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Autore: __Wrath__    15/05/2012    3 recensioni
"Benvenuto! Che tu sia un giovincello dalle monete sonanti o un bambino in cerca di nuovo stupore, un vecchio che vuol sorprendersi con la magia o una giovane sognatrice…con il mio più grato inchino ti invito a prendere posto in platea ad assistere a uno spettacolo ricco di emozioni che ti faranno entrare in un nuovo mondo.
Gentile spettatore, qui ti faremo perdere la cognizione del tempo, e con queste buone promesse ti auguro i migliori sogni ed incubi…"
[Ringrazio in anticipo chiunque si voglia soffermare sulla storia. I capitoli a seguire verranno pubblicati una volta al mese. A presto! :3]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Organizzazione XIII, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. #6

 

‹‹ Tu prederai il posto di Xigbar domani. ››

‹‹ Che cosa?! Io?? N-Non ne sono capace e poi lui non se lo merita dopo tutto quello che ha fatto! Xemnas, mi dispiace, ma non posso accettare.››

Quegli occhi, così glaciali, sembrarono immobilizzare il corpo del ragazzo sul posto, non riusciva a muoversi da quant’intensamente lo fissava.

‹‹ Roxas. E’ un ordine dal tuo superiore e se è il Nobody che ti preoccupa…beh, puoi stare tranquillo. Sembra che tu e lui abbiate una grande empatia! ››, rise sonoramente, quasi sapesse del collegamento mentale che aveva avuto poco prima con il Samurai.

Come ne era venuto a conoscenza?

‹‹ Roxas…facciamo così, se tu farai come ti dico, ti rivelerò il vero motivo per cui Axel non ti rivolge più alcun attenzione. Ci stai? ›› 

Esisteva un motivo valido a quei silenzi? In cosa aveva sbagliato? E come faceva Xemnas a saperlo?

‹‹ Chi ti ha detto di me e di Axel? ››.

‹‹ Oh piccino, basta guardarvi…››, sussurrò con circospezione.

 

I circensi più giovani del Circus XIII si trovavano davanti all’infermeria da tanto tempo, troppo tempo. Un paio d’ore? Tre? Perché c’era tutto quel silenzio? Perché nessuno parlava?

Roxas stava aspettando, appoggiato al muro, scandendo il tempo facendo ondeggiare la gamba avanti e indietro, in attesa che quella porta si aprisse, che qualcuno gli portasse liete notizie.

Xion fissava i suoi piedi mentre era seduta su una sedia, si stava torturando le mani, in preda a chissà quale pensiero malevolo.

Perché ci mettevano così tanto tempo? Erano così gravi le sue condizioni?

Al rumore della porta che si aprì improvvisamente, il viso dei due giovani scattò automaticamente in direzione dello sguardo contrito di Vexen che non prometteva grandi aspettative.

‹‹ Allora? Come sta? ››, mormorò il biondo avvicinandosi alla magra figura dello scienziato, lì nessuno aveva grandi esperienze mediche ma Vexen era quello che più gli si avvicinava.

Quello per tutta risposta si asciugò lentamente le mani sul grembiule bianco che indossava, il fetore di disinfettante bruciò nelle narici di Roxas.

‹‹ Beh, chiedeteglielo di persona. ››, rispose freddamente ad occhi chiusi.

L’uomo era spossato, quella giornata era stata intensa e difficile per tutti e sapere che non era ancora conclusa non lo aiutava, l’ultima cosa che ci voleva erano due ragazzini fra i piedi.

Roxas fece un cenno deciso con il capo ed entrò in camera senza aspettare risposta.

Xigbar non sembrava aver risentito di alcuno scontro mortalmente pericoloso, solo la fasciatura macchiata di un rosso vischioso e che puzzava di disinfettante che portava alla nuca dimostrava quanto avesse rischiato.

Era coricato sul letto del biondo con seduto al suo fianco Marluxia che gli teneva compagnia, osservando con occhi da mamma chioccia ogni suo movimento.

‹‹ Xig! Stai bene? ››, mormorò in ansia Xion.

‹‹ Mai stato meglio! ››, esclamò ilare ma ben presto quelle risate furono sostituite da secchi colpi di tosse.

‹‹ Vecchio caprone dovresti stare zitto e buono a letto! Cavolo! Hai due costole incrinate! Fai meno lo spiritoso. ››, lo rimbeccò Marluxia stizzito.

‹‹ Perdono…››, si scusò tornando successivamente a guardare la ragazzina ‹‹ Magari stessi bene piccola. Ci stavo rimettendo la pelle poco fa. ›› ammise facendo venire la pelle d’oca a Roxas che rimase ad ascoltare.

‹‹ Macché! La tua pellaccia è così dura che non la vuole nessuno, come si dice? “L’erba cattiva non muore mai” e c’hanno ragione mio caro! ››

Tutti risero, alleggerendo quell’atmosfera carica di tensione.

Era un bene sapere che Xigbar riuscisse a trovare la forza per ridere anche in momenti come quelli. Dava l’impressione di un vecchio burbero ma infondo, se lo si conosceva bene, non era così male.

A volte le apparenze ingannano.

