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Autore: telesette    11/05/2012    1 recensioni
La morte di Ino e Choji, in seguito ad una sfortunata missione nella pericolosa fortezza-nukenin di Fukanona, è stata un durissimo colpo per Shikamaru.
Al giovane chunin non resta altro da fare adesso, se non vendicare l'ingiusta fine dei suoi compagni, e con l'aiuto di Temari farà il possibile per raggiungere il suo scopo...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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La missione alla fortezza di Fukanona si era trasformata in una terribile strage. Nessuno dei ninja della Foglia era tornato vivo, compresi Ino e Choji che erano stati assegnati alla squadra, e la notizia dell'accaduto fu un duro colpo per tutti a Konoha... soprattutto per Shikamaru.
Anche lui sarebbe dovuto partire con loro, in quanto appartenente allo stesso team, invece gli era stato assegnato un incarico diverso nei pressi del villaggio. Il pensiero di non essere rimasto assieme ai suoi due compagni, di non averli affiancati in quella missione infernale, gli pesava come se li avesse addirittura traditi ed era peggio che se fosse morto anch'esso.
Sia Ino che Choji avevano sorriso, quando a Shikamaru venne assegnata una cosiddetta "missione" di Raccolta & Riciclaggio-Foglie. Gli alberi intorno a Konoha ne avevano perse un bel mucchio in effetti e, secondo l'Hokage, era un lavoro più che mai adatto ad un certo chunin sedentario.

- Almeno così lavorerai un po' anche tu - disse Ino scherzosamente.
- Vedi il lato positivo, Shikamaru - fece eco Choji. - Come dipendenti pubblici, si ha diritto ad avere i pasti gratis... Magari fosse toccato a me!

Calde lacrime sgorgavano adesso dagli occhi di Shikamaru, mentre ripensava alle voci e ai sorrisi dei suoi due sfortunati compagni. Entrambi erano stati uccisi senza pietà, mentre lui faceva il... "giardiniere".
No, non poteva accettare una cosa del genere!
Prima il maestro Asuma e adesso anche loro.
Avrebbe dovuto essere con loro, avrebbe dovuto lottare assieme a loro, invece di piangere adesso impotente la loro scomparsa.
Erano i suoi amici, le persone a cui aveva sempre voluto un gran bene, e tutto a un tratto non c'erano più. Non li avrebbe mai più visti, non avrebbe mai più avuto modo di parlare con loro, e soprattutto non sarebbe mai riuscito a perdonarsi di non aver fatto nulla per impedire che la tragedia occorsa anni prima al loro maestro si ripetesse nuovamente.
L'Hokage aveva dichiarato un giorno di lutto ufficiale, in rispetto dei quattro ninja caduti in missione, e difatti ovunque nel villaggio sventolavano drappi neri e mute preghiere accompagnavano le anime dei defunti. Gli ambasciatori provenienti dai villaggi alleati erano venuti a porgere le condoglianze degli altri Kage, motivo per cui l'Hokage aveva accettato di riceverli con una modesta cerimonia formale, tuttavia l'unico a disertare il comitato di benvenuto era proprio Shikamaru.

- Vuole che vada a cercarlo, Signorina Tsunade? - domandò Shizune all'orecchio della bionda capovillaggio.

Tsunade scosse la testa.

- No, lascia stare - rispose. - E' bene che rimanga un po' da solo, almeno finché non troverà dentro di sé la forza sufficiente per accettarlo!

Tsunade immaginava fin troppo bene cosa potesse agitarsi nell'animo del ragazzo. Lei stessa non era mai riuscita a lasciarsi alle spalle il dolore per la scomparsa di tutti i suoi cari: Nawaki, Dan... e anche il povero Jiraya, la cui perdita costituiva la ferita più fresca e recente, sia nel cuore che nella mente. Anche lei aveva perso il suo amico più caro e prezioso, l'unico appiglio saldo nei momenti di sconforto, e ugualmente ora doveva sforzarsi di andare avanti da sola.
Sicuramente anche Shikamaru avrebbe superato questo momento terribile, anche se ci sarebbe voluto del tempo, si trattava solo di aspettare.
Ma anche tra gli illustri ospiti presenti, l'assenza di Shikamaru non passò inosservata. In particolare una bionda kunoichi dagli occhi verdi che, conoscendolo ormai fin troppo bene, immaginava perfettamente dove il giovane chunin potesse trovarsi adesso...

