1. Just be friends…
Mondo-Scena ›› 1. #6
‹‹ Tu prederai il
posto di Xigbar domani. ››
‹‹ Che cosa?! Io?? N-Non ne sono capace e poi lui non se lo merita dopo
tutto quello che ha fatto! Xemnas, mi dispiace, ma non
posso accettare.››
Quegli occhi, così
glaciali, sembrarono immobilizzare il corpo del ragazzo sul
posto, non riusciva a muoversi da quant’intensamente
lo fissava.
‹‹ Roxas. E’ un
ordine dal tuo superiore e se è il Nobody che ti preoccupa…beh,
puoi stare tranquillo. Sembra che tu e lui abbiate una grande
empatia! ››, rise sonoramente, quasi sapesse
del collegamento mentale che aveva avuto poco prima con il Samurai.
Come ne era
venuto a conoscenza?
‹‹
Roxas…facciamo così, se tu farai come ti dico, ti rivelerò
il vero motivo per cui Axel non ti rivolge più
alcun attenzione. Ci stai? ››
Esisteva un motivo valido a quei
silenzi? In cosa aveva sbagliato? E come faceva Xemnas
a saperlo?
‹‹ Chi ti ha detto di
me e di Axel? ››.
‹‹ Oh piccino, basta guardarvi…››, sussurrò con
circospezione.
I
circensi più giovani del Circus XIII si trovavano davanti
all’infermeria da tanto tempo, troppo tempo. Un
paio d’ore? Tre? Perché c’era tutto
quel silenzio? Perché nessuno parlava?
Roxas
stava aspettando, appoggiato al muro, scandendo il tempo facendo ondeggiare la
gamba avanti e indietro, in attesa che quella porta si
aprisse, che qualcuno gli portasse liete notizie.
Xion
fissava i suoi piedi mentre era seduta su una sedia,
si stava torturando le mani, in preda a chissà quale pensiero malevolo.
Perché
ci mettevano così tanto tempo? Erano
così gravi le sue condizioni?
Al rumore
della porta che si aprì improvvisamente, il viso dei due giovani
scattò automaticamente in direzione dello sguardo contrito di Vexen che
non prometteva grandi aspettative.
‹‹
Allora? Come sta? ››, mormorò il biondo avvicinandosi alla
magra figura dello scienziato, lì nessuno aveva grandi esperienze mediche ma Vexen era quello che più gli si
avvicinava.
Quello
per tutta risposta si asciugò lentamente le mani sul grembiule bianco
che indossava, il fetore di disinfettante bruciò nelle narici di Roxas.
‹‹
Beh, chiedeteglielo di persona. ››, rispose freddamente ad occhi
chiusi.
L’uomo
era spossato, quella giornata era stata intensa e difficile per tutti e sapere che non era ancora conclusa non lo aiutava, l’ultima
cosa che ci voleva erano due ragazzini fra i piedi.
Roxas
fece un cenno deciso con il capo ed entrò in camera senza aspettare
risposta.
Xigbar
non sembrava aver risentito di alcuno scontro
mortalmente pericoloso, solo la fasciatura macchiata di un rosso vischioso e
che puzzava di disinfettante che portava alla nuca dimostrava quanto avesse
rischiato.
Era
coricato sul letto del biondo con seduto al suo fianco Marluxia che gli teneva
compagnia, osservando con occhi da mamma chioccia ogni suo movimento.
‹‹
Xig! Stai bene? ››, mormorò in
ansia Xion.
‹‹
Mai stato meglio! ››, esclamò ilare ma
ben presto quelle risate furono sostituite da secchi colpi di tosse.
‹‹
Vecchio caprone dovresti stare zitto e buono a letto!
Cavolo! Hai due costole incrinate! Fai meno lo spiritoso. ››, lo
rimbeccò Marluxia stizzito.
‹‹
Perdono…››, si scusò tornando successivamente
a guardare la ragazzina ‹‹ Magari stessi bene piccola. Ci stavo
rimettendo la pelle poco fa. ›› ammise facendo venire la pelle
d’oca a Roxas che rimase ad ascoltare.
‹‹
Macché! La tua pellaccia è così
dura che non la vuole nessuno, come si dice? “L’erba cattiva non
muore mai” e c’hanno ragione mio caro!
››
Tutti
risero, alleggerendo quell’atmosfera carica di
tensione.
Era un
bene sapere che Xigbar riuscisse a trovare la forza per ridere anche in momenti
come quelli. Dava l’impressione di un vecchio burbero
ma infondo, se lo si conosceva bene, non era così male.
A volte
le apparenze ingannano.
‹‹
Ci gioco la testa che quel dannato di Xemnas se la sta ridendo di gusto
››, sospirò Xigbar, forse non aveva
tutti i torti…
‹‹
Ma che sciocchezza vai dicendo? ››,
brontolò Marluxia dandogli uno scappellotto improvviso, ‹‹
Nessuno è contento della tua situazione, ci siamo presi tutti un bello spavento, almeno nessun altro si è
fatto male! ››, concluse poggiando il dito indice
e quello medio sulla fronte chiudendo gli occhi, quasi a voler scacciare quella
brutta eventualità.
