Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Medea00    19/04/2012    21 recensioni
Spin off di "Come un HEADSHOT al cuore". Una sessione di Dungeons and Dragons dettagliata e (s)finita.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
Tanto tanto tempo fa, in una contea lontana lontana…”


“Vorrai dire, galassia. Quella di Star Wars è una galassia Wes, non una contea.”
“Ti pare che siamo a Star Wars, Jeff? La galassia è quella che vedrai quando ti tirerò un pugno, ma di quelli gravi. Io sto cercando di iniziare questa maledetta OS senza venire accusato di plagiare nessuno.”
“E se la iniziassimo in stile Transformers?”
“A me non è che piaccia poi così tanto quel film…”
“Sì, al diavolo Optimus Prime.”
“Blaine.”
“Sì, Nick?”
“Che hai detto?”
“Niente.”
“Kurt, ti conviene voltarti.”
“Perché?”
“Perché sto per gankare il tuo ragazzo.”
“Kurt, ti ho voluto bene.”
“Ma che diavolo!?”
“VA BENE! Va bene, iniziamo alla Transformers, ok?”
“Posso fare Megan Fox?”


In principio c’era…”


OFF GAME
(Come un HEADSHOT al cuore)


 

 
La contea di Northrend era una zona pacifica, dove abitavano razze di ogni specie: uomini che tentavano di vendere qualcosa al mercato, hafling costruttori adoperavano la legna per il riscaldamento e la fabbricazione di case mentre elfi della casata del Bosco Ombroso pascolavano gli animali, stando bene attenti a mirare le luci dell’alba sopra a qualche ciocca di albero, oltre la foresta reale.
Il gruppo incaricato dal re per una missione assolutamente segreta giunse alle porte della città. Avevano viaggiato per giorni, senza cibo né riposo, e tutto ciò che desideravano era arrivare in qualche locanda per trovare cibo e ristoro. In cima al gruppo c’era Maverik, mastro ladro, appartenente alla gilda della Manolesta ed esperto in navigazione; a seguire, Jakeb, mago incantatore della famiglia dei Laer’stor, e infine Ettelen, figlio di Eldareston, della casata di Ereinion, cavaliere personale del re. Erano a pochi piedi dall’ingresso, ormai, con un sole alto in cielo che si ripercuoteva sul terreno battuto sotto di loro, assumendo un colore marrone chiaro, tendente al giallo; si trovarono di fronte ad un paio di guardie dotate di armatura completa e sguardo minaccioso.

 

 
“Off game”, sentenziò Jeff, facendo sbottare tutti dal nervosismo e ricevendo perfino un’occhiata torva da Kurt: a quest’ultimo in realtà importava poco di quel gioco, ma voleva stare con Blaine, e voleva starci da solo, e magari se fossero riusciti a terminare quella sessione di Dungeons and Dragons prima del tramonto non sarebbe stato affatto male.
Wes si massaggiò le tempie, ci voleva tanta pazienza: “Jeff, cosa c’è adesso?”
“Kurt in questo momento dov’è?”
“Kurt non è ancora arrivato, ovviamente. Essendo la prima volta che gioca con noi, in questa campagna, ha creato un personaggio che entrerà più tardi. No?”
“Un momento – lo interruppe Nick – manco anche io.”
Wes si fermò di colpo, come basito: “Che intendi dire?”
“Intendo dire – sogghignò, estraendo dalla borsa una nuova scheda fornita di tutti i dati e numeri – che ho creato un nuovo personaggio, ed è mitico. Ha un background che fa invidia a qualche storia di Tolkien.”
“Ma…ma non puoi abbandonare il tuo vecchio personaggio senza motivo!”
“Certo che c’è un motivo: è l’avergli scritto un passato micidiale!”
Greg se ne stava poco lontano da loro, intento a sistemare qualche libro fuori posto e a mettere ordine fra i tavoli; sorrise di fronte a quello che doveva essere l’ennesimo battibecco, e in un certo senso si sentì quasi invidioso di quei ragazzi che erano giovani, e avevano tutta la vita di fronte. Beh, il fatto che la sprecassero chiusi nel Lan Party a fare giochi di ruolo era un altro discorso.
“Va bene – mormorò Wes, sfinito – va bene, allora, facciamo così: tu fai uccidere il tuo vecchio personaggio ed io penso ad introdurre nella narrazione il nuovo. Va bene a tutti?”
Gli altri annuirono, mentre Blaine osservava il suo ragazzo intenerito da come cercasse di decifrare tutte le voci della propria scheda. Si avvicinò un po’ a lui, cingendogli la vita con un braccio e appoggiandosi alla sua spalla; Kurt si svegliò da quella sottospecie di trance per voltarsi verso di lui e lasciargli un bacio a fior di labbra.
“Hei-hei, piccioncini? Avete finito?” Protestò Wes, ricevendo in risposta due paia di occhiate acide.
“Vi prego, continuiamo. Non vi manca poco per il castello e il mostro finale, non volete finire questa campagna una volta per tutte?”
“Sì”, fecero in coro, Kurt primo tra tutti, e Blaine tentò di nascondere la risata che stava nascendo da dentro di sé.
“Allora, io continuo la narrazione. Interrompete solo se è qualcosa di serio, molto serio.”
 