‹‹ Ci gioco la testa che quel dannato di Xemnas se la sta ridendo di gusto ››, sospirò Xigbar, forse non aveva tutti i torti…

‹‹ Ma che sciocchezza vai dicendo? ››, brontolò Marluxia dandogli uno scappellotto improvviso, ‹‹ Nessuno è contento della tua situazione, ci siamo presi tutti un bello spavento, almeno nessun altro si è fatto male! ››, concluse poggiando il dito indice e quello medio sulla fronte chiudendo gli occhi, quasi a voler scacciare quella brutta eventualità.

‹‹ Per fortuna ››, brontolò sollevato Xigbar ‹‹ l’unica cosa da fare ora è abbattere quella bestia selvatica e inventarci qualcosa per domani che possa rimpiazzare il mio spettacolo, forse potremmo convincere Luxord ad allungare il suo sketch. ››

Gli occhi bassi di Xion e Roxas si incrociarono non appena quelle parole fuoriuscirono dalla bocca del domatore di bestie.

Abbattere il Nobody? Era una follia. Xemnas non l’avrebbe mai permesso.

‹‹ Glielo devi dire Roxas. ››, sussurrò la mora.

‹‹ Non posso Xion, non adesso che sta così. ››, bisbigliò di rimando il ragazzo.

Come poteva farlo? Non erano passate più di cinque ore da quando Xigbar era stato colpito e medicato in quel letto.

‹‹ Cosa farfugliate voi due? ››, domandò innocentemente Marluxia che si stupì nel vedere come scattarono i piccoli circensi alla sua domanda.

‹‹ N-Niente. ››, sorrise forzatamente Roxas agitando i palmi davanti a sé.

‹‹ Ehi mocciosi, sarò mezzo ciecato ma di certo non sordo. Che sta succedendo? ››

‹ …››

‹‹ Ragazzino, sputa il rospo. ››

‹‹ Ecco. Vedi…››, Roxas abbassò il capo nascondendo il viso in terra cosicché non dovesse vedere la faccia di Xigbar mentre rivelava la verità…‹‹ Xig. Xemnas non vuole annullare lo spettacolo del domatore di bestie domani con il Samurai. ››

‹‹ Ma è ridicolo, non è stupido a tal punto da potermi mandare domani al castello ridotto così. ››, rise divertito dalla portata dell’idiozia che avevano detto, Xemnas pur essendo un imbecille non lo era a tal punto!

‹‹…infatti tu non parteciperai. Xemnas mi ha ordinato di prendere il tuo posto. ››

Le risate dell’uomo cessarono di colpo e Roxas non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, si sentiva uno schifo.

Dopo tutti i consigli che Xigbar gli aveva dato per tirare avanti alla fine gli aveva tolto la possibilità di esibirsi al castello, era una ghiotta occasione per tutti e lui gli aveva fregato la possibilità di dimostrare le sue capacità, di far rodere il fegato a Xemnas quando persino Re Topolino in persona si sarebbe alzato in piedi ad applaudire il dominatore di animali. Roxas si sentiva un traditore.

‹‹ Ah. ››, fu l’unica risposta atona che diede l’uomo.

‹‹ Beh, se Xemnas ritiene giusto che sia così, allora va bene. ››

A quelle parole il viso di Roxas scattò sul letto, non sembrava essere turbato in alcun modo.

‹‹ No! Non va bene per niente! Dovresti arrabbiarti! Sei stato sostituito con un poppante! Reagisci! ››, era forse la sua rabbia che voleva, il biondino non poteva accettare di passarla liscia con i rimorsi e i sensi di colpa che l’avrebbero divorato con il passare del tempo.

‹‹ Roxas calmati! ››, implorò Xion preoccupata per l’amico.

‹‹ No! E’ sbagliato! E’ tutto dannatamente sbagliato! Prendimi a parole Xig! Sono un traditore! ››

‹‹ Perché dovrei arrabbiarmi ragazzino? Le cose non cambierebbero, mi farebbe stare solo peggio e poi…è vero, tu sei un moccioso ma con delle grandi capacità, non so quanto tu sia portato per fare il domatore di bestie ma…se vuoi, puoi fare tutto. Hai le carte in regola. Magari un giorno prenderai definitivamente il mio posto, chissà. Ti chiedo solo una cosa. ››

A Roxas veniva da piangere, dove veniva tutta quella comprensione? Quella calma ghiacciante, quasi calcolatrice?

‹‹ Dimmi. ››

‹‹ Stai attento. Quel mostro è più scaltro di quanto sembri. ››

Sì, tutti se n’erano accorti in sala. Non avrebbe assolutamente abbassato la guardia.

‹‹ Sicuro. ››

‹‹ Ora per piacere, avrei bisogno di riposare, che ne dite di ripassare più tardi? Mi sento molto stanco. ››

Xion e Roxas fecero un cenno d’intesa con il capo e lasciarono silenziosamente la stanza.

 

Axel si trovava sotto la Torre dell’Orologio, con il viso che affondava tra le braccia appoggiate bellamente sul muretto che circondava lo spiazzale, era irritato.

Dannato Xemnas. Lui e ai suoi ricatti infantili. Altro che direttore del circo, poteva fare benissimo il marionettista da quant’era bravo ad influire sulle vite altrui, le giostrava nel migliore dei modi, Xemnas era un ottimo osservatore.

