Watching you
do Blackbird my ass!
Avvertenze: fangirling gratuito e tanto, tanto fluff.
Era il
primo pomeriggio di primavera degno di questo nome a Westerville, Ohio.
Il sole
aveva finalmente avuto la decenza di mostrarsi dopo una settimana di
pioggia e una
di nebbia fitta. L’intera città sembrava essersi
riversata all’esterno, decisa
a sfruttare ogni momento di quella luce di cui fino al giorno prima
avevano
dubitato l’esistenza.
Gli
studenti della Dalton Academy non facevano eccezione.
I raggi
dorati riscaldavano l’aria e giocavano fra le foglie dei
grandi aceri,
spingendo gli allievi a munirsi di coperte ed occhiali da sole per
godersi i
prati dell’Accademia, dimenticando per un pomeriggio lo
studio. Gli edifici
scolastici erano praticamente deserti… e questo significava
che le circostanze
erano perfette per mettere in atto un piano in stile Warblers.
D’altronde,
se non c’era nessuno in giro ci sarebbero stati meno
potenziali testimoni dei
movimenti sospetti all’esterno della caffetteria, pensava Wes
mentre lui e
David facevano capolino all’angolo del suddetto edificio con
aria furtiva. Le
spalle rasenti al muro, sgattaiolarono fino a trovarsi davanti alle
file di
grandi finestre istoriate che davano luce alla sala. Si accucciarono
appena
sotto di esse, nascondendosi come potevano dietro un voluminoso
groviglio di
ortensie.
«Dovrebbe
essere questa»
mormorò
David, passando indice e medio sul bordo di una particolare finestra.
Fece
scorrere i polpastrelli finché toccò un piccolo
gancio: ci infilò un
dito e tirò forte verso di sé. Con un
debole cigolio la finestra si aprì di uno spiraglio,
lasciando intravedere
l’interno della caffetteria: era vuota, eccetto per una
persona.
Wes e
David fecero cozzare i pugni in un muto gesto di vittoria: Kurt era
seduto esattamente
davanti al vetro che avevano appena aperto, troppo concentrato sulla
piccola
bara posata davanti a sé per accorgersi della manomissione
eseguita ad opera
d’arte.
Wes si
sistemò meglio sull’erba appena sotto la finestra,
attento a non fare troppo rumore.
«Avresti
una carriera come scassinatore, amico».
«Non credo
mio padre apprezzerebbe» rise
piano David, spostando di qualche altro millimetro il vetro istoriato.
Vi era
riportata l’insegna della Dalton, formata da un mosaico di
vetri colorati tanto
spessi da far apparire ogni forma esterna come uno strano cespuglio
semovente.
Il che tornava molto utile per due Warblers che non volevano farsi
scoprire.
«E ora
dobbiamo solo aspettare il
Bianconiglio1…»
sussurrò Wes quando anche l’altro si fu sistemato
accanto a lui con cautela.
«Nel
frattempo mi piacerebbe sapere
che ti ha detto Blaine di tanto sconvolgente» chiese
David, guardandolo con aria
curiosa «Sei
il mio migliore amico e ti assecondo sempre, lo sai. Ma non mi avevi
mai
trascinato fuori dalla doccia a forza per farmi scassinare una
finestra…».
«Pensavo di
aver già sganciato la
bomba»
replicò Wes, alzando un sopracciglio.
David lo
fissò «Tutto
quello che hai detto è che Blaine vuole dichiararsi a Kurt.
Ora, non dico di
non essere felice ma voglio i dettagli Wes, i dettagli!» Il suo
tono era a dir poco indignato.
«E va bene
David, va bene…» gli fece
il verso l’altro, rassegnandosi a raccontare
com’erano andate le cose. «Allora…
ero tranquillamente seduto in biblioteca a finire il saggio di scienze
e
maledicevo il sole per aver deciso di venire fuori proprio quando
dovevo
studiare. All’improvviso sento una mano che mi infila un
auricolare
nell’orecchio sparandomi nei timpani la voce del nostro unico
controtenore che
canta Blackbird».
«Non
dirmelo!» lo
interruppe David «Jeff
l’ha registrato! Lui e il suo iPhone…»
Wes annuì, tetro.
«Se quel
biondino mi scatta un’altra
foto a tradimento mentre proviamo Raise your glass…».
