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Autore: Cherrie_2709    29/04/2012    4 recensioni
-Madre...Padre...ho una richiesta da fare-
"Oddio no" pensò Flora
Federico si inchinò ai suoi piedi -Flora, amore mio...-
La tensione nella stanza era palpabile.
-...vuoi sposarmi?-
Silenzio. Silenzio totale. La ragazza stava ascoltando il suo cuore. Sapeva cosa le stava dicendo, ma aveva paura di dar voce ai suoi sentimenti. Prese un bel respiro e si preparò a rispondere. Ma qualcun'altro lo fece per lei.
-NO!- gridò Ezio, senza pensarci due volte.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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-No! Vi ho detto che ho bisogno di rose rosse, non vanno bene gialle!-
Era ormai un'ora che quel signore sbraitava. Il tipico signore che ha dimenticato un importante festeggiamento e ha bisogno di rimediare. Flora però non sapeva proprio come aiutarlo.
-Va bene, va bene. Mi dispiace, ora mando qualcuno a chiamare mia madre, lei saprà darvi ciò che desiderate-
Il signore sbuffò, ma almeno smise di gridare.
"Diamine, perchè mia madre non c'è mai quando serve?"
Qualcuno notò la preoccupazione di Flora. Un giovane dal sorriso luminoso, si avvicinò a lei, per offrirle il suo aiuto.
-Avete bisogno?-
La ragazza si voltò di scatto. -Oh, salve messere. Mi aiutereste a cercare mia madre? Sapete, la sostituisco mentre fa commissioni, ma a volte non so proprio come aiutare i clienti-
-Sarò lieto di aiutarvi, ma se lo farò...- aggiunse con aria maliziosa -...dovrete dirmi il vostro nome-
Flora abbassò lo sguardo e sorrise, arrossendo leggermente -D'accordo-
Passarono pochi minuti e il ragazzo tornò seguito da Susanna, la madre di Flora. Subito la donna, guardando la faccia del cliente, che era ormai rosso fuoco, capì che qualcosa non andava.
-Santo cielo! Che succede figlia mia?- le gridò con una finta aria di rimprovero, per far vedere al cliente il suo sdegno.
-Madre, siete qui! Quest'uomo- disse indicando il cliente -vuole delle rose rosse, ma le abbiamo finite. Non so che fare-
Susanna si avvicinò gentilmente al signore e con dolcezza gli parlò.
-Buon uomo, a pochi passi da qui c'è il mio fornitore di fuori. Sarà lieto di darvi ciò di cui avete bisogno-
L'uomo, un pò adirato, ma comunque sollevato, si allontanò dalla bancarella.
-Vi ringrazio, Madre. Non era mia intenzione deludervi-
-Non l'hai fatto mio tesoro. Ora però vai a casa, si fa tardi. Io ti raggiungo-
-Se permettete- si intromise il bel giovane - la accompagno io, madonna-
-Che giovanotto ben educato- osservò la madre -Prego, accompagnatela pure-

