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Autore: Trick    15/05/2012    7 recensioni
SPOILER dell'episodio 01x22
Belle non era al sicuro e lui non poteva proteggerla.
Non ancora.

Lieve rivisitazione senza pretese dell'ultima scena della stagione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice: È la prima volta in cui scrivo su Once Upon A Time. Non ho nemmeno ancora capito se quel telefilm mi piaccia o meno, ma tant'è... il problema è che ho un debole per Tremotino, il che rende piuttosto difficile staccarmi da certe puntate, tipo la dodicesima, la dodicesima, la dodicesima, la dodicesima e di nuovo la dodicesima. Ho guardato l'ultima puntata e mi è rimasto un retrogusto un po' insipido. L'ultima scena fra Belle e Tremotino è tragicamente ridicola e io ho sentito il bisogno di riscriverla un po'.
P.s. Non ho usato il nome Rumpelstiltskin, per quanto più figo, perché non riesco a pronunciarlo, ed è una cosa imbarazzante. Sono un'italiana per niente anglofona, che posso farci?



«You're real. You're alive».
Once Upon A Time, 01x22

Era convinto che il suono della sua voce l'avrebbe perseguitato in qualunque mondo avesse vissuto. E come avrebbe potuto non serbarne un ricordo tanto vivido e feroce? Come avrebbe potuto liberarsi delle sue parole? Talvolta, Tremotino si ritrovava a pensare che la maledizione di Regina si fosse ritorta su di lui più di chiunque altro; ventotto anni trascorsi a Storybrooke nei panni di Mr. Gold si erano rivelati troppi perfino per lui, che aveva a lungo spergiurato di non conoscere alcun problema con il tempo. Stringere l'accordo con Regina era stato facile, ma sopportarne le conseguenze aveva iniziato a serrargli le viscere. Gli era capitato di provare un intenso desiderio di schiacciare quel dannato Grillo o di stringere le dita attorno alle candide gole di tutte le maledette Fate del convento, ma il pestaggio di Maurice lo aveva già esposto in maniera fin troppo spiacevole.
Ventotto anni, ventotto lunghissimi anni, trascorsi traendo divertimento dai sciocchi problemi degli abitanti di Storybrooke e cercando di non pensare a quanto egli stesso fosse destinato a non vivere alcun lieto fine, in nessun mondo e in nessun tempo. Ventotto anni di noia e rimpianti, consumati rigirandosi fra le dita della mani la tazzina sbeccata di Belle e afferrando dalla nebbia dei propri ricordi i tratti del suo viso e l'eco della sua voce.
«Vi resteranno soltanto il vuoto che riempe il vostro cuore e una tazza dal bordo spezzato».
Che senso aveva avuto la sua pretesa di conservare la memoria, se non aveva ritrovato Baelfire e non poteva più rivivere l'immagine di Belle nella sua testa?
Non aveva nemmeno riconosciuto la sua voce – e dire che le sue parole martellavano la sua testa ogni giorno da anni – ma poi si era voltato e l'aveva vista.
Impietrito, aveva smesso per un lungo istante di pensare. Era rimasto a fissarla con le labbra dischiuse e la gola d'un tratto secca, le mani che tremavano e il cuore che batteva freneticamente nel petto. Era lì, davanti a lui, e quando realizzò davvero che era lì, credette di essere impazzito. Era bellissima – era sempre stata tanto bella? – ed era a due passi da lui, in piedi nel negozio nel quale la sua assenza aveva rimbombato per ventotto anni.
È un trucco, è soltanto un altro trucco.
