Fifteen Days.
Chapter 2: Since I don't Have You.
“Mi sono fregata da sola.
Davvero.” Concluse Roxanne sbuffando, appoggiando il
gomito al sedile dell’aereo per poi sorreggersi il volto con la mano. “Fare un regalo
a Megamind è un’impresa pressoché impossibile: Non esiste in commercio nessun
gingillo tecnologico abbastanza avanzato che lo possa interessare, quello che
non possiede se lo crea da sé, ha praticamente un sarto personale…
e di certo non posso presentarmi a casa sua con una di quelle sferette con la
Tour Eiffel dentro e la neve. Un tempo sapevo ragionare prima di aprir bocca.
Temo di aver perso questa capacità. Accidenti.”
“Sai, anche mia moglie mi ha
chiesto una sorpresa.” Confessò Max, il suo nuovo cameraman, seduto al suo
fianco. Roxanne lo fissò, attendendo lumi. Max non
era di certo un bell’uomo: capelli castani radi e sempre scompigliati e un naso
decisamente aquilino. Però aveva un’aria simpatica che lo rendeva piacevole,
era sempre disponibile e gentile e un gran chiacchierone. Non uno di quelli che
parlava a vanvera di cose senza senso, come Hal:
nella sua lunga carriera di cameraman Max aveva collezionato aneddoti di vario
tipo, alcuni dei quali davvero esilaranti, e ciò rendeva le loro conversazioni
sul più e il meno molto interessanti.
Dal lato tecnico, poi, Max era
quanto di meglio si potesse trovare. Le offriva consigli, sapeva trovare la
luce e la posizione giusta e riusciva a capire quando tagliare senza che lei si
dovesse passare la mano sotto il mento per mezz’ora. Roxanne
non doveva incalzarlo ogni secondo per accendere la telecamera e filmare questo
o quello: Max era estremamente intuitivo nel suo lavoro: il tempo di rendersi
conto che stava accadendo qualcosa di interessante e già aveva la telecamera in
spalla, accesa e pronta all’intervento della reporter. Insomma, come collega
era un sogno.
“… e dimmi, hai già qualche idea
pronta per lei?”
“Certo. Scherzi? Dopo sette anni
di matrimonio e quattro di fidanzamento, come potrei non sapere cosa vuole mia
moglie?” Max estrasse il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e lo
aprì, sfilando un foglio ripiegato: una pagina tagliata da una rivista di moda.
“Soprattutto se è Danielle stessa a lasciarmi
simpatici promemoria come questo nel portafogli…”
Roxanne scoppiò a ridere, prendendo in
mano la pagina della rivista. “Luis Vuitton, eh? Più chiara di così! Molto
bella, di classe. Davvero, tua moglie ha gusto in fatto di borsette.”
“Già, le starà proprio bene
addosso. Peccato si sia scordata di dirmi dove possa trovare un qualcosa del
genere. Hai una vaga idea di dove vendano delle borsette a Parigi?”
“Oh si che ce l’ho. Prima di
partire mi sono informata dove sono un paio di boutique interessanti…”
“Uhm… boutique… dal nome non credo che me la caverò con poco,
eh?”
La ragazza gli restituì il foglio
con un sorriso: “Eh no, Max. Temo
proprio di no.”
I don't have plans and schemes
And I don't have hopes and dreams
I, I, I don't have anything
Since I don't have you
Affondò la faccia dentro al
cuscino a cui era letteralmente avviluppato. Nonostante la giornata infernale
(Due rapine sventate, Tre scippatori inseguiti e acciuffati, una truffa ai
danni del municipio fatta fallire e sei gattini recuperati dagli alberi) non
aveva per niente sonno. Si girava e rigirava nel letto abbracciato al cuscino e
mugugnando parole incomprensibili, la voce di Axel
Rose di sottofondo che raccontava il suo stato d’animo, come la maggior parte
delle volte.
And I don't have fond desires
And I don't have happy hours
I don't have anything
Since I don't have you
Happiness and I guess
I never will again
When you walked out on me
In walked ol' misery
And she's been here since then
“Signore, io credo che sia ora di
spegnere lo stereo, che ne dice?” quella di Minion non era esattamente una
domanda: Fermo impalato sulla porta della camera, un bicchiere pieno in mano,
gli stava scoccando uno dei suoi rari sguardi di pura disapprovazione.