«O mi
registra ancora mentre canto Fireflies…».
«…
butto quel telefono giù dal terzo
piano. Già»
sogghignò l’altro. «Beh,
per fartela breve. Blaine si siede vicino a me con il solito sguardo ho-visto-un-angelo-e-si-chiama-Kurt-Hummel
che ha da due mesi a questa parte. Lo sai, no? Occhi sognanti e tutto
il resto» fece un
verso vagamente disgustato mentre David annuiva.
«Sì,
ormai credo resterà impresso a
fuoco nella mia mente. Ma vai avanti».
«Insomma,
mi ficca quelle cuffiette e
resta in estasi mistica finché la canzone non è
finita. Poi mi guarda e fa:
“Non ha la voce più bella del mondo?”»
David represse una risata quando Wes imitò alla perfezione
il tono estasiato di
Blaine «E
io gli rispondo: “Certo, credevo fosse per quello che hai
insistito per cantare
con lui alle regionali”. E allora lui mi guarda e
improvvisamente lo dice.
“Wes, mi piace da impazzire”»
il ragazzo socchiuse gli occhi, richiamando alla mente tutte le
sensazioni che
aveva provato in quel preciso istante «È
stato semplicemente…»
scosse la testa, incapace di trovare un aggettivo abbastanza calzante.
«Posso
immaginarlo! E ti è venuto un
infarto o un colpo apoplettico?»
sghignazzò David.
«Direi una
paralisi. Sono stato
immobile come una statua di sale mentre Blaine continuava a blaterare
che non
riusciva più a resistere e che Kurt era da solo in
caffetteria e che doveva
provarci, doveva provare a dirglielo. Poi mi ha chiesto se i capelli
erano a
posto. L’ho abbracciato e sono scappato a cercarti».
«Wow»
commentò David «Voglio
dire, è da quando hanno cantato Baby
It’s Cold Outside che abbiamo
capito che c’era del tenero fra loro… ma
addirittura dichiararsi? Mi sembra un
sogno…».
«Allora
svegliati, David» Wes lo
richiamò alla realtà, lanciandogli uno sguardo
cupo «Perché
è
di Blaine che stiamo parlando».
«Oh…
»
l’altro si rabbuiò « Blaine
con il traduttore cervello-bocca difettoso».
«Blaine che
si impappina quando parla
di sentimenti…».
«Blaine che
dà spettacolo da GAP
quando deve chiedere ad un tizio biondo di uscire» aggiunse
una voce squillante «Ciao
ragazzi, che ci fate qui?».
Il
sorriso scomparve velocemente dal volto di Thad quando i due amici lo
afferrarono per i polsi e lo tirarono a terra con loro. Il ragazzo
atterrò sul
sedere con un tonfo attutito che fece alzare la testa a Kurt.
David
pregò ardentemente che il loro piano non andasse in fumo
prima ancora di
cominciare, mentre Wes tappava la bocca a Thad e cercava di spiegarsi a
gesti
con la mano libera. Fortunatamente Kurt decise di aver immaginato il
rumore e
riabbassò il capo sul suo lavoro, facendo tirare un sospiro
di sollievo ai due
cospiratori.
Wes tolse
la mano dalla faccia di Thad, appena in tempo per far uscire un sibilo
irritato.
«Cosa diavolo
state facendo?!» i due
Warblers si scambiarono un’occhiata, optando per la sintesi.
«Blaine sta
per dichiararsi a Kurt!»
sussurrò
Wes. Thad strabuzzò gli occhi.
«Non
è vero! Finalmente!» poi
aggrottò la fronte «Questo
però non spiega la vostra presenza qui. Non vorrete
origliare spero?» Wes
sospirò di rassegnazione, facendo un cenno a David. Il
ragazzo sorrise
leggermente e cercò si spiegarsi nel tono di voce
più basso possibile.
«Vedi Thad,
come stavamo dicendo
prima, Blaine non è molto bravo con queste cose…»
«Ovviamente
noi crediamo possa
migliorare»
ci tenne ad aggiungere Wes.
«Già…
ma ora come ora non ha dei buoni
precedenti»
fecero tutti e tre una smorfia ricordando il disastroso GAP Attack «Il nostro
piano è guardare le spalle a Blaine. A sua insaputa,
ovviamente. Per poter
intervenire in situazioni di emergenza. Se iniziasse a sparare
idiozie…».