 
Le guardie stavano davanti al cancello, con le armi estratte e l’aria per niente amichevole.
Primo di tutti, si fece avanti Maverik.

 
 
“Mi spoglio.”
Wes sgranò gli occhi e per poco non gli cadde il dado dalle mani.
“Tu cosa fai?”
“Mi spoglio. Devo farmi uccidere no?”
“Non te lo posso lasciar fare. Non sei un pazzo, non si fanno certe cose senza motivo.”
“Ci penso io.” Jeff fece l’occhiolino al suo amico e tirò un dado da venti, mentre mormorava qualche parola indefinita.
“Faccio un incantesimo di costrizione e gli ordino di spogliarsi e ballare la macarena di fronte alle guardie.”
“Wow Jeff, sei un genio!” I due si diedero il cinque, sotto gli occhi sconvolti – e anche un po’ divertiti – degli altri tre ragazzi.
Wes sospirò, perché non sapeva più cos’altro dire se non: “Nick, fai un tiro di volontà…”
“Ma nel Medioevo conoscevano la macarena?” Domandò Kurt con un sussurro, e Blaine scoppiò a ridere abbracciandolo un altro po’, ispirando forte il suo profumo e lasciandosi cullare dal suo respiro.
 
 
“Io ti costringo”, sentenziò Jakeb, di fronte a Maverik che, incredulo, spalancò gli occhi e si pietrificò all’istante.
“Ti ordino di privarti di tutti i tuoi abiti e ballare la…ehm…ballare una danza altamente ridicola ma stranamente eccitante.”
Maverik fece quanto detto; le guardie restarono seriamente allibite da quell’esibizione e Ettelen passò il tempo a coprirsi gli occhi, non tanto per la vergogna, tanto per il pudore: era pur sempre un paladino, e a volte non riusciva a credere di avere come compagni di squadra persone del genere.
Tutto ad un tratto, quando ancora era all’oscuro di ogni altra cosa, si sentì un rumore di lame squarciare l’aria e, subito dopo, il corpo di Jakeb cadde a terra inerme, cosparso di sangue, con le guardie che provvedevano a pulire quel sangue che non era degno nemmeno delle loro spade.
Prima di emanare l’ultimo respiro, il mastro ladro si rivolse verso i suoi amici.
“Ricordatemi così.” E poi, socchiuse gli occhi, con un sorriso.

Maverik era morto.
 
 

“Ma è orribile!”
Kurt stava fissando tutti quanti, nel tentativo di trovare un minimo di rammarico o dispiacere per la perdita del loro compagno; invece, Nick stava esultando, Jeff stava ridendo a crepapelle e Blaine era relativamente tranquillo, anche se sorrideva. No, non avrebbe mai capito quel gioco, né chi lo giocava.
Ma non c’era tempo per sconcertarsi: Wes gli fece un cenno con la testa, e lui capì che fosse arrivato il suo turno, la sua entrata in scena. Un po’ emozionato e anche preoccupato di combinare qualche disastro, riguardò velocemente tutta la sua scheda, imparando a memoria le nozioni di base che avrebbe dovuto recitare nel gioco.
 