“Ah, Minion…
tu non puoi capire che…”
“Faccia poche storie e si beva
questo bicchiere.”
“Ma non ho sete.”
“Si idrati, la prego.”
I don't have love to share
And I don't have one who cares
I don't have anything
Since I don't have you
Megamind non aveva esattamente la
forza per opporre resistenza. Con l’aria più desolata del suo vasto repertorio
di smorfie, bevve un gran sorso dal bicchiere. “Ha uno strano sapore…” si lamentò.
“Continui ad idratarsi, signore.”
Lo invitò l’assistente, spingendogli il bicchiere in bocca e tenendoglielo sino
all’ultima goccia.
“Minion, non è dandomi al bere
che mi sentirò meglio…” gemette Megamind.
“Non era alcool, Signore, ma non
importa. E’un… come posso definirlo? Una tisana
rilassante.” Megamind lo fissò scettico. “Al porro selvatico e malva della
Mongolia.” Aggiunse, inventando sul momento e tentando di essere convincente.
“Tra pochi secondi dormirà come un sasso.”
“Non credo di riusc…yaaawn.”
Minion non poté fare a meno di sogghignare. Ottima idea quella del Valium. Come
genio Miss Ritchi poteva davvero competere con il suo
capo. “Come le dicevo, Signore… lei è stanco… le si chiudono gli occhi…
è il caso che si sdrai lentamente…” sussurrò
spingendolo non troppo delicatamente all’indietro. “E che dorma. Sogni d’oro.”
“I miei Sogni possono essere
d’oro solo se c’è Roxanne, Minion…”
Questa
cosa inizia a darmi sui nervi. “Ci
sarà sicuramente, Signore…”
Megamind mugugnò riaggrappandosi
languidamente il cuscino, gli occhi ormai chiusi: “Sai…
non c’è neppure il suo profumo qui…”
“Ma certo, Signore, ho fatto il
bucato due giorni fa… e poi Miss Ritchi
non si ferma spesso a dormire qui.”
“Chissà perché poi”
“Beh, il Covo non è così comodo
come casa sua… in fondo anche il suo letto è un
tantino piccolo e poi… beh, qui non c’è neppure un
vero appartamento, solo qualche stanza più o meno utile qua e là, con troppe
poche porte e troppi orecchi indiscreti.”
Gli occhi di Megamind si aprirono
di colpo. Scattò in piedi sul letto, mettendosi a saltare sul materasso in
preda all’esaltazione più pura.
Oh
oh.
Minion aveva imparato a temere quel
suo stato. Sino a qualche mese fa, era
il lampo che precedeva il tifone. Solitamente finiva con Megamind dietro alle
sbarre. Ora… beh, ora era difficile prevedere il finale, ma ci avrebbe giurato
che difficilmente tutto ciò potesse non portare guai…
“Ma come ho potuto NON arrivarci
prima!!!! MINION, SONO UN GENIO!” Gli saltò addosso, le mani sul vetro della
cupola, scuotendolo. “E TU… tu sei un FANTASTICO,
INCREDIBILE PESCIOLINO!”
“Le sono molto grato Signore… ora potrebbe tornare a…”
Ma Megamind aveva già fischiato
l’adunata ai Brainbots, che gli si accalcarono
attorno impazienti delle istruzioni. “Portate i vestiti a Papino
e il mio elmetto da cantiere preferito!” ordinò, saltellando fuori di sé
dall’eccitazione. “Oh, Minion, questa sarà di sicuro la sorpresa più bella che
mai preparerò a Roxanne!”
“Ne sono certo, Signore… tuttavia sono le tre di mattina, direi che è il
caso di rimandare a domani…”
“Ma cosa dici, Minion, il tempo è
prezioso! Ora abbiamo solamente a nostra disposizione QUATTORDICI GIORNI,
ovvero DUE SETTIMANE per il RINNOVO LOCALI!”
Minion sperò vivamente di non
aver capito. “…come scusi?” domandò con un fil di
voce.
