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Autore: Freya Crystal    22/05/2012    1 recensioni
Dimmi che mi vuoi. Dimmi che per te sono la sola. Dimmi che di lei non t'importa.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invidia



 


Smettila di guardare quella foto.
 
Le loro dita stanno quasi per sfiorarsi. Segui la traiettoria del suo sguardo, dello sguardo di lei: sta tranquilla, non lo sta guardando. Ci è vicina, molto vicina - magari lo scatto non è riuscito ad immortalarla in tempo per coglierla sul fatto -, ma non lo sta guardando. E' questo l'importante.
Segui la traiettoria dello sguardo di lui, invece. 
Neanche lui la sta guardando. 
Bene.
Entrambi sono concentrati sullo sottile strato di pasta che le loro dita stanno modellando. 
Sì, le loro dita sono maledettamente vicine...
 
Smettila, Merion, smettila. Di guardare. Quella foto.
 
Ma non c'è l'ombra di un'occhiata furtiva, lo spettro della più piccola increspatura di un sorriso complice sulle loro labbra. 
Non ci sono. 
Non c'è niente, fra loro.
Niente.
Sta tranquilla.
Lei non gli piace.
Non gli piace. 
Punto.
Però... 
 
Però come sembrano divertirsi, mentre modellano quella pasta... Come sembrano concentrati in pura funzione di mascherare il loro reale compiacimento dovuto dallo stare in stretto contatto l'uno con l'altra...
 
Basta, Merion. Basta. Stai delirando.
E' la tua indole inconsciamente masochistica che ti spinge all'autolesionismo emotivo.
 
Però, però, però...
 
Guarda come quel fianco sottile si tende armonicamente verso quello di lui. Quasi fosse fatto apposta per combaciare col suo.
 
... Non lo sta facendo apposta, Merion, è concentrata sul suo lavoro.
 
Lo ha fatto apposta. Lo ha fatto apposta per provocarlo. Gli si vuole avvicinare sempre di più, per stuzzicarlo, per sedurlo.
Brutta vipera.
 
Ma che cosa stai dicendo!?
Sei malata. 
Sei malata, Merion. Non ascoltarti!
 
Brutta vipera... Non è vero che è brutta. Anzi. E lo sai.
Lei è magra, atletica, piccola e aggraziata. Lei è delicata, femminile, lei è sensuale. Lei è involontariamente provocante.
 
Involontariamente?
 
Lei lo fa apposta! Lei è studiata, costruita, finta.
Lei non è ingenua, dannazione! Lei ha archiettato tutto per ferirti!
 
Ferirti!
 
Homo faber fortunae suae. Stronza artifex rovinae suae.  
 
Se non toglie le mani, gli occhi e gli intenti da lui...
... dal mio Lex...
... ti ammazzo.
Ti ammazzo. Non sto scherzando. Lo giuro, giuro che ti ammazzo.
 
Dimentica quella foto, Merion!
 
Lo sai, quella pasta, quella con la quale stai giocando insieme a lui, che fine gli faccio fare? Te la butto addosso telepaticamente, la faccio sollevare in quattro e quattr'otto dalla teglia e te la faccia ingoiare, te la faccio attaccare ai tuoi preziosissimi riccioli da sgualdrina, te la faccio mangiare e risputare sino a che, per un oscuro miracolo, non si tramuterà in pizza.
Così non avrete più bisogno, voi due, di modellarla. 
 
Tu. Anche tu. Sì, odio anche te. 
Odio anche te. Che lo sai. Che lo sapevi. 
Che continui ad ignorarlo.
Fingi di non saperlo. Ti diverti. Godi, a sapermi rosa dall'invidia.
 
Perché non posso sentirmi desiderata anch'io, da un altro, sotto i tuoi occhi? Perché non posso ripagarti con la tua stessa moneta? 
 
Voglio farti sentire cosa si prova. Voglio che tu sappia quanto la lama acuminata continua a grattare la polpa del mio cuore, quando ti guardo con lei.
Lentamente. Inarrestabile, sorda alle mie urla mute, insofferente alle mie pietose preghiere.
Gratta, un millimetro alla volta. Buca, preme, sfrega. Brucia.
 
Brucia.
 
Non si ferma.
 
Brucia e tu non te ne rendi conto. 
Hai scambiato la parvenza di una sbucciatura con un colpo di pistola, Lex.
Io urlo e tu non mi senti.
Hai sbagliato tutto.
 
Merion, ti prego, metti via quella foto. Strappala, stracciala, buttala, inceneriscila, disperdila, spazzala via.
Grida. Grida pure tutto il tuo dolore. 
E allora ti sentiranno.
Forse arriverà a sentirti anche lui.
 
Ma poi, a cosa servirebbe? 
 
Sssh... Piano. Sssh...
Respira.
Respira, se hai ancora i polmoni che ti permettono di farlo.
Sentilo, come pulsa, il tuo cuore.
E' vivo.
C'è.
Accarezzalo.
 
Ma sui miei polpastrelli germoglia la fiele dell'invidia. Non riesco a curarlo.
Il suo pulsare è illusorio.
Un battito monotono, remoto, svilito, spaventato.
Non riesco a stabilizzarlo.
E' inutile!
 