‹‹ Dannato cane. ››, sibilò Axel stringendo le dita nel tessuto del suo soprabito in pelle. Fissava con rabbia il sole che stava tramontando, ora poteva vederlo senza che gli ferisse gli occhi ma decisamente non era la stessa cosa ammirarlo da quella posizione, ma sinceramente non aveva voglia di salire da solo sulla Torre, non avrebbe provato le stesse sensazioni di quando ci andava con Roxas…e pensare che quella era la loro ultima sera in cui avrebbero potuto vedere il sole tramontare a Crepuscopoli

Ormai Axel era decisamente cotto del ragazzino, e la cosa che lo faceva incazzare mortalmente era che Xemnas se ne fosse accorto in tempo per poter sfruttare al meglio la sua debolezza. Ecco perché era così infuriato con lui…

 

‹‹ Axy, ciao. ››

“Non si può restare soli per più di cinque minuti qua dentro senza che qualcuno ti venga a scocciare.”, pensò il rosso voltandosi verso la figura del direttore.

‹‹ Avevi bisogno di qualcosa, Xem? ››

‹‹ Mmh, no. Niente di particolare, ero venuto solo a fare due chiacchiere con te. ››

‹‹ Oh, quale onore. ››, borbottò sarcastico dandogli nuovamente le spalle.

‹‹ Perché quell’aria tanto abbacchiata, amico mio? Chi è stato quel cattivaccio ad averti spezzato il cuore? Il nostro piccolo e candido Roxy? Vuoi che lo sculacci io al tuo posto? ››

Un ringhio cupo uscì fra i denti del mangiafuoco.

‹‹ Oh-oh…allora ci ho visto giusto. E bravo il nostro caro, vecchio Axel. Non credevo ci potessi cascare così facilmente, solo per un paio di occhioni azzurri poi…››

‹‹ Sta zitto.››, sibilò velenoso.

Xemnas non diceva mai niente per niente. Era un doppiogiochista con i fiocchi. 

‹‹ Però, che ingiustizia la tua. Ignorare così, di punto in bianco, il nostro bambolotto biondo…credo proprio che abbia bisogno di una spiegazione. Tu non credi? ››

‹‹ Non dire niente a Roxas! Non farlo…››, disse Axel in preda ad una strana paura che vorticava come un’edera velenosa intorno ai suoi polmoni per poi stringerli, soffocandolo.

Stava facendo una grande fatica per cercare di far tornare le cose com’erano prima, Axel era un ragazzo mentre Roxas a malapena lo si poteva definire un adolescente. Non voleva che il ragazzino potesse legarsi alla compagnia più di quanto non stesse già facendo, non poteva rischiare di rovinare il rapporto che si era istaurato fra loro per una passione che si sarebbe estinta velocemente, esattamente com’era arrivata.

‹‹ Oh tranquillo, io non gli dirò niente…se in cambio, mi farai qualche piccolo favore personale. Sciocchezzuole, niente di preoccupante. ››

‹‹ Lo immaginavo... ››

‹‹ Non mi piace per niente la condotta che stai tenendo nei miei confronti da un po’ di tempo a questa parte, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote e opporti ad ogni cosa che dico. Bene, da oggi mi spalleggerai per ogni scelta che prendo. Infondo lo faccio per il bene della compagnia, no? ››

‹‹…come desideri. ››, Axel si sentiva come se avesse venduto la sua libertà ad un diavolo.

 

‹‹ Maledizione. ››, sputò rancoroso Axel mettendosi in posizione eretta, adesso non era altro che il cane di Xemnas. Gli aveva impedito di prendere ogni sorta di posizione, quel dannato. Lo aveva in pugno e lui non poteva fare niente per cambiare le cose.

Iniziò a prendere a calci il muretto su cui poco prima era appoggiato per sfogare la sua rabbia repressa.

La voce di due ragazzi che si avvicinavano riuscirono a sedare Axel che velocemente si appoggiò alla parete dell’edificio più celata agli occhi esterni, ci voleva solo che qualcuno lo riconoscesse e andasse in giro a rovinare l’ immagine che tanto bene aveva costruito.

Quelle voci però…erano familiari alle orecchie di Axel, quella risata così dolce e divertita…

‹‹ Roxas…››

Quel nome gli sfuggì dalle labbra prima ancora che la mente arrivasse a visualizzare il suo viso, inspiegabilmente gli fece male sentirlo ridere insieme a Xion, si stavano avviando verso la Torre dell’Orologio.

Era il loro posto speciale…perché stava portando qualcun altro?

‹‹ Starebbero proprio bene assieme.››

Demyx non poteva rendersi conto di quanto quella constatazione potesse

sembrare orribilmente giusta. Infondo erano due ragazzini, potevano stare così bene assieme, lei così piccola e dolce, gli avrebbe potuto offrire tutto l’amore di cui aveva bisogno.

Lui…be’…era Roxas. Come si faceva a non amarlo? Chi non lo amava - convenne Axel - era sicuramente invidioso.

Roxas, così innocente e ingenuo, che tirava sempre avanti, qualsiasi cosa accadesse, così giusto che metteva sempre gli altri prima di stesso, pagando di propria tasca.