«…
noi potremmo creare un diversivo e
salvargli il fondoschiena. Ad esempio potremmo tirare un sasso contro
la
finestra»
concluse Wes con aria saputa. Thad deglutì e
osservò i pregiati intrecci blu e
vermiglio del vetro sopra di sé. Più che una
finestra era una specie di reperto
storico… preferì non pensarci e optò
per rivolgere un’occhiata scettica ai due
Warblers.
«E fate
questo perché…?».
«Thad» Wes gli
posò una mano sulla spalla,
improvvisamente serio «Passi
la figuraccia con Jeremiah, il ragazzo carino che piega i maglioni
storti.
Blaine non può perdere questa occasione.
Kurt è perfetto per lui,
abbiamo già concordato tutti su questo, e se incasinasse le
cose proprio ora
che anche il suo neurone solitario ci è arrivato…» un
silenzio eloquente cadde fra i
ragazzi.
«Sì»
mormorò infine Thad, annuendo «Mi piace
come piano. Penso che vi aiuterò».
«Va bene.
Ma in silenzio per carità».
«Silenzio
per cosa?» Wes
alzò
gli occhi al cielo mentre Nick e Jeff facevano capolino da un albero
poco
lontano, guardandoli come se fossero pazzi.
Blaine
scelse esattamente
quell’istante per entrare nella sala, dirigendosi verso Kurt
con un sorriso
luminoso.
«Cosa
stai facendo?».
L’acustica
era perfetta nel punto in cui erano appostati, proprio come Wes aveva
previsto.
Peccato che ora due problemi ambulanti intralciassero il loro piano.
Jeff
aggrottò le sopracciglia nel sentire la voce di Blaine e
cercò di avvicinarsi
alla finestra.
«Ma
che…»
roteò gli occhi nel vedere le mani
frenetiche di Thad e abbassò di malavoglia il tono di voce «Che sta
succedendo?» a David
sembrava di aver risposto a quella domanda almeno una trentina di volte
quel
giorno. Tornò a concentrarsi sulla caffetteria, lasciando
agli altri le
spiegazioni. Thad indicò la finestra, incapace di trattenere
un sorriso.
«Blaine
e Kurt!»
sussurrò velocemente, con gli occhi che scintillavano. I due
nuovi arrivati
capirono al volo che quella era l’occasione di una vita. In
un battito di
ciglia si gettarono sul prato, gattonando fino alla finestra per
ascoltare.
«…
ho trovato una canzone perfetta per il nostro duetto e dovremmo
esercitarci».
«E
qual è?».
«Candles,
degli Hey Monday».
«Candles.
Esistono migliaia di canzoni d’amore al mondo,
perché scegliere una canzone su
due tizi che si mollano durante un blackout?»
borbottò David.
«A
me piace!»
protestò Nick.
«Beh,
sono impressionato. Di solito sei così top 40…».
David
gemette piano.
«Non sa di
cosa sta parlando!» Nick
annuì.
«Già.
Grazie a Dio l’ha conosciuto
nella fase Katy Perry…».
«…
e non nel periodo Rihanna»
rabbrividì Wes «dovevo
dividerci le casse dell’iPod… ».
«…
qualcosa di un po’ più emotivo».
Kurt
abbassò gli occhi sul tavolo, con aria pensierosa, mentre
nella sala e
all’esterno cadeva un silenzio pieno di aspettativa. La
tensione era quasi
palpabile mentre i ragazzi attendevano la prossima mossa.
Wes era
il più concentrato di tutti. Era il migliore amico di Blaine
e sapeva meglio
degli altri che il ragazzo si era sempre sentito solo, nonostante i
Warblers
fossero diventati come una famiglia per lui. Wes sospettava che gli
mancasse
qualcuno su cui poter riversare tutto l’amore che aveva
dentro. Blaine diceva
semplicemente che gli mancava qualcosa. Wes ci
aveva messo il tempo un
paio di caffè nella stessa sala che adesso stavano
sbirciando per capire che
questo qualcosa era la timida spia di un coro
rivale. C’era una sintonia
innata fra loro, tanto evidente che si stupiva che Blaine se ne fosse
accorto
solo ora. E adesso era la sua occasione…
peccato che fosse un disastro in questo tipo di cose. Fino
ad ora non
aveva fatto nulla di particolarmente stupido, ma non aveva nemmeno
osato
troppo.