 
“Non potete passare.” Questo era quello che dicevano le guardie, guardandoli seri e, allo stesso tempo, annoiati.
“Vi prego – tentò Ettelen – io vengo per diretta nomina dal re, dobbiamo raggiungere il castello oltre la foresta reale per raggiungere il tesoro rubatogli e consegnarlo  direttamente nelle sue mani!”
“Niente da fare, umano. Da qui non si passa, e poi, il tuo re qui non ha nessun potere.”
Ettelen guardò Jakeb, sconsolato anche lui: non avevano la più pallida idea di quello che doveva fare, aveva una missione, doveva portarla a termine, non poteva deludere il suo re e, soprattutto, non poteva permettere che due guardie senza onore gli impedissero di passare.
Doveva combattere? Era già pronto a farlo. Con un lampo nei suoi occhi neri avvicinò la mano verso l’impugnatura dell’arma, con il suo compagno che fece altrettanto con il bastone magico; si stavano già posizionando per la battaglia, con il passo lento e calcolato, le loro espressioni che restavano impassibili mentre studiavano mentalmente la migliore mossa da fare.
E poi, improvvisamente, sentirono un bisbiglio: “Da questa parte, voi due, da questa parte!”
Da un’entrata minuscola delle mura, ben coperta da siepi e poco lontana dal cancello, si intravide un elfo dagli occhi chiari, splendenti, la sua carnagione nivea che risaltava alla luce del sole e illuminava completamente il suo piccolo sorriso timido. Jakeb non se lo fece ripetere due volte, era meglio rischiare di essere fregati da un elfo piuttosto che affrontare un combattimento con due guardie, quindi fece cenno a Ettelen di seguirlo e si avviarono verso quella porta secondaria: un tunnel si espandeva al di sotto della terra, che conduceva direttamente nel centro della cittadella, nella cantina di un’osteria a pochi piedi dall’armeria.
“Chi siete? Perché ci state aiutando?” Proferì Jakeb, tra un respiro e l’altro: stavano correndo per quel corridoio da minuti, e l’aria cominciava a scarseggiare.
“In questo paese il vostro re non ha giurisdizione – spiegò l’elfo – però ha comunque molta influenza: ha mandato un messaggio al mio capo clan, chiedendoci sostegno.”
“Il nostro re pensa sempre a tutto”  confermò il mago, con un sorriso compiaciuto. Ettelen non disse niente: non riusciva più a ricordarsi come si parlava, non sapeva più cosa fare, non aveva mai visto un essere così bello e per un momento si domandò se fosse soggetto di qualche incantesimo di illusione. Perché quel ragazzo sembrava un miraggio; tutti gli elfi erano dotati di grazia e fascino, questo lo sapeva: tuttavia, mai avrebbe pensato di trovare la fusione delle due cose in una creatura sola, con due occhi profondi come il mare che adesso erano splendenti, appena illuminati dalla luce della via d’uscita che adesso era ben visibile di fronte a loro.
Ettelen lo guardò, e fece un piccolo sorriso.
“Yu’en.”
L’elfo inarcò un sopracciglio osservandolo confuso, come se si fosse perso qualche passaggio, o qualche traduzione istantanea.
“E’ ciao in elfico, no? Yu’en.” Ripeté, quasi comprensivo: quella frase non sembrava una domanda, quanto una spiegazione.
“Ah. Sì, certo, voglio dire, lo sapevo. Yu’en anche a voi, sire.”
“Non so come ringraziarvi per l’aiuto che ci avete donato.”
“Oh, beh, io non ho fatto molto, insomma…”
Ebbene, se un elfo intimidito era tenero, un elfo imbarazzato era ancora più bello.
“Mi chiamo Ettelen”, proferì il cavaliere. Vide l’elfo rialzare di un poco lo sguardo, lentamente e con dolcezza, le sue gote che diventavano sempre più rosee, ma modellate da un sorriso.
“Io sono…aspetta, come mi chiamo io? Ah giusto, Niveor. Sono Niveor.”
Non si erano nemmeno resi conto di quanto, in pochi secondi, si erano fatti vicini.
“E’ un nome bellissimo, così come voi”, sussurrò il ragazzo, ammirandolo da sotto le sue ciglia lunghe per poi lasciare che si abbassassero sulle sue labbra, con i loro visi che respiravano con lo stesso tempo, i cuori che battevano forte …-
“Fatemi raggiungere Maverik nell’oltretomba, vi prego. Uccidetemi subito.”
 