‹‹
Per fortuna ››, brontolò sollevato Xigbar ‹‹
l’unica cosa da fare ora è abbattere quella bestia selvatica e
inventarci qualcosa per domani che possa rimpiazzare
il mio spettacolo, forse potremmo convincere Luxord ad allungare il suo sketch.
››
Gli occhi
bassi di Xion e Roxas si incrociarono non appena
quelle parole fuoriuscirono dalla bocca del domatore di bestie.
Abbattere
il Nobody? Era una follia. Xemnas non l’avrebbe mai permesso.
‹‹
Glielo devi dire Roxas. ››, sussurrò la mora.
‹‹
Non posso Xion, non adesso che sta così. ››,
bisbigliò di rimando il ragazzo.
Come
poteva farlo? Non erano passate più di cinque ore da
quando Xigbar era stato colpito e medicato in quel letto.
‹‹
Cosa farfugliate voi due? ››,
domandò innocentemente Marluxia che si stupì nel vedere come
scattarono i piccoli circensi alla sua domanda.
‹‹
N-Niente. ››, sorrise forzatamente Roxas agitando
i palmi davanti a sé.
‹‹
Ehi mocciosi, sarò mezzo ciecato ma di certo non sordo. Che sta succedendo? ››
‹‹
…››
‹‹
Ragazzino, sputa il rospo. ››
‹‹
Ecco. Vedi…››, Roxas abbassò il capo nascondendo il viso
in terra cosicché non dovesse vedere la faccia di Xigbar
mentre rivelava la verità…‹‹ Xig. Xemnas non vuole annullare lo spettacolo del domatore
di bestie domani con il Samurai. ››
‹‹
Ma è ridicolo, non è stupido a tal punto
da potermi mandare domani al castello ridotto così. ››, rise
divertito dalla portata dell’idiozia che avevano detto, Xemnas pur
essendo un imbecille non lo era a tal punto!
‹‹…infatti tu non parteciperai. Xemnas mi ha ordinato di prendere il tuo posto. ››
Le risate
dell’uomo cessarono di colpo e Roxas non ebbe il coraggio di guardarlo in
faccia, si sentiva uno schifo.
Dopo
tutti i consigli che Xigbar gli aveva dato per tirare
avanti alla fine gli aveva tolto la possibilità di esibirsi al castello,
era una ghiotta occasione per tutti e lui gli aveva fregato la
possibilità di dimostrare le sue capacità, di far rodere il
fegato a Xemnas quando persino Re Topolino in persona si sarebbe alzato in
piedi ad applaudire il dominatore di animali. Roxas si sentiva un traditore.
‹‹
Ah. ››, fu l’unica risposta atona che diede l’uomo.
‹‹
Beh, se Xemnas ritiene giusto che sia così, allora va bene.
››
A quelle
parole il viso di Roxas scattò sul letto, non sembrava
essere turbato in alcun modo.
‹‹
No! Non va bene per niente! Dovresti arrabbiarti! Sei stato sostituito con un
poppante! Reagisci! ››, era forse la sua rabbia che voleva, il
biondino non poteva accettare di passarla liscia con i
rimorsi e i sensi di colpa che l’avrebbero divorato con il passare del
tempo.
‹‹
Roxas calmati! ››, implorò Xion preoccupata per
l’amico.
‹‹
No! E’ sbagliato! E’ tutto dannatamente sbagliato! Prendimi a
parole Xig! Sono un traditore! ››
‹‹
Perché dovrei arrabbiarmi ragazzino? Le cose
non cambierebbero, mi farebbe stare solo peggio e poi…è vero, tu
sei un moccioso ma con delle grandi capacità,
non so quanto tu sia portato per fare il domatore di bestie ma…se vuoi,
puoi fare tutto. Hai le carte in regola. Magari un giorno prenderai
definitivamente il mio posto, chissà. Ti chiedo solo una cosa. ››
A Roxas
veniva da piangere, dove veniva tutta quella
comprensione? Quella calma ghiacciante, quasi calcolatrice?
‹‹
Dimmi. ››
‹‹
Stai attento. Quel mostro è più scaltro di quanto sembri.
››
Sì, tutti se n’erano accorti in sala. Non avrebbe assolutamente
abbassato la guardia.
‹‹
Sicuro. ››
‹‹
Ora per piacere, avrei bisogno di riposare, che ne dite di ripassare più
tardi? Mi sento molto stanco. ››
Xion e
Roxas fecero un cenno d’intesa con il capo e lasciarono silenziosamente
la stanza.
Axel si
trovava sotto
Dannato
Xemnas. Lui e ai suoi ricatti infantili. Altro che direttore del circo, poteva
fare benissimo il marionettista da quant’era bravo
ad influire sulle vite altrui, le giostrava nel migliore dei modi, Xemnas era
un ottimo osservatore.
‹‹
Dannato cane. ››, sibilò Axel stringendo le dita nel tessuto
del suo soprabito in pelle. Fissava con rabbia il sole
che stava tramontando, ora poteva vederlo senza che gli ferisse gli occhi ma decisamente non era la stessa cosa ammirarlo da
quella posizione, ma sinceramente non aveva voglia di salire da solo sulla
Torre, non avrebbe provato le stesse sensazioni di quando ci andava con
Roxas…e pensare che quella era la loro ultima sera in cui avrebbero
potuto vedere il sole tramontare a Crepuscopoli…
Ormai
Axel era decisamente cotto del ragazzino, e la cosa
che lo faceva incazzare mortalmente era che Xemnas se
ne fosse accorto in tempo per poter sfruttare al meglio la sua debolezza. Ecco
perché era così infuriato con lui…
‹‹ Axy,
ciao. ››
“Non si può restare
soli per più di cinque minuti qua dentro senza che qualcuno ti venga a
scocciare.”, pensò il rosso voltandosi verso la figura del
direttore.