Inizialmente i due non parlarono molto. Si lanciarono solo occhiate furtive. Si scrutarono per imparare l'aspetto altrui. Flora aveva i capelli neri sciolti, lunghi fin sotto le spalle. Tra i capelli non portava alcuna decorazione, ma aveva qualche treccina. La sua pelle era piuttosto pallida, in netto contrasto con i capelli. Sulle guance però risaltavano due piccoli tondini rosa, che si accentuavano quando arrossiva. Quel giorno, come in molti altri, portava un vestito non troppo sfarzoso, ma comunque elegante. Era azzurro, come i suoi grandi occhi. Scopriva le spalle ma aveva le maniche lunghe. Ai piedi delle Ballerine piuttosto usurate dalle continue commissioni per la madre. Il ragazzo era molto più curato. I suoi capelli color castano scuro, poco più corti di quelli della ragazza, erano raccolti a coda di cavallo con un nastrino rosso. La sua pelle era decisamente più scura di quella della ragazza, ma comunque molto curata per essere quella di un ragazzo. In viso non aveva nemmeno un accenno di barba. Doveva avere circa l'età di Flora, diciassette anni. Portava dei pantaloni in pelle marrone, con alcune decorazioni rosse sui lati. La camicia con le maniche a sbuffo lasciava intuire la sua appartenenza alla classe nobile. Sopra di essa portava un giacchino senza maniche, nero, con svariate decorazioni color argento. Ai piedi degli stivali lunghi fino al ginocchio, molto meno logori delle scarpe della ragazza, ma comunque segnati dal tempo. Dalla scollatura della camicia si intravedeva una catenina, forse con un nome.
Improvvisamente, la mora parlò.
-Flora- disse
-Come prego?- chiese il ragazzo
-Il mio nome...è Flora-
-Oh, certo. Il mio è Ezio- rispose facendole il baciamano.
Quando furono sotto casa della ragazza si fissarono per qualche minuto, poi fu nuovamente lei a rompere il silenzio.
-Allora, bel giovane- disse ridacchiando -Che intenzioni avete?-
-Ehm...che volete dire?-
Questa volta Flora rise fragorosamente –Certo, era ovvio. Beh, mi dispiace deludervi-
-Bene, bene- disse una voce maschile da lontano –Ezio che rimane a bocca asciutta-
-Vieri- digrignò Ezio, rabbioso.
-Tranquillo grullo, non sono qui per infastidirti. Ero venuto a trovare la mia bella- disse guardando Flora
-Vattene, Vieri. Io non sono la bella di nessuno, menchemeno di te, sporco maiale!-
Ezio scoppiò a ridere –Ma bene, una donna che sa farsi valere-
Vieri, il ragazzo che aveva parlato poco prima, si scaraventò sulla ragazza con aria minacciosa, ma non riuscì a torcerle un capello, perché Ezio gli si parò davanti per difenderla.
-Non provarci nemmeno, se non vuoi avere rogne-
Il ragazzo era nettamente più piccolo di Ezio. Vestito con abito elegante azzurro spento e calzamaglia avorio. Sembrva quasi una ballerina. Così non insistette e se ne andò, sbuffando.
-Vedo che abbiamo qualcosa in comune- osservò Flora –entrambi odiamo quel verme-
-C’è chi non lo fa?-
Per un attimo si fissarono, poi risero assieme. Non appena ebbero finito, la ragazza cambiò completamente tono. Sembrava molto più sicura di se.
-Ezio, giusto? Salite-
-In…in casa vostra?-
-Certo. Mi piace il vostro carattere…e mia madre lavora fino a tardi oggi-
-Offerta allettante- disse lui spavaldo –credo che accetterò, sarebbe da maleducati rifiutare un tale invito-
 
Lume di candela nella stanza della ragazza. I due si stavano baciando ormai da mezz’ora, seduti sul letto.
-Siete bravo a baciare sapete?- disse Flora, staccandosi solo un momento.
Poi slacciò le cordicine che tenevano chiuso il gilet, per poter toglierglielo di dosso. Subito dopo sbottonò la camicia e gliela sfilò, lasciandolo a petto nudo. Gli accarezzava petto e schiena, con foga.
-Siete caldo…bollente!-
Ezio, a sua volta, le slacciò il corpetto che teneva stretto il vestito e la ragazza si alzò per poterselo togliere. La faccia del ragazzo lasciava capire il desiderio che scorreva in lui. Così Flora si tolse anche il corpetto inferiore e tornò fra le sue braccia.
-Avete una pelle meravigliosa, liscia come i petali di un fiore-
-Perché credete che mia madre mi abbia chiamata Flora?-
Continuarono a baciarsi imperterriti, finchè Flora non slacciò anche i pantaloni del ragazzo. Risero, giocarono tra loro, si stuzzicarono e si leccarono. Quando si fece molto tardi, Ezio spense la candela: sapeva che avrebbe dormito con lei.
 
