccia, piange disperato, siamo in una stanza che
non riconosco, io stesso non so chi sono, ho i capelli lunghi, io... sono in
Konzen?
Konzen è in me?
“Ti prego Konzen...”
mi dice Goku senza smettere di piangere.
Io lo stringo di più a
me, è dolce il suo calore, ne ho bisogno, mi da la forza per proseguire nel
piano di salvarlo.
“Ho deciso di non
distogliere nuovamente lo sguardo. E che non mi sarei vergognato del me stesso
riflesso nei tuoi occhi” gli dico guardandolo.
I suoi occhi, sono
cosi belli e puri, nonostante la paura che li caratterizza in questo momento.
So di non aver altro
tempo, le guardie stanno arrivando, quel maledetto cancello dimensionale non
vuole aprirsi, non funzionano i codici di Tenpou, pesto tasti a casaccio, devo
far funzionare il tutto, devo salvare Goku da Li Touten, devo farcela, devo!
Le guardie imperiali
mi feriscono ed altro sangue macchia la mia veste.
Non posso cedere, devo
mostrarmi forte, devo salvarti.
Si!
Le porte si aprono!
Corriamo Goku,
corriamo verso la promessa di libertà.
Ma Li Touten è dietro
di noi, dobbiamo affrettarci o non ce la faremo mai.
... E’ vero... ero annoiato. Sempre. E si, lo so
bene. Non ci sono certezze che vi sia speranza al di là di quella luce verso la
quale ci stiamo dirigendo adesso. Potresti incorrere in maggiori sofferenze
laggiù... Ma nonostante ciò, volevo mettercela tutta solo per dirti quanto sia
felice di averti incontrato...
Questi persieri
solcano la mia mente mentre continuo a correre verso le porte del cancello
dimensionale.
Mi sento cosi triste,
questa è una missione suicida, non sono mai stato ottimista e di sicuro non lo
diventerò in questo momento, avrei solo tanto voluto che tutto questo non fosse
mai successo, adesso forse, per me e Goku ci sarebbe un altro futuro, meno
sanguinoso, meno doloroso.
Con orrore vedo le
porte cominciare a chiudersi, Li Touten deve aver schiacciato qualcosa per
farle richiudere ed impedirci il passaggio verso il mondo terreste.
Dannazione!
E noi siamo ancora
cosi lontani.
Mi giro ed afferro
Goku per il polso destro, se non io, almeno lui deve farcela.
Corro sino a non avere
più fiato in gola, le ferite mi fanno malissimo, saltiamo e poi...
Dolore, solo dolore
nel mio corpo e nella mia mente.
“Konzen!!” è disperato
il grido di terrore di Goku.
Apro gli occhi, sono
riuscito a fargli passare le porte, mentre il mio corpo ne è rimasto
dolorosamente intrappolato. Sento la loro pressione comprimermi il corpo, non
so quanto ancora potrò resistere.
Con le ultime forze
che mi sono rimaste afferro la mano della mia scimmietta, i suoi occhi pieni di
lacrime mi straziano il cuore, potessi, piangerei anche io, a nulla valgono i
suoi tentativi di salvarmi, ma prima di morire, devo riuscire a dirglielo...
“Sei stato tu che per
primo hai teso la tua mano verso di me... La prossima volta, te lo prometto,
sarò io... a tendere la mia mano verso di te. Sarò io a farlo!”
Sgrani gli occhi,
sorpreso e triste come non mai, non piangere più mio Goku, non piangere.
“Oh... sei davvero...
come il Sole!” esclamo con un sorriso sbieco, macchiato di sangue, si, tu sei
davvero il sole che illuminava le mie giornate, ricordatelo stupida scimmia,
ricordatelo.
Le porte si chiudono
su di me, sento il mio corpo dissolversi e di me resta solo polvere.
Ora vedo solo Goku,
nessun altro intorno a lui, sta in silenzio ed osserva quello che un tempo era
stato il corpo di Konzen, il mio corpo. Di me, di noi, non resta altro che
polvere, lo vedo che la afferra, ma gli sfugge tra le dita, continua a cercare
di tenerla tra le mani, ma essa se ne va, inesorabile.