Roxas, con la mosca sempre sotto il naso che appena lo si provoca si infuriava come un micetto che in realtà si crede un leone, ed anche se diceva che le coccole lo infastidivano, Axel sapeva che gli facevano in realtà un gran piacere.

Un piccolo bambolotto con l’orgoglio di un guerriero. Era passato così poco da quando lo aveva conosciuto ma in due settimane averlo sempre intorno faceva sentire bene al ragazzo dai capelli di fuoco, già…così bene che ora non poterlo avere più vicino era come mettersi in astinenza.

Ma Roxas sembrava contento. Anche senza di lui, non era questo quello che alla fine voleva? No, non era questo ma gli andava bene anche così. Lui non andava bene per il piccolo Roxas. La ragazza al suo fianco sì. Le cose dovevano andare così fin dall’inizio. Doveva andarsene subito da lì o la testa gli sarebbe sicuramente implosa.

 

‹‹ Woooooah! ››, esclamò la ragazzina bruna correndo verso il parapetto della torre afferrandolo saldamente.

‹‹ Il cielo sembra andare a fuoco! ››, urlò con gli occhi brillanti e colmi d’emozione.

‹‹ Già..››, sorrise Roxas gentilmente avvicinandosi anche lui.

Una leggera brezza soffiava sui loro volti scompigliando i capelli ai giovani circensi. Xion di tanto in tanto lanciava diverse occhiate al ragazzino dai capelli color del grano che non distoglieva lo sguardo dal sole che stava per essere nuovamente risucchiato dall’orizzonte.

Chissà se anche Axel stava guardando il tramonto per l’ultima volta in quella città?

‹‹ …xas? Ehi? ››

Le palpebre del giovane vibrarono leggermente prima di tornare alla voce che lo stava chiamando in quel momento.

‹‹ S-Scusa Xion, ero assorto nei miei pensieri. ››, spiegò alla giovane mentre cercava di sedersi sul cornicione della Torre come sua abitudine fare. Di solito c’erano le braccia di Axel ad aiutarlo a sedersi e a fare da protezione, questa volta era lui che doveva dare una mano all’amica.

‹‹ Oh, grazie. ››, mormorò la ragazza arrossendo quando prese la mano dell’altro per salire sul muretto con le gambe che penzolavano sul vuoto. Xion aveva un po’ di paura ma non l’avrebbe dato a vedere, infondo insieme a lei c’era Roxas…

‹‹ Che mi stavi dicendo? ››, le ricordò il ragazzo.

‹‹ Ah, sì. Beh, mi chiedevo da quanto tempo conosci questo posto. ››

‹‹ Da un po’…››, rispose aggrottando la fronte, quasi fosse arrabbiato per qualche oscuro motivo che non sembrava volerle rivelare.

‹‹ E…posso farti un'altra domanda? ››.

‹‹ Certamente. ››

‹‹ Mi chiedevo…come mai mi hai portata qui? ››, chiese con voce sottile mentre si guardava i piedi per nascondere l’imbarazzo che si mostrava sulle sue guance, giocava con le dita quando era nervosa, era un dettaglio che Roxas notò in diverse occasioni.

Il biondo non voleva perdersi l’ultimo tramonto in quella città, non ci sarebbe stata altra occasione per andarci e con o senza Axel avrebbe detto addio ai suoi brutti momenti su quella torre.

Perché non faccio altro che pensarlo? Sarei dovuto venire qui da solo, ho sbagliato a portare Xion, mi sento troppo malinconico per riuscire a nasconderglielo.”

‹‹ Mmh, perché questo è il posto più bello della cit- ››

‹‹ Roxas? ››, chiamò interrompendolo.

Quando il viso del ragazzo si voltò verso la direzione di Xion le sue labbra si scontrarono con quelle della ragazza, morbide, un po’ crespe ma delicate, i suoi occhi si dilatarono sempre più mentre la mente dava un ordine cronologico a quello che stava succedendo.

Si era voltato.

Xion si era avvicinata.

Lo aveva baciato.

Lo stava baciando.

Il ragazzo arretrò di scatto arrossendo fin sopra le orecchie, coprendosi la bocca con un braccio.

‹‹ M-Ma che hai fatto?? ››

Xion sorrise timida.

‹‹ Prendilo come un bacio di ringraziamento. Le principesse nelle favole fanno così con i principi quando vengono salvate dai draghi.››

‹‹…con i principi…?››, ripeté come un pappagallo.

‹‹ Sì, scemo. Beh…sai. Non mi dispiacerebbe…ecco…che questa cosa, emhvedi…››, più andava avanti più le parole le uscirono pasticciate e frettolose.

‹‹ Eh? ››, disse spaesato il ragazzo vedendola in quello stato di confusione.

‹‹ Ecco…io, vorrei…b-beh, come posso spiegartelo? V-Vorresti prendere in considerazione l’idea…di…uhm, diventare qualcos’alt-…››, il tono della voce calò lentamente, quasi come se qualcuno stesse abbassando il volume con una manopola, ora muoveva solamente le labbra.

‹‹ S-Scusa ma non ti sento ››, le fece presente il ragazzo impacciato quasi quanto lei.

‹‹ V-Vorresti essere il mio ragazzo, Roxas?! ››, urlò rabbiosa - forse per colpa della sordità di Roxas, fosse ce l’aveva con se stessa - stringendo forte gli occhi per lo sforzo, quando li riaprì il viso si trasformò in una maschera imbarazzata.

