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Autore: ThePirateSDaughter    26/05/2012    2 recensioni
E, dopo tempo immemore, ella tornò a pubblicare qualcosa ^^
Una Trewen lievemente diversa dal solito; difatti non sono completamente convinta di quello che ho scritto, anche se, nella sua complessità, me gusta un poquito :D
Necessito il vostro parere^^
Trent, Gwen; un compleanno, sentimenti incerti, contrastanti, soffocanti.
Foooooooooooooooooooorse c'è un pizzico di OOC, per mia sfortuna schifosa
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Trent
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Dedicata al Saggerrimo, dacché oggi invecchia,
dacché mi ha dedicato una storia meraviglioserrima,
dacché leggere le sue storie è sempre un piacere
e dacché, se egli mi definisce regina delle Alether, lui è sicuramente Signoreepadrone delle Trewen (e questo è un MISERO tentativo, da parte mia, di scrivere qualcosa di sensato su questa coppia).
Tanti auguri, mon cheV :) e scusa per la schifezza ^^

Stuck in a Moment.
You've got to get yourself together
You've got stuck in a moment
And now you can't get out of it

 

 
Posò lentamente la chitarra e fissò la torta al cioccolato, già mangiata per metà.
-Tanti auguri a me, tanti auguri a me…- canticchiò a mezza voce.
Il silenzio sapeva essere un’ottima melodia. Malinconica e un filino imbarazzante, ma stranamente piacevole.
Trent batté le mani e si diede un’occhiata in giro. Illuminato dalla luce languida della lampanda alogena, il soggiorno vuoto e perfettamente in ordine, dava una strana sensazione di pace; non era esattamente così che aveva immaginato il suo compleanno, qualche tempo fa… però, quel qualche tempo fa, stava ancora con Gwen.
Ed era passato tempo, da quando si erano lasciati… da quando lei l’aveva lasciato. Giorni da quando aveva visto, in diretta, senza sapere esattamente cosa pensare, il suo bacio con Duncan, nel confessionale di quell’aereo e poi sulla nave all’inizio di A tutto reality, la vendetta dell’isola; e nonostante tutto, non riusciva a riprendersi. Lei c’era riuscita benissimo, a quanto pareva; lui, invece, aveva, a poco a poco, cominciato a rifiutare la compagnia di qualsiasi persona che avesse partecipato al reality e che glielo ricordasse (o gliela ricordasse). Nemmeno per il suo compleanno aveva voluto qualcuno attorno: aveva solo mangiato due fette di torta con sua madre, dopo aver declinato, il più delicatamente possibile, l’invito di Katie e Sadie a passare con loro una fantasticagiornatadicompleannospeciale.
Come sono ridotto
Sorrise debolmente. Non era esattamente quel che si diceva piacevole, stare da soli, ma d’altronde…
Din Din.
Trent sgrano gli occhi.
Il cellulare. E chi diamine poteva essere? Non ancora Katie e Sadie, vero? Aveva passato due giorni –due!- a cancellare i loro messaggi di buona vigilia di compleanno.
Allungò una mano sul tavolino, dove spiccava un messaggio di Geoff.
Geoff?!
Ciao, amico! Oggi invecchi, tanti auguri! Fammi sapere quando vorrai uscire, così festeggiamo come si deve ;)
Non era possibile.
Insomma… era possibile, ma non se lo sarebbe mai aspettato. Trent era letteralmente senza parole.
Se… se n’era ricordato! Dopo mesi che lui non si faceva sentire, dopo che…
Din Din.
Il cellulare suonò ancora. Trent fece per leggere il nuovo messaggio, ma in quell’esatto istante, –din din, din din, din din- ne arrivarono altri tre o quattro.
Difficile sapere cosa stesse provando. Felicità, senza dubbio, m anche un certo senso di colpa. Non si faceva sentire da secoli, per la miseria, non teneva più contatti con nessuno, e tutto per causa sua… eppure loro…
Ciao, Trent, auguri di buon compleanno dal Signore delle Pupe e tuo fedele Drama Brother Cody
Ciao, ho trovato questo numero, ma non mi ricordo esattamente chi tu sia. Cmq, c’è una candelina, vicino al tuo nome, quindi, secondo il mio cell, oggi è essere il tuo bday. Auguri, dal cellulare di Lindsay.
Hey, piccolo! LeShawna ti fa tanti auguri!
E, dopo mesi di smorfie poco allegre, Trent sorrise, stranamente felice.
Quella era gente speciale, di sicuro, e aveva sbagliato a tagliare i ponti con tutti loro. Non se lo meritavano. Avrebbe dovuto cancellare dal suo passato soltanto una persona, quella, e basta… non tutte le altre, che non c’entravano!
