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Autore: Kavanaugh    21/05/2012    4 recensioni
Spoiler 8x24.
Aspettando i soccorsi in una foresta gelida, Meredith deve affrontare il dolore e i sensi di colpa. Ma qualcosa potrebbe ancora dare a tutti un "per sempre felici e contenti". Accenni MerDer e Slexie.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Yang, Lexie Grey, Meredith Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Grey’s Anatomy e i suoi personaggi sono proprietà di Shonda Rhimes e della ABC. Se non lo fossero, Lexie sarebbe viva, Izzie e Alex avrebbero tanti bambini e Cristina avrebbe sposato Burke. Oh, e anche Henry sarebbe vivo, lui e Teddy erano carinissimi assieme.

 

 

Once upon a dream

 

Because we all deserve a “happy ever after”.

 

 

La dottoressa Grey inspirò profondamente, l’odore di pini e quello ferroso del sangue che le entrava nelle narici. L’ennesima folata di vento la fece tremare nella giacca troppo leggera per quella notte gelida, e la giovane dottoressa si rannicchiò contro Cristina, ugualmente infreddolita. Da quando il loro ultimo fiammifero si era spento, nessuno dei sei sopravvissuti aveva più parlato; nemmeno Cristina, che inizialmente aveva tentato di tenere il gruppo sveglio, era riuscita a scuotere i chirurghi e Jerry, il pilota. Ormai dormivano quasi tutti, e la Yang aveva il timore che qualcuno di loro non avrebbe superato la notte.

Meredith aveva tentato più e più volte di non pensare a Lexie, ma adesso che non aveva nulla da fare le era impossibile allontanare il ricordo dell’ultimo sorriso della sorella. Il chirurgo non riusciva a credere che fosse successo davvero; parte di lei continuava a sperare che fosse soltanto svenuta, che presto sarebbero arrivati i soccorsi, l’avrebbero salvata e portata a casa. È una Grey, dannazione! Non poteva essere morta in quel modo assurdo, non dopo essere sopravvissuta ad un pazzo assassino che aveva pure tentato di ucciderla. Lexie sarebbe dovuta morire a novant’anni, circondata dai nipoti, dopo essersi sposata, essere diventata un famosissimo neurochirurgo, aver vinto un Harper Avery o due… Non schiacciata da un fottuto aereo!

“Stai bene?” La domanda di Cristina interruppe il filo totalmente illogico dei suoi pensieri, e per un attimo Meredith desiderò di poterle urlare contro, sfogare in qualche modo quella rabbia e dolore che la stavano consumando; tuttavia, dentro di sé sapeva che l’amica non aveva alcuna colpa per l’incidente, e nemmeno per la morte di Lexie.

“Ho passato tutto quel tempo provando a odiarla.” Sussurrò infine a Cristina, percependo quel groppo alla gola che non l’aveva lasciata da quando aveva visto il corpo di sua sorella – senso di colpa? “La invidiavo, sai.” Cristina rimase in silenzio, limitandosi a guardarla di sottecchi, e Meredith le fu grata del gesto. Non sapeva se sarebbe stata in grado di rispondere ad un’altra domanda senza scoppiare in lacrime. “Aveva avuto tutto quello che desideravo. Una madre che la adorava, un padre affettuoso, popolarità e tanti amici… Non era come me, cupa e tenebrosa. Lei era luminosa.”

Percepì lo sguardo preoccupato della Yang su di sé, e cercò di concentrarsi sul respiro irregolare di Derek, scandito di tanto in tanto dai colpi di tosse della Dottoressa Robbins. Inspira, espira, inspira, espira. Il groppo in gola era talmente grosso da fare male fisico, come se qualcuno le avesse fatto una tracheotomia particolarmente rozza. “Volevo evitare di avere dei contatti con lei. Fare come se non esistesse.” Si fermò un’altra volta, ricordando una delle tante occasioni in cui aveva cercato di allontanare la sorella. “E invece lei continuava… Continuava a volermi bene. Anche quando ero una stronza con lei, Lexie…” Non riuscì a reprimere l’ennesimo singhiozzo, e Cristina le strinse una mano, in uno di quei sui rari gesti di conforto; Meredith cercò di trattenere le lacrime, ma il pensiero della sorella le tolse praticamente il fiato. L’unico membro della sua famiglia che le fosse rimasto… Dio, perché proprio la mia sorellina?