Si farà male alle
mani, è tutto inutile.
Ma lui sembra non
farci caso, continua come se non avesse altro scopo nella vita, come se cosi
facendo io, Sanzo, Konzen, potessi ritornare in vita.
Infine urla, il suo è
un urlo muto, ha la bocca spalancata, non emette alcun suono, la disperazione
pare non aver voce, eppure devastante giunge alla mia anima quel suo grido.
Non piangere, non
piangere!
I cigliegi scossi dal
vento rilasciano una pioggia incessante di petali rosa, quasi una pioggia di
lacrime che ricopre ogni cosa.
Mi sveglio di
soprassalto, madido di sudore.
“Che diavolo?” mormoro
da solo, sono completamente sudato, le lenzuola sfatte ed arricciate in fondo
al letto sono chiari indizi del fatto che non abbia fatto sonni tranquilli, ma
perchè?
Scuoto la testa, ho
bisogno di una doccia prima di impazzire.
Faccio per alzarmi, ma
qualcosa, anzi, qualcuno, attira la mia attenzione.
Goku.
E’ seduto vicino al
mio comodino, le gambe rannicchiate, la testa appoggiata sulle ginocchia, ha
ancora gli occhi gonfi di pianto, non mi guarda, fissa il pavimento con quel
suo sguardo carico di malinconia, cosa ti fa essere cosi irrimediabilmente
dolce?
“Non dormi scimmia?”
“Non potevo...” inarco
un sopracciglio perplesso, sbuffo.
“E perchè non potevi?”
“Urlavi...”
Colpito ed affondato.
“Io..?”
“Si Sanzo, stavi
urlando, ti agitavi nel sonno... tu urlavi il mio...”
“Il tuo cosa?” gli
chiedo esitante, gli occhi sbarrati sulla sua figura minuta.
“Il mio nome...”
Non riesco a fermare
la mia caduta a terra, semplicemente mi accascio, mantenedo il mio peso sulle
ginocchia, non riesco a capacitarmi di questo mio assurdo comportamento, sento
in me sentimenti conosciuti riaccendersi, mi sento come se mi fossi risvegliato
da un sonno non voluto, possibile che veramente io abbia ricordato la mia vita
precedente?
Vita insieme a questa
scimmia?
Io l’amavo?
Ti ho davvero amato
Goku?
E tu, tu l’hai sempre
saputo? Tu continui ad amarmi nonostante io sia morto e ora sia di nuovo qui
con te?
Mi hai davvero
aspettato tutti questi anni?
Non riesco a
respirare, di nuovo mi sembra di trovarmi in quel limbo candido, il cuore mi
batte come un tamburo nel petto, io non capisco!
Non ce la faccio!
Basta! Basta! Basta!
***
Stai male, lo vedo dai
tuoi occhi.
Vorrei abbracciarti,
confortarti, ma ne ho paura.
Cosa hai sognato? Cosa
ti fa stare cosi male?
Se solo potessi
alleviare questa tua pena io me ne prenderei tutto il suo peso.
“Sanzo...” ti chiamo e
tu alzi la testa, mi guardi, c’è una muta disperazione nel tuo sguardo, rabbia
e dolore, e ora cosi dolce, rivolto a me.
“Tu mi hai aspettato
davvero per tutto questo tempo?”
Hai la voce incrinata
dai troppi sentimenti, i tuoi occhi d’ametista splendono.
Non riesco a
risponderti, non me ne dai il tempo.
Mi abbracci, cosi,
all’improvviso. La tua stretta è forte sul mio corpo, quasi disperata.
Perchè mi sembra tutto
cosi giusto?
Perchè il tuo
abbraccio mi è mancato cosi tanto?
Mi abbandono a te, mi
cullo nel tuo abbraccio e poco mi importa se le lacrime mi scorrono sulle
guance, è gioia quella per cui piango, gioia di aver ritrovato questi attimi
con te, gioia per il semplice fatto che mi stai dando la possibilità di
rivivere qualcosa che pensavo non avrei mai più fatto.
Tu sei il mio sole e
mi sei mancato cosi tanto.
Sei la mia vita, tu mi
hai ridato la luce di cui la terra ha bisogno per andare avanti.