Din Din.
Katie.
Oh. Mio. Dio. Ancora?
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao Trent! Ihihihihihihi, volevo solo farti ancora gli AUGURIIIIIIIIIIII! By Katie
… In effetti, forse, con certune persone, avrebbe dovuto troncare i rapporti...
Din Din.
Sadie.
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao Trent! Ihihihihihihi, volevo solo farti ancora gli AUGURIIIIIIIIIIII! By Sadie
… Perfino i testi dei loro messaggi erano esattamente identici! Inaudito.
Trent sospirò. Si sentiva… strano. Piacevolmente leggero. Come se si fosse improvvisamente tolto un peso incontenibile dal centro del petto. Posò il cellulare sul tavolino di fronte a sé e si sdraiò sul divano, totalmente colto da un nuovo senso di pace e tranquilla allegria. Un sorriso pacificato gli si andava allargando per il viso, quasi senza che lui se ne accorgesse e…
Din Din.
Prese il telefonino quasi automaticamente, impaziente di sapere chi gli scrivesse. Bridgette? Quel nerd di Harold? Tyler?
Credito Residuo.
… Oh. Vabbé.
Gentile cliente, la informiamo che sono passati sei mesi dall’ultima ricarica. Entro sei mesi, la sua SIM scadrà, a meno che Lei non incrementi nuovamente il Suo credito.
… Beh, insomma, era anche ovvio che gli fosse arrivato un messaggio del genere. A che gli servivano i soldi sul telefono se poi non chiamava nessuno?
Sei mesi. Non sentiva gli altri da molto più tempo, ma quell’entità comunque lunga di tempo gli fece pensare che…
Din Din.
Mamma.
Tesoro, so che te ne ricorderesti, ma devi riportarmi il piatto da portata entro martedì prossimo. Ancora tanti auguri, un bacio.
… E sua madre… Gli era stata così vicino in quei giorni, anche se…
Din Din.
Katie.
KATIE?!
Treeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeent! Ancora auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!! Ihihihihihih un bacioneeeeeee!
… Din Din.
Sadie.
Treeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeent! Ancora auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!! Ihihihihihih un bacioneeeeeee!
… Ecco, quelle due erano le uniche che non avevano ignorato i suoi tentativi di ignorar…
Din Din.
Katie.
No, non era possibile!
Andava ben oltre i limiti di pazienza e gli ammontare di crediti residui di qualsiasi persona!
Sbattendo il cellulare sul tavolino e ignorando il dindin ripetuto che emetteva finché il messaggio ricevuto non veniva letto, Trent si rigirò sul divano, pensando.
Beh, alla fine della fiera… forse non era troppo tardi. Avrebbe potuto uscire, passare casualmente per il pub che Geoff soleva frequentare, avrebbe potuto anche trovarlo e magari…
Din Din Din Din Din Din.
Non poteva mica rimanere chiuso in casa fino alla fine dei suoi giorni. Sarebbe arrivato il giorno in cui lui, o qualcun altro avrebbe effettuato il primo passo per riallacciare i rapporti: i messaggi dei suoi amici glielo avevano confermato. E poi, passare il proprio compleanno soli come cani non era esattamente di buon…
Din Din Din Din Din Din.
Sbuffando, Trent afferrò di malagrazia il cellulare, pronto ad eliminare tutti i messaggi che quelle due gli avessero mandato, senza nemmeno leggerli, senza nemmeno guardare il nome del mittente perché sapeva che non poteva essere che…
Gwen.
Si gelò sul posto, convinto di non aver letto bene.
Katie. Sadie. Gwen. A parte la “e” non avevano altre lettere in comune. E lui era sicurissimo di quello che aveva letto. Forse. Dio, ma che stava pensando?!
Gwen.
… Sì, era incontrovertibilmente “Gwen”. Gwen.
Trent non aveva il coraggio di muovere un muscolo, nemmeno il pollice per schiacciare il tasto sulla destra e aprire il messaggio. Non era sicuro di voler leggere. Non era sicuro di voler sapere, qualsiasi cosa fosse.
Da quanto tempo non si sentivano?!
Ne era passato troppo, dolorosamente troppo. Senza una chiamata o un messaggio, per chiedere scusa, spiegazioni o informazioni sulle condizioni dell’altro. Niente. E lei sceglieva di scrivergli adesso, di punto in bianco.
Gwen. Il nome splendeva deciso sul display.
Deglutendo, Trent si risolse a leggere il messaggio.
Ciao. Volevo solo augurarti buon compleanno. Spero tu stia bene.