“Meredith, devi respirare.” Sentì la voce concitata di Cristina, e la mano del cardiochirurgo che si serrava con maggiore forza sulla sua. “Mer, respira. Ho bisogno che tu rimanga con me, per favore.” Meredith chiuse gli occhi, cercando di fermare i singhiozzi che minacciavano di sopraffarla. “Ti prego, siamo le uniche in grado di muoversi qui. Devi resistere.”

La maggiore delle sorelle Grey non disse nulla, limitandosi a tentare di recuperare l’autocontrollo che l’aveva contraddistinta per quasi tutta la giornata. Sentì Mark mormorare il nome di Lexie, e non riuscì a trattenere le lacrime. Aveva sempre creduto che, alla fine, sua sorella e Sloan avrebbero avuto il loro finale felice – proprio com’era successo a lei e Derek – visto tutto quello che avevano passato. E invece era morta a ventisette anni, amando qualcuno che la ricambiava ma che non glielo aveva detto in tempo.

“Vorrei averle detto più spesso che le volevo bene.” Sussurrò Meredith, la voce strozzata dal pianto, guardando Cristina senza davvero vederla. “Vorrei averle potuto dire addio, e non essere stata così stronza con lei all’inizio.”

Le due dottoresse rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre qualche sporadica folata di vento faceva tremare i sopravvissuti. Il cardiochirurgo si sfiorò la spalla sinistra, trattenendo un gemito di dolore; Arizona si mosse leggermente, tossendo di nuovo, dopo di che richiuse gli occhi. Cristina sperò con tutte le sue forze che la donna riuscisse a sopravvivere: non credeva che Callie sarebbe riuscita a riprendersi da una tragedia simile. A dire la verità, non sapeva nemmeno come avrebbe fatto Meredith a superare un colpo del genere, ora che era finalmente felice. Lexiepedia aveva letteralmente adorato sua sorella fin da quando si erano conosciute, per chissà quale motivo, e non aveva suscitato le simpatie di Cristina all’inizio. L’aveva chiamata Tre, e non si era fatta troppi problemi a maltrattarla, anche se, dopo qualche tempo, aveva imparato ad apprezzarne le qualità; il pensiero che fosse morta le dava davvero la nausea, ancora più di quando era successo a George. Dannazione, non sarebbe rimasta al Seattle Grace Mercy Death nemmeno per tutto l’oro del mondo. Quel posto portava sfiga.

“Se usciamo vive da qui, giuro che non tornerò mai più in quel maledetto ospedale.” Mormorò Cristina, mentre una fitta di dolore le attraversava la spalla sinistra. Sentì il grugnito di approvazione da parte di Meredith, che aveva chiuso gli occhi, cedendo finalmente alla stanchezza.

 

 

 

 

Meredith si risvegliò di colpo, sbattendo il lato posteriore della testa contro qualcosa di stranamente morbido. Il chirurgo si sfregò gli occhi, irritata dalle luci che si erano improvvisamente accese sopra il suo viso. Che fossero arrivati finalmente i soccorsi?

“… Abbiamo raggiunto l’aeroporto di Boise con circa venti minuti di ritardo. La temperatura esterna è di circa 46 gradi Fahrenheit…” Sentì la voce gentile di Jerry informare i passeggeri dell’atterraggio, e si guardò attorno con notevole confusione. Cristina stava controllando alcuni appunti, borbottando a bassa voce i passaggi della procedura, e Arizona aveva in mano un cellullare; Mark era intento a sbadigliare, e, poco più in là, Lexie stava leggendo un libro. Meredith incrociò lo sguardo di suo marito, che le sorrise con un velo di stanchezza negli occhi.