‹‹ Oh, scusami! Non era mia intenzione dichiararmi così…io volevo solo chiederti di pensarci un po’ su. Mamma mia, che idiota che sono…››, balbettò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

‹‹…lo farai? ››, sussurrò spezzando il silenzio che si stava creando attorno a loro.

Roxas non rispose, sembrava più spaventato di lei, si limitò solo a fare un cenno d’assenso con il capo.

 

‹‹ Mi viene da vomitare…››, mugolò Larxene appoggiandosi ad una parete candida del palazzo portando una mano a coprirsi la bocca.

‹‹ Sta tranquilla Barbie, non devi fare nulla di diverso da quello che non hai già fatto. ››, commentò Xaldin incrociando le braccia al petto.

Larxene non era l’unica che sentiva lo stomaco raggomitolato su stesso, anche Roxas si sentiva piuttosto a disagio.

Il Castel that Never Was era davvero grande e ovunque il biondo posasse lo sguardo poteva intravedere la propria immagine riflessa da quanto fosse lindo e casto quel posto.

Non era addobbato in maniera pomposa come ci si aspetterebbe da un Castello, le decorazioni erano poche ma giuste, quel tanto che ti portava a ricordare che quel luogo non era il tuo solito tendone, che lì, il tuo pubblico non assisteva solo perché aveva scelto tra le opzioni di andare a godersi uno spettacolo o restare chiusi in casa a restare a poltrire sul divano, bensì per constatare effettivamente se le voci sulla tua fama fossero veritiere o soltanto delle stupide dicerie.

‹‹ Roxas, tutto okay? Sei bianco come un fantasma.››, appurò la piccola assistente, notando il pallore malsano del compagno.

‹‹ Sì, va tutto bene, è solo che non ho dormito granché bene ieri…››

‹‹ Ci credo. Sei stato con il Samurai tutta la nottata per cercare di elaborare un’esibizione. Avresti dovuto riposare di più…››

Era vero. La notte prima il biondino era rimasto a riflettere e a rimuginare seduto a gambe incrociate in terra davanti al Nobody che lo fissava di rimando. Gli occhi erano vigili ma la mente piena di domande che lo distaccavano dalla realtà.

Il bacio di Xion, la promessa di Xemnas, l’esibizione dell’indomani, il potere sul Nobody…tanti avvenimenti tutti in una singola giornata. Come faceva a non essere spossato? Ma il ragazzino lo era, ed anche tanto, ma capita a tutti una notte in cui i pensieri non ti vogliono lasciar in pace, che stanno a ronzarti tutto in torno, peggio di fastidiose zanzare.

‹‹ Hai ragione, ho sbagliato. ››, liquidò Roxas evitando di dare ulteriore peso alla faccenda.

‹‹ Senti Roxas…io volev-››.

La voce della bruna fu coperta da uno strombazzare di trombe, il suono andava a rimbalzare sulle pareti per echeggiare in fondo ai corridoi infastidendo le orecchie impreparate dei componenti del Circus XIII.

‹‹ Siamo grati per essere venuti qui, cari amici! Re Topolino desiderava tanto potersi recare personalmente ad una vostra esibizione, è onorato di avervi al palazzo. A-hyuck. ››, un enorme bracchetto dal grosso nasone si incamminò verso il gruppo sorridendogli amichevolmente.

‹‹ L’onore è tutto nostro…››, intervenne Saix, inchinandosi non prima di aver lanciato uno sguardo a Xemnas che sembrava studiare la situazione con rigoroso distacco.

‹‹ Siamo lieti di esser rientrati nelle grazie di sua Altezza. Speriamo di poter ripagare al meglio questo caloroso benvenuto. ››, concluse l’uomo dai capelli cobalto.

‹‹ Oh non dovete preoccuparvi, scommetto che sarà un gran successo…››

‹‹ Your Majesty! Your Majesty! Uaaack! Goofy! Uaack! Uack! ››, l’entrata di un goffo papero che strepitava di corsa lungo le scale si concluse con uno scivolone di quest’ultimo che percorse l’ultimo tratto di strada che lo divideva dall’altro slittando sul pavimento a pancia in giù.

‹‹ Donald! Che succede amico? ››

‹‹ Uaaack! Uaack uaaack! ››, strillava sbattendo convulsamente le ali perdendo un paio di piume svolazzanti.

‹‹ Ma che ha detto? ››, sussurrò pianissimo Demyx a Zexion.

‹‹ Non ho afferrato nemmeno una sillaba. ››, ammise il ragazzo più basso.

‹‹ Parla piano! Non riesco a capirti quando fai così! ››, lo incoraggiava il cagnone.

Il papero, indispettito, lanciò alla compagnia un’occhiataccia poi con un saltellò afferrò un orecchio penzolante dell’amico costringendolo ad abbassarsi, sussurrandogli qualcosa nervosamente.

‹‹ Gosh! Che vuol dire che Re Topolino non si trova nella sua stanza?? ››, sussultò coprendosi immediatamente la bocca per l’informazione rivelata.

Il papero seccamente si diede un alata sugli occhi.

