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Autore: Swaggg    21/05/2012    8 recensioni
La signora Jenkins, racconta ai nipoti la sua storia.
Di come ha conosciuto l'uomo della sua vita, e di come la ragazza del suo amore, ha spinto la signora Jenkins ad andarsene e fuggire per sempre.
Lui è innamorato, ma troppo cieco per vedere che anche lei è innamorata.
Lei fugge per un segreto, e dopo tanto tempo si rincontrano e sembrano essere felici. Ma il destino, cambia le carte della loro vita, del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The End.






Tornati a casa, i due ragazzini si precipitarono alla ricerca della loro mamma,
la quale era in cucina, intenta nei preparativi del pranzo.
“Mamma…dobbiamo dirti una cosa assurda” disse la ragazza, cercando, invano, di attirare l’attenzione della mamma.
“Non adesso, Charlie, ho da fare” disse la donna, sbuffando.
“Mamma la nonna dov’è?” questa volta a parlare fu proprio Zack, il quale ricevette uno sguardo di fuoco dalla sorella.
“è chiusa nella sua stanza da tutto il giorno, non vuole mangiare, e parlare con nessuno”
“Mamma dobbiamo parlarti del nonno” disse la ragazza, rientrando nel discorso che avevano iniziato poco prima.
Sidney, al sentir quelle parole, spalancò gli occhi, e questa volta dedicò tutta la sua attenzione
a quella ragazzina che non vedeva l’ora di vedere la nonna felice, glielo si leggeva negli occhi.
“C-cosa hai detto?” chiese la donna balbettando.
“Mamma, sappiamo il nonno dove abita e potremmo fargli incontrare la nonna.”
La donna scuoteva la testa più volte, sotto gli occhi increduli dei due ragazzi.
“Impossibile, se la nonna potesse rincontrarlo ci starebbe solo male” disse,
tornando a fare quello che aveva lasciato in sospeso, per il nervosismo.
“Ma mamma…sarebbe felice, e il nonno è ancora innamorato di lei” spiegò Charlie assumendo ancora una volta,
un tono di voce felice, e armonioso.
“E tu che ne sai?” disse la donna, posando violentemente il coltello delle verdure sul ripiano.
“Stamattina siamo andati a trovarlo, è un nostro vicino di casa” disse il ragazzino, prendendo per mano la mamma,
la quale la ritirò violentemente.
Il sangue di Sidney le si gelò nelle vene. Era riuscita a mantenere per anni il segreto del padre,
e adesso i figli ne erano venuti a conoscenza. Solo lei lo sapeva, e questo le permetteva di parlarci tutti i giorni,
di osservarlo da lontano, e immaginandosi un passato totalmente differente,
se solo la mamma avesse avuto il coraggio di confessargli tutto.
“Mamma sei impallidita, cosa ti succede?” chiese in modo amorevole la ragazza.
Sidney non riusciva a reggersi in piedi, si sedette su una sedia lì vicino,
e coprendosi il volto con le mani, incominciò a piangere.
Charlie le appoggiò una mano sulla spalla, mentre Zack l’avvolgeva teneramente tra le sue fragili braccia.
“Mi dispiace” continuava a ripetere la donna sotto voce.
“Ma di cosa?” chiese Charlie piegandosi di fronte a lei, all’altezza del suo viso.
“Sapevo che mio padre vivesse come nostro vicino, sapevo tutto, solo che l’ho voluto soltanto per me” spiegò la donna mortificata per ciò che stava succedendo “la nonna è riuscita a scamparsela tenendomi nascosto di avere un padre per molto tempo, quando poi mi ha raccontato la storia, per telefono, io ero già sposata e incinta di te, Charlie. E così ho fatto delle ricerche e ho scoperto che abita qui.” aggiunse, spiegando come la storia era veramente andata.
I ragazzini, comprensivi, la racchiusero in un abbraccio di famiglia, rendendo felice Sidney.
“Noi volevamo solo rendere felice la nonna” spiegò Zack, tirando su con il naso.
“La nonna, da quanto vi ha raccontato, non ha avuto una vita facile, quindi penso che un po’ di felicità le farà bene”
disse la donna sorridendo.
Infondo, Marianne non poteva meritarsi ancora del male.
Poteva essere felice in quegli attimi di vecchiaia, e la figlia poteva permetterglielo,
soltanto con un incontro, il quale era all’oscuro sia di Marianne che di Justin.
Marianne non sapeva che Justin vivesse ancora lì, e Justin non sapeva che Marianne fosse lì per la figlia.
In effetti i due non sapevano molte cose.
“E adesso cosa facciamo?” chiese Charlie guardando il sorriso stampato sul volto della madre.
