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Autore: ProcrastinatingPalindrome    01/05/2012    2 recensioni
Russia va a dire addio alla prima viaggiatrice nello spazio. Laika-centric.
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non mi appartiene è una traduzione dell'omonima storia di ProcrastinatingPalindrom. Non posseggo né i personaggi qui utilizzati né il fumetto dal quale sono tratti. Questa storia non è a scopo di lucro.


Kudryavka non era bella, Russia doveva ammetterlo. Aveva visto dei bellissimi cani in precedenza, e lei non era fra quelli. Aveva le orecchie grandi simili a quelle di un pipistrello e una buffa coda arricciata. Alcune parti di lei facevano pensare a un terrier, altre a un husky, e lui non poteva neanche immaginare cos’era il resto del suo pedigree. Era una cagnolina bastarda in tutto e per tutto, ma la cosa non aveva nessuna importanza. Non era il suo aspetto scombinato che la faceva ricordare alla gente; erano i suoi occhi stranamente intelligenti, e la sua pazienza, e il modo nel quale sembrava capire ogni singola parola che le veniva rivolta. Era una cagnolina speciale, un’amorevole, gentile, dolce cagnolina. E loro l’avrebbero uccisa nel nome del progresso e della scienza.

“Sei ancora qui, compagno? Si sta facendo tardi.”

Russia alzò gli occhi sul Dr. Yazdovsky. L’uomo era in piedi sul ciglio della porta, le braccia incrociate severamente sul petto. Russia non era mai stato in grado di intimidire il medico militare, e lo rispettava in un certo senso per tale motivo.

“Sono solo passato a trovare Kudryavka, Dottore. Tutto qui.” Disse Russia innocentemente, scostandosi dalla gabbia di Kudryavka. La cagnolina abbaiò felicemente quando riconobbe il dottore, scodinzolando furiosamente.

“Questo non è certo il momento migliore.” Disse seccamente Yazdovsky, guardando brevemente Kudryavka.

“Perché no? I suoi test sono finiti per oggi. Non la disturberò. Volevo solo vederla per un po’…” Russia si fermò, poi continuò speranzoso, “…e magari portarla fuori per una breve passeggiata?”

“Assolutamente no. Si congela fuori. Non possiamo permetterci che accada qualcosa a Kudrya-…Laika. Non c’è abbastanza tempo per rimpiazzarla.”

“La terrò dentro il mio cappotto. Starà al caldo lì. E una volta era una randagia per le strade di Mosca. Dev’essere abituata al freddo, da?”

Yazdovsky sembrava voler protestare (non era proprio una passeggiata se veniva portata da qualcuno, no?) ma invece sospirò e passò una mano fra i suoi capelli sempre più radi.

“Ascolta, Braginski-”

“Sarà solo una breve passeggiata, dottore. Breve, brevissima, lo prometto. Io…voglio solo parlarle per un po’. Dirle addio.”

Gli occhi di Yazdovsky si addolcirono.

“Non avrò un’altra possibilità, ovviamente.” Continuò Russia. “Domani sarà occupata tutto il giorno in preparazione al lancio, e il giorno dopo-”

“Parte per il luogo del lancio. …Va bene, ti do venti minuti. Non un secondo di più.”

“Spasibo, dottore.”

“Sono serio, Braginski. Se non torni in venti minuti, verrò a cercarti.”

“So che lo farà, dottore.”

“E un’altra cosa, compagno…non può ‘scomparire’. Non può ‘scappare’.”

“Non scapperà. La terrò d’occhio.”

“Non sarai l’unico a finire nei guai se succede qualcosa a quella cagnolina, Braginski. Lo Sputnik II deve partire secondo il programma, e Laika deve essere all’interno.”

“Mi piace di più il suo vecchio nome. Kudryavka. Laika non le sta altrettanto bene.”

“Hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto?”

“Sì, sì. Mi dispiace, dottore. Tornerà in venti minuti, lo prometto.”

“Aspetterò, compagno.”

Kudryavka si sporse ansiosamente in avanti quando Russai aprì la gabbia, ma si immobilizzò obbedientemente quando la prese in braccio e la mise all’interno del suo cappotto. Doveva avere un aspetto ridicolo, realizzò, abbracciando quella massa sotto il cappotto come un ladro o un rapitore.

