Blu Splendente
L'idea era stata di Rose.
Era seduta accanto al tavolo, intenta a sgranocchiare distrattamente delle
patatine, ascoltando l'ennesimo monologo di sua madre riguardo all'imminente ed
urgentissimo rinnovamento della casa.
"E per la porta d'ingresso, cosa ne dici, tesoro? Rossa, blu, verde, o ci
scriviamo 'Tyler'?" le aveva chiesto Jackie, mentre preparava una fetta di
carne in padella per il piccolo, instancabile Tony.
Rose s'era appoggiata col volto ad una mano ed aveva alzato gli occhi al cielo
in segno di riflessione. Poi aveva sorriso. "Potremmo dipingerci su la
facciata della TARDIS" aveva affermato, con tono casuale.
Immediatamente, dall'altro lato della casa era giunto - esattamente come lei
s'aspettava, nel preciso secondo in cui se l'aspettava - lo sconvolto
"COSA?" del Dottore.
Lo diceva spesso e lo diceva ancora con lo stesso tono di prima: piombava di
fronte a lei, si toglieva i soliti occhiali neri squadrati, alzava un
sopracciglio, spalancava la mascella ed esprimeva tutto il suo sconcerto con
una sola parola - "COSA?".
Col tempo, Rose aveva imparato che, quando si comportava così, il suo unico
cuore batteva un po' più forte - era una novità, ma non credeva le dispiacesse
affatto. E talvolta assumeva un'aria imbronciata e le diceva: "Oi! Avresti
dovuto chiedere il mio parere, prima di decidere!"
Era un tratto del suo
carattere palesemente ereditato da Donna, e fin troppo spesso le provocava un
brivido e la disgustosa sensazione che qualcosa non andasse. Ma la scacciava in
fretta; ed infine, lui abbandonava il broncio, le sorrideva e l'abbracciava,
ogni volta.
In quell'occasione, era stata lei a sorridergli e fare spallucce; così, lui
l'aveva presa per mano - ed era così assurdo ed irreale ed al contempo
piacevole avvertire il dondolio delle loro mani unite come qualcosa di
straordinariamente quotidiano - ed aveva acconsentito, per una volta in
silenzio, alla sua stramba, adorabile proposta.
Alle loro spalle, Jackie, con una padella sollevata a mezz'aria e gli occhi
spalancati, aveva commentato che no, non potevano essere seri.
Ma nessuno l'aveva realmente ascoltata.
E così si trovavano lì, ad osservare la loro nuova porta
d'ingresso: era in legno, dipinta d'un blu splendente e sormontata da due
finestre; la superficie del legno, invece che essere uniforme, era composta da
sei tasselli quadratici rientranti, su uno dei quali vi era incisa, in bianco,
la scritta 'police box'.
Ai piedi della porta, avevano posizionato un tappetino di benvenuto, blu
splendente anch'esso, su cui era disegnato un ghirigoro apparentemente privo di
significato, ma abbastanza inusuale da piacere tantissimo a Pete.
"E' Gallifreyano", le rivelò il
Dottore "e vuol dire 'benvenuti', ma non dirlo a tuo padre. Pensa che
abbia un significato antico e misterioso."
Rose rise, ma fu certa di cogliere una scintilla familiare nei suoi occhi -
nonostante fossero passati mesi, talvolta, quando nominava Gallifrey o i Dalek
o Davros il suo sguardo si riempiva d'odio e di dolore.
E lei, per qualche istante, rivedeva l'altro Dottore - il Dottore spezzato
dalla guerra che le aveva detto di correr via dai manichini di un negozio di
Londra, in un'altra epoca, in un altro universo.
Lo rivedeva impugnare un'arma
contro un nemico che credeva dimenticato, lo rivedeva accennare ad uno
sterminio che gli aveva lasciato troppe ferite.
Come al solito, durò solo qualche secondo: il Dottore rise con lei e l'altro
Dottore svanì.
Ma Rose non lo dimenticò; non lo dimenticava mai; continuando a scherzare
("E tu non dirlo a mia madre, pensa che sia arte aliena!" - "Il
Gallifreyano E' arte!"), lo prese per mano e lo condusse con sè verso la
porta della loro TARDIS personale.
Per guarirlo di nuovo.
La quotidianità era strana per tutti e due.
Anni dopo, il Dottore, ormai cinquantenne, ancora si stupiva dell'unico battito
del proprio cuore - o forse, della sottile nostalgia di quel secondo organo che non aveva mai
posseduto.
Anni dopo, Rose Tyler, ormai quarantenne, ancora parlava distrattamente di quel
giorno in cui Londra cadde in mano ai viscidi Slitheen.
Ma la quotidianità, quand'era ricca di abbracci scambiati di fronte ad una
porta in legno dipinta di blu splendente, sapeva anche essere
straordinariamente bella.
Liberamente ispirata a questa
meraviglia qui, altresì detta la mia futura casa. Clic.