“Io e te andremo dalla nonna e la faremo uscire, mentre Zack, fa uscire il nonno” disse Sidney ,
escogitando un piano molto velocemente e puramente casuale.
Sorrisero e si diedero il via. E mentre Zack era a convincere il nonno ad uscire di casa, per una passeggiata,
Charlie e Sidney cercarono di aprire la porta della stanza di Marianne.
“Mamma? la porta è chiusa, apri che ti dobbiamo dire una cosa” la donna la chiamò,
ma dall’altra parte della stanza, non arrivava risposta.
“Nonna? ci sei?” la chiamò, questa volta Charlie.
Ma anche questa volta, non ci fu risposta. La nonna era giovane,
e pensare al peggio in quel momento non aiutava di gran lunga.
Presero una chiave di riserva che avevano per tutte le porte, e con velocità aprirono la porta.
La scena che c’era in quel momento, era una delle più dolorose, una di quelle scene che ti ferma il battito del cuore.
Marianne Jenkins, era stesa sul pavimento gelido di quella stanza, senza dare segni di vita.
Sidney, le controllò il polso: era ancora viva.
La trasportarono di peso in macchina, e la portarono in ospedale.
Sidney, aveva la vista offuscata per via delle lacrime. Il suo cuore batteva all’impazzata.
La sua mente, vagava verso un futuro dove la mamma non c’era, e la paura che rimanesse di nuovo sola, era tanta.
Volevano solo renderla felice ,e lei se ne stava andando senza nemmeno una spiegazione.
Arrivarono in fretta all’ospedale, lo stesso ospedale dove Marianne aveva fatto la visita e aveva saputo di essere incinta di Sidney.
Una barella le accorse e portarono Marianne dentro all’ospedale, in una sala operatoria.
Sidney e Charlie aspettarono, impazienti e preoccupate, nella sala d’attesa.
Ma mancava un ultima cosa. Doveva avvertire Zack di venire di ospedale e di portare anche Justin.
Sidney si affrettò ad usare un telefono pubblico e chiamare a casa di Justin.
Sapeva il numero perché i due erano molto legati per il loro interesse per i fiori e i biscotti al cioccolato.
Per fortuna li trovò ancora a casa…e li avvertì giusto in tempo. Justin aveva avuto delle cose contrarie nell’andare,
ma alla fine cedette e lui e Zack si ritrovarono in ospedale il più in fretta possibile.
“Cosa è successo?” chiese Justin, una volta arrivati in ospedale.
“Mia mamma non si è sentita bene, l’abbiamo trovata distesa sul pavimento” Sidney singhiozzava,
aveva bisogno di un supporto morale, ma non l’aveva avuto per anni e in quel momento si sentiva cadere in basso,
proprio come una foglia che cade dal suo albero.
In quel momento, Justin era confuso, i ragazzi gli avevano detto che la loro nonna non c’era più da anni ormai.
E gli venne istintivo guardarli entrambi, i quali si nascosero dietro il corpo della loro mamma,
che giaceva in piedi, impaziente di una risposta che uscisse da quella sala operatoria.
E fu proprio come un illuminazione, da quella porta uscì un dottore.
“Mi scusi, la signora Jenkins?” chiese quest’ultimo, rivolgendosi a Sidney.
“Si sono io…” disse debolmente la donna, avvicinandosi a quello che doveva essere un dottore.
“Sua madre è viva, per il momento...è solo svenuta. Però dalle tac che abbiamo fatto, risulta avere un tumore, che purtroppo si è già esteso troppo per intervenire” spiegò nel modo più delicato possibile il dottore.
Mentre, Sidney piangeva senza avere più l’autocontrollo di se stessa e delle sue lacrime che sembravano non voler più finire.
“E-e quanto gli rimane?” chiese la donna tra un singhiozzo e un altro.
“Non ne siamo sicuri, ma potrebbero rimanerle una settimana e qualche giorno”
“E adesso dov’è?” chiese inghiottendo rimorosamente la sua stessa saliva.
“è cosciente, mi segua.” e detto questo, Sidney seguì il dottore in una stanza non lontana.
Lei era su quel lettino bianco che osservava fuori dalla finestra, illuminata dai raggi del sole.
“Mamma..” Sidney era arrabbiata, delusa e triste.
“Sidney tesoro, mi rimetteranno presto” disse Marianne cercando di tranquillizzare la figlia.
“Hai un tumore” disse per poi zittire la mamma.
Marianne non parlava, guardava fuori dalla finestra incessantemente, osservando un ramo che c’era fuori, tutto spoglio.
“Volevo aspettare per dirtelo” spiegò in modo tranquillo e senza colpe, Marianne.
“SI infatti, stai morendo e non mi ha detto niente di tutto ciò” la rimproverò in modo arrogante.