‹‹ Ops. ››

Un mormorio generale si diffuse fra la compagnia, ciò non sembrò essere gradito da Donald da come si potevano interpretare i suoi sguardi. 

‹‹ U-umh, tu ritorna a dare un’occhiata di là, qui ci penso io. ››, concluse Goofy ricevendo un cenno d’assenso con il capo da parte del papero che si allontanò veloce proprio come era venuto.

‹‹ A-hyuck, dovete scusarlo, Donald è un tipo piuttosto…irrequieto, non essendo nemmeno delle vicinanze quando parla bisogna prestare una certa attenzione. Ci si fa l’abitudine, uhm. ››

‹‹ Che cosa è successo al Re? ››, chiese con una sottile aria irritata Vexen.

‹‹ Uhm, beh…ecco…››, sospirò rassegnato, era inutile che cercava di nascondere l’evidenza ‹‹ sua Maestà è solito gironzolare per i palazzi del reame, affascinato dalla storia del luogo e senza accorgersene vaga per svariate ore perdendo la cognizione del tempo, è capitato più di una volta di rimandare una riunione perché si era perso fra le infinite stanze di un castello. Vi prego di accomodarvi, non ci vorrà molto prima che la faccenda si risolva. ››

‹‹ Di solito quanto tempo ci vuole prima che sbuchi fuori? ››

‹‹ Non si è mai superato le tre ore…››

‹‹ T-Tre ore? ››, soffocò lo scienziato, impaziente.

Il seguace di sua Altezza li condusse tutti in un’ampia sala, se si alzava il viso si poteva intravedere il trono posto dietro una vetrata protettiva su un soppalco tutto adornato da ghirigori delicati che sembravano disegnare ai lati della vetrata ampie ali bianche,  la stanza si presentava più larga che lunga, la cosa più affascinante di quel posto era il soffitto,  formato da lastre di vetro che permettevano di vedere il cielo striato da nuvole che correvano veloci spinte dal vento.

I ragazzi capirono subito che quello era il luogo in cui si sarebbero esibiti, molte delle loro attrezzature erano state portate dai diversi servitori all’angolo della camera, ben sistemate.

‹‹ Questa è la Sala delle Vacue Melodie. Se abbiate la pazienza di attendere…››, si scusò Goofy inchinandosi verso la congrega che lo accompagnò con lo sguardo mentre si allontanava per le scale che avevano percorso poco prima.

 

‹‹ Mi annoio. ››

‹‹ A chi lo dici…››

‹‹ Smettetela voi due! Se avete tempo per frignare andate a dare una mano agli altri! ››, sgridò Marluxia puntando il dito contro Demyx e Zexion che stavano stravaccati in un angolo della sala a poltrire.

‹‹ Preferisco restare ad annoiarmi. ››, sussurrò Demyx gonfiando le guance, mettendo il broncio.

‹‹ Hai detto qualcosa Dem?! ››

‹‹ N-No! No! ››

Roxas li stava ad osservare da lontano, divertito dall’isteria di Marluxia e dai battibecchi che si creavano ogni due-tre tra i suoi compagni.

‹‹ Però ha ragione…››, convenne il biondo portando le braccia al cielo cercando di sopprimere uno sbadiglio, sentiva le ossa tutte intorpidite, non aveva voglia di ripassare lo schema dell’esibizione insieme al Samurai e nel vedere come sudava Lexaeus mentre sollevava i suoi pesi, la voglia di aiutare i suoi compagni nelle prove finali si dissolse del tutto.

"Andrò a farmi un giro di perlustrazione, qui sembra che si tirerà per le lunghe…"

Si allontanò imboccando uno stretto corridoio che si diramava in più sbocchi, finché restava in quello principale non si sarebbe perso, anche se le tinte candide delle pareti portavano più luminosità nel castello c’era da dire anche che non permetteva di orientarsi granché, nonostante sapesse di essere solo percepiva la sensazione che qualcuno lo stesse osservando da lontano, si voltò un paio di volte ma non vide mai nessuno.

“Che strano…”, quando si decise ad ammettere di essere solamente tratto in inganno dalla sua fantasia, Roxas sentì chiaramente un passo dietro di sé, con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere una sfumatura rossastra ma fu l’unica cosa che vide perché quando si voltò per l’ennesima volta, il corridoio era del tutto deserto.

‹‹ Ma ch-…c’è nessuno? ››, chiamò. Solo il rimbombo della sua voce riempì le sue orecchie.

Chi diavolo lo stava seguendo?

Si stava per mettere a correre nella direzione del suo persecutore per metter luce su quella faccenda quando l’abbaiare forsennato di un cane lo distrasse dal suo intento.

Il verso dell’animale non si arrestò, anzi, era costante, quasi volesse indicare qualcuno, corse dalla parte opposta in cui stava per andare e affidandosi all’udito entrò in uno dei passaggi che conduceva in una corsia più larga di quella centrale, portava in diverse stanze ma Roxas si fermò solo in quella da dove proveniva l’incessante abbaiare.

Dallo spiraglio della porta vide qualcosa che gli parse una colluttazione, non riusciva ad intravedere bene le figure, una era molto più piccola rispetto all’altra.