 
Kurt e Blaine guardarono Jeff con talmente tanto odio che credette di venire trafitto in quel preciso istante.
“Scusate!”
“Jeff non ha tutti i torti – disse Nick – insomma, siamo a D&D, non a Giulia Passione top model.”
Blaine incrociò le braccia, allontanandosi da Kurt e buttandosi di peso contro lo schienale della sedia: “Stavamo soltanto interpretando i nostri personaggi.”
“No, stavate cercando una scusa per pomiciare.”
“E anche se fosse? Non posso baciare un elfo bellissimo che mi ha aiutato?”
“Ma stavo affogando tra tutti i vostri cuoricini – protestò Nick -  Dateci un taglio.”
Kurt, allora, abbassò lo sguardo. Perché non era giusto: perché era ad una spanna da Blaine, ed era stato interrotto da dei nerd che preferivano giocare ad uno stupidissimo gioco da tavolo. E poi, quella frase di Nick aveva intaccato il suo orgoglio: si sarebbe vendicato a dovere.
“Ti prego Wes – supplicò Jeff, a mani intrecciate – dimmi che introdurrai il nuovo personaggio di Nick molto presto, non ce la faccio a sorbire tutto questo a more da solo!”
“Va bene, va bene.” Il master si sistemò sulla sedia, rassettando i suoi fogli coperti e guardando i giocatori uno ad uno.
“Adesso viene Nick. Ma voi, e mi riferisco soprattutto a Blaine e Jeff, dovete giocarvi questo incontro. Vi ricordo che siete in terra straniera, nel bel mezzo di una missione segreta, ad un passo dal compierla e non avete mai visto questo personaggio. Avete già avuto fortuna con Niveor, visto che si è rivelato essere in buona fede. Intesi?”
Velocemente, annuirono. Kurt si chiese il perché di quel discorso: il suo incontro era stato gestito molto bene, perché mai con Nick sarebbe dovuto andare diversamente?
 
 
Dopo aver mangiato e riposato alla locanda, il gruppo partì alla volta del castello nel bel mezzo della notte.
Grazie alle conoscenze territoriali di Niveor riuscirono a fuggire alle guardie e ad uscire dalla città senza problemi; il sentiero che conduceva alla roccaforte era piccolo, molto sinistro, si percepiva l’aria di imboscata da un momento all’altro e la tensione era alle stelle. Jakeb era in cima al gruppo, all’erta: con la sua conoscenza magica aveva illuminato il suo bastone, per schiarire il passaggio; Ettelen e Niveor erano subito dopo di lui, affiancati, Ettelen che osservava l’ambiente intorno e Niveor che osservava lui.
Tutto ad un tratto, si udì un fruscio: delle foglie spezzate, dei rametti calpestati. Il gruppo si mise in posizione di difesa pronti a qualsiasi cosa si presentasse, fino a quando non scorsero la figura di un uomo incappucciato, l’aria misteriosa, il cappuccio indossato che copriva gran parte della faccia lasciando scoperto soltanto un ghigno vittorioso. La cappa indicava uno stemma sconosciuto in quelle zone, così come i suoi abiti, bianchi, misteriosi, dai quali si intravedeva una spada ed una lama celata all’altezza del polso.

 

Jeff batté le mani sul tavolo, troppo esaltato perfino per urlare.
 “Amico, ma chi hai fatto, Ezio Auditore di Assassin’s Creed?”
“Esatto.”
“Sei un genio!”
“Ragazzi – lo rammentò Wes – giocatevela bene.”
 
 
C’era silenzio. L’uomo misterioso fissava i tre ragazzi, e questi, di rimando, cercavano di ottenere quante più informazioni possibili con il solo uso dello sguardo.
Era misterioso. Era pericoloso? Questo, non sapevano dirlo.
E poi, l’assassino parlò.
“Buonasera.”
“Buonasera.” Risposero gli altri tre in coro. Ettelen lo fissò quasi  sorridendo: “Ti va di unirti a noi?”
“Sicuro!”
Saltellando, si avvicinò al gruppo, ed insieme si incamminarono.