Mi hai ridato l’amore
che per secoli e secoli mi è stato negato.
Ed io ora ne prendo a
piene mani, apro il mio essere a tutto questo, mai sazio, mai cosi felice prima
di adesso.
***
Ti stringo con forza, quasi
avessi paura di vederti scomparire sotto i miei occhi, non c’è ragione per cui
una cosa simile possa accadere eppure se ti dovessi lasciare ne morirei, di
nuovo.
Io chi ero?
Cosa ho fatto?
Chi sono adesso?
Non me ne importa un
accidente.
La consapevolezza è la
chiave di tutto, accettare, accettarsi per quello che si è stati, per quello
che si è adesso, per quanto assurdo, per quanto difficile, bisogna farlo.
Affondo le mani tra i
tuoi capelli, li stringo, li arrotolo tra le dita, li tiro, li piego al mio
volere mentre inspiro il tuo profumo che sa di buono, di selvaggio, di mio.
So che non dovrei
perdermi in tali scemenze, so che il mio principio cardine è quello di non
avere nulla ma con Goku qui vicino a me, in contatto cosi profondo con il mio
corpo, non posso fare altro che cedere a vecchie memorie, all’istinto, a quel
cuore che avevo sepolto chissà dove, da troppo tempo.
Mi allontano
leggermente per poterti guardare negli occhi, tu piangi e l’oro delle tue iridi
scintilla dietro al velo di lacrime che le ofusca. Le asciugo con le dita, mi
perdo in questi tuoi orizzonti dorati, da quanto non mi sentivo cosi bene nello
specchiarmi negli occhi di qualcun’altro?
Nessuna vergogna.
Questi tuoi magnifici
occhi sono pieni d’amore e d’affetto per me e per nessun altro.
Tu devi chiamare il
mio nome, solo il mio.
Perchè questa è la mia
volontà, ora e per sempre, cosi sia, nei secoli dei secoli.
“Goku...”
“Sanzo...”
Sanzo, non Konzen.
Il passato è passato,
ora conta il presente.
Mi irriggidisco a
questo pensiero, il presente è ben diverso da quello che siamo stati un tempo,
in chissà quale epoca, in chissà quale luogo, i legami dovrebbero cambiare, ciò
che è stato spezzato non può più essere sanato, ma non è forse altrettanto vero
che ci sono legami che neanche il destino può recidere?
Il filo rosso che lega
me e questa scimmia non è mai stato reciso del tutto.
Io ti ho fatto una
promessa che neanche il corso del tempo è riuscito a cancellare e ora la voglio
portare a compimento sino in fondo, una promessa è una promessa ed io, Genjo
Sanzo mantengo sempre quello che ho detto.
Presente e passato
possono fondersi dando vita al futuro, un futuro del quale noi soli saremo i
padroni, liberi di decidere se andare avanti insieme o no.
“Grazie... grazie di
tutto Sanzo... ora però forse è meglio andare a dormire...”
Eh no scimmia, non
puoi tirarti indietro ora che mi hai risvegliato.
“Scimmia, stammi bene
a sentire perchè non te lo ripeterò due volte”
Stranamente tu taci e
mi fissi concentrato.
“Da ora in poi tu
chiamerai solo e sempre il mio nome, perchè tu sei sempre stato mio ed io
adesso lo accetto, io ti do il permesso di chiamarmi di nuovo...”
Koryu... Credo che sbagli chi dice che gli uccelli
sono liberi perché possono volare.
Se non avessero un posto su cui atterrare, se non
ci fosse un ramo su cui posarsi per riposare,
essi maledirebbero le loro ali.
Essere liberi forse...
L'essere davvero liberi forse consiste nell'avere
un luogo dove tornare...
O forse,
semplicemente, significa avere qualcuno da cui tornare.
Non avere nulla,
vivere solo per se stessi, non sono insegnamenti che si possono rinnegare tanto
facilmente ed io non ho nessunissima intenzione di cambiare la mia vita per
colpa di una stupida scimmia, ma...