“Venti minuti.” Gli ricordò Yazdovsky mentre usciva.

Facevafreddo fuori. L’aria era stata fredda tutto il giorno e la temperatura era calata ancora di più da quando il sole era tramontato. Avvolse le braccia attorno al caldo corpo di Kudryavka, e sentì le sue corte zampe che scalciavano contro il suo petto. Lì vicino c’era una panchina, e dopo aver rimosso uno strato di neve, si sedette, aprendo il cappotto quel tanto da permettere alla cagnolina di muoversi un po’.

“Scusa, Kudryavka.” Disse mentre lei gli si contorceva in grembo, cercando di trovare una posizione comoda. “Ti lascerei a terra, ma Yazdovsky si arrabbierebbe se ti lasciassi giocare nella neve. Le tue zampine potrebbero congelarsi, e noi cosa faremmo se una cosa del genere succedesse?”

Lei si fermò allora, stendendosi sulle sue ginocchia. Com’è che sembrava sempre capire cosa le diceva la gente? Non poteva sapere cosa significavano le parole che le aveva detto. Probabilmente aveva solo risposto al suo tono di voce.

“Non fa freddo stanotte?” Chiese. “Ormai non mi disturba più la cosa, ma mi preoccupo per dei cagnolini come te. Anche con il tuo pelo, deve fare freddo. Non staremo qui a lungo. Mi dispiace che non sia abbastanza caldo da farti correre in giro. Sarebbe stato bello se avessi potuto, un’ultima volta.”

Lei si voltò a guardarlo, inclinando la testa di lato curiosamente.

“Capisci quello che succederà? Capisci-” Dovette fermarsi e schiarirsi la gola; l’aria fredda gli stava stringendo il petto. “Non ti resta molto da vivere. Lo sai? Noi…non sappiamo ancora come riportare sulla terra una navetta…non possiamo riportarti indietro dopo il lancio. V-volevo aspettare fino a che non lo avessimo appreso, ma Khrushchev- conosci Khrushchev? Il mio capo? Khrushchev dice che dobbiamo lanciare lo Sputnik II per l’anniversario della mia rivoluzione. Abbiamo avuto solo un mese per costruire lo Sputnik II, quindi non abbiamo avuto il tempo per trovare un modo di riportarlo sulla Terra. Capisci com’è; non posso dire di no al mio capo. E ha ragione, ovviamente. È importante non rallentare minimamente. Dobbiamo continuare ad avanzare.”

Si obbligò a fermarsi, guardando la nebbiolina prodotta dal suo alito che si librava in aria. Kudryavka gli si sedette in grembo, guardandolo con una serietà bambinesca. La grattò dietro le orecchie, e lei gli si strusciò contro il palmo della mano.

“Sei sempre stata la mia preferita. Di tutti i cani del programma spaziale, tu eri la più dolce, la più paziente. Perché sopporti tutto, giorno dopo giorno? Perché non lotti quando ti mettiamo nella centrifuga, o non ci mordi quando proviamo a metterti la tuta spaziale? Gli altri lo fanno, sai. Ma non la mia Kudryavka. Non la mia brava ragazza. Brava ragazza.” Ripeté, perché sapeva che lei poteva  capire quelle parole. Ovviamente, la sua coda riccioluta ricominciò a muoversi.