«Mi è stato detto di dirle che...» mormorò Belle con espressione confusa e mordicchiandosi il labbro, «...che Regina mi ha imprigionato».
Regina.
Con il respiro affannato, Tremotino si avvicinò cauto a lei. Doveva toccarla, doveva sentirla, doveva capire cosa ci fosse di vero in quell'orribile scherzo. Lei era morta molto prima che ognuno di loro venisse scaraventato in quell'inferno grigio di Storybrooke, perduta in un passato sul quale non aveva ancora smesso di chiudere e aprire il coperchio. Ma era lì, dannazione, era lì!
È un trucco. È un trucco.
Le sfiorò la spalla, le strinse la stoffa, osservò il pallore del suo viso. Sembrava così vera... così viva. Era tristemente consapevole che qualcosa di molto grosso e pericoloso si stava muovendo da qualche parte nella cittadina, perché il solo motivo che spiegava lei, Belle, viva davanti a lui, era che nel piano di Regina si era aperta una gigantesca falda e ogni cosa da lei creata aveva iniziato a scivolarle come sabbia fra le dita.
Il tracollo di Sua Maestà sarebbe stato il momento perfetto per agire – migliore di qualunque altro. Non attendeva altro dacché Emma Swan aveva messo piede a Storybrooke e ora l'ampolla che lo avrebbe aiutato a riacquistare i propri poteri era finalmente fra le sue mani, dopo ventotto anni. Eppure, Tremotino non si muoveva ancora e per un fugace e intenso attimo soppesò l'ipotesi di non fare niente più di quanto non avesse già fatto. Belle era lì, sarebbe potuta rimanere lì per sempre, l'avrebbe aiutata e lei... lei lo avrebbe amato di nuovo?
«Sei reale. Sei viva».
Avrebbero davvero potuto vivere lì, in quella città priva di magia che in realtà non esisteva e che non gli aveva causato altro che problemi? E se fosse questo, ripeté una voce nella testa di Tremotino, il tuo lieto fine?
«Avevano detto che mi avreste protetta...».
La strinse in un abbraccio disperato e per un attimo di lasciò realmente cullare dalla fantasia di restare lì per sempre. I suoi progetti di gloria e vendetta erano diventati piccoli quanto un granellino di polvere dinanzi all'idilliaca prospettiva di poter riavere una seconda possibilità con Belle. Non l'avrebbe lasciata scappare, questa volta. L'avrebbe amata come meritava e come lui non era stato in grado di amarla; le avrebbe insegnato ad amarlo di nuovo ed ogni cosa sarebbe cambiata. Era il loro lieto fine, ed era a portata di mano.
E se non mi amasse una seconda volta?
La quotidianità alla quale si erano abituati i cittadini di Storybrooke era appesa ad un sottile filo di ragnatela e Tremotino aveva la sensazione che si sarebbe spezzato a breve. E Regina... se anche fosse riuscita a scampare da qualunque ritorsione la maledizione avesse in serbo per lei, non gli avrebbe mai permesso di coronare il suo futuro nel mondo reale con Belle. L'aveva imprigionata per ventotto anni con lo scopo di tenerlo sotto il suo giogo, un giorno. Conosceva la sua debolezza, Regina, la sua unica grande debolezza e l'aveva serrata attorno al pugno pronta a schiacciarla nella più favorevole delle occasioni. E ora, lui le aveva portato via la sola cosa che poteva salvare il suo dannato bambino.
Avrebbe potuto correre all'ospedale e rimediare alla sua avidità? Emma Swan avrebbe capito? Era il lieto fine, quello?
No.
Belle non era al sicuro e lui non poteva proteggerla.
Non ancora.