Spero tu stia bene.
Ciao.
Buon compleanno.
Spero tu stia bene.
Venti secondi dopo, Trent era uscito di casa.
 
“Spero tu stia bene”.
“Spero tu stia bene”.
Doveva stare male.
Doveva decisamente essere demente.
Non lo sentiva da millenni e si ripresentava il giorno del suo compleanno con “Spero tu stia bene”.
Gwen si passò una mano sulla faccia. Ma che diavolo le era venuto in mente?! Perché doveva rovinare tutto così? Insomma… non che la situazione non fosse già abbastanza rovinata di per sé, ma aggiungere carne al fuoco non era stata esattamente la cosa più giusta da fare, ora che ci ragionava.
Però… a ben riflettere, la situazione non era così disperata. Lei e Trent si erano lasciati da tempo. Poi lei si era messa con Duncan, ma se aveva, appunto, lasciato Trent, non aveva nessuna colpa, nei suoi confronti.
E allora perché si sentiva così dannatamente in colpa?
Si sedette, sospirando. Non riusciva nemmeno a fare ordine nei suoi stessi pensieri: come avrebbe dovuto gestire la situazione nella sua interezza, affrontare un problema che ignorava da tempo?
Non avrebbe dovuto mandare quel messaggio a Trent. Non avrebbe dovuto, e basta. Sperò solo che lui lo ignorasse.
Qualcuno suonò bruscamente alla porta, facendo sobbalzare Gwen; e, chiunque fosse, teneva fastidiosamente il dito premuto sul campanello. Ci mancava anche questa.
La ragazza andò ad aprire. Se non altro avrebbe potuto riversare un po’ del suo malessere sullo scocciatore di turno. Ma il proposito sfumò istantaneamente, venendo sostituito da una genuina dose di ansia e terrore quando, sulla soglia, si stagliò Trent.
 