“Ho davvero bisogno di un caffè… Non so come tu sia riuscita a dormire mentre passavamo dentro quella perturbazione.” Derek fece uno di quei suoi sorrisi alla Dottor Stranamore, e si slacciò la cintura, senza vedere l’occhiata attonita che gli aveva rivolto la moglie.

“Perturbazione?” Nonostante la confusione di non trovarsi più nella foresta al freddo, Meredith rimase calma. Si doveva essere addormentata a causa della stanchezza e del freddo, e adesso stava sognando. Tra qualche secondo Cristina l’avrebbe risvegliata, non c’erano dubbi.

“Già. Abbiamo avuto un volo piuttosto movimentato.” Derek sospirò, alzandosi dal sedile, e raccolse i suoi documenti, infilandoli poi in una valigetta. “Per non parlare di quando la Robbins si è messa a strillare al telefono con Karev, proprio quando avevamo smesso di sballottare qua e là. E…” La donna registrò lentamente le informazioni, mentre Derek parlava di come Cristina si fosse incazzata praticamente con tutti i dottori sull’aereo, il tutto in nemmeno un’ora e mezza di viaggio.

“… Sì, Callie, va tutto bene. Dì a Karev di smetterla di chiamare, è licenziato comunque. Come sta Sofia?” Arizona superò i coniugi Shepherd, continuando a parlare con la moglie, mentre Cristina si trascinò verso l’uscita dell’aereo, preceduta da Mark. Anche Derek si diresse verso la porta d’uscita, invitandola con un cenno a seguirlo, ma la moglie lo ignorò, tentando di stabilire cosa fosse meglio fare.

“Meredith, ti senti bene?” Domandò Lexie, affiancandola. La maggiore delle Grey annuì, ancora scossa dalla situazione, dopo di che si voltò ad osservare il volto della sorella. “Sembri piuttosto pallida, magari dovresti… Uh…” Lo sguardo vagamente stranito dell’altra la fece impappinare, e la specializzanda arrossì appena, imbarazzata. “Tipo bere del caffè… O mangiare qualcosa?”

“Lexie. “ Sembrava davvero reale, talmente tanto da fare male. Meredith dovette ricordarsi che nulla di tutto ciò era vero, e che il loro aereo era caduto, sua sorella aveva perso la vita e probabilmente anche loro sarebbero morti, se non fossero arrivati i soccorsi. Un sogno lucido, ecco cos’è. Devo svegliarmi. Ignorò per qualche secondo la sorella, che la stava guardando sempre più stupita, e si affrettò ad afferrare un magazine lasciato lì da Derek. Lesse alcune righe della prima pagina, dopo di che distolse lo sguardo e ritentò la lettura; il testo rimase lo stesso, e ciò la confuse ulteriormente. In teoria, dato che quello era un sogno, sarebbe dovuto cambiare. Tentò di saltare, ma non rimase assolutamente sospesa per aria; così provò a sbirciare fuori dal finestrino, vedendo solo alcuni hangar e il paesaggio brullo tipico delle periferie aeroportuali. Sempre più perplessa, si tirò un pizzicotto al braccio, ottenendo solo un leggero fastidio. Ma che diamine…?

“Mer, forse dovrei chiamare Cristina o Derek…” Commentò cautamente Lexie, pronta a correre verso il cognato o la Yang. La maggiore delle Grey continuò a ignorare la sorella, valutando attentamente la situazione. I suoi controlli non avevano funzionato, e Lexie sembrava decisamente illesa, così come il resto del gruppo; Meredith tentò di ricordare il momento in cui il loro aereo era caduto, scoprendo di non riuscire assolutamente a visualizzarlo. Di fronte al silenzio della sorella, Lexie si mosse verso l’uscita, decisa a chiamare uno dei suoi colleghi, ma venne trattenuta dalla mano di Meredith, che si strinse attorno alla sua spalla.

“Aspetta, sto… Sto bene.” Disse Meredith, ancora leggermente scossa. Che l’incidente fosse stato solo un incubo, allora?