“Andrai molto in alto nel cielo, Kudryavka. Più in alto di chiunque altro. Sarà bella la vista? Spero di sì. È tutto ciò che posso darti ora. Mi assicurerò che tutto il mondo sappia il tuo nome, che tutti ti vedano come un’eroina…ma cosa importano queste cose ad un cane? Un uomo potrebbe apprezzare tali onori, ma dubito che per te valgano qualcosa. Mi dispiace. Mi dispiace che sperare che la vista sia bella sia tutto quello che posso darti. Mi dispiace per quello che dobbiamo farti.” Sussurrò, e quasi gli si serrò la gola quando lei gli appoggiò le zampe al petto e gli leccò il mento. Era troppo sperare che con quel gesto lei volesse mostrargli che aveva capito e lo perdonava. No, era solo quella strana empatia che possedevano certi cani che le aveva detto di leccargli il viso e accoccolarsi contro di lui. Sembrava così grottesco che fosse lei a cercare di confortare lui, la vittima che aveva pietà del suo carnefice, e lui la strinse fra le braccia. Sentì che gli appoggiava il muso sulla spalla, perfettamente rilassata nel suo abbraccio. Non era giusto. Era l’unica che non aveva mai avuto paura di lui, anche quando aveva più motivi di altri di temerlo. Il vento freddo si stava facendo più forte e cominciava a pungergli gli occhi e a fargli dolere il petto, perciò lui non fece altro che tenerla stretta finché non fosse passato tutto. Ci volle tempo perché il sentimento se ne andasse via anche dopo che il vento si fu calmato.

Il loro tempo sarebbe finito molto presto, e non sarebbe stato carino far agitare Yazdovsky arrivando in ritardo. Con riluttanza Russia si rialzò, equilibrando cautamente il cane contro la sua spalla e lentamente si incamminò per la neve.

Yazdovsky stava trafficando con una gabbietta per cani quando Russia ritornò.

“Quattordici minuti.” Disse con un piccolo cenno del capo. “Avete…ah, avete fatto una bella passeggiata?”

“Da.” Rispose Russia, segretamente grato del fatto che la sua voce fosse tornata normale. “Abbiamo solo parlato per un po’.”

“Se la cava ad ascoltare, non è vero?” Disse Yazdovsky con un piccolo sorriso triste che sembrava fuori posto sul suo viso normalmente serio.

“La migliore che io conosca, da.” Concordò Russia, riportandola alla sua gabbia.

“Aspetta un attimo, compagno.” Disse improvvisamente il dottore. “Metti Laika nella gabbietta.”

“Perché? Dove va così tardi la sera?”

Se il sorriso gli era sembrato strano, l’imbarazzo che gli invase il viso era ancora più strano. “Viene con me.” Rispose, evitando gli occhi di Russia. “La porto a casa con me. solo per la notte, bada. Tornerà domani. E visto che ti ho permesso di portarla fuori per un’ultima passeggiata mi auguro che tu possa mantenere questo segreto.”

“Certo, ma perché-”

“Ricordi quando l’abbiamo portata qui la prima volta? Era una puzzolente randagia. Dubito che abbia mai vissuto come un animale domestico. Quindi ho…ho pensato che sarebbe stato bello lasciarla dormire in una casa calda, lasciandola giocare coi miei figli…come dovrebbe un cane. Solo per una notte. Merita una notte normale prima…prima del lancio.”

“Le piacerà, ne sono sicuro.” Disse Russia mettendo Kudryavka nella gabbietta. “Mi sarebbe piaciuto poter fare lo stesso, ma non ho una famiglia normale da poterle presentare.”

“No? Niente moglie né figli? Beh, sei ancora giovane.”

“Non così giovane, dottore.”

“Giovane rispetto a me. Dammi retta, mi fai sentire vecchio.” Insistette Yazdovsky sollevando la gabbietta. Russia dovette nascondere un sorriso dietro la mano. “Adesso devo andare, compagno. Saremo occupati domani, ma dopo che sarà finita ti offrirò un drink. Ce lo siamo meritati.”

Dopo che sarà finita. Dopo che Kudryavka sarà morta. Sì, avrebbe avuto bisogno di un drink a quel punto.

“Glielo ricorderò, dottore.” Riuscì a dire Russia nonostante il nodo che gli si era formato in gola. “E…e un’altra cosa…”

“Sì?”

“Le verrà fatta un’eutanasia, vero? Una volta nello spazio, le verrà semplicemente data una medicina e andrà a dormire, giusto? Non…non morirà di fame lassù, non soffocherà, non…”

“No.” Disse fermamente Yazdovsky, e si avvicinò appoggiando una mano sulla spalla di Russia. “La faremo addormentare dopo una settimana di orbita intorno alla Terra. Non soffrirà, compagno. Non preoccuparti.”