Nessuno dei due parlava.
Gwen, a occhi spalancati, la mano ancora sulla maniglia, la bocca semiaperta.
Trent, imperscrutabile, immobile, le braccia stese lungo i fianchi.
Qualcosa, al piano di sopra, cadde e rotolò per il pavimento.
Fuori, in strada, risuonò un clacson.
Difficile determinare la durata di tempo durante il quale i due rimasero immobili, fissandosi.
Gwen deglutì.
Dì qualcosa. Dì qualunque cosa. No, stai zitta. Non emettere un suono.
-Ciao- esalò.
Non era quello che voleva. Non era per niente quello che voleva. Ma perché, oh, perché aveva mandato quel messaggio? Non poteva ignorare tutto?!
-“Spero tu stia bene”?!-
Gwen vide il verde degli occhi di Trent mandare un lampo.
-“Spero che tu stia bene”. Sì, benissimo. Veramente bene, una meraviglia!
-V… vuoi entrare?- Gwen si ritrasse di poco, per lasciarlo passare, ma il ragazzo non si mosse.
-Hai una vaga idea di che cosa abbia passato in questi mesi? Secondo me no. Non c’era giorno in cui non ti pensassi, non c’era un istante in cui non mi ricordassi qualcosa che avevamo condiviso, non c’era notte in cui non mi rigirassi come un idiota nel letto, cercando di capire che cosa avevo fatto di così schifosamente sbagliato da indurti a far sì che tutto finisse, tra di noi!
Trent prese un profondo respiro, senza staccare gli occhi da Gwen, guardandola distogliere ed abbassare lo sguardo, mordendosi un labbro, segno evidente che, come lui, aveva sperato di non vivere mai quella conversazione.
-Io mi struggevo giorno dopo giorno, invece tu niente, non hai fatto una piega. Dopo poco tempo ti sei subito attaccata a Duncan, durante A tutto Reality il Tour vi siete messi insieme e io, invece…
Guardò da un’altra parte, frustrato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e voltandosi dall’altra parte. Ma che ci faceva lì?
-Trent- udì Gwen sussurrare –Non ho il diritto di dirtelo, ma calmati, per favore. Non sembri nemmeno tu.
Aveva ragione. Ma come altro avrebbe dovuto comportarsi? Come pretendeva che agisse?
Si voltò lentamente verso di lei. Appoggiata allo stipite della porta, infagottata in una felpa nera tre volte la sua taglia, sembrava stranamente piccola.
-Non dovevo mandarti quel messaggio- esalò –Sarebbe stato meglio ignorarti e basta.
-No, invece- Trent avanzò deciso verso di lei –Per niente.
Stare recluso tutto quel tempo era stata una stupidaggine, di sicuro. Non solo per come aveva trattato gli altri, ma anche per come aveva trattato sé stesso. E, comunque, fossero andate le cose, solo accanto a lei riusciva a essere in pace.
-Trent, per favore- Gwen indietreggiò, senza guardarlo –Ignorare tutto era la cosa giusta…
-No, non lo era! E lo sai perfettamente.
Finalmente, lei sollevò lo sguardo su di lui. Sarà stata la vicinanza, sarà stata l’agitazione, sarà stato il tempo trascorso senza vederli, ma i suoi occhi sembravano più magnetici, più scuri, più belli di quanto ricordasse.
-Non è vero! Tra noi è finita da tempo, c’è Duncan e…
-Non cercare scuse. Altrimenti non mi avresti nemmeno scritto o, quantomeno, non avresti cercato di giustificarti, senza riuscirci, peraltro.
Gwen ammutolì. L’aveva distrutta in un attimo, lei e tutti i suoi tentativi di salvarsi. Ora, improvvisamente, la verità le apparve perfettamente chiara, davanti agli occhi; ed era quella che Trent le aveva appena mostrato.
Senza che lei se ne fosse mai accorta o lo avesse sospettato, non aveva dimenticato Trent. Mai. Non del tutto.
All’improvviso si sentì vacillare.
-No, Trent- sussurrò, cercando di convincere lui e, soprattutto, sé stessa –Non c’è niente da dire. Abbiamo avuto il nostro momento, ma è finito.
-Come no. E, se anche fosse, io ci sono rimasto imprigionato.
L’istante successivo, senza sapere come o perché, erano abbracciati, uniti in un bacio pieno di tutto e di niente.
Il significato appariva stranamente oscuro, senza dare né sicurezza né disagio; eppure sentivano di non voler essere da nessun altra parte. Volevano, sentivano semplicemente di dover stare lì, senza preoccuparsi di niente, di Duncan, di loro stessi, dei loro sentimenti, dello scorrere del tempo e della vita là fuori.
Non sapevano come le cose si sarebbero potute evolvere ma, semplicemente in quell’istante,erano ritornati nel loro momento.
   
 
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