In fin dei conti, aveva ragione, Marianne non aveva detto a nessuno del suo stato di salute...
forse per non far preoccupare le persone che le stavano attorno, o per il semplice motivo di non voler accettare la situazione.
Era una donna di sessantadue anni, ed era ancora molto giovane per poter andare in paradiso, e lasciare tutto e tutti.
“Hai ragione…ma mettiti nei miei panni. Quando sono andata a fare la visita in Italia, da sola, senza nessuno al mio fianco, ho avuto paura, e così ho deciso di non accettare la cosa e continuare la mia vita” questa volta,
Marianne guardava la figlia negli occhi, dai quali scendeva ogni tanto qualche lacrima.
“E perché non mi hai chiamato? avrei preso il primo aereo e sarei venuta da te all’istante” disse la ragazza,
avvicinandosi al letto della mamma.
“Non volevo crearti problemi, ero solo un peso…” ma la figlia non la fece finire di parlare,
perché quello che stava per dire erano solo altre stupidaggini “ non pensare neanche una cosa del genere…anche se mi ha fatto soffrire, nascondendomi l’esistenza di mio padre, ti ho sempre voluto bene” disse per poi abbracciarla.
E dopo essersi asciugate le lacrime, uscì da quella stanza per andare incontro a Justin.
“Dentro c’è mia madre…che ti spiegherà la situazione, vai” disse per poi spingerlo leggermente.
Justin si trovò in difficoltà e leggermente confuso, ragionare non era mai stato il suo forte,
e molto spesso si domandava come da adolescente l’avessero diplomato non sapendo i continenti.
Ma se faceva piacere a quella ragazza, allora sarebbe andato da quella donna nella stanza e avrebbe ascoltato ciò che aveva da dirgli.
Stava per piangere, il cuore batteva per quella scena meravigliosa che aveva davanti.
Nonostante la vecchiaia, le rughe che le avvolgevano il viso, Marianne era rimasta uno splendore.
Si soffermò a guardarla, bellissima come il sole, candida come una caramella.
Aveva ancora quei capelli rossi che tanto lo fecero innamorare un tempo.
Non era cambiata di una virgola, se non fosse stato per il fatto che si trovasse su un letto di ospedale.
“Marianne?” disse, quando finalmente trovò il coraggio di parlare.
Marianne, girò la testa verso la direzione dove proveniva quella voce, e non poteva credere ai suoi occhi.
Davanti a lei c’era l’uomo della sua vita. Bello, anche da vecchio, e non poteva crederci,
ma aveva ancora tutti i capelli bianchi sulla testa. Si era accorciato, ma era rimasto lo stesso.
In lui si poteva ancora riconoscere l’adolescente di un tempo.
La stessa faccia da cucciolo, le stesse labbra a cuoricino, non era cambiato per niente,
solo per qualche rughetta sparsa per il viso.
“Justin?” disse, con ormai le lacrime che incominciavano a voler scendere dalla gioia che incombeva in quella stanza.
L’uomo di affrettò ad avvicinarsi a quel letto, e premere sulle labbra di quella donna.
Il bacio si intensificò, e finalmente il loro cuori erano di nuovo insieme, dopo anni.
“Che cosa ci fai qui?” chiese Marianne, staccandosi da quel bacio, che entrambi volevano durasse in eterno.
“La ragazza fuori, sono venuto con lei” disse, sedendosi di fianco alla sua amata.
“Ah…Justin…quella ragazza è tua figlia…quei ragazzi, sono i tuoi nipoti.” disse la donna,
nascondendo il viso tra le sue mani, per non incontrare gli occhi di quell’uomo.
Justin non poteva credere a quelle parole, e che nonostante tutto quello che avevano passato,
non poteva credere al fatto che lei non gli avesse detto niente di tutto ciò.
“Quando è successo?” chiese Justin, con voce ferma.
“Quando sono andata via, già ero incita di un mese”
Il cuore di Justin, si fermava ad ogni parola, ad ogni ago pungente che quella donna,
che aveva cercato per anni, gli riferiva.
Era la verità, tutto quello che la donna stava dicendo era la pura verità, e lui era stato all’oscuro di tutto.
“Perché non me lo hai detto?” chiese Justin assumendo un espressione da cucciolo bastonato.
Nonostante fosse arrabbiato, non gli sembrò il caso di prendersela con lei, ormai era inutile, ma le spiegazioni erano accettate.
“Perché sono successo troppe cose, è troppo una storia lunga” si lamentò Marianne.
“Non fare la bambina…sei un adulta,e io padre, ho il diritto di sapere il perché tu me l’abbia nascosto per così tanto tempo” la rimproverò Justin, alzando di poco la voce.
“Okay…ma non alzare la voce, mi fa male la testa” disse respirando profondamente “allora…ricordi quando sono stata violentata?” chiese Marianne, aspettando una risposta.
