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Autore: moonlight97    25/05/2012    1 recensioni
1485. Inghilterra: la Guerra delle Due Rose si è conclusa da poco e il neo eletto re Enrico VII organizza una festa a palazzo per riappacificare le due famiglie che si erano scontrate, i Lancaster e gli York. Là le vicende di due fratelli, Leonard e Rachel, si intrecciano fra intrighi, mistero e amore.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Due Rose
 

Correva l'anno 1485.
La Guerra delle Due Rose durava ormai già da troppo tempo e troppo sangue aveva macchiato il suolo Britannico; finalmente in un radioso 22 agosto, Enrico VII fu incoronato re d'Inghilterra e Lord d'Irlanda e così fu posta fine a quella terribile guerra. Il giorno dell'incoronazione tutte le campane d'Inghilterra risuonavano a festa e tutti i sudditi andavano per le strade gridando a gran voce “Lunga Vita al Re!”. Londra era nella più completa euforia, trepidante per i preparativi della festa al palazzo reale. Enrico VII aveva ben pensato che una festa sarebbe stata l'ideale per tranquillizzare gli animi di tutti: così inviò una lettera a tutti i membri dei Lancaster e degli York, invitandoli a recarsi per tre giorni alla sua reggia per dilettarsi con balli e canti e sancire definitivamente la pace. Su Londra e su tutto il Regno calava una notte apparentemente tranquilla, ma venti di tempesta e nubi oscure si stendevano all'orizzonte.

 

L'invito del re arrivò anche alla dimora dei marchesi Laurel, ramo collaterale degli York, per mezzo di un corriere un po' spaurito e dall'aria malaticcia che bussò in piena notte al portone dell'antica dimora medievale. Leonard era tranquillamente seduto su una poltrona lievemente assopito e stava osservando il fuoco che ardeva nel camino; sentito l'incessante rumore alla porta, si alzò ed aprì:
“Dovete essere sfinito! Accomodatevi, prego.”
“Questa è una lettera da parte del re, signore.”
Leonard prese delicatamente la busta e l'aprì leggendone subito il contenuto
 

Nobilissimi Marchesi Laurel, Il tempo per la pace è finalmente giunto qui in Inghilterra e a tal proposito siete tutti gentilmente invitati a Palazzo domani sera, così che tutti insieme, mossi dai medesimi propositi, possiamo stabilire un nuovo accordo e riconciliare il paese. Durante il vostro soggiorno non vi sarà fatto mancare niente e potrete usufruire di tutti i miei beni.
Cordiali saluti,
Enrico VII, Re d'Inghilterra e Lord d'Irlanda

 

Sul volto del giovane marchese si dipinse un'espressione di sorpresa, poi corse subito al primo piano e bussò alla porta della camera della sorella Rachel. Era aperta.
“Sorella, non dormi ancora?”
“No...” trasalì.
“Qualcosa ti preoccupa per caso?” disse il ragazzo, poi notò che dei fulmini stavano lacerando il cielo ed ebbe un sussulto.
“Com'è possibile?! Una tempesta in piena estate, ridicolo!”
La ragazza si voltò di scatto.
“È un segno, Leonard, non vedi? Questo è solo l'inizio, fidati di ciò che ti dico: nuovi venti turberanno l'Inghilterra e nuovo sangue è destinato a scorrere..." si interruppe e rivolse uno sguardo interrogativo al pezzo di carta che il fratello teneva in mano "Cos'è quella?”
“Una lettera...da parte del Re: ci invita a recarci domani al palazzo per discutere della nuova situazione. Tutto tacque: entrambi si erano resi del pericolo che incombeva su di loro. I loro sguardi si incontrarono e si lessero nel pensiero. Nessuno osò interrompere quel silenzio di tomba: tutto era immobile mentre fuori fulmini tuoni e lampi si succedevano senza sosta.