 

 
“BENE.”
Wes battè il martelletto da master contro la testa di Blaine, che si lasciò scappare un lamento mentre Kurt tentava in tutti i modi di non ridere.
“Ho detto. Giocatevela, bene. Si rifà la scena.”
 
 
C’era silenzio. L’unico rumore era quello della notte, fatto da suoni, canti di animali, sospiri.
“Non ce la farete mai da soli.”
Questo disse l’uomo misterioso, provocando dei brividi a tutti i presenti.
“Queste terre sono pericolose, e avete bisogno di un esperto.”
“Tipo voi?” Mormorò Ettelen.
“Esatto.”
“E quale sarebbe il vostro guadagno?”
“Il vostro re, tempo addietro, mi ha aiutato. Non mi piace portarmi dietro i debiti.”
Si guardarono, per molti secondi. Forse, poteva fidarsi.
“Bene. Benvenuto nel gruppo, allora.”
Niveor lo guardò dall’alto verso il basso, assumendo un’aria scettica e non del tutto convinta. Fu in quel momento che l’uomo si fece più avanti, avvicinandosi a lui e guardandolo con sufficienza. L’elfo, tuttavia, non sembrò impressionato. Lo vide gonfiarsi come una rana ed esclamare con tono solenne: “Ti chiederai chi io sia, e quale sia la mia storia!”
“Veramente no.”
E detto quello, si incamminò verso il castello.
 

 
“Kurt, sei crudele – affermò Wes, con un mezzo sorriso - è tutto il giorno che ci rompeva con questo background da raccontare, e tu lo smonti così?”
Blaine stava ancora ridendo, non riuscendo a fare altro se non abbracciare il suo ragazzo sussurrandogli “ti adoro, ti adoro troppo”, mentre quest’ultimo si crogiolava nella sua soddisfazione, con Nick che ancora non aveva la forza di esprimere la sua delusione.
Ma Kurt, in realtà, si limitò a rassettare i fogli della sua scheda come un giornalista che aveva appena finito il suo lavoro e rivolse uno sguardo affettuoso a Blaine, baciandolo sulla punta delle labbra: dopotutto, nessuno può prendersi gioco di Niveor ed Ettelen. O meglio, Kurt e Blaine, pensò correggendosi immediatamente.
 
 
Erano arrivati; mancava veramente poco. Il castello abbandonato si intravedeva con le sue torri alte e la sua atmosfera sinistra, come di qualcosa che un tempo era stato bello e solenne, e che adesso non c’era più.
Entrarono. All’apparenza, non sembrava esserci nessuno.
Ma poi, un colpo di balestra.
“A terra!” Esclamò Ettelen, e tutti riuscirono a schivare la trappola per un soffio.
C’era un nemico, in cima alle scale: un mostro dall’aspetto umano, coperto di melma nera, produceva dei suoni gutturali e stava sussurrando “morte, morte, morte”, verso i quattro avventurieri.
Era lui, il ladro del tesoro?
“Dobbiamo sconfiggerlo.”
Ettelen provò a colpirlo con l’arco, ma la freccia fu completamente assorbita, e quello, era un problema.
“Come…cosa facciamo?” Niveor si fece più vicino al paladino, a metà tra l’intimorito e il finto spavaldo. Jakeb si arrotolò le maniche della tunica, afferrando saldamente il suo bastone: “Preparo l’incantesimo di salto temporale.”
“Cosa? Ma ci vuole un sacco di tempo per prepararlo!”
“E allora tenetelo occupato!”
Bene. Potevano farlo. Insomma, erano tre contro uno, no?
Il ragazzo misterioso appena reclutato si scagliò contro di lui, con l’arma pronta a conficcarsi nella carne ed un urlo di battaglia che accompagnava la sua carica.
E poi, il mostro schivò il suo attacco con una facilità imbarazzante, e lo colpì dritto alla schiena.