Justin annuì pur non capendo cosa centrasse quell’argomento in quella situazione.
“Che tu ci creda o meno…era stata Selena ha organizzare tutto, e mi ha minacciato di morte, a me e alla bambina che portavo in grembo, se solo non ti avessi lasciato in pace, ecco perché me ne sono andata senza una spiegazione, perché lei mi aveva proibito di parlartene”
Justin osservava Marianne confuso, ed ecco che tutte le cose si fecero chiare nella sua mente.
“Quando te ne sei andata, Selena è tornata e mi ha detto di non essere mai stata incinta, ma ha minacciato anche me, dicendomi che se non la sposavo, mi avrebbe rovinato. L’ho sposata e quando ha avuto la fama che voleva, mi ha lasciato” adesso le cose erano più chiare per entrambi.
Justin avrebbe tanto voluto sapere la situazione prima,
in modo tale da scappare insieme alla sua amata per proteggerla per sempre dal male che si trovava intorno.
All’improvviso, Justin l’abbraccio, regalandole dolci baci, come facevano un tempo. A vederli erano così carini.
“Adesso che ti ho ritrovata non ti lascerò mai più andare, staremo sempre insieme fino alla morte, e ti proteggerò da tutti nonostante la mia età. Ti amo Marianne Jenkins e continuerò a farlo per tutta la vita” disse Justin,
lasciando dei teneri baci sulle labbra di Marianne, la quale rideva a crepapelle e imbarazzata per le cose che l’uomo le diceva.
Era una cosa fantastica, dove due ragazzi, adolescenti avevano passato i momenti più belli della loro vita e dopo un allontanamento durato anni, per un puro scherzo del destino, si siano rincontrati da anziani.
E nonostante tutto, si amavano come non avevano mai fatto,
si amavano come il cioccolato sta bene spalmato sul pane, oppure come il mare attira la sabbia. Erano inseparabili.
“Ti amo anche io Justin, e non ho mai smesso e mai smetterò di farlo” disse la donna con un sorriso stampato sulla faccia.
Si poteva dire, che Marianne era felice come non lo era mai stata,
sembrava che dovessero dargli un pizzicotto per tornare alla realtà, ma non le sembrava vero…quella era la realtà.
“Vado a prenderti dell’acqua…tu rimani qui e non ti muovere” disse Justin, prima di lasciare Marianne sola in quella stanza.
Era felice, ma un grande male al cuore la fece stendere sul cuscino. Era arrivata l’ora della fine, proprio ora che aveva trovato la sua metà, proprio ora che provava ad essere felice per davvero.
I suoi occhi incominciarono a farsi man, mano sempre più pesanti fino a chiudersi del tutto.
Il suo cuore si spense piano, fino a non emettere più nessun battito, rumore all’interno di quel corpo ormai privo di vita.
Quando Justin tornò, con un sorriso stampato sulla faccia, vide Marianne stesa con le braccia sul petto,
il quale non si abbassava e alzava come regolarmente doveva fare.
Il suo sorriso scomparve, per lasciare spazio alle lacrime che scesero silenziose sulla sua pelle rugosa.
L’acqua gli cadde dalle mani, per andare a finire sui suoi mocassini e inzupparli del tutto.
Perdendo lei, aveva perso tutto, di nuovo.
Si avvicinò al corpo, ed era strano che le infermiere non dovevano essere ancora lì.
La macchina che andava a ritmo con i battiti del cuore,
adesso aveva un solo suono assordante che segnava definitivamente la sua fine.
Si avvicinò al suo corpo, e per un ultima volta, le lasciò un bacio, il bacio che definì il loro addio.
Marianne Jenkins, era morta per tumore, su un letto di ospedale, dopo aver incontrato, per un ultima volta,
la sua anima gemella, il suo amore infinito. Justin decise di stendersi, vicino a quel corpo,
fino a che non arrivarono le infermiere e definire l’ora del decesso, la fine di quella storia che tutti pensavano finisse in un lieto fine.
Ma il fato, aveva capovolto le cose, rendendo il tutto più complicato di quanto già non fosse.
Rendendo il mondo, una cosa senza vita, perché senza Marianne Jenkins, Justin trovava inutile vivere ancora.




My Space *___*
La storia è finita, andate in pace auhauha
il prossimo capitolo sarà un epilogo...
anche per sapere che finine fa Justin.
Mi dispiace averla finita così, ma 
le cose a lieto fine le vedo un pò
troppo irreali XD
Grazie a tutte per avermi seguito
dall'inizio, e subito dopo questa 
storia, ce ne sarà un altra che spero continuerete
a seguire <3
Alla prossima >.<
Giuls
   
 
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