Il mattino seguente un sole alto e splendente illuminava Londra e rasserenava con il suo calore i cittadini che allegri si dirigevano ai loro soliti lavori. Fu in questo clima di gioia incondizionata che i due giovani marchesi uscirono di casa, accompagnati da uno stuolo di camerieri che portavano i loro bagagli; una diligenza attendeva il loro arrivo e, una volta caricati i bagagli, partì. Leonard e Rachel sedevano l'uno accanto all'altro e tacevano; quel silenzio fu rotto dal ragazzo che vedeva la sorella molto tesa; non che lui non lo fosse, anzi, forse era preoccupato anche più di lei, ma non dandolo a vedere, disse con tono pacato:
“Sorella, sei ancora turbata per l'altra sera? Hai per caso visto altro? Se è così, dimmelo. Ti prego.”
“Leonard non prestare attenzione a ciò che sento. Potrei aver sbagliato: in fondo lo sappiamo entrambi che le mia capacità di preveggenza si limita a visioni sporadiche e poco chiare.”
Leonard rimase sul momento in silenzio, ma lo sapeva: sua sorella non si era mai sbagliata e non avrebbe mai potuto farlo. Un vortice di pensieri si susseguì come un fiume in piena e fu arrestato improvvisamente dalla voce della sorella.
“So che ti preoccupa la situazione del nostro paese ma non possiamo farci niente. Sarebbe troppo rischioso per noi...” Rachel sentiva la propria voce uscirle di bocca flebile.
“Sì, sono più che preoccupato!" scattò "Questo è il nostro paese, qui vivranno i nostri figli e mi si spezza il cuore nel vederlo dilaniato da guerre cruente con sangue che scorre dappertutto come una sorgente senza fine. In più la cosa che più mi fa soffrire è che non posso fare niente: abbiamo entrambi dei poteri fantastici: perché non usarli?”
Rachel fu colpita da quelle parole, finora non aveva mai visto il fratello così determinato e fu totalmente presa alla sprovvista. L'unica cosa che riuscì a dire fu:
“Sì, hai ragione. Ti prego, però, non parlare troppo dei nostri poteri: la stregoneria non è di buon occhio al momento.”
La tensione iniziò a calare e Leonard per stemperare l'atmosfera e tranquillizzare la sorella esclamò, sorridendo:
“Mio Dio, sembriamo proprio i nostri genitori!”
Rachel si girò verso di lui di scattò e scoppiò in una fragorosa risata di gioia che fu accompagnata da quella del fratello.
“Hai ragione, diamine!” esclamò la ragazza, fingendo un'espressione sconvolta di scena e continuando poi a ridere. Intanto la carrozza percorreva un ampio viale e piano piano all'orizzonte cominciò a delinearsi il profilo del palazzo reale con i suoi imponenti torrioni. I due fratelli si scambiarono occhiate piene di stupore.



La diligenza si fermò davanti all'ingresso della reggia e dei servi aiutarono i due marchesi a scendere; vennero accompagnati in una sala, dove lasciarono le loro cose poi proseguirono verso la sala da ballo, dalla quale usciva una melodia dolcissima. Dopo essere stati presentati dal Ciambellano di corte, i due fecero il loro ingresso nella grande sala tra lo stupore degli altri nobili, estasiati dalla bellezza ancora in fiore dei giovani fratelli.
“Ci guardano come se venissimo da un altro pianeta” ironizzò Leonard.
Rachel rise di gusto e si coprì il volto con un ventaglio per non mostrare la sua reazione alle altre nobildonne presenti che l'avrebbero additata come una ragazzina indisciplinata. Dopo aver percorso la sala, si prostrarono al re e gli resero lui omaggio.
“Vostra Maestà, le porgiamo i nostri più distinti saluti anche da parte dei nostri genitori che sono molto addolorati di non essere qua, ma si trovano in ambasceria in terra Francese.”