Wes
sospettava che il peggio dovesse ancora arrivare.
E proprio
quando Kurt alzò nuovamente lo sguardo su Blaine sentirono
l’ennesimo, sgradito
rumore di passi in avvicinamento, accompagnato da una voce familiare.
David
maledisse il perfetto tempismo dei Warblers, così utile
nelle loro esibizioni
improvvisate e così inadeguato quando si trattava di spiare
due piccioncini.
«Ehi!» Trent si
stava dirigendo verso di
loro, sollevando gli occhiali da sole dal naso «Che ci
fate tutti per te…?».
«Zitto!»
sibilarono con violenza gli altri,
facendolo sobbalzare.
«Che gli ha
detto?»
mormorò
con urgenza Thad, mentre Jeff prendeva per un braccio il nuovo arrivato
facendolo chinare e intimandogli il silenzio più assoluto.
«Gli ha
chiesto perché vuole cantare
assieme a lui!».
«Se
risponde “perché sei il nostro
unico controtenore” lo ucciderò lentamente»
dichiarò Nick, sbirciando il volto confuso ed esitante di
Blaine.
«Hai
ragione. Gli sta offrendo
l’occasione su un piatto d’argento».
Trent
aggrottò le sopracciglia e scrutò nella sala.
«Mi
volete spiegare…»
Wes sventolò una mano nella sua direzione mentre Blaine
riprendeva a parlare.
«Kurt…
c’è un momento in cui dici a te stesso…
“Oh eccoti qua. Cerco uno come te da
sempre”».
Trent
aprì e chiuse la bocca, intuendo quello che stava
succedendo, mentre Wes
roteava gli occhi: le gambe gli prudevano dalla voglia che aveva di
alzarsi,
entrare nella stanza, tirare uno schiaffo a Blaine, intimargli di
smetterla di
balbettare e iniziare a parlare chiaro, e grazie tante. Come se avesse
sentito
i pensieri del suo migliore amico, il ragazzo si spostò
appena sulla sua sedia
e posò una mano su quella di Kurt.
I
cospiratori trattennero bruscamente
il respiro: il gesto li aveva decisamente colti di sorpresa. Jeff si
aggrappò
al braccio di Nick mentre David si sporse il più possibile
verso la finestra,
talmente terrorizzato di perdersi qualcosa da non osare sbattere gli
occhi.
«Vederti
cantare Blackbird,
questa settimana…»
«Vederti
cantare Blackbird un
paio di palle!»
Wes non riuscì a trattenersi dal commentare «Non so se
vi ricordate la faccia che
ha fatto quando l’ha sentito cantare Don’t
cry for me Argentina».
«Ha! Hai
ragione! Non si guarda un
amico così!»
concordò Thad.
«Uno
sguardo dolcissimo» Jeff
aveva un’aria sognante «ho
la foto come schermo dell’iPhone»
Wes fece una smorfia esasperata mentre Nick si girava verso di lui con
aria
offesa.
«E la
nostra foto al luna park…?» David
tirò qualche gomitata alla cieca, senza curarsi di chi
prendeva.
«Ragazzi,
zitti! Non riesco a sentire quello che si dicono!»
«Tu…
tu mi emozioni, Kurt».
Jeff si
portò una mano alla bocca, incredulo, mentre Trent si
trattenne a stento
dall’emettere un verso di gioia.
«Che
roma…».
«Sssh!» David
distribuì un’altra serie di gomitate.
«…
questo duetto sarebbe una scusa per passare più tempo con te».
«Ha!» Nick
scosse la testa con aria
divertita «Come
se non passassero ogni dannata sera sul divano a guardare le repliche
di How
I Met Your Mother…»
Wes sventolò una mano nella sua direzione, con aria
preoccupata.
«Non
capisco. Ha intenzione di
dirglielo chiaro e tondo oppure…»
le parole gli morirono in gola.
Blaine
aveva portato una mano al viso di Kurt, sfiorando il tratto di pelle
appena
sotto l’orecchio, e ora i loro volti erano vicini, troppo
vicini.