‹‹ Avevi bisogno di
qualcosa, Xem? ››
‹‹ Mmh,
no. Niente di particolare, ero venuto solo a fare due
chiacchiere con te. ››
‹‹ Oh, quale onore.
››, borbottò sarcastico dandogli nuovamente le spalle.
‹‹ Perché
quell’aria tanto abbacchiata, amico mio? Chi
è stato quel cattivaccio ad averti spezzato il cuore? Il nostro piccolo
e candido Roxy? Vuoi che lo sculacci io al tuo posto?
››
Un ringhio cupo uscì fra i
denti del mangiafuoco.
‹‹ Oh-oh…allora
ci ho visto giusto. E bravo il nostro caro, vecchio Axel.
Non credevo ci potessi cascare così facilmente, solo per un paio di occhioni azzurri
poi…››
‹‹ Sta
zitto.››, sibilò velenoso.
Xemnas non diceva mai niente per
niente. Era un doppiogiochista con i fiocchi.
‹‹ Però,
che ingiustizia la tua. Ignorare così, di punto in
bianco, il nostro bambolotto biondo…credo proprio che abbia bisogno di
una spiegazione. Tu non credi? ››
‹‹ Non dire niente a
Roxas! Non farlo…››, disse Axel in preda ad una strana paura
che vorticava come un’edera velenosa intorno ai suoi polmoni per poi
stringerli, soffocandolo.
Stava facendo una grande fatica per cercare di far tornare le cose
com’erano prima, Axel era un ragazzo mentre Roxas a malapena lo si poteva
definire un adolescente. Non voleva che il ragazzino potesse legarsi alla
compagnia più di quanto non stesse già facendo, non poteva rischiare di rovinare il rapporto che si era
istaurato fra loro per una passione che si sarebbe estinta velocemente,
esattamente com’era arrivata.
‹‹ Oh tranquillo, io
non gli dirò niente…se in cambio, mi farai qualche piccolo favore
personale. Sciocchezzuole, niente di
preoccupante. ››
‹‹ Lo immaginavo...
››
‹‹ Non mi piace per
niente la condotta che stai tenendo nei miei confronti da un po’ di tempo
a questa parte, sempre a mettermi i bastoni tra le ruote e opporti ad ogni cosa
che dico. Bene, da oggi mi spalleggerai per ogni scelta che prendo. Infondo lo faccio per il bene della compagnia, no?
››
‹‹…come
desideri. ››, Axel si sentiva come se avesse venduto la sua
libertà ad un diavolo.
‹‹
Maledizione. ››, sputò rancoroso Axel
mettendosi in posizione eretta, adesso non era altro che il cane di
Xemnas. Gli aveva impedito di prendere ogni sorta di posizione, quel dannato.
Lo aveva in pugno e lui non poteva fare niente per cambiare le cose.
Iniziò
a prendere a calci il muretto su cui poco prima era appoggiato per sfogare la
sua rabbia repressa.
La voce
di due ragazzi che si avvicinavano riuscirono a sedare Axel che velocemente si
appoggiò alla parete dell’edificio più celata agli occhi
esterni, ci voleva solo che qualcuno lo riconoscesse e andasse in giro a
rovinare l’ immagine che tanto bene aveva
costruito.
Quelle
voci però…erano familiari alle orecchie di Axel,
quella risata così dolce e divertita…
‹‹
Roxas…››
Quel nome
gli sfuggì dalle labbra prima ancora che la mente arrivasse a
visualizzare il suo viso, inspiegabilmente gli fece male sentirlo ridere
insieme a Xion, si stavano avviando verso
Era il
loro posto speciale…perché stava portando qualcun altro?
‹‹ Starebbero
proprio bene assieme.››
Demyx non
poteva rendersi conto di quanto quella constatazione potesse
sembrare
orribilmente giusta. Infondo erano due ragazzini,
potevano stare così bene assieme, lei così piccola e dolce, gli
avrebbe potuto offrire tutto l’amore di cui aveva bisogno.
Lui…be’…era Roxas. Come si faceva a non amarlo? Chi
non lo amava - convenne Axel - era sicuramente invidioso.
Roxas,
così innocente e ingenuo, che tirava sempre avanti, qualsiasi cosa
accadesse, così giusto che metteva sempre gli altri prima di sé stesso, pagando di propria tasca.
Roxas,
con la mosca sempre sotto il naso che appena lo si
provoca si infuriava come un micetto che in realtà si crede un leone, ed
anche se diceva che le coccole lo infastidivano, Axel sapeva che gli facevano
in realtà un gran piacere.
Un
piccolo bambolotto con l’orgoglio di un guerriero. Era passato
così poco da quando lo aveva conosciuto ma in
due settimane averlo sempre intorno faceva sentire bene al ragazzo dai capelli
di fuoco, già…così bene che ora non poterlo avere
più vicino era come mettersi in astinenza.