***
«Dove stiamo andando!?» gridò la voce confusa di Belle alle sue spalle. «Che posto è questo!?».
«Non temere!» la rassicurò fermamente lui, facendo leva sul bastone e issandosi su un grosso masso. «Andrà tutto bene!».
Il pensiero dei pericoli in cui Belle avrebbe potuto incappare lo spingeva ad accelerare sempre di più il passo. Doveva agire con estrema rapidità, doveva proteggerla al più presto da Regina... e il solo modo che conosceva iniziava a intravedersi oltre la salita che stavano risalendo. Il vento si alzò improvvisamente e una folata gelida gli colpì improvvisamente la nuca, scompigliandogli i capelli attorno al viso. Tremotino si bloccò stizzito e soffiò via un ciuffo della frangia.
«Fermo!» strillò ancora Belle.
«No! Non ora! Devi fidarti!».
«Fermo!» insistette un'altra volta.
«Non c'è tempo!».
«Tremotino, fermatevi!».
Si fermò.
Belle gli corse incontro e rischiò di inciampare in un sasso sporgente. Lui rimase immobile, con lo sguardo saldamente puntato sul terriccio umido e le nocche bianche attorno all'impugnatura del bastone. Quando gli fu a pochi centimetri di distanza, Belle gli toccò appena la spalla.
«Tremotino...».
Lui socchiuse le palpebre al suono del suo vero nome pronunciato dalla sua voce. Come aveva potuto dimenticarla? Alzò gli occhi con estenuante lentezza, spaventato all'idea di quale avrebbe potuto essere la sua reazione. Se ne sarebbe andata di nuovo? L'avrebbe respinto, ora che lui aveva respinto lei, ora che l'aveva accusata di complottare con Regina, che l'aveva imprigionata e cacciata via? Lui l'avrebbe fatto.
«Mi ricordo».
Tremotino cercò di sostenere il suo sguardo. Belle sembrava intenzionata a scrutagli dentro e una piccola parte di lui fu lieta che non potesse vedere davvero ciò che aveva fatto dopo la sua scomparsa. Non voleva che scoprisse tutte quelle macchinazioni e quelle ripicche che un animo gentile e idealista come quello di Belle non avrebbe mai potuto scusare. L'affitto di quelle dannate fate, il bambino di quella sguattera di Cenerentola, il pagamento del tutto improprio che aveva richiesto a Cappuccetto Rosso per il suo bolide a quattro ruote... Belle lo amava ancora? Lo avrebbe amato ancora?
«Ricordo ogni cosa» aggiunse, alzando appena una mano e sfiorando con i polpastrelli la sua guancia. «Siete cambiato. È questo il vostro vero aspetto?».
Chinando di nuovo la testa, Tremotino annuì impercettibilmente e si morse con forza le labbra. Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, venne sopraffatto dall'emozione e si lasciò cadere in ginocchio ai suoi piedi. Il bastone rotolò lungo il pendio e si fermò contro il nodoso tronco di un albero lì accanto. Presa alla sprovvista, Belle sobbalzò e spalancò la bocca in una muta espressione di stupore.
«Mi dispiace...» singhiozzò Tremotino, stringendosi disperato alla sua veste. «Dannazione, Belle, mi dispiace tanto... se solo... se solo...».
«Tremotino...» disse ancora lei, accarezzandogli la testa. «Non...».
«Perdonatemi» la supplicò fra le lacrime. «Voglio che mi perdoniate... ditemi che mi perdonate. Ditemi che mi amate».
Belle si chinò davanti a lui e gli asciugò il volto con il dorso della mano. Lo guardò per qualche secondo, costringendolo a tenere il capo alzato, si aprì in un sorriso radioso e posò un bacio lieve sulle sue labbra.
«Vi amo».
Lo baciò di nuovo, intrecciando le dita dietro la sua nuca.
«Mi dispiace...» ripeté lui qualche secondo dopo.
«Lo so».
«Credevo foste...».
«Lo so».
Distrutto, Tremotino appoggiò la fronte nell'incavo della sua spalla. La fortuna di Emma Swan aveva trionfato proprio dove lui aveva creduto di vederla affondare e la maledizione era stata spezzata. Ognuno di loro avrebbe ritrovato se stesso e la probabilità che tutti si coalizzassero contro Regina, ormai sola, erano altissime. Era il momento perfetto. Era la sua grande possibilità di riprendere ciò che aveva perduto. Sollevò lo sguardo oltre Belle e lanciò un'occhiata avida al pozzo. Con rinnovata speranza, si alzò improvvisamente e recuperò il bastone.
«Tremotino...?».
Lui infilò una mano sotto la giacca e le mostrò l'ampolla che aveva sottratto a Emma Swan. Se la rimirò con aria fin troppo soddisfatta e Belle dovette accorgersene, perché la sua voce si tinse di un nota preoccupata.
«Che state facendo? Cos'è quella?».
«Questa, Belle, è il prezzo richiesto per ciò che desideriamo» si avvicinò al pozzo e scrutò nelle profonde acque scure.
«Che significa?» domandò ancora lei, correndogli appresso. «Che volete fare?».
«Mi riprendo la magia» cinguettò candido.
«No!» protestò con furia Belle, stringendogli il polso. «No, non potete! La magia vi rende malvagio! La vostra magia è malvagia!».
Con uno sbuffo divertito, Tremotino si chinò su di lei e le prese il mento fra le dita. Per un attimo, Belle rivisse il momento in cui aveva deciso di siglare il patto che avrebbe dovuto condannarla per il resto dell'esistenza. Se solo non avesse saputo che in lui era nascosto molto più di quanto non facesse trasparire, sarebbe realmente fuggita. C'era qualcosa di perverso nel suo sguardo, qualcosa che Belle aveva già visto e che aveva tanto pregato potesse sparire per sempre.
«La magia è potere, mia cara».
   
 
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