“È-è quello di cui ho più paura. Che la sua morte sia lenta e dolorosa.” Si zittì, scomodamente consapevole di essere vicino alle lacrime innanzi a Yazdovsky.

“Non sarà così.” Insistette il dottore, con più gentilezza di quella che Russia pensava possedesse. “Si addormenterà. Tutto qui.” La mano sulla spalla si strinse, poi si spostò. “Vai a dormire, compagno. Avrai bisogno di essere ben riposato domani.”

“Anche lei, dottore. Dorma bene. E si prenda cura di Kudryavka.”

“Certamente.” Yazdovsky gli mostrò un altro di quei rari sorrisi prima di risollevare la gabbietta e dirigersi alla porta. “Oh, e compagno…” Disse. “So che è difficile per te, e credimi, lo è anche per me, ma cerca di non essere così depresso. Dopotutto, stiamo facendo la storia.”

Kudryavka, sempre pronta a rallegrare l’atmosfera, abbaiò in segno di saluto. Il suono si fece sempre più debole man mano che dottore e cane si allontanavano, fino a sparire.


Note Storiche:
Laika è stata la prima a viaggiare nello spazio. Era originariamente un randagio di Mosca, che si ritiene essere in parte terrier e in parte un husky siberiano, si credeva che se la sarebbe cavata meglio nello spazio, in quanto abituata a vivere in condizioni difficili. Gli scienziati che la allenarono la chiamarono Kudryavka (significa piccolo riccio, per la sua coda arricciata), ma il suo nome è stato cambiato in Laika una volta scelta per entrare nello Sputnik II (Laika significa Abbaiatrice, ed è anche il nome di una razza.) È stata chiamata anche Zhuchka (Piccolo Insetto) e Limonchik (Limone) in tempi diversi, e dopo il suo lancio venne chiamata Muttnik (mutt significa ‘bastardino’) negli Stati Uniti.

Sputnik I è stato lanciato il 4 ottobre 1957. Kruscev ordinò di costruire un'altra navicella in tempo per il 40° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, che era solo ad un mese di distanza. Era un termine ridicolmente breve, ma nessuno voleva dire di no a Kruscev. E 'abbastanza impressionante che siano riusciti a sfornare un veicolo spaziale, ma hanno dovuto tagliare un sacco di curve lungo la strada. Inoltre, non hanno avuto il tempo di sviluppare la tecnologia per recuperare le navicelle spaziali provenienti dallo spazio, quindi sapevano fin dall'inizio che il viaggio di Laika era un viaggio di sola andata.

Sputnik II è stato lanciato il 3 novembre 1957. E 'stato originariamente riferito che Laika sopravvisse per diversi giorni nello spazio, ma in realtà è morta per il surriscaldamento e per lo stress solo quattro ore dopo il lancio. Avevano inizialmente previsto un’eutanasia per lei, ma a causa di un malfunzionamento ha sofferto quella che senza dubbio è stata una morte lenta e dolorosa. Anche senza aver comunicato la verità sulla sua morte, ci furono un sacco di critiche riguardo all’incidente, le persone in tutto il mondo erano arrabbiate per il fatto di aver lasciato morire un cane innocente, e si accesero un sacco di discussioni sui diritti degli animali. C'erano meno polemiche in Russia, e Laika è stata trattata come un'eroina nazionale per un po'.

Laika era una personalità molto amata tra le persone che hanno lavorato con lei. Uno di questi uomini era Vladimir Yazdovsky, che era anche capo del gruppo di ricerca per studiare i voli spaziali con equipaggio (il lavoro con i cani è stato il primo passo in tale progetto.) Egli scrisse più tardi che "Laika era tranquilla e affascinante", e la portò a casa per incontrare la sua famiglia poco prima del suo lancio. "Volevo fare qualcosa di carino per lei", ha scritto. "Ha avuto così poco tempo da vivere." Un altro degli scienziati era Oleg Gazenko, che espresse parole di rammarico per Laika: “Lavorare con gli animali è una fonte di sofferenza per tutti noi, li trattiamo come bambini che non possono parlare. Più il tempo passa, più mi dispiace. Non avremmo dovuto farlo. Non abbiamo imparato abbastanza dalla missione per giustificare la morte del cane. "

  

  
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