Ma
Roxas sembrava contento. Anche senza di lui, non era questo quello
che alla fine voleva? No, non era questo ma gli andava
bene anche così. Lui non andava bene per il piccolo Roxas. La ragazza al
suo fianco sì. Le cose dovevano andare così fin
dall’inizio. Doveva andarsene subito da lì o la testa gli sarebbe sicuramente implosa.
‹‹
Woooooah! ››, esclamò la ragazzina
bruna correndo verso il parapetto della torre afferrandolo saldamente.
‹‹
Il cielo sembra andare a fuoco! ››, urlò con gli occhi
brillanti e colmi d’emozione.
‹‹
Già..››, sorrise Roxas gentilmente
avvicinandosi anche lui.
Una
leggera brezza soffiava sui loro volti scompigliando i capelli ai giovani
circensi. Xion di tanto in tanto lanciava diverse occhiate al ragazzino dai
capelli color del grano che non distoglieva lo sguardo dal sole che stava per
essere nuovamente risucchiato dall’orizzonte.
Chissà
se anche Axel stava guardando il tramonto per l’ultima volta in quella
città?
‹‹
…xas? Ehi? ››
Le
palpebre del giovane vibrarono leggermente prima di tornare alla voce che lo
stava chiamando in quel momento.
‹‹
S-Scusa Xion, ero assorto nei miei pensieri. ››, spiegò alla
giovane mentre cercava di sedersi sul cornicione della
Torre come sua abitudine fare. Di solito c’erano le braccia di Axel ad aiutarlo a sedersi e a fare da protezione, questa
volta era lui che doveva dare una mano all’amica.
‹‹
Oh, grazie. ››, mormorò la ragazza arrossendo
quando prese la mano dell’altro per salire sul muretto con le
gambe che penzolavano sul vuoto. Xion aveva un po’ di paura
ma non l’avrebbe dato a vedere, infondo insieme a lei c’era
Roxas…
‹‹
Che mi stavi dicendo? ››, le
ricordò il ragazzo.
‹‹
Ah, sì. Beh, mi chiedevo da quanto tempo conosci
questo posto. ››
‹‹
Da un po’…››, rispose aggrottando la fronte, quasi fosse arrabbiato per qualche oscuro motivo che non sembrava
volerle rivelare.
‹‹
E…posso farti un'altra domanda? ››.
‹‹
Certamente. ››
‹‹
Mi chiedevo…come mai mi hai portata qui? ››, chiese con voce
sottile mentre si guardava i piedi per nascondere l’imbarazzo che si
mostrava sulle sue guance, giocava con le dita quando
era nervosa, era un dettaglio che Roxas notò in diverse occasioni.
Il biondo
non voleva perdersi l’ultimo tramonto in quella città, non ci sarebbe stata altra occasione per andarci e con o senza Axel
avrebbe detto addio ai suoi brutti momenti su quella torre.
“Perché non faccio altro che pensarlo? Sarei dovuto
venire qui da solo, ho sbagliato a portare Xion, mi
sento troppo malinconico per riuscire a nasconderglielo.”
‹‹ Mmh, perché questo
è il posto più bello della cit- ››
‹‹
Roxas? ››, chiamò interrompendolo.
Quando il
viso del ragazzo si voltò verso la direzione di Xion le sue labbra si scontrarono con quelle della ragazza, morbide, un
po’ crespe ma delicate, i suoi occhi si dilatarono sempre più
mentre la mente dava un ordine cronologico a quello che stava succedendo.
Si era
voltato.
Xion si
era avvicinata.
Lo aveva
baciato.
Lo stava baciando.
Il
ragazzo arretrò di scatto arrossendo fin sopra le orecchie, coprendosi
la bocca con un braccio.
‹‹
M-Ma che hai fatto??
››
Xion sorrise timida.
‹‹
Prendilo come un bacio di ringraziamento. Le principesse nelle favole fanno
così con i principi quando vengono salvate dai
draghi.››
‹‹…con
i principi…?››, ripeté come un pappagallo.
‹‹
Sì, scemo. Beh…sai. Non mi dispiacerebbe…ecco…che
questa cosa, emh…vedi…››,
più andava avanti più le parole le uscirono pasticciate e
frettolose.
‹‹
Eh? ››, disse spaesato il ragazzo vedendola in quello stato di
confusione.
‹‹
Ecco…io, vorrei…b-beh, come posso spiegartelo? V-Vorresti prendere
in considerazione l’idea…di…uhm, diventare
qualcos’alt-…››, il tono della voce calò
lentamente, quasi come se qualcuno stesse abbassando il volume con una
manopola, ora muoveva solamente le labbra.
‹‹
S-Scusa ma non ti sento ››, le fece
presente il ragazzo impacciato quasi quanto lei.
‹‹
V-Vorresti essere il mio ragazzo, Roxas?!
››, urlò rabbiosa - forse per colpa della sordità di
Roxas, fosse ce l’aveva con se stessa -
stringendo forte gli occhi per lo sforzo, quando li riaprì il viso si
trasformò in una maschera imbarazzata.
‹‹
Oh, scusami! Non era mia intenzione dichiararmi
così…io volevo solo chiederti di pensarci un po’ su.