 

 
“Ok, stiamo calmi. Stiamo molto calmi.”
Wes osservava con una sorta di ghigno i ragazzi di fronte a sé: erano così adorabili, adesso che si erano resi conto di non poter assolutamente battere il mostro, di non poter finire quella campagna, e sì, forse, era un master un po’ crudele. Ma quella era l’amata vendetta per tutte le volte che gli avevano fatto saltare i nervi.
“Quanto tempo ti resta per l’incantesimo, Jeff?”
“Non molto.”
“Cavoli, dobbiamo tenerlo fermo almeno per un minuto.”
Blaine e Nick si stavano fissando intensamente, come se cercassero di scovare i pensieri dell’altro, di setacciare i loro ricordi, di trovare qualsiasi altra strategia che li facesse vincere.
E poi, Nick ebbe un’idea. La idea.
“Colpo mirato alle parti basse.”
E no, non poteva averlo detto sul serio. Kurt era allibito più di tutti gli altri messi insieme e da qualche parte nel Lan Party si sentì la risata di Greg riecheggiare per tre ore.
Wes cercò di mantenere la calma quando parlò, quasi, con tono serafico: “Stai scherzando, Nick?”
“No. E’ scritto nel regolamento. Colpo mirato alle parti basse: il nemico è costretto a stare fermo per un turno, senza poter far nulla.”
“Va bene, ci dev’essere una spiegazione a tutto questo.”
Wes afferrò il manuale del giocatore, poi quello dei mostri, poi quello del master, sfogliando e sfogliando alla ricerca di qualche smentita, di qualcosa, qualsiasi cosa che facesse tacere quel gruppo di idioti che adesso stavano esultando alla vittoria.
Il suo dito incappò in una piccola scritta, nella sezione combattimento: riguardava il colpo alle parti basse.
“…Va bene. Potete farlo.”
Si sentì sconfitto. Si sentì preso in giro, a dire il vero, e anche un po’ allibito: a volte si dimenticava di quanto D&D potesse essere altamente demenziale nella sua serietà.
 
 
Dopo aver dato un calcio lui-sa-dove, l’uomo misterioso si allontanò di sei metri, con uno scatto molto agile, lasciando il mostro agonizzare nel suo dolore. 
Fu in quel momento che Jakeb terminò l’incantesimo, scagliandolo contro di lui: un vortice nero comparve alle spalle del nemico risucchiandolo in una dimensione oscura, fatta di urla e pianti, dove non c’era spazio per le persone mortali e nemmeno per la salvezza.
Però, quello non era il loro caso. Lui era un mostro; loro, erano salvi.
“Ce l’abbiamo fatta!” Aveva gridato Ettelen, abbracciando di colpo Niveor che si sciolse nella stretta affondando il viso nella sua divisa da cavaliere.
“Sì, ce l’avete fatta.”
Lo pronunciò una voce,  proprio dietro di loro: un uomo si presentò con il suo mantello di velluto, il suo sorriso semplice, le sue vesti di alta manifattura e il suo aspetto nobile, importante.
Ettelen si inginocchiò di colpo, dopo aver mormorato, incredulo: “Vostra Maestà.”
E Niveor lo guardò: era quello, un vero re. Sembrava perfetto: senza paura, senza malvagità. Imitò il suo compagno di viaggio non riuscendo, però, a trattenersi dal guardarlo con la coda dell’occhio.
Che cosa ci faceva il re, lì?

 
 
“Wes?”
Kurt fissò il master con fare inquisitorio, mentre quest’ultimo si limitò a scuotere la testa e suggerirgli di fare silenzio. Così, non aggiunse altro; non volle nemmeno domandare perché il re, a giudicare dall’espressione, assomigliasse a lui. Stranamente.
 