‹‹ Stai fermo! Lasciami andare! Smettila di fare cos-››, l’abbaiare tornò forte e deciso, quel cane stava aggredendo qualcuno!

Roxas spalancò la porta e cercò di allontanare l’animale prima che potesse fargli seriamente del male.

‹‹ Fa il bravo..››

Il biondo lo strattonò per il collare verde che indossava, il cane dal pelo corto e sabbiato si mise da parte scodinzolando con la sottile coda corvina.

‹‹ Sta bene? ››, domandò il circense soffermandosi a studiare la figura davanti a sé.

‹‹ Sì, grazie. Pluto è un giocherellone, non voleva più lasciarmi andare! ››, rise. Per tutta risposta il cane abbaiò seccamente un paio di volte per poi lasciare la lingua fuori dal lungo muso, a penzoloni.

Roxas dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di ammettere a stesso che quella figura non era per lui ignota. Tutt’altro. Era la causa per cui il Circus XIII era andato là.

‹‹ S-Sua Maestà! ››, convenne inchinandosi immediatamente.

‹‹ Oh. Come siamo formali, alzati mio giovane amico. Non c’è bisogno che ti inchini, dopo tutto sei venuto in mio soccorso in buona fede, non preoccuparti della galanteria…beh, tu sai chi sono io. Posso sapere chi sei tu, ragazzo? ››

‹‹ Io? Io sono un membro del Circus XIII, signore. ››

Re Topolino restò a studiarlo per un po’, sembrava sospettoso o forse incuriosito, sta di certo che Roxas si sentiva innegabilmente a disagio di fronte a quelle attenzioni così importanti.

‹‹ Molto giovane per lavorare in un circo di talenti innati, e cosa faresti? L’aiutante scena? ››

Roxas si sentì punto sul vivo.

‹‹ No. Il domatore di bestie… ›› - per meglio dire, una soltanto -.

Nonostante ciò, il biondino provò uno strano senso di piacere pervaderlo nel pronunciare la parola “bestie”, si sentiva importante ma tutto il divertimento sfiorò quando sentì la risata trillante del re.

‹‹ Beh, wow. Complimenti. ››, si congratulò.

‹‹ Non credo ci sia molto da ridere, solo per quanto sono piccolo non vuol dire ch- ››

‹‹ Ehi ehi ehi, non fraintendere. Non volevo offenderti, semplicemente mi stupisce che un ragazzo così giovane sia in grado di gestire un ruolo così rilevante. La statura non conta, guarda me. Non sono alto più di un soldo di cacio e governo un intero regno.››, lo interruppe grattandosi il largo orecchio sinistro.

Re Topolino si voltò per la grande stanza e fissando l’orologio a muro sussultò.

‹‹ E’ estremamente tardi! Mi ero perso per i corridoi del castello! Devo andare immediatamente da Donald e Goofy! Saranno molto preoccupati! ››, si fermò un attimo assorto da qualche pensiero che gli stava balenando in mente..

‹‹ Come ti chiami? ››

‹‹ Eh?...Ah! I-Il mio nome è Roxas, sire. ››

‹‹ Bene Roxas, puoi indicarmi qual è la strada per uscire di qui? ››, domandò preoccupato di rimanere nuovamente bloccato in qualche corridoio.

Dopo che Roxas gli fece un quadro chiaro del tragitto da compiere, re Topolino gli sorrise grato.

‹‹ Non vedo l’ora di vederti esibire. Mi ha fatto piacere incontrarti. ››, concluse andando verso il corridoio centrale, con lui sparì anche il fedele Pluto.

‹‹ Che personaggio…bizzarro. ››, commentò tra sé e sé uscendo con meno fretta dalla stanza.

Sire avrebbe dovuto ricongiungersi con i suoi sudditi prima che lo spettacolo potesse prendere il via, Roxas non voleva correre, si diresse verso la Sala delle vacue melodie con calma, quando arrivò tutti erano in fibrillazione, l’improvvisa riapparizione di Re Topolino doveva essere ormai stata annunciata.

Lo squillo di trombe assordò nuovamente le loro orecchie e tutti i membri dell’organizzazione si voltarono verso le poltroncine d’onore su cui, da lì a poco, sarebbe apparso il tanto atteso sovrano.

Con la coda dell’occhio, il giovane intravide la stessa presenza dalle sfumature rossastre allontanarsi velocemente, stavolta, quando si girò poté identificare il suo persecutore.

Axel affrettò nervosamente il passo dirigendosi dietro le quinte, dove avevano posizionato i loro attrezzi di scena.

Era giunto il momento di chiarire.

Roxas lo seguì, sentiva un magone bloccargli il respiro, perché Axel lo stava evitando in quella maniera così assurda?

‹‹ Axel! Fermati! ››, lo chiamò accorciando le distanze.

Il rosso si arrestò nella penombra di grossi cassoni in legno impilati gli uni sugli altri, evitando il suo sguardo.

Il pulviscolo fluttuava leggero e aggraziato tra gli spiragli di luce tenue che si infiltravano separando i loro corpi, erano celati agli occhi di tutti ma nonostante ciò, Roxas poté sentire la voce lontana di Xemnas ringraziare compostamente il loro sovrano, lo spettacolo tanto a lungo preparato stava per prendere vita…

‹‹ Axel…perché mi eviti così? Cosa ti è successo? Ti credevo mio amico. ››

Alla parola “amico” l’espressione del mangiafuoco si distorse in un’espressione di disgusto.