Mamma mia, che idiota che sono…››, balbettò
sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
‹‹…lo
farai? ››, sussurrò spezzando il silenzio che si stava
creando attorno a loro.
Roxas non
rispose, sembrava più spaventato di lei, si limitò solo a fare un
cenno d’assenso con il capo.
‹‹
Mi viene da vomitare…››, mugolò
Larxene appoggiandosi ad una parete candida del palazzo portando una mano a
coprirsi la bocca.
‹‹
Sta tranquilla Barbie, non devi fare nulla di diverso da quello che non hai
già fatto. ››, commentò Xaldin incrociando le braccia
al petto.
Larxene
non era l’unica che sentiva lo stomaco raggomitolato su sé stesso, anche Roxas si sentiva piuttosto a disagio.
Il Castel that Never
Was era davvero grande e ovunque il biondo posasse lo sguardo poteva intravedere la propria immagine
riflessa da quanto fosse lindo e casto quel posto.
Non era
addobbato in maniera pomposa come ci si aspetterebbe
da un Castello, le decorazioni erano poche ma giuste, quel tanto che ti portava
a ricordare che quel luogo non era il tuo solito tendone, che lì, il tuo
pubblico non assisteva solo perché aveva scelto tra le opzioni di andare
a godersi uno spettacolo o restare chiusi in casa a restare a poltrire sul
divano, bensì per constatare effettivamente se le voci sulla tua fama
fossero veritiere o soltanto delle stupide dicerie.
‹‹
Roxas, tutto okay? Sei bianco come
un fantasma.››, appurò la piccola assistente, notando
il pallore malsano del compagno.
‹‹
Sì, va tutto bene, è solo che non ho dormito granché bene
ieri…››
‹‹
Ci credo. Sei stato con il Samurai tutta la nottata
per cercare di elaborare un’esibizione. Avresti dovuto riposare di
più…››
Era vero.
La notte prima il biondino era rimasto a riflettere e a rimuginare seduto a
gambe incrociate in terra davanti al Nobody che lo fissava di rimando. Gli
occhi erano vigili ma la mente piena di domande che lo
distaccavano dalla realtà.
Il bacio di Xion, la promessa di Xemnas, l’esibizione
dell’indomani, il potere sul Nobody…tanti avvenimenti tutti in una
singola giornata.
Come faceva a non essere spossato? Ma il ragazzino lo era, ed anche tanto, ma
capita a tutti una notte in cui i pensieri non ti
vogliono lasciar in pace, che stanno a ronzarti tutto in torno, peggio di
fastidiose zanzare.
‹‹
Hai ragione, ho sbagliato. ››,
liquidò Roxas evitando di dare ulteriore peso
alla faccenda.
‹‹
Senti Roxas…io volev-››.
La voce
della bruna fu coperta da uno strombazzare di trombe, il suono andava a
rimbalzare sulle pareti per echeggiare in fondo ai corridoi infastidendo le
orecchie impreparate dei componenti del Circus XIII.
‹‹
Siamo grati per essere venuti qui, cari amici! Re
Topolino desiderava tanto potersi recare personalmente ad una
vostra esibizione, è onorato di avervi al palazzo. A-hyuck. ››, un enorme bracchetto dal grosso
nasone si incamminò verso il gruppo
sorridendogli amichevolmente.
‹‹
L’onore è tutto nostro…››, intervenne
Saix, inchinandosi non prima di aver lanciato uno sguardo a Xemnas che sembrava
studiare la situazione con rigoroso distacco.
‹‹
Siamo lieti di esser rientrati nelle grazie di sua Altezza. Speriamo di poter
ripagare al meglio questo caloroso benvenuto. ››, concluse l’uomo dai capelli cobalto.
‹‹
Oh non dovete preoccuparvi, scommetto che sarà un gran
successo…››
‹‹ Your Majesty! Your Majesty! Uaaack! Goofy! Uaack!
Uack! ››, l’entrata di un goffo
papero che strepitava di corsa lungo le scale si
concluse con uno scivolone di quest’ultimo che
percorse l’ultimo tratto di strada che lo divideva dall’altro
slittando sul pavimento a pancia in giù.
‹‹
Donald! Che succede amico? ››
‹‹
Uaaack! Uaack uaaack! ››, strillava sbattendo convulsamente
le ali perdendo un paio di piume svolazzanti.
‹‹
Ma che ha detto? ››, sussurrò
pianissimo Demyx a Zexion.
‹‹
Non ho afferrato nemmeno una sillaba. ››, ammise il ragazzo
più basso.
‹‹
Parla piano! Non riesco a capirti quando fai
così! ››, lo incoraggiava il cagnone.
Il papero,
indispettito, lanciò alla compagnia un’occhiataccia poi con un saltellò afferrò un orecchio penzolante
dell’amico costringendolo ad abbassarsi, sussurrandogli qualcosa
nervosamente.
‹‹
Gosh! Che vuol dire che Re
Topolino non si trova nella sua stanza?? ››, sussultò
coprendosi immediatamente la bocca per l’informazione rivelata.
Il papero
seccamente si diede un alata sugli occhi.
‹‹
Ops. ››
Un
mormorio generale si diffuse fra la compagnia, ciò non sembrò
essere gradito da Donald da come si potevano interpretare i suoi sguardi.