***

Solo e in piedi, davanti alla tomba del maestro Asuma, Shikamaru teneva le mani in tasca e lo sguardo assente. Il filo di fumo sottile della sua sigaretta, salendo leggero verso l'alto, sapeva quasi come di incenso funebre... un'odore decisamente insopportabile, in effetti.
Afferrandola piano con due dita, Shikamaru sfilò la sigaretta accesa dalle labbra e la lasciò cadere a terra con noncuranza. Il suo sguardo era fisso ai caratteri incisi sulla pietra tombale e, mentre la sua mente volava indietro col pensiero di alcuni anni, i volti sorridenti del maestro, di Ino e di Choji sembrarono comparire sfocati sul marmo come proiezioni fumose ed inconsistenti.
L'Hokage aveva dichiarato espressamente che qualsiasi azione contro Fukanona, specie dopo una simile strage, era da ritenersi fuori discussione. L'attuale situazione non permetteva ulteriori perdite e, dal momento che anche gli alleati avevano delle difficoltà interne, l'idea di unire le forze era stata scartata ancora prima di spedire la prima squadra.
Nonostante le sue proteste, Shikamaru era stato "sospeso" e, fino a nuovo ordine, non avrebbe dovuto allontanarsi dal villaggio per nessun motivo. Tsunade ricordava ancora quando, per vendicare la morte del loro maestro, lui e compagni erano andati alla ricerca di Kakuzu e Hidan; cosicché stavolta aveva inteso prendere le sue precauzioni, per impedirgli di commettere qualche altro colpo di testa.
Due Anbu erano stati incaricati di tenerlo d'occhio costantemente, ventiquattr'ore su ventiquattro, e riferire di ogni suo spostamento. Shikamaru poteva sentire addosso lo sguardo dei suoi due sorveglianti, anche se costoro erano logicamente a debita distanza; e ciò rendeva ancora più ardente in lui il desiderio di vendetta, anche a costo di andare nuovamente contro la volontà dell'Hokage e subire le conseguenze delle sue azioni.
Se Ino e Choji si fossero trovati al posto suo, non avrebbero esitato un solo momento nel vendicarlo.
Questa era la forza della loro amicizia, la grande lealtà reciproca che li univa, e Shikamaru non riusciva ancora a credere di trovarsi lì fermo davanti a una lapide... invece di fare ciò che era giusto!
Improvvisamente il suono di alcuni passi dietro di lui lo fece voltare di scatto.
Temari si fermò a meno di un metro, guardandolo con occhi seri e imperscrutabili, tuttavia Shikamaru non poté nascondere un certo sollievo nel vederla. La bionda kunoichi della Sabbia non era solo una seccatura, come lui stesso era solito ripetere tra sé, ma anche e soprattutto una delle poche persone in grado di comprendere i suoi sentimenti... specie in un momento come quello. Il chunin le rivolse un muto cenno di saluto col capo e tornò a guardare la lapide con espressione vuota.

- Sapevo di trovarti qui - disse lei sottovoce.

Nessuna risposta.
Per quanto in contrasto con la sua indole, spesso tranquilla e riservata, il dolore per la perdita dei propri cari bruciava come e peggio di qualunque ferita. Shikamaru non era diverso da qualunque essere umano, anzi forse era più sanguigno e appassionato perfino dello stesso Naruto. Di conseguenza, malgrado l'espressione sul suo volto lasciasse intendere il contrario, il pugno serrato lungo il fianco e il tremito che attraversava il suo corpo la dicevano assai lunga su quello che provava.
Per un po' Temari non disse altro, aspettando pazientemente che fosse lui a decidere come e quando rompere il silenzio, e si avvicinò al suo fianco come un'ombra... come la sua ombra, in un certo senso.

- La storia ha sempre il brutto vizio di ripetersi - commentò Shikamaru tra sé, senza battere ciglio. - Anche quando morì il nostro maestro, nessuno a parte noi tre sembrava intenzionato a vendicarlo!
- La guerra miete molte vittime - osservò Temari. - Un generale non può permettersi di sbagliare due volte di seguito...
- E quelli che muoiono non tornano più - concluse lui, sfilando un'altra sigaretta coi denti e accostando l'accendino al volto con entrambe le mani.

Temari tacque, scegliendo con cura le parole prima di proseguire.

- Nara - cominciò. - Mi rendo conto che non è il momento adatto per fartelo notare ma...
- Lo so - tagliò corto Shikamaru, chiudendo l'accendino con un sottile scatto metallico e aspirando una lunga boccata di fumo denso e grigiastro. - "Il bene del villaggio viene prima delle vendette personali"... Avrò sentito questa frase non so quante altre volte!
- Devi fartene una ragione: non li riporterai in vita, anche uccidendo tutti i loro assassini da solo!
- E con questo?
- Con questo, dovresti essere già abbastanza grande, per capire come gira il mondo!

Shikamaru si voltò a guardarla senza fare una piega.
Subito Temari si rese conto di avere parlato a sproposito e, temendo di averlo offeso, si affrettò dunque a scusarsi per quanto possibile.

- Nara, io... Mi dispiace, scusami, non volevo dire questo!
- Non preoccuparti, ho capito perfettamente quello che intendevi - la tranquillizzò l'altro. - So che non cambierà nulla, che il dolore rimarrà uguale a prima, o che altri possano piangere per me... Ma è una cosa che devo fare!
- Perché?
- Perché loro lo avrebbero fatto per me - Shikamaru fissò le proprie pupille in quelle di Temari, allorché la bionda kunoichi comprese finalmente quale profondo e ammirevole legame lo univa ai suoi compagni. - La lealtà verso un amico vale più della vita stessa!