 
“Siete stati molto bravi.”
Jakeb si strinse nelle spalle saltellando da un piede all’altro, come un bambino a cui avevano appena regalato un dolce.
“Davvero, sono molto fiero di voi. Avete affrontato molti pericoli, avete visitato posti, combattuto contro nemici; avete conosciuto l’amore.”
Quest’ultima cosa la disse verso Ettelen e Niveor, sorridendo.
“Avete formato una compagnia vera e propria: c’è il prode, colui che combatte per la giustizia, assieme alla sua dolce metà, che l’ha aiutato nel cammino.”
I due interpellati arrossirono, avvicinando le loro mani e stringendole debolmente.
“C’è il ragazzo misterioso del quale nessuno sa nulla…”
“Solo perché non me l’hanno chiesto –mugugnò l’assassino- Oh, volete sapere la mia storia, Vostra Maestà?”
“E poi c’è anche il comico.” Seguitò il re ignorandolo completamente, mentre Jakeb si guardava intorno confuso.
“Insomma, avete formato una vera e propria compagnia. Vi siete aiutati, supportandovi a vicenda; avere un amico è il tesoro più bello di tutti, non dovete mai dimenticarlo.”
Si alzarono tutti in piedi, sotto suo segnale; e adesso, finalmente, erano lì. Erano passati mesi, dall’inizio del loro viaggio. Qualcuno si era smarrito, qualcuno, accidentalmente, era morto. Però, alla fine, erano rimasti vivi, erano rimasti uniti, perché non c’era niente che potesse dividerli, nemmeno le avversità del destino.
Ed erano troppo felici per poter pensare razionalmente, e adesso Ettelen e Niveor si stavano guardando con intensità, il ragazzo misterioso – che si scoprì chiamarsi Altair – fece un passo più avanti trattenendo a stento l’emozione, con il tono della sua voce che risultò eccessivamente alto, e anche un po’ tremolante.
“Ma allora, succede proprio come nei racconti più belli? Abbiamo finalmente terminato la nostra avventura, siamo liberi…abbiamo…abbiamo trovato il tesoro?”
Il re guardò tutti quanti; i loro volti raggianti, le bocche aperte a metà già pronte ad esultare.
“No.”
Fine.

 



***

Angolo di Fra
 
Dunque… questa era la OS che avevo programmato per le 150 preferite. Era più che altro un modo per dirvi grazie, per tutto l’affetto che mostrate per la mia storia.
Però, ecco, se qualcuno per caso mi avesse aggiunta ai preferiti con lo scopo di leggere questa OS, come prima cosa, spero che non sia deluso XD lo avevo detto io che era demenziale. E come seconda cosa, io lo ringrazio di cuore, ma…mmm come spiegarlo? Ovviamente mi fate felicissima: ovviamente sapere che mi aggiungete ai preferiti vuol dire che la storia vi piace, vi fa sorridere, e io non voglio nient’altro che questo. Però, non vorrei MAI che qualcuno mi abbia aggiunta alle preferite, magari, per farmi raggiungere le 150 preferite, perché incitato dal voler leggere al più presto questa OS. Se qualcuno l’ha fatto lo ringrazio di cuore, ma ora dirò una cosa che forse non ha mai detto nessuno: potete anche togliermi dalle preferite. Nel senso, non voglio che vi siate sentiti “obbligati”, ecco. Se lo avete fatto perché avete pensato “cavoli questa storia mi piace tanto”, oppure, perché vi fa star bene, io vi ringrazio dal più profondo del cuore e spero sinceramente di non smettere mai di farvi sorridere, come mi dite nelle recensioni. Ma davvero, non vorrei MAI aver influenzato le scelte di qualcuno con tutti i miei post entusiastici, e io vi chiedo profondamente scusa se l’ho fatto. A volte scrivo senza pensare. E si vede, no? Insomma, avete letto questa OS, quindi, si capisce bene ahahah!
Che dire…niente. Volevo dedicare questa OS a ColferAddict, che è tipo ammalata da quanto, due settimane? E stamani doveva fare le analisi, quindi, spero di averti un po’ fatto compagnia. Dedico il capitolo anche a tutti quelli che stanno passando un periodo no: spero di avervi fatto distrarre, sorridere, almeno per un quarto d’ora.
 
Ne approfitto per dirvi una cosa: non so quando aggiornerò Come un HEADSHOT al cuore. Per essere proprio ma proprio ma proprio sinceri, ho tantissime cose da fare, ed è un miracolo che abbia avuto il tempo di finire questa OS. Scusate… spero di non farvi attendere tanto. Ma soprattutto spero che ci sarete ancora, quando pubblicherò di nuovo. Grazie :)
Fra
   
 
Leggi le 21 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Medea00