‹‹
U-umh, tu ritorna a dare
un’occhiata di là, qui ci penso io. ››,
concluse Goofy ricevendo un cenno d’assenso con il capo da parte del
papero che si allontanò veloce proprio come era
venuto.
‹‹
A-hyuck, dovete scusarlo, Donald è un tipo
piuttosto…irrequieto, non essendo nemmeno delle vicinanze
quando parla bisogna prestare una certa attenzione. Ci si fa
l’abitudine, uhm. ››
‹‹
Che cosa è successo al Re? ››,
chiese con una sottile aria irritata Vexen.
‹‹
Uhm, beh…ecco…››, sospirò rassegnato, era
inutile che cercava di nascondere l’evidenza
‹‹ sua Maestà è solito gironzolare per i palazzi del
reame, affascinato dalla storia del luogo e senza accorgersene vaga per
svariate ore perdendo la cognizione del tempo, è capitato più di
una volta di rimandare una riunione perché si era perso fra le infinite
stanze di un castello. Vi prego di accomodarvi, non ci vorrà molto prima
che la faccenda si risolva. ››
‹‹
Di solito quanto tempo ci vuole prima che sbuchi fuori? ››
‹‹
Non si è mai superato le tre ore…››
‹‹
T-Tre ore? ››, soffocò lo scienziato, impaziente.
Il
seguace di sua Altezza li condusse tutti in un’ampia sala, se si alzava
il viso si poteva intravedere il trono posto dietro una vetrata protettiva su
un soppalco tutto adornato da ghirigori delicati che sembravano disegnare ai
lati della vetrata ampie ali bianche, la stanza si presentava
più larga che lunga, la cosa più affascinante di quel posto era
il soffitto, formato da lastre di
vetro che permettevano di vedere il cielo striato da nuvole che correvano
veloci spinte dal vento.
I ragazzi
capirono subito che quello era il luogo in cui si sarebbero esibiti, molte
delle loro attrezzature erano state portate dai
diversi servitori all’angolo della camera, ben sistemate.
‹‹
Questa è
‹‹
Mi annoio. ››
‹‹ A chi lo dici…››
‹‹
Smettetela voi due! Se avete tempo per frignare andate
a dare una mano agli altri! ››, sgridò Marluxia puntando il
dito contro Demyx e Zexion che stavano stravaccati in
un angolo della sala a poltrire.
‹‹
Preferisco restare ad annoiarmi. ››, sussurrò Demyx
gonfiando le guance, mettendo il broncio.
‹‹
Hai detto qualcosa Dem?!
››
‹‹
N-No! No! ››
Roxas li
stava ad osservare da lontano, divertito dall’isteria di Marluxia e dai
battibecchi che si creavano ogni due-tre
tra i suoi compagni.
‹‹
Però ha ragione…››, convenne il biondo portando le
braccia al cielo cercando di sopprimere uno sbadiglio, sentiva le ossa tutte intorpidite, non aveva voglia di ripassare lo schema
dell’esibizione insieme al Samurai e nel vedere come sudava Lexaeus mentre
sollevava i suoi pesi, la voglia di aiutare i suoi compagni nelle prove finali
si dissolse del tutto.
"Andrò
a farmi un giro di perlustrazione, qui sembra che si
tirerà per le lunghe…"
Si
allontanò imboccando uno stretto corridoio che si diramava in più
sbocchi, finché restava in quello principale
non si sarebbe perso, anche se le tinte candide delle pareti portavano
più luminosità nel castello c’era da dire anche che non
permetteva di orientarsi granché, nonostante sapesse di essere solo
percepiva la sensazione che qualcuno lo stesse osservando da lontano, si
voltò un paio di volte ma non vide mai nessuno.
“Che
strano…”, quando si decise ad ammettere di essere solamente tratto
in inganno dalla sua fantasia, Roxas sentì chiaramente un passo dietro
di sé, con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere una
sfumatura rossastra ma fu l’unica cosa che vide
perché quando si voltò per l’ennesima volta, il corridoio
era del tutto deserto.
‹‹
Ma ch-…c’è
nessuno? ››, chiamò. Solo il rimbombo della sua voce
riempì le sue orecchie.
Chi
diavolo lo stava seguendo?
Si stava
per mettere a correre nella direzione del suo persecutore per metter luce su
quella faccenda quando l’abbaiare forsennato di
un cane lo distrasse dal suo intento.
Il verso
dell’animale non si arrestò, anzi, era costante, quasi volesse
indicare qualcuno, corse dalla parte opposta in cui stava
per andare e affidandosi all’udito entrò in uno dei passaggi che
conduceva in una corsia più larga di quella centrale, portava in diverse
stanze ma Roxas si fermò solo in quella da dove proveniva
l’incessante abbaiare.
Dallo
spiraglio della porta vide qualcosa che gli parse una
colluttazione, non riusciva ad intravedere bene le figure, una era molto
più piccola rispetto all’altra.
‹‹
Stai fermo! Lasciami andare! Smettila di fare cos-››,
l’abbaiare tornò forte e deciso, quel
cane stava aggredendo qualcuno!
Roxas
spalancò la porta e cercò di allontanare l’animale prima
che potesse fargli seriamente del male.
