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Autore: Aniel_    27/05/2012    7 recensioni
Raccolta di one shot incentrate sui prompt della tabella 30 volte il primo bacio.
Pairing presenti nella raccolta [aggiornerò man mano]: Dean/Castiel (la maggioranza immagino), Dean/Lisa, Dean/Jo, Sam/Genevieve, Dean/Danneel, Dean/Tessa [...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Autore: Aniel_
Fandom: Supernatural
Titolo
The taste of your lips and the touch of your tongue, that was wonderful.
Titolo capitolo: Nel 2014 c'era un prezzo da pagare. Per tutti.
Personaggi: Dean, Castiel
Pairing: Dean/Castiel
Raiting: giallo
Genere: introspettivo, sentimentale, angst
Prompt: day 1. Un bacio al sapore di whisky
Avvertimenti: slash, lime, one-shot
Note: meglio inserire le note all'inizio. Dunque, questa è una raccolta, in cui pubblicherò 30 one-shot sui primi baci, interamente dedicati al fandom di Supernatural. Il titolo della raccolta è una frase del film Meet Joe Black. Questa prima one-shot è incentrata sul 2014!verse, per cui ho un debole. Buona lettura, e se vi va, lasciate pure un commento! Enjoy, E.
Disclaimer: Supernatural non mi appartiene, per questo invidio il Dio Kripke, unico detentore di tanta meraviglia. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas, ma purtroppo anche loro non mi appartengono!




Nel 2014 c'era un prezzo da pagare. Per tutti.


 
 Il mondo stava andando a puttane, questo Dean lo sapeva forse fin troppo bene. Erano cambiate molte cose negli ultimi cinque mesi: Sam era sparito chissà dove, l'Impala era stata depositata in un garage, i Croats pranzavano con gli umani - anche se gli umani non erano la compagnia ma il pranzo -, i sopravvissuti avevano costruito un rifugio per la resistenza e, cosa peggiore, tutti erano diventati schiavi del cambiamento.
Dean uscì dalla propria cabina, con una cassetta del pronto soccorso nella mano destra e una bottiglia di whisky in quella sinistra, dirigendosi stancamente verso il cambiamento per antonomasia, sotto la luce pallida della luna, velata da qualche nube passeggera.
«Il dottore è qui» esordì, scostando la tenda fatta di lunghi fili di perline colorate, e facendosi accogliere dal consueto odore di incenso, erba e sesso che sembrava essere liberato dalle pareti stesse della cabina.
«Era ora. Stavo per morire dissanguato» commentò sarcasticamente il secondo uomo nella stanza, accovacciato su una sedia e con la fronte poggiata alla superficie lignea del tavolo vicino al letto.
«Non morirai Cas, non prima di aver imparato decentemente ad usare un fucile senza rischiare di colpire qualcuno che non sia una Croat» rispose Dean mentre lo strattonava delicatamente per i capelli, costringendolo a raddrizzarsi sulla sedia. «Togliti la maglietta» ordinò, poggiando valigetta e bottiglia sul tavolo.
«Non ci starai provando con me, vero leader?» ironizzò Castiel, sfilandosi la maglietta, il tessuto imbrattato di sangue ancora caldo all'altezza della spalla.
Dean sbuffò, infastidito da quell'appellativo che l'ormai ex angelo del Signore gli aveva propinato. Magari era la sua vendetta per tutte le volte in cui lo aveva chiamato moccioso piumato. Adesso non si sarebbe più permesso di dire una cosa simile, non di fronte ad un Castiel con i capelli lunghi e un sottile accenno di barba sul viso, con qualche taglio sulle guance perché ancora non aveva imparato bene a radersi e quei lividi scuri all'altezza delle scapole, che non facevano che peggiorare giorno dopo giorno. Dean ricordava la prima volta in cui li aveva visti e Castiel, ubriaco come non mai, gli aveva rivelato che erano stati provocati dal peso delle ali che andavano staccandosi, giorno dopo giorno. E, Dio!, se faceva male, tanto male, ad entrambi.