“Pensaci, l’hai detto anche tu: Roxanne non passa tanto tempo qui perché il Covo è scomodo,
umido, freddo e ancora un po’ oscuro e tetro.”
“Come lei mi ha sempre ordinato
di tenerlo.” Precisò scocciato l’assistente.
“Certo! Prima di Roxanne, prima di diventare il Difensore di Metrocity! Ma ora la mia vita, la nostra vita è cambiata Minion, e così deve cambiare anche il nostro
Covo!”
“…ma se
sino a due giorni fa…”
“Due giorni fa sono il PASSATO,
Questo è il PRESENTE e da domani ci sarà il FUTURO, Minion!”
“…indubbiamente,
ma…”
“Nessun MA!” esclamò ridendo,
mentre i Brainbots ultimavano la vestizione
appoggiandogli sul cranio smisurato un caschetto da cantiere borchiato e
giallo. “Doteremo il Covo di una parte abitabile. Una splendida parte
abitabile, con una camera da letto immensa
tutta per me e Roxanne e una stanza acquario
tutta per te… come hai sempre sognato!”
Minion, che aveva già aperto la
bocca per replicare si immobilizzò gli occhi sgranati: “Una stanza acquario? Con le piante vere e la
ghiaia colorata sul fondo?”
“Ma certo amico mio! E anche
anfore bucate e un castello sul fondale pieno di pertugi e torrette!”
“Lo desidero da quando ero
piccolo come un’unghia!” pigolo facendo vibrare tutte le pinne, commosso sino
alle lacrime.
“E ora lo avrai!” Gli occhi di
Megamind brillavano di una luce quasi folle. “E quando sarà tutto pronto, Roxanne sarà talmente impressionata dal nostro lavoro che…” si interruppe, guardando un punto non bene definito
della stanza, sognando ad occhi aperti: “Che verrà a vivere qui, insieme a noi.
Roxanne sotto questo stesso tetto, per sempre. Ci
pensi?”
Minion annuì. “Ad una condizione
però.” Megamind lo guardò, in frenetica attesa: “Che la vostra stanza sia
insonorizzata. I Brainbots restano sempre sconvolti,
quando Miss Ritchi passa le notti qui.”
Roxanne si lasciò cadere sul letto, il
laptop in grembo. Si sentiva a pezzi. Fare lunghi viaggi in aereo, anche se in
business class, le massacrava sempre la cervicale.
Ci
vorrebbe un MegaMassaggio sorrise tra sé e sé,
connettendosi a Skype. Non aveva intenzione di fare
una lunga videochiamata intercontinentale, ma solo di comunicargli che era
atterrata, che il viaggio era andato tutto bene e che gli mancavano le sue
lunghe dita sul collo.
Megamind era offline. Probabilmente è fuori a pattugliare la
città. Eroicamente. Tuttavia, cliccò sul suo avatar e lasciò un messaggio.
Arrivata
ora in albergo, qui diluvia! Il volo è stato Ok, ma ho mal di collo. Ora
dormicchio un paio d’ore e poi mi ritrovo con Max per il nostro primo servizio
parigino! Un bacio.
Il tempo di una doccia
rigenerante e una breve sistemata al contenuto della valigia che si trovò un
messaggio di risposta.
Solo quello. Megamind forse aveva
avuto giusto il tempo di connettersi e controllare i messaggi.
Torna
a casa ora e ti rimetto a nuovo con un MegaMassaggio!
Scherzi a parte riposati amore. Sto lavorando alla tua sorpresa. Resterai a
bocca aperta. Mi manchi.
Sorridendo,
Roxanne si coricò tra le lenzuola fresche. Che il suo
Megs fosse in grado di stupirla, su quello ci avrebbe
messo la mano sul fuoco.
Non
sono pienamente soddisfatta del risultato, ma tant’è.
Sono
invece eccessivamente galvanizzata dal vedere il fermento che c’è dentro questa
sezione!!!
E’
BELLISSIMO!!! Andiamo avanti così, ragazze… portiamo
il nostro Megs davanti a tutti!!!
(conquisteremo
il mondo, Bwahahahaha!!!!)
A’
la prochaine,
EC