Ma... forse, volerti
solo mio è una forma di egoismo che non guasta affatto con il principio di
vivere in funzione solo di me stesso e basta, il tuo corpo, la tua anima sono
miei e lo stesso sono io per te, però quando arriverà la fine, entrambi
sappiamo come ci comporteremo, solo per noi stessi.
***
“Da ora in poi tu
chiamerai solo e sempre il mio nome, perchè tu sei sempre stato mio ed io
adesso lo accetto, io ti do il permesso di chiamarmi di nuovo...”
Sorrido, finalmente
l’hai detto.
Ora so che nulla potrà
ostacolare la nostra vita.
Alla fine le nostre
anime dovevano reincontrarsi, sebbene io non ricordi assolutamente i dettagli
del mio passato, questi sentimenti che provo per te non si sono mai sbiaditi,
sono rimasti saldamente ancorati nel mio cuore e sono riusciti a guidarti
nuovamente fino a me.
Mi hai teso la tua
mano liberandomi dalle tenebre.
Alzo una mano e ti
sfioro una guancia con le dita, sono emozionato, tremo.
Tu non ti sposti,
leggo curiosità nel tuo sguardo, ora nuovamente burbero, ma sereno.
Avvicino anche il mio
volto al tuo, questa volta credo tu abbia capito quali siano le mie intenzioni,
mi viene naturale sporgermi per cercare le tue labbra. Forse agli occhi di
chiunque altro posso sembrare un banalissimo moccioso, un bambino troppo
cresciuto, ma in me arde il fuoco di secoli di amore sopito, che adesso vuole
esplodere nel mio petto.
Questo amore ti ha
aspettato troppo a lungo Sanzo.
E cosi, finalmente la
distanza tra noi non c’è più.
Ti bacio.
***
Mi baci, più leggero
di una piuma, più innocente della stessa innocenza.
Ed io non mi tiro
indietro.
Mi piace sentire le
tue labbra sulle mie.
Mai, a nessun altro
essere umano avrei mai permesso di avvicinarsi cosi tanto a me, di poter
toccarmi cosi nell’intimo come adesso stai facendo tu.
Sei istintivo, fai le
cose senza pensarci troppo e si vede, ti muovi imbarazzato, impacciato, le tue
labbra non osano spingersi oltre una certa soglia e questo ti fa onore, ma io
sono un uomo, ho certe esigenze.
Tzè, stupida scimmia.
Faccio salire una mia
mano tra i tuoi capelli, che accarezzo, poi scendo e mi fermo tra il collo e
l’orecchio. Ti sento fremere e ti agiti leggermente mentre l’altra si posiziona
sul tuo fianco, sei minuto ma forte. Tremi più forte quando ti faccio
avvicinare di più a me e con la lingua prendo a giocare con le tue labbra.
Socchiudi gli occhi,
hai un’espressione persa, sognante ed all’improvviso fai una cosa che sorprende
persino me stesso.
Apri leggermente le
labbra, mi concedi di poter voler di più da te.
Non me lo faccio
ripetere due volte.
Mi piace baciarti, mi
piace sentire le tue labbra inturgidirsi per colpa mia.
Ora sono gonfie e
rosse come ciliegie mature.
Vien voglia di
mangiarle, di più e sempre più, perchè si sa, una tira l’altra.
Però c’è una cosa
ancora che devi fare Goku, la devi fare per me e per Konzen altrimenti la mia
promessa sarà stata vana, devi completare il lavoro iniziato...
Di soltanto una
parola...
“Sanzo...” gemi.
Ed io sarò salvato.
***
I tuoi baci mi mandano
in estasi.
Gemo il tuo nome come
un mantra di liberazione e gioia, ma anche tu adesso devi completare quello che
hai iniziato liberandomi dalla mia prigionia.
Di soltanto una
parola...
“Goku...” mi soffi
sulle labbra in risposta ai nostri eterni baci.
Ed io sarò salvato.
Riprendiamo a
baciarci, lentamente, con dolcezza, abbiamo tutto il tempo del mondo adesso.
Mi lascio andare alle
tue premure e nella notte, mentre tutto scorre, muta, si trasforma, le catene
che ancora stringevano i miei polsi, finalmente, cadono.
Libero
Ora
E
Per
Sempre.
Con te.
***
Fine.