Il cacciatore afferrò una pinza non troppo grande e si concentrò sul foro sanguinante sulla spalla dell'altro, riuscendo a scorgere la pallottola ancora incastrata tra i tessuti e muscoli di quel corpo mingherlino. «Ok, sarà meglio se mordi questa» gli consigliò, porgendogli una pezza.
Castiel accennò una risata priva di allegria, gettando la pezza sul pavimento e afferrando la bottiglia di whisky, prima di mandar giù un sorso generoso.
«Ho un antidolorifico che può andare bene» rispose il moro, sventolando la bottiglia.
«Fai come vuoi, vedi solo di non scolarti tutto il disinfettante che abbiamo» concluse Dean, affondando la pinza nella carne e cercando di afferrare il proiettile.
Castiel sussultò, gemendo di dolore, e stringendo la bottiglia con forza. Dean era sicuro che si fosse morse un labbro per impedirsi di urlare.
I tentativi furono numerosi, ma dopo quindici minuti di gemiti, sangue e sorsate di liquore, la pallottola andò a fare compagnia alla pattumiera. Dean afferrò la bottiglia, mezza vuota, e versò un po' di quel liquido ambrato sulla ferita ancora pulsate.
«Ti avevo chiesto di non scolarti il mio disinfettante» ricordò all'amico, ricucendo la ferita con un ago e filo interdentale.
«E' alcol, Dean. Non dovrebbe essere usato come disinfettante» ribatté Castiel, con la voce ovattata e deformata.
Il cacciatore non si meravigliò: sicuramente l'ex angelo doveva aver soppiantato il dolore prima del suo arrivo con qualche altro liquore, visto il cimitero di bottiglie vuote vicino al letto; con quell'ennesima lunga sorsata di whisky era arrivato al capolinea.
«Te ne pentirai, Cas» lo avvertì «è alcol da quattro soldi, quello che ti fa venire prima i postumi, e la sbronza neanche la senti.»
«Io la sbronza la sento eccome, non ti preoccupare, leader» ridacchiò mentre Dean poggiava e fermava la garza sulla ferita. Il ferito si diresse verso il proprio letto, cadendo direttamente con la faccia sul cuscino.
A Dean sembrò quasi un bambino stanco, ma non c'era più nulla di innocente nell'uomo che aveva davanti, non più. L'attenzione del cacciatore fu attirata da una camicia velata rossa ai piedi del letto e non gli ci volle molto per riconoscerla.
«Sei stato con Jenny gran culo oggi? Questa è sua» osservò, rigirandosi il tessuto della camicetta tra le mani.
Castiel si voltò appena verso Dean, attento a non poggiare la spalla sul materasso, e gli spedì un'occhiata confusa e liquida dall'alcol. «Chi?» chiese.
Dean sbuffò, lanciando l'indumento sul tavolo e sprofondando sul letto accanto all'angelo. «Dovresti avere almeno la decenza di ricordare il nome delle puttane che ti porti a letto.»
«Disse quello che ha appena apostrofato una donna come gran culo e puttana nel giro di due frasi...» replicò Castiel, sbattendo le palpebre.
Dean osservò il frullare di quelle ciglia lunghe e nere, cornici di due zaffiri che perdevano di intensità giorno dopo giorno, rimanendo però bellissimi. L'essenza di Castiel stava morendo, e vederlo ubriaco e sanguinante e saperlo con le gambe di una donna avvinghiate intorno alla vita non faceva altro che ricordargli quanto quel cambiamento si stesse radicando dentro di lui in maniera incontrovertibile. Senza rendersene conto gli occhi di Dean vagarono dagli occhi alle labbra belle e piene dell'altro, screpolate come sempre, eppure per la prima volta il cacciatore si chiese se fossero morbide, dovette fare violenza a se stesso per non allungare le dita e sfiorarle, tanto per esserne certo. I suoi occhi scesero in una carezza sul collo niveo e tenero, sul torace glabro e sugli addominali scolpiti anche se non sviluppati come i suoi: il corpo di Castiel - il corpo di Jimmy- era tonico e dannatamente sexy, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce. Era bellissimo