“Sicura?”

“Sì, davvero.” Replicò con un po’ più di forza, cercando di non mostrare l’ondata di sollievo che l’aveva travolta. Lexie non era morta, Derek non aveva la mano spappolata e il loro aereo non era caduto. Grazie, grazie, grazie. “Muoviamoci, gli altri ci stanno aspettando.”

                                                                                                                            

 

 

L’operazione era andata dannatamente bene, anche se avevano avuto bisogno di più tempo del previsto; i medici del Seattle Grace Mercy West sarebbero stati aggiornati riguardo il post operatorio una volta tornati a casa, ma non sembrava esserci alcuna ragione per essere preoccupati. Meredith sollevò in alto le braccia, stiracchiandosi pigramente, dopo di che seguì il resto dei chirurghi oltre la porta del pulmino che li aveva ricondotti sino al loro velivolo.  Il vento causato dai motori dell’aereo la colpì in faccia, portando con sé un fortissimo odore di benzina – niente sangue, stavolta. La dottoressa Grey si coprì la bocca con una mano, trattenendo a malapena uno sbadiglio, dopo di che si affrettò a salire sul mezzo assieme a suo marito; dietro di sé udì la risata di Lexie, e si girò in tempo per vederla sorridere assieme a Mark. “Sembra che le cose si siano sistemate anche per loro, vero?” Commentò Derek, cingendole le spalle e baciandole la fronte. Anche lui aveva finito per interessarsi a quella specie di soap opera, gli ricordava molto la storia tra lui e Meredith.

“Così sembra.” Meredith annuì, senza trattenere un sorriso, e lanciò la borsa sopra il portabagagli. Mark si piazzò nel sedile davanti a quello di Derek, ammiccando un’ultima volta verso Lexie; la ragazza evitò l’occhiata del chirurgo plastico, abbassando lo sguardo con un certo imbarazzo, e si andò a sedere poco più indietro. “Ti spiace se vado a parlare un attimo con Lexie?” Derek annuì, mormorando qualcosa a proposito di una chiacchierata con Mark, e Meredith marciò verso il posto vuoto accanto a quello della sorella, lasciandosi cadere su di esso.

Lexie le lanciò un’occhiata incuriosita, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, il pilota li avvisò di allacciarsi le cinture. Meredith notò che non era la voce di Jerry, e si chiese pigramente che fine avesse fatto l’uomo; poi si allacciò una cintura, rilassando  la schiena e abbassando appena il sedile. Le due dottoresse rimasero in silenzio, mentre i motori dell’aereo ruggivano e il velivolo iniziava a rullare sulla pista; pochi sedili più avanti, Derek e Mark stavano ridendo di chissà cosa, lanciando qualche occhiata sporadica verso le sorelle Grey. A quel punto, Meredith capì che era il momento giusto di dire qualcosa, prima che qualcuno potesse interromperle.

“Lex, so di non avertelo detto molto spesso…” Esitò per un istante, anche se lo sguardo curioso della giovane specializzanda la invitava a continuare. E se si fosse svegliata subito dopo, ritrovandosi in quella foresta gelida con il corpo della sorella ad un centinaio di metri di distanza? Deglutì appena, lanciando uno sguardo oltre il finestrino. Oh, al diavolo. “Insomma, voglio che tu sappia che ti voglio bene. E che mi spiace di essere stata una stronza quando ci siamo conosciute.”

Meredith socchiuse gli occhi, aspettandosi di risvegliarsi di colpo, ma tutto ciò che sentì fu la stretta della mano di Lexie sulla sua. “Anche io ti voglio bene, Mer. Sei una brava sorella.” Replicò semplicemente la ragazza, con un sorriso di gratitudine dipinto sul volto.  “E non c’è bisogno che tu me lo dica… Lo so già.” Si fermò un attimo, lanciando uno sguardo oltre il finestrino. “Anche se ogni tanto è bello sentirselo ripetere.” Aggiunse velocemente. Non capitava spesso che Meredith avesse questi momenti da sorella maggiore, ma a lei piaceva quando si comportava così. E chissenefrega se quel discorso sembrava strano, visto che era uscito dal nulla… Erano delle Grey, loro erano strambe di natura!