Sotto gli
occhi increduli dei Warblers Blaine si chinò verso il
ragazzo e le loro labbra
si toccarono dolcemente. Kurt rimase immobile per qualche secondo prima
di
rispondere al bacio, accarezzando timidamente la guancia di Blaine.
Dopo
qualche lunghissimo attimo i due si separarono e scambiarono uno
sguardo
sorpreso. Mentre fuori dalla caffetteria i ragazzi li fissavano a bocca
aperta
e nel più assoluto silenzio. Solo al suono della mano di
Kurt che ricadeva
pesantemente sul tavolo Nick si riscosse e riuscì a parlare.
«…
ragazzi non riesco a respirare».
Thad
trovò addirittura la forza di ridacchiare «Nemmeno
Kurt a quanto pare!».
«È
stato così… è stato
così…».
«Perfetto»
mormorò
Jeff, gli occhi che scintillavano mentre guardava Blaine arrossire e
sorridere
con imbarazzo.
«Dovremmo…
dovremmo provare».
«Cosa?!
Blaine Anderson, cos’hai in
testa? I piccioni?»
sibilò Trent, trattenendosi a stento dal darsi uno schiaffo
in fronte.
«Sssh!»
ripetè
David, l’unico che non aveva ancora commentato.
«Non
era già una prova?».
«Oh,
oh… oh mio dio!» Jeff
stritolò
il braccio di Nick mentre Blaine si chinava di nuovo su Kurt e i due si
lasciavano andare a un bacio molto meno timido e decisamente
più passionale.
«Alla faccia»
sussurrò
Trent, senza fiato.
«Già…»
mormorò Wes, incapace di trovare
altre parole per commentare l’evento soprannaturale che si
era appena svolto in
quella sala: Blaine che riusciva a spiegare ad un ragazzo i suoi
sentimenti.
Aveva parlato in quel suo modo disordinato e goffo e Kurt
l’aveva capito alla
perfezione. Questo poteva significare una sola cosa…
Thad
sospirò, il mento appoggiato alla mano.
«Avranno
tanti bambini»
sussurrò
con aria sognante. Wes alzò un sopracciglio: sì,
era più o meno quello che
stava pensando anche lui. Jeff dette la sua approvazione con un sorriso
a
trentadue denti, per poi trascinare Nick e Trent lontano dagli altri,
iniziando
un silenzioso balletto di vittoria e cercando al contempo di sbirciare
dalla
finestra.
I due
ragazzi si erano separati di
nuovo, ma questa volta avevano i volti più vicini, le fronti
che si toccavano.
Il cuore di Wes mancò un battito quando vide
l’amico aprirsi in un sorriso
luminoso, mentre il suo sguardo si spostava dalle labbra di Kurt ai
suoi occhi
azzurri e leggermente umidi.
«Non
sai da quanto volevo farlo».
Thad
guardò Kurt con aria rapita mentre il ragazzo cercava le
mani di Blaine e le
stringeva, sorridendo a sua volta.
«Ragazzi,
sto per vomitare un
arcobaleno»
mormorò.
Wes lo
abbracciò, cercando di sfogare l’improvvisa
felicità. Era da tempo che non
vedeva il suo migliore amico sorridere in quel modo…
Solamente
David si astenne dal commentare, almeno fino a qualche secondo dopo,
quando i
due ragazzi ripresero a baciarsi e si diressero barcollando verso uno
dei
divanetti sparsi per la sala. Questo era troppo anche per lui: perse
l’equilibrio
e cadde con il sedere sull’erba. Si rialzò
velocemente sulle ginocchia e, data
un’ultima occhiata alla stanza, chiuse la finestra.
Ignorò
i
versi di protesta provenienti dagli altri mentre si alzava e si
allontanava
cercando di non fare troppo rumore.
«Ehi! Noi
vogliamo vedere cosa
succede!»
protestò Jeff.
«Credo sia
una scena vietata ai
minori…»
scherzò Nick, schivando velocemente una gomitata di Wes «Forza,
andiamo…».
Si
allontanarono dalla caffetteria, in un silenzio a metà fra
l’incredulo e il
soddisfatto. David fu il primo a schiarirsi la voce e a parlare.