‹‹
Fa il bravo..››
Il biondo
lo strattonò per il collare verde che indossava, il cane dal pelo corto
e sabbiato si mise da parte scodinzolando con la sottile coda corvina.
‹‹
Sta bene? ››, domandò il circense soffermandosi a studiare
la figura davanti a sé.
‹‹
Sì, grazie. Pluto è un giocherellone, non
voleva più lasciarmi andare! ››, rise. Per tutta
risposta il cane abbaiò seccamente un paio di volte per poi lasciare la
lingua fuori dal lungo muso, a penzoloni.
Roxas
dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di ammettere a sé stesso che quella figura non era per lui ignota. Tutt’altro. Era la causa per cui
il Circus XIII era andato là.
‹‹
S-Sua Maestà! ››, convenne inchinandosi immediatamente.
‹‹ Oh. Come siamo formali, alzati mio giovane amico. Non c’è bisogno che
ti inchini, dopo tutto sei venuto in mio soccorso in
buona fede, non preoccuparti della galanteria…beh, tu sai chi sono io.
Posso sapere chi sei tu, ragazzo? ››
‹‹
Io? Io sono un membro del Circus XIII, signore. ››
Re
Topolino restò a studiarlo per un po’, sembrava sospettoso o forse
incuriosito, sta di certo che Roxas si sentiva
innegabilmente a disagio di fronte a quelle attenzioni così importanti.
‹‹
Molto giovane per lavorare in un circo di talenti innati, e cosa faresti?
L’aiutante scena? ››
Roxas si
sentì punto sul vivo.
‹‹
No. Il domatore di bestie… ›› - per meglio dire, una soltanto
-.
Nonostante
ciò, il biondino provò uno strano senso di piacere pervaderlo nel
pronunciare la parola “bestie”, si sentiva importante
ma tutto il divertimento sfiorò quando sentì la risata
trillante del re.
‹‹
Beh, wow. Complimenti. ››, si congratulò.
‹‹
Non credo ci sia molto da ridere, solo per quanto sono piccolo non vuol dire ch- ››
‹‹
Ehi ehi ehi, non fraintendere. Non volevo offenderti,
semplicemente mi stupisce che un ragazzo così
giovane sia in grado di gestire un ruolo così rilevante. La statura non
conta, guarda me. Non sono alto più di un soldo di cacio
e governo un intero regno.››, lo interruppe grattandosi il largo
orecchio sinistro.
Re
Topolino si voltò per la grande stanza e fissando l’orologio a
muro sussultò.
‹‹
E’ estremamente tardi! Mi ero perso per i
corridoi del castello! Devo andare immediatamente da Donald e Goofy! Saranno
molto preoccupati! ››, si fermò un attimo assorto da qualche
pensiero che gli stava balenando in mente..
‹‹
Come ti chiami? ››
‹‹
Eh?...Ah! I-Il mio nome
è Roxas, sire. ››
‹‹
Bene Roxas, puoi indicarmi qual è la strada per uscire di qui? ››, domandò preoccupato di
rimanere nuovamente bloccato in qualche corridoio.
Dopo che
Roxas gli fece un quadro chiaro del tragitto da
compiere, re Topolino gli sorrise grato.
‹‹
Non vedo l’ora di vederti esibire. Mi ha fatto
piacere incontrarti. ››, concluse andando verso il corridoio
centrale, con lui sparì anche il fedele Pluto.
‹‹
Che personaggio…bizzarro. ››,
commentò tra sé e sé uscendo con meno fretta dalla stanza.
Sire
avrebbe dovuto ricongiungersi con i suoi sudditi prima
che lo spettacolo potesse prendere il via, Roxas non voleva correre, si diresse
verso
Lo
squillo di trombe assordò nuovamente le loro orecchie e tutti i membri
dell’organizzazione si voltarono verso le poltroncine d’onore su
cui, da lì a poco, sarebbe apparso il tanto atteso sovrano.
Con la
coda dell’occhio, il giovane intravide la stessa presenza dalle sfumature
rossastre allontanarsi velocemente, stavolta, quando si girò poté
identificare il suo persecutore.
Axel
affrettò nervosamente il passo dirigendosi dietro le
quinte, dove avevano posizionato i loro attrezzi di scena.
Era
giunto il momento di chiarire.
Roxas lo
seguì, sentiva un magone bloccargli il respiro,
perché Axel lo stava evitando in quella maniera così assurda?
‹‹
Axel! Fermati! ››, lo chiamò accorciando le distanze.
Il rosso
si arrestò nella penombra di grossi cassoni in
legno impilati gli uni sugli altri, evitando il suo sguardo.
Il
pulviscolo fluttuava leggero e aggraziato tra gli spiragli di luce tenue che si infiltravano separando i loro corpi, erano celati agli
occhi di tutti ma nonostante ciò, Roxas poté sentire la voce
lontana di Xemnas ringraziare compostamente il loro sovrano, lo spettacolo
tanto a lungo preparato stava per prendere vita…
‹‹
Axel…perché mi eviti così? Cosa ti
è successo? Ti credevo mio amico. ››
Alla
parola “amico” l’espressione del mangiafuoco si distorse in
un’espressione di disgusto.
‹‹
Non ho voglia di discutere con te, Roxas. ››, rispose seccamente.