“Sono molto felice che siate venuti fin qua per partecipare a questo evento! Comprendo le ragioni dei vostri genitori e porgete loro i miei più sentiti ossequi.”
“Lo faremo senz'altro, Maestà.”
I ragazzi si alzarono e il re diede il via alle danze; non avendo un accompagnatore, i due ballarono insieme: ormai erano abituati a farlo durante tutte le feste alle quali partecipavano. La sala si riempì in pochi istanti di una soave melodia e i nobili iniziarono a ballare in un vortice di ampie gonne che svolazzavano. Mentre ballavano, i ragazzi iniziarono ad osservare chi era presente con loro in quella sala:
“Guarda: quella è la contessa DuBarry, una delle donne più spocchiose che abbia mai incontrato, solo cinque minuti con lei ti farebbero impazzire!” esclamò Rachel a bassa voce. Leonard diede un'occhiata alla signora ed annuì col capo.
“Non per niente è una Lancaster, i membri di quella famiglia si sentono sempre al centro dell'attenzione” rispose Leonard.
“Ecco invece i marchesi Lucy e Darren Wafford: loro invece ci hanno ospitato nel loro castello quando eravamo più piccoli, ricordi?” continuò il ragazzo.
“Come potrei dimenticare! La signora Wafford è stata così gentile … E per di più ci dava sempre dei buonissimi biscotti!” esclamò Rachel con tono vivace, mentre un sorriso le si stampava sulle labbra. Qualche istante dopo lo sguardo della ragazza si fermò su un giovane Lancaster dagli occhi azzurri come uno zaffiro che esprimevano sicurezza di sé e spavalderia. Il ragazzo, Dunkel, non stava ballando in quel momento ma era circondato da una folla di ragazze appartenenti a diversi rami della famiglia Lancaster e tutte sembravano incantate e rapite dal fascino del ragazzo che parlava sfoggiando grandi sorrisi smaglianti. Rachel tentò di evitare che i loro sguardi si incrociassero ma era già troppo tardi: gli occhi blu come l'oceano di lui si incontrarono con quelli castani della ragazza che rimase stregata da quello sguardo così intenso. Pochi attimi dopo il ragazzo iniziò ad avvicinarsi lentamente verso Rachel, intanto la musica cessò e tutti iniziarono a formare nuove coppie. Dunkel si passò una mano tra i lunghi capelli corvini che risplendevano sotto la luce delle candele dopodiché si inchinò di fronte alla ragazza, le prese la mano con dolcezza e la baciò delicatamente e, sorridendo, chiese:
“Mi concedete l'onore di questo ballo?”
“Ne sarei onorata.” rispose, cercando con lo sguardo quello del fratello che, anche se un po' contrariato, acconsentì con un cenno del capo. Così Rachel e Dunkel iniziarono a ballare un lento mentre nella stanza riecheggiavano solo le note di quella melodia. Qualche minuto dopo Rachel iniziò a parlare dicendo:
“Perché?”
“Perché cosa?” rispose il ragazzo non capendo a cosa si riferisse.
“Perché avete scelto proprio me? Voglio dire, questa sala è piena di ragazze bellissime e alcune appartenenti anche al vostro casato quindi ..” s'interruppe.
“Rachel, voi siete meravigliosa.. Non solo perché siete bella, ma perché avete un comportamento e un'eleganza superiori a quelle di qualsiasi altra donna abbia mai incontrato. Fidatevi, non lo dico solo per lusingarvi, ma perché lo penso davvero.”
La ragazza rimase stupita da quelle parole e non sapeva affatto cosa dire ma rispose:
“Quale ardire, Signore! Mi trovo però costretta ad ammettere che siete molto gentile a dire questo ma… se non sono indiscreta come fate a conoscere il mio nome? Non penso di avervi incontrato mai prima d'ora.” Dunkel abbozzò un sorriso compiaciuto e disse:
“Vedete, quando siete entrata nella sala insieme a vostro fratello, mi avete talmente colpito che ho iniziato subito a chiedere informazioni su di voi e... be' lo so che può sembrare inopportuno ma dovevo assolutamente sapere il vostro nome.”
Lo stupore della ragazza crebbe ancora di più e, sorridendo, arrossì. Intanto i musicisti avevano finito di suonare il brano e così Dunkel si sciolse dall'abbraccio di Rachel e con un gesto elegante le porse la rosa che teneva appuntata all'occhiello, dopodiché le sfiorò una guancia e la salutò. In questo gesto Rachel ricordò qualcosa che non seppe riconoscere e trasalì, rispondendo al saluto. La festa si protrasse fino a notte fonda e le dame e i lord ballarono fino allo sfinimento. Così tutti si ritirarono nelle loro camere. Anche Rachel e Leonard si ritirarono nelle loro stanze, vicine così che potessero mantenersi in contatto l'uno con l'altra. Il castello era ormai immerso nel silenzio più totale. Rachel si stava spazzolando i capelli davanti a un enorme specchio mentre Leonard, nell'altra stanza, era già pronto per coricarsi. La situazione sembrava tranquilla ma un grido straziante squarciò improvvisamente quell'atmosfera serena. Leonard, prese le armi in fretta e furia, uscì dalla stanza e trovò la sorella che, avvolta in un ampio scialle, lo guardava sconvolta.
“Che è successo?!” esclamò Leonard.
“Le... Le mie visioni: temo si stiano avverando” rispose con un filo di voce la sorella.

   
 
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