Il mattino dopo, Flora di svegliò di buon umore. Umore che svanì subito quando si accorse che l’altro lato del letto era vuoto. Si guardò in giro. Il suo abito azzurro e la sua biancheria erano ancora a terra, ma non c’era traccia dei vestiti di Ezio. Si mise a sedere, tenendo la coperta sul petto.
-Ezio?- domandò sperando di ricevere risposta, ma non accadde.
Pochi secondi dopo, sua madre entrò.
-Buon giorno mia…Flora! Che diamine fai nuda nel letto?-
-Oh…- la ragazza si guardò, ancora frastornata. Ripenso alla notte precedente. Ripensò ai baci, alle coccole. Ripenso alle mani del ragazzo sul suo corpo. Poi si inventò una scusa –Avevo tremendamente caldo-
-Capisco…non volevo certo fraintendere-
-Certamente, Madre. Oggi…oggi c’è la lezione da Messer Da Vinci giusto?-
-Giusto. Indossa i vestiti da pittura, io chiamerò una carrozza-
Flora si vestì svogliatamente. Raccolse la biancheria da terra e la indossò nuovamente. Poi mise il vestito azzurro nell’armadio, da cui tirò fuori un altro abito. Era rosa, con qualche macchia di colore qua e là. Usava quel vestito per dipingere e molti dei colori che utilizzava non venivano via nemmeno a lavarli. Quando si sedette davanti allo specchio, si rese conto che il suo volto era nettamente segnato dalla tristezza. Non riusciva proprio a sorridere e avrebbe fatto piangere perfino un giullare con il muso che aveva. Sapeva di aver sbagliato a dare così confidenza a uno sconosciuto, ma la verità era che aveva sempre guardato Ezio da lontano, affascinata.
 
La carrozza chiamata da sua madre la portò fino alla bottega di Leonardo da Vinci. Leonardo era un pittore ufficialmente, ma ufficiosamente era molto di più. Gli piaceva, più di tutto studiare l’anatomia umana. Flora aveva già visto un paio di volte cadaveri dentro al suo studio, ma lui diceva sempre che glieli avevano portati, che aveva il permesso di farlo. Inoltre era anche inventore. Qua e là per il suo studio erano sparse svariate macchine, molte delle quali non funzionanti. Quasi tutte.
-La ringrazio messere- disse la ragazza inchinandosi al cocchiere.
Bussò forte, perché se Leo, così lo chiamava, era impegnato, molto spesso non si curava delle visite. Dopo qualche minuto, alla porta apparve un omarino magro, con i capelli lunghi biondi, così come il suo pizzetto. Aveva sempre un’aria estremamente allegra.
-Flora! Mia cara. Entra, entra- disse aprendole la strada.
-Buongiorno Leo- disse lei a testa bassa.
-Sei triste piccina? E perchè mai?-
-Oh…si vede molto? Non è niente, davvero. Seguirò comunque la lezione di oggi-
-No, no, no. Con la tristezza si possono fare grandi cose. Oggi, pittura libera! Darai sfogo alle tue emozioni e creerai un’opera meravigliosa-
Così, le ore passarono. Flora stava anche giornate intere da Leonardo. Si perdeva dentro a ogni tela. Quella volta dipinse un viso. Il suo viso. Nemmeno se ne accorse, la mano andava da sola. Lo dipinse con espressione triste. Incarnava al tempo stesso quello che voleva e quello che provava.
-Chi è mai questo bel giovine?- le chiese Leonardo, quando il dipinto era quasi ultimato.
Lei si scrollò dai suoi pensieri e guardò il quadro.
-Lui…lui è…un ragazzo conosciuto da poco-
-Ahhh…amore a prima vista?-
-No…direi di no-
-Capisco…hai fame?- era ormai ora di pranzo
-Si, abbastanza-
-Vado a prendere un po’ di cappone dalla mia vicina, me ne tiene sempre un po’ da parte. Petto o coscia?-
-Petto se possibile- disse ormai sorridendo.
-D’accordo. Ah, prima che mi dimentichi…-
-Ditemi-
-Dovrebbe venire una signora di nome Maria a prendere alcuni quadri. Sono in quella scatola- disse indicando uno scatolone vicino alla scala d’entrata.
-Glieli consegnerò appena si presenta-
Non passò molto tempo da quando il pittore era uscito, che bussarono. Flora si pulì le mani in un cencio il più possibile. Aprì e davanti a lei trovò una signora molto ben vestita, sicuramente benestante.
-Voi dovete essere Madonna Maria-
-Si…e voi siete?-
Oh, perdonatemi. Mi presento. Sono Flora, un’allieva di Messer Da Vinci. E’ uscito un momento a prender da mangiare e ha chiesto a me di consegnarvi i vostri dipinti-
-Vi ringrazio, madamigella. Siete molto ben educata-
-Volete che vi chiami una carrozza?-
-No, non serve. Sta arrivando mio figlio ad aiutarmi. Abitiamo poco lontano da qui-
  
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