«E
così»
esordì «il nostro
compito è finito, ormai…».
«Compito?» Trent li
guardò con aria curiosa.
«Già»
confermò Wes con aria solenne «Dovevamo
essere certi che Blaine non facesse nulla di stupido… e
direi che ha avuto
successo. E che si è spiegato piuttosto bene…».
«Ha fatto
un discorso senza capo né
coda!»
protestò Thad.
«Irrilevante»
decretò
l’altro, sentendo la mancanza del suo fido martelletto che
senza dubbio avrebbe
dato un tono più definitivo alla frase «L’obiettivo
è stato raggiunto, in ogni caso».
«Ah,
così eravate venuti qui con un
obiettivo. Non eravate solo curiosi di guardare?»
Wes e
David si lanciarono una rapida occhiata: in fondo erano loro che si
erano
appostati per primi.
«Beh…
può darsi che fossimo leggermente
curiosi, ma questo c’entra pochissimo».
Gli altri
Warblers scoppiarono a ridere fragorosamente alle loro espressioni
equivoche.
«E non
ridete! Se ricordo bene Jeff ha
ancora il video di Baby It’s Cold Outside
nella memoria di quel dannato
iPhone».
«È
la cosa più adorabile e tenera del
mondo e quando saranno sposati mi ringrazieranno di averlo fatto» Jeff
ostentò un broncio infantile che fece scappare un sorriso a
Nick.
«Eddai» lo
blandì quest’ultimo, prendendolo
sottobraccio «Non
ricordi dove stavamo andando prima di venire qua?» si
diresse verso il prato sul retro
della scuola, facendo cenno agli altri di seguirli.
Kurt fece
una smorfia infastidita quando uscì dalla porta sul retro
dei dormitori e il
sole lo colpì in pieno viso.
«Lo sapevo
che avrei dovuto prendere
gli occhiali da sole…»
borbottò, sistemando alcune riviste sottobraccio. Blaine si
limitò a sorridere,
facendo scivolare la propria mano nella sua.
«Da…
da che parte vuoi andare?»
balbettò
l’altro, augurandosi che ci fosse un modo per far rallentare
il suo cuore –
diamine si tenevano per mano continuamente,
perché stava arrossendo?
«Di qua» Blaine si
allontanò dalla parte
centrale del parco «C’è
meno gente, e la vista è migliore».
Kurt fece scorrere il suo sguardo sulle file di aceri e di faggi, prima
di
notare qualcosa che lo fece ridere leggermente.
«Beh,
sembra che qualcuno sia
d’accordo con te»
indicò un punto poco lontano. Blaine corrugò le
sopracciglia e riuscì a
distinguere alcuni Warblers stesi comodamente sopra un paio di coperte.
“Beh,
forse comodamente non è la parola
esatta” pensò, mentre il piede di Thad
passava pericolosamente vicino al naso di Wes. Lanciò
un’occhiata assente al
groviglio umano sdraiato sul prato, poi a Kurt.
«Possiamo
sempre andare da un’altra
parte se vuoi…».
«No,
andiamo da loro»
iniziarono a dirigersi verso il gruppetto proprio mentre Trent si
guardava
attorno con aria annoiata. Appena il Warbler li vide
sobbalzò e sollevò gli
occhiali da sole, salutandoli e nel frattempo dando di gomito a Wes
– non molto
delicatamente a dire il vero. Nel giro di un secondo tutti i ragazzi li
stavano
osservando e Blaine notò che Jeff era parecchio su di giri.
Forse aveva beccato
David e la sua nuova ragazza con il suo iPhone…
«…
questa non è un’esercitazione…» Kurt
aggrottò le sopracciglia. Doveva aver sentito male. E il
sole gli stava
giocando brutti scherzi: avrebbe giurato – se questo non
fosse stato
assolutamente impossibile – di averli visti annuire e
accennare un saluto
militare verso Jeff. No, lo avevano fatto davvero.
«E quello
per cos’era?» chiese
scherzosamente, mentre lasciava andare la mano di Blaine per aiutarlo a
stendere
una coperta vicino ai ragazzi.
«Oh, nulla
di che» lo
liquidò Wes «Jeff
li stava facendo esercitare in vista di quando sarà a capo
del consiglio».
