Un ghigno velenoso
riecheggiò pungente nell’
aria, martellando incessantemente le orecchie dei presenti,
torturandole, ricco
di malvagità e odio.
Avevano vinto.
Avevano vinto contro Medusa.
Furono le urla
vittoriose di Maka a
sovrastare l’ ultima traccia della strega. La vittoria
finalmente li aveva
abbracciati, era così vicina e palpabile che, per un
momento, anche Stein
credette di aver vinto. Ma allora perché
provava ancora quell’
incredibile sensazione di vuoto? Perché non riusciva
più a muoversi da lì da
quando Medusa aveva perso?
Medusa
aveva perso.
Chiuse gli occhi e
smise di respirare, per
sentire l’ ultimo flebile rumore della voce della strega,
appena percettibile
per le sue orecchie. Quella voce che aveva cullato per ore i suoi
sogni, ecco,
ancora la sentiva chiara nella sua mente.
Stein…
Ancora la sentiva,
quella voce iniettata di veleno,
maliziosa nel pronunciare il suo nome.
Grugnì
frugando tra le tasche del camice
bianco, infastidito.
Finalmente il
ghigno di Medusa evaporò del
tutto nell’ aria e Stein assaporò quelle ultime
note. Scomparirono anche quelle
voci nella sua testa.
Era
strano per lui, ancora
non riusciva a capacitarsene.
Quella
strega che per mesi
era stata affianco a lui e nella sua testa si era sgretolata in
migliaia di
granellini, sotto i suoi occhi, ghignando nonostante la sconfitta.
Il
dottore sollevò a mezz’
aria l’ accendino che teneva nella tasca destra del suo
camice e, prima che
potesse estrarre una sigaretta dall’ altra tasca, un pensiero
raggelante lo
colpì, trapassando la sua mente come un forte tuono che
squarcia il cielo
sereno.
Medusa è morta.
Quel
tuono gli trapassò tutto
il corpo come una scarica elettrica improvvisa, e l’
accendino grigio gli
scivolò dalla mano fredda e pallida.
Il
tuono della consapevolezza
lo colpì con la potenza di un pugno dritto in faccia. Si,
era morta forse l’
unica persona che era riuscita ad occupare i suoi pensieri e a volergli
bene,
forse anche ad amarlo. Medusa lo voleva al suo fianco, non importa se
era per
distruggere il mondo o per rivoluzionarlo, ma lo voleva al suo fianco.
Medusa
era come lui, non avevano bisogno di parlare per capirsi, bastava che i
suoi
occhi oro incontrassero quelli cinerini del dottore. Erano uguali,
apparentemente incapaci di amare ma legati l’ un l’
altro da un sottile filo
indistruttibile.
Quel
filo indistruttibile che
nessuno poteva mai spezzare, neanche la morte.
Deglutì,
e il solito sorriso
amaro si fece spazio nel suo viso, e quella voce velenosa si
impossessava
ancora della sua mente. Già gli mancava quel suo sorriso
malefico e quegli
occhi enormi e zafferani da cobra, che mai si sarebbe stancato di
osservare.
Anche
dopo essersi
vaporizzata nell’aria come dei granelli di sabbia spinti dal
vento, Medusa continuava
a rimanere un segno indelebile nella vita del dottore.
Non
era ancora morta, non
nella sua mente, e lui capì che non sarebbe mai riuscito a
liberarsene.
Dopotutto, Stein, io non ho mai
perso.
Spazio Autrice: ehm, ciao, questa è la
mia prima fic che scrivo in
questa categoria, per vostra sfortuna, perché la trovo
davvero ripugnante o.ò
È
ambientata dopo la
sconfitta di Medusa (ma dai -.-) quando lei grida la sua ultima frase,
che non
riusciranno mai a sconfiggere il Kishin. Il rapporto tra Medusa e Stein
si è
calcificato(???) quando il nostro dottore è stato
sopraffatto dalla Follia e si
è unito alla strega (ho adorato quei momentiiii *_*).
Pensate che sono malata,
vero? Ma insieme sono troppo perfetti!!! È la mia coppia
preferita, scusate se
ho postato questa schifezza =.=
Comunque
grazie per aver letto
e per essere arrivati fino alla fine di questo sclero, avete fegato :3
Ciao!