‹‹
Dimmi almeno cosa ti ho fatto! Ti ho visto seguirmi nei corridoi, non cercare
di negarlo. Se non fosse accaduto niente…non
staremmo qui in questo momento. ››
Il
circense più grande rimase in silenzio, forse era questo che più
feriva Roxas: il non sapere.
‹‹
Sai che ti dico? Va bene così. Manda in frantumi tutte
le promesse che avevi fatto, se non vuoi più parlare vorrà dire
che a fine spettacolo avrò una persona in meno con cui
congratularmi…››, si appoggiò lentamente con la
schiena contro una superficie liscia e sottile, le parole gli uscirono basse e
brucianti, voleva essere forte, voleva sembrare adulto ma quello che più
desiderava era iniziare a frignare pestando i piedi in terra dicendogli quanto
gli mancava un idiota come lui, quanto desiderava mangiare un gelato al sale
marino con quella persona che l’aveva accolto a braccia aperte, con cui
aveva trascorso ogni attimo di tempo libero assieme. Ma
ormai non poteva più. Non voleva più.
Mentre
rimuginava tra sé e sé, il drappo che avvolgeva il piano su cui
era appoggiato scivolò in terra alzando un leggero strato di polvere
rivelando lo specchio con cui Saix avrebbe mostrato le sue doti di grande mago. Il ragazzo si era sempre esercitato in
solitaria, nemmeno la piccola Xion che era la sua fedele assistente era
permesso sbirciare i suoi allenamenti con quella limpida lastra riflettente.
Il vetro
era freddo ma mai come la cornice in ferro battuto che
lo racchiudeva, era grande, alto il doppio del giovane.
Roxas era
troppo assorto dalla sua malinconia per potersi accorgere di
cosa gli stesse accadendo intorno.
Dalla
cornice iniziarono a sprigionarsi delle strane onde scure che si allargavano tutt’intorno e il vetro liscio da com’era,
incominciò ad incresparsi come quando da bambini si tira un sassolino in
uno stagno placido.
Roxas non
vedeva ma Axel sì, tutto accadde così
velocemente che il mangiafuoco non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse
accadendo realmente quando vide il corpo del più piccolo essere assorbito
dal vetro.
Lo
sguardo del biondo si riempì di genuina sorpresa, si sentiva sprofondare ma non aveva sentito alcun rumore di vetro
infranto!
‹‹
Roxas! ››, il modo in cui il rosso pronunciò il suo nome
riempì d’angoscia anche lui, negli occhi verdemare di Axel si leggeva il panico.
‹‹
Ax-››, la sua mano si
protese verso quella del compagno ma ormai la sua scesa oltre un tunnel scuro
era irrimediabilmente iniziata.
*****
Buon giorno a tutti! E come promesso
eccomi qui con l’ultimo capitolo di Just be friends! Ragazzi, come vi è andato Aprile? A me una
favola, Barcellona è una città meravigliosa, me ne sono capitate davvero di tutti i colori ma non per questo ho
smesso di pensarvi da là!
Questo è il capitolo conclusivo della prima parte della storia, sono
accaduti fatti su fatti…non odiatemi!
Infatti ho una notizia non proprio lieta…come dire? Il mese prossimo –
sempre se mi ammettono! – dovrò affrontare gli esami di stato che
mi terranno occupata fino a luglio. Non vogliatemi male ma il prossimo capitolo
sarà postato nel bel mezzo dell’estate!
Che altro dire? Siete dei mostri di KH! Tutte avete
compreso il vero motivo per la scelta del Samurai dato che ho fatto riferimento
al gioco! Mi fate paura! E con questo passiamo alle
recensioni! xD
EvgeniaPsyche Rox: Tante
grazie cara per le tue recensioni costruttive e dettagliate, è proprio
grazie a queste che riesco a vedere in modo obbiettivo il mio lavoro svolto fin’ora. Ti sono grata per questo. Spero che anche
questo ricco capitolo non ti sia dispiaciuto.
TsuX3: Bentornata! Mi rimani fedele come sempre,
eh? Mia cara, è un piacere rileggerti ogni volta ma
mi hai quasi fatto soffocare quando hai fatto riferimento a Xion come una
ragazza di cui Roxas potrebbe prendere una cotta xD
la mia è un Akuroku e tale dovrà
restare dato che Xion nel gioco mi ha sempre fatto antipatia, tranne nella sua
ultima scena finale che mi ha reso il cuoricino piccolo piccolo!
Spero che il bacio tra i due ti abbia sorpreso u_u
Un saluto!
Beckill: Piacere di conoscerti, sono contenta che la
mia storia ti abbia piacevolmente colpita! Mi fa sempre un
grande effetto leggere qualche opinione nuova dai lettori, mi aiutano a
capire in cosa sbaglio. Oddio, non trattarmi male Axel 3 se no come faccio
continuare la storia se ha un occhio nero? Lui è tanto
adorabile e malinconico con Roxas, mi serve integro per continuare con i
capitoli! xD spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento!
Ilovewrite: Pingu, qualche
giorno sarai tu a far venire a me qualche infarto u__u mi manchi :3
Ci vediamo il 15 Agosto con il primo
capitolo di “ Soundless voice.”
Chu~