Ora Temari credeva di aver capito.
Shikamaru non avrebbe potuto essere più chiaro, neanche volendo. Non era una cieca rabbia o la disperazione ad accendere in lui il fuoco della vendetta, bensì il grande valore e l'importanza dell'amicizia in cui il giovane aveva sempre e profondamente creduto. Sopravvivere ai propri compagni, senza neppure tentare di vendicarne l'ingiusta morte, era inaccettabile per qualunque essere umano degno di questo nome. Ino e Choji erano tuttora parte del cuore di Shikamaru, assieme al maestro Asuma: gioie, dolori, emozioni, ricordi, sensazioni, pulsioni e tanto altro ancora...
Poteva forse dimenticare i momenti trascorsi assieme a loro?
Poteva forse continuare a vivere, fingendo che non fosse accaduto nulla?
Nessuno, neppure l'Hokage, poteva pretendere questo da lui.

- La scelta è molto semplice, alla fine - esclamò dunque Shikamaru, tenendo alta la sigaretta accesa tra l'indice e il medio e rivolgendo a Temari uno sguardo colmo di decisione. - Non importa cosa succederà dopo, anche a costo di andare laggiù da solo e morire da solo, chiunque li abbia uccisi pagherà ugualmente!
- E quei due alle nostre spalle? - fece Temari, alludendo ai due Anbu appostati in silenzio. - Non so perché, ma non mi danno l'impressione di essere lì per caso!
- Ah, quelli... Teoricamente dovrebbero avere il compito di "sorvegliarmi", per impedire che possa allontanarmi dal villaggio; di solito sono molto più vispi, questi però devono avere parecchie ore di sonno arretrato!

Gli Anbu logicamente non potevano sentire i commenti del Sorvegliato Speciale, tuttavia uno di loro emise un leggero sbadiglio ( segno che Shikamaru aveva colto nel segno ).

- Bene, ho già perso abbastanza tempo - sbuffò Shikamaru, gettando via il mozzicone ormai esaurito. - La fortezza di Fukanona è un covo di nukenin di livello S, circa una mezza giornata di viaggio da qui; non è lontanissima e da solo darò meno nell'occhio...
- Noi due, vorrai dire!

Shikamaru la guardò incuriosito.

- Parliamoci chiaro, Crybaby - sottolineò Temari pungente. - Anche se a parole sembri un macho ( questo te lo concedo! ), dubito che da solo tu possa avere qualche possibilità di successo in questa impresa; motivo per cui, il mio aiuto potrebbe farti molto comodo!
- Dici sul serio?
- Secondo te ?!?

L'espressione ironica sul volto di Temari era fin troppo eloquente.
Shikamaru la ringraziò con un muto sorriso impercettibile e, chinando un'ultima volta il capo in direzione della lapide di marmo, lui e Temari rivolsero un saluto e una preghiera a coloro che si accingevano a vendicare quanto prima.

***

Ormai erano tre ore abbondanti che il chunin e la sua bionda amica erano fermi a pregare davanti alla tomba di Asuma Sarutobi. I due Anbu cominciavano a sentire gli arti anchilosati, a forza di stare fermi ad aspettare.

- Ma non avranno mica intenzione di starsene lì a pregare tutta la notte? - esclamò ad un tratto uno dei due, rivolgendosi al compagno.
- Anche se fosse, gli ordini sono ordini - gli ricordò l'altro. - Dobbiamo tenere d'occhio Nara e assicurarci che non si allontani dal villaggio, questo è quanto!
- Sì sì, ho capito - fece il primo rassegnato. - Certo però che è strano...
- Che cosa?
- No, dico: dopo ore che sono lì, immobili come statue, mi sembrano un po' esagerati; piuttosto che "pregare", sembra quasi che si siano addormentati letteralmente!
- Ma dai, non dire sciocche... eh ?!?

Alla luce intensa del tramonto, le sagome dei due giovani chini in preghiera sembravano ancora più nitide. Eppure, osservandole adesso molto più attentamente, l'Anbu si accorse d'un tratto che c'era qualcosa che non andava: apparentemente sembravano proprio i profili di Shikamaru Nara e Sabaku No Temari visti di spalle, tuttavia le ombre che proiettavano sul terreno erano incredibilmente lisce e regolari... perfino troppo!
Solo un istante più tardi, non senza un certo stupore, l'arcano fu finalmente svelato.

- No... Non è possibile - balbettò uno degli Anbu, distinguendo ora perfettamente due ceppi di legno con addosso un po' di stoffa e un paio di parrucche. - Ci hanno giocato con la Tecnica della Sostituzione, è assurdo!
- No, è peggio - mormorò appena l'altro, con gli occhi sbarrati dal terrore. - Secondo te adesso, chi è che ha il coraggio di andare a dirlo all'Hokage ?!?

( continua )

   
 
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