‹‹ Non ho voglia di discutere con te, Roxas. ››, rispose seccamente.

‹‹ Dimmi almeno cosa ti ho fatto! Ti ho visto seguirmi nei corridoi, non cercare di negarlo. Se non fosse accaduto niente…non staremmo qui in questo momento.

Il circense più grande rimase in silenzio, forse era questo che più feriva Roxas: il non sapere.

‹‹ Sai che ti dico? Va bene così. Manda in frantumi tutte le promesse che avevi fatto, se non vuoi più parlare vorrà dire che a fine spettacolo avrò una persona in meno con cui congratularmi…››, si appoggiò lentamente con la schiena contro una superficie liscia e sottile, le parole gli uscirono basse e brucianti, voleva essere forte, voleva sembrare adulto ma quello che più desiderava era iniziare a frignare pestando i piedi in terra dicendogli quanto gli mancava un idiota come lui, quanto desiderava mangiare un gelato al sale marino con quella persona che l’aveva accolto a braccia aperte, con cui aveva trascorso ogni attimo di tempo libero assieme. Ma ormai non poteva più. Non voleva più.

Mentre rimuginava tra sé e sé, il drappo che avvolgeva il piano su cui era appoggiato scivolò in terra alzando un leggero strato di polvere rivelando lo specchio con cui Saix avrebbe mostrato le sue doti di grande mago. Il ragazzo si era sempre esercitato in solitaria, nemmeno la piccola Xion che era la sua fedele assistente era permesso sbirciare i suoi allenamenti con quella limpida lastra riflettente.

Il vetro era freddo ma mai come la cornice in ferro battuto che lo racchiudeva, era grande, alto il doppio del giovane.

Roxas era troppo assorto dalla sua malinconia per potersi accorgere di cosa gli stesse accadendo intorno.

Dalla cornice iniziarono a sprigionarsi delle strane onde scure che si allargavano tutt’intorno e il vetro liscio da com’era, incominciò ad incresparsi come quando da bambini si tira un sassolino in uno stagno placido.

Roxas non vedeva ma Axel sì, tutto accadde così velocemente che il mangiafuoco non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse accadendo realmente quando vide il corpo del più piccolo essere assorbito dal vetro.

Lo sguardo del biondo si riempì di genuina sorpresa, si sentiva sprofondare ma non aveva sentito alcun rumore di vetro infranto!

‹‹ Roxas! ››, il modo in cui il rosso pronunciò il suo nome riempì d’angoscia anche lui, negli occhi verdemare di Axel si leggeva il panico.

‹‹ Ax-››, la sua mano si protese verso quella del compagno ma ormai la sua scesa oltre un tunnel scuro era irrimediabilmente iniziata.

*****
Buon giorno a tutti! E come promesso eccomi qui con l’ultimo capitolo di Just be friends! Ragazzi, come vi è andato Aprile? A me una favola, Barcellona è una città meravigliosa, me ne sono capitate davvero di tutti i colori ma non per questo ho smesso di pensarvi da là!
Questo è il capitolo conclusivo della prima parte della storia, sono accaduti fatti su fatti…non odiatemi!
Infatti ho una notizia non proprio lieta…come dire? Il mese prossimo – sempre se mi ammettono! – dovrò affrontare gli esami di stato che mi terranno occupata fino a luglio. Non vogliatemi male ma il prossimo capitolo sarà postato nel bel mezzo dell’estate!
Che altro dire? Siete dei mostri di KH! Tutte avete compreso il vero motivo per la scelta del Samurai dato che ho fatto riferimento al gioco! Mi fate paura! E con questo passiamo alle recensioni! xD

EvgeniaPsyche Rox: Tante grazie cara per le tue recensioni costruttive e dettagliate, è proprio grazie a queste che riesco a vedere in modo obbiettivo il mio lavoro svolto fin’ora. Ti sono grata per questo. Spero che anche questo ricco capitolo non ti sia dispiaciuto.

 

TsuX3: Bentornata! Mi rimani fedele come sempre, eh? Mia cara, è un piacere rileggerti ogni volta ma mi hai quasi fatto soffocare quando hai fatto riferimento a Xion come una ragazza di cui Roxas potrebbe prendere una cotta xD la mia è un Akuroku e tale dovrà restare dato che Xion nel gioco mi ha sempre fatto antipatia, tranne nella sua ultima scena finale che mi ha reso il cuoricino piccolo piccolo!
Spero che il bacio tra i due ti abbia sorpreso u_u
Un saluto!

Beckill: Piacere di conoscerti, sono contenta che la mia storia ti abbia piacevolmente colpita! Mi fa sempre un grande effetto leggere qualche opinione nuova dai lettori, mi aiutano a capire in cosa sbaglio. Oddio, non trattarmi male Axel è tanto adorabile e malinconico con Roxas, mi serve
integro per continuare con i capitoli! xD spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!

Ilovewrite: Pingu, qualche giorno sarai tu a far venire a me qualche infarto u__u mi manchi :3

Ci vediamo il 15 Agosto con il primo capitolo di “ Soundless voice.”
Chu~

   
 
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