Ho bisogno di te, Lex.
 
Ti prego.
 
BASTA PREGARE!
 
Basta umiliarti.
 
Tu non hai bisogno di lui! 
 
Mi manca.
 
E' passata solo una settimana dall'ultima volta che vi siete visti. Perché devi lasciarti sopraffarre da questi inutili piagnistei?
Vattene. Alza il culo, esci da quella camera che puzza di chiuso e rancore, fatti un giro in città. Chiama un'amica, fai una passeggiata, beviti una limonata, fai un salto in biblioteca, inspira ed espira.
Inspira ed espira. Inebriati di quel fascinoso profumo di antico, di silenzi vibranti, di marchi indelebili di sentimenti e testimonianze.
I libri sono gli scrigni dei sogni, i custodi del tempo, i messaggeri degli affamati, i compagni dei feriti.
 
Vai, sottrai ai tuoi occhi quella foto.
 
Una foto.
 
E' solo una foto.
 
Le foto ingannano. No, la vista, inganna. Anzi, la mente, inganna. E' lei che ti fa immaginare, tramite la minuziosa osservazione di un minuscolo pezzo di carta, gli scenari più improbabili, più astrusi, più crudeli.
La carta non è fatta per imprigionare i ricordi. O almeno, la mente non è fatta per studiarne la bellezza e la verità.
Le foto catturano i momenti della vita, li prendono così come sono e li imprimono. Li appiccicano sulla carta e nella tua mente.
E se tu non sai coglierne l'utilità, lasci navigare la fantasia a briglie sciolte, ne distorci il contenuto, pugnalandoti continuamente, convincendoti di ciò che non sai, ma che semplicemente supponi.
 
Hanno passato il sabato sera insieme.
Si sono dati appuntamento con gli altri con la scusa di stare insieme.
Hanno cucinato perché volevano fare qualcosa insieme.
Si sono fatti fotografare perché io li vedessi insieme.
Mi vogliono distruggere insieme.
 
Insieme.
 
NO!
 
E' una foto. E' soltanto una foto. 
Stanno cucinando la pizza. Punto.
Il resto è un condimento che tu hai aggiunto. 
Non lasciarti annegare.
Non lasciare che i demoni che ti porti dentro ti distruggano.
Reagisci!
 
Non voglio pià guardare. Non voglio più guardarli. Ho perso. Ho perso prima ancora di iniziare la partita. Non sono capace di dirigere i giochi. Non so quali carte mettere in tavola. Non so quali siano quelle più forti. Non so quale sia il jolly. Non so come muovermi. 
Non so come uscirne. 
Non voglio perdere! Ma non sono neppure in grado di difendermi! 
Come posso vincere?
 
Giocando. 
E' più semplice di quel che credi. Il problema non è il problema, ma il tuo atteggiamento rispetto al problema. Smettila di nasconderti dietro le quinte. Sali sul palco. Nessuno arriverà mai a strapparti dal tuo angolino dietro le tende, devi essere tu a decidere quando entrare in scena. 
 
Non sono pronta...
 
Nessuno è mai pronto per salire sul palco della vita. Non devi essere pronta, devi volerlo e basta. 
Lo sai che vuoi salire su quel palco, lo sai.
 
Ho paura.
 
Per questo la invidi. Ma ne vale la pena? Vale la pena di lasciarsi passare la vita davanti?
La vita va vissuta.
Il sapore di una sconfitta cosa può significare, se non aver vissuto?
Vincerai o perderai. Ma se continui ad aspettare, non accadrà un bel niente.
Diventerai il fantasma di te stessa.
Meno rilevante di quella foto.
 
PUTTANATE!
Preferisco aspettare, piuttosto che perdere. 
Perché lo so già, che contro di lei perderei.
Sono nata nel mondo sbagliato. Non voglio salire su nessun palco. Non voglio giocare. La vita non è un gioco. 
 
Che ti piaccia o no, lo è, invece.
 
Non voglio più ascoltarti. Non voglio più permetterti di dirmi quello che devo fare. Vattene, lasciami stare.
Lasciami annegare. 
Lasciami morire.
Non voglio più pensare alla partita.
Non voglio sfidarla. Lex è suo. 
Non lo voglio più.
Mi ha stancato anche lui. Che se lo tenga lei.
Non voglio più vivere. 
Vincere, perdere, vivere, morire, puttanate! Non me ne frega niente. 
Non voglio più vederlo.
Non voglio più sentirlo.
Non voglio più
... aspettarlo.
 
Sei patetica.
 
Dimmi che mi vuoi. Dimmi che per te sono la sola. Dimmi che di lei non t'importa. Che è solo una stupida. 
Dimmi che mi ami.
 
Ti prego, Lex, vieni a prendermi.











Spazio dell'autrice:
quando ami, sei fragile e insicuro. E invidi. Non ho altre parole da aggiungere, al riguardo. Spero di avervi fatto riflettere ed emozionare con questa piccola one-shot. Grazie di aver letto.
 
 
  
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