La specializzanda – ormai quasi ex – sorrise, restituendo la stretta alla mano e trattenendo un sospiro di sollievo. “Lo terrò presente.” Promise, con un lampo di allegria negli occhi. Aveva ancora la sua famiglia, e quell’incubo le aveva ricordato quanto fosse importante non darla per scontata. C’erano tante cose che avrebbe voluto dire a Lexie in quel momento, ma aveva la netta sensazione che avrebbe avuto altro tempo con lei: perciò, avrebbe solo chiesto di Mark Sloan, divertendosi a imbarazzare la sorella e prendendola un po’ in giro per come finisse sempre a cascare lì – proprio come lei con Derek – e si sarebbe goduta il viaggio di ritorno a casa, dove sua figlia la stava aspettando.

 

 

Angolino dell’autrice

Ehilà gente! Complimenti se siete riusciti ad arrivare fin qua. Dopo aver visto l’ultimo episodio di GA, ho sentito l’assoluta necessità di scrivere qualcosa. Sarà perché questo è veramente il peggior finale che potesse regalarci Shonda, sarà perché Lexie era il mio personaggio preferito, ho deciso di buttare giù una What if…? In cui è tutto un incubo di Meredith. Ho preferito usare lei come protagonista perché a) adoro il rapporto che lega le due sorelle Grey (maledetta Shonda), b) ho sempre visto gli Slexie come una coppia estremamente somigliante ai MerDer, con tutti i casini e i tira e molla.

Onestamente mi sembra che l’episodio abbia avuto tonnellate di stranezze, tra aerei che cascano misteriosamente manco fossimo in Lost, peraltro senza che nessuno se ne accorga, mogli che non chiamano i rispettivi partner per avvisarli di essere atterrati (dai, chi ci crede che Callie non fosse preoccupata per non aver ricevuto nemmeno un messaggio da Arizona?), e cellulari che si trovano in uno strano campo elettromagnetico, visto che sono tutti scarichi o non hanno campo. Personalmente non guarderò la nona stagione, dato che è probabile che qualcun altro schiatti nel primo episodio – scommetto qualsiasi cosa che sarà Arizona, così mi ammazza anche la mia ship preferita – e non ho proprio voglia di vedere una cosa del genere, mi limiterò a convincermi che sia stato tutto un sogno. A tal proposito, alcune precisazioni:

-          Le “prove” di Meredith sono tentativi fatti per accertarsi di essere in un sogno lucido, ossia un sogno in cui si sa di stare sognando. Dato che Mer è stata per un bel po’ a studiare i cervelli, immagino sappia diverse cose sulla disciplina dei sogni. Per maggiori informazioni, consiglio Wikipedia J

-          La temperatura di 46 gradi Fahrenheit è di circa 7 gradi. Ho dato un’occhiata al sito dell’aeroporto della città di Boise, che mi ha gentilmente fornito questo dato (temperatura valida alle sette del mattino). Ho presunto che potessero arrivare all’incirca a quell’ora, visto che stanno viaggiando di notte, non si sa bene quando, e si risvegliano che è già mattina. Tra Seattle e Boise, per la cronaca, ci sono 800 km circa!

-          Viene detto che Arizona ha fatto una telefonata in aereo; ciò è attualmente possibile, se il velivolo è dotato di una particolare apparecchiatura.

-          Meredith si riferisce a Lexie come “l’unico membro della sua famiglia rimasto”. Ovviamente sto parlando dei legami di sangue, dato che Mer considera Lexie come sua sorella, ma Thatcher e Molly non sono parte di quelli che lei considera famiglia.

Detto ciò, non c’è altro. Mi auguro che la fic vi sia piaciuta, che Meredith non fosse OOC (anche se non mi convince in qualche modo), e spero esprimerete la vostra opinione con una recensione. Bye!

   
 
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