«Ha grandi
piani»
gongolò
Nick «Ti
conviene prepararti, Blainers».
«Sì,
sì, come vuoi tu»
tagliò
l’altro, stendendosi sul prato a pancia in giù.
Kurt lo imitò, immergendosi fra
le pagine di Cosmopolitan. David aspettò
che Blaine si perdesse ad
osservarlo e fece un gesto eloquente a Nick, che afferrò il
messaggio e iniziò
a stiracchiarsi con aria seccata.
«Oh, come
si sta stretti»
sospirò
teatralmente «Blaine,
spostati un po’ più in là, caro».
Il
secondo dopo Blaine e Kurt erano fianco a fianco, i gomiti che si
toccavano.
Wes e David si scambiarono uno sguardo vittorioso. E ora dovevano solo
aspettare un segno…
…
che
arrivò dopo ben un’ora di paziente attesa.
Il
pomeriggio stava finendo e i Warblers iniziavano a dare i primi segni
di
cedimento: Trent e Jeff si erano completamente distratti, perdendosi
nella
lettura di Vogue, e la testa di David ciondolava
dalla stanchezza.
All’improvviso
Kurt si stiracchiò e sbadigliò con
un’espressione talmente adorabile che
addirittura Wes – a detta di tutti il più etero
fra loro – sentì una leggera
morsa allo stomaco. Fu questione di pochi secondi.
Blaine
sorrise, mise una mano sotto il mento di Kurt e lo baciò
leggermente all’angolo
delle labbra. I Warblers si scambiarono un’occhiata
d’intesa. Avrebbe potuto
essere scambiato per un bacio sulla guancia ma… per loro era
più che
abbastanza.
In pochi
secondi si lanciarono sopra ai due ragazzi e li immobilizzarono con la
schiena
al suolo, lasciandoli senza vie di scampo. I malcapitati emisero
esclamazioni
di sorpresa, provando senza successo a liberarsi.
«State
calmi e andrà tutto bene» li
rassicurò David, perfettamente a suo agio. Il che era dire
qualcosa visto che
era seduto sopra la gamba destra di Blaine.
«Calmi?! Ma
che diavolo sta
succedendo!»
Blaine tossì mentre cercava di divincolare una spalla dalla
stretta di Thad.
Kurt dal canto suo aveva smesso di muoversi e li guardava ad occhi
spalancati e
piuttosto shockato.
«Sputate
fuori tutto. Sarà più rapido
e indolore»
consigliò Trent con un sogghigno vagamente minaccioso.
«Cosa
dovremmo…».
«Non fare
il finto tonto, Blaine»
rimarcò
Jeff.
«Siete
davvero terribili a mentire» rise
Wes. Aveva le braccia sopra le gambe di Kurt, ma lo stava stringendo
delicatamente, impietosito dalla sua espressione esterrefatta. Si
avvicinò al
suo viso con aria fintamente minacciosa «Voi
due state insieme, vero?».
“Maledizione…”
Blaine lanciò un’occhiataccia a Wes.
Certo,
aveva baciato Kurt, ma tecnicamente non gli aveva
ancora chiesto di
diventare il suo ragazzo. E visto che era la prima volta per entrambi
avrebbe
voluto scegliere un momento perfetto e romantico per
chiederglielo… ma
naturalmente qualcosa doveva andare storto. Maledisse mentalmente i
Warblers,
mentre cercava di rimediare al disastro.
«Noi…».
«Sì» Blaine
girò la testa – l’unica parte
del suo corpo che fosse effettivamente in grado di muovere –
verso Kurt,
guardandolo con aria sorpresa. Il ragazzo sorrise e ricambiò
lo sguardo «Sì,
io e
Blaine stiamo insieme».
Il cuore
di Blaine iniziò a battere più velocemente.
Sorrise a sua volta mentre
realizzava che non avrebbe potuto desiderare momento più
perfetto di quello –
il cuore in gola e lo sguardo perso in un paio di meravigliosi occhi
azzurri.
Anche se i suoi amici erano praticamente seduti su di lui e sul suo
nuovo
ragazzo.
Ma prima
che potesse anche solo pensare a qualcosa di coerente da dire i
Warblers
esplosero in rumorose esclamazioni di gioia.
«Finalmente!».
«Evviva!».
«Auguri!».
«Figli
maschi!».
«Thad, non
possono avere figli,
nessuno dei due ha l’utero».
Blaine si
sarebbe tappato le orecchie se avesse potuto. Purtroppo le sue braccia
erano
bloccate nell’abbraccio stritola costole di David. Che tra
l’altro continuava
anche a scompigliargli i capelli fra esclamazioni di «Oh,
Blainers!».
Il
ragazzo cercò di emergere dall’abbraccio quel
tanto che bastava per lanciare
un’occhiata a Wes. Riuscì a incontrare il suo
sguardo e a intravedere appena un
sorriso luminoso prima di essere ributtato a terra da Nick, che
iniziò a
baciarlo sulle guancie.
Wes
distolse lo sguardo dal suo migliore amico e si girò verso
Kurt che,
inaspettatamente, sorrideva.
«Un giorno
o l’altro scoprirò come avete
fatto a saperlo».
«Vivere
vicino a Blaine mi ha fatto
sviluppare un gay-radar molto accurato. Ho registrato insoliti picchi
di
testosterone questo pomeriggio…»
se possibile il sorriso di Wes diventò ancora più
ampio quando Kurt ridacchiò
sommessamente alla battuta invece di fulminarlo con
un’occhiataccia. Si chinò
verso il ragazzo.
«Non
l’ho mai visto tanto felice, Kurt» il
ragazzo lo guardò e annuì piano
«Grazie.
Per aver aspettato» detto
questo si alzò e puntò un dito
al cielo.
«Forza
ragazzi! Tutta la scuola deve
saperlo entro l’ora di cena!»
con
un coro di esclamazioni entusiaste i Warblers si
alzarono in piedi e iniziarono a correre verso la parte centrale del
parco,
dove la maggior parte degli studenti si stava godendo gli ultimi raggi
di sole.
Blaine
rotolò su un fianco e cercò di riprendere fiato
«Penso di
avere un paio di costole
rotte…»
Kurt si tirò a sedere ridendo e recuperò le
riviste sparse qua e là dalla foga
dei ragazzi. Quando tornò a sdraiarsi di fianco a lui,
Blaine gli scoccò
un’occhiata di scuse.
«Credo di
avere degli amici
completamente pazzi».
«Disse il
ragazzo che saltava sui
mobili…».
L’altro
chiuse gli occhi e scosse la testa «Posso
essere estremamente imbarazzante, a quanto ho sentito…».
1 - Riferimento - nemmeno tanto velato - alla stupenda fanfiction Dalton, di CP Coulter. Consiglio a chi non l’abbia ancora letta di farlo subito e immediatamente – mollate tutto quello che state facendo e leggetela! C’è anche una traduzione qui su EFP :)
A/N:
Quindi. Questa è la prima fanfiction
su Glee che pubblico...
È nata da un commento che ho letto su Tumblr a proposito
della scena dove Kurt
canta Don't Cry for me Argentina, e che diceva: "Watching you do
Blackbird
my ass! You
don't look at your friend
like this!", cioè "Guardarti cantare Blackbird, certo! Non guardi un
tuo amico
in questo modo!", e sì, effettivamente lo sguardo di Blaine
era
piuttosto incantato... <3
Beh, dovevo
scrivere qualcosa... inutile dire che la "one shot da una, due
pagine" si è trasformata in un poema...
Sì, mi
piace pensare che i Warblers siano peggio di un branco di fangirl -
seri
e posati quanto volete, ma appena vedono il prorpio OTP in vista... :)
Un'altra delle
cose che mi piace pensare è che si facciano coinvolgere
dalla storia
di Kurt e Blaine anche per via del legame affettivo che hanno con
Blaine, e che
siano contenti di vederlo così rilassato con un ragazzo -
anche se
sostanzialmente rimane lo stesso tonto che non capisce quando qualcuno
è
interessato a lui.
No, non
confermerò il fatto che qui dentro potrebbe esserci anche la
mia
personale reazione alla puntata 2x16. Sarebbe imbarazzante.
Grazie mille a
yu_gin che ha riempito di disegnini e commenti la prima versione
di questa one shot e che ha betato l'ultima. Il Niff è tutto
per lei :)
Spero che vi sia
piaciuto il mio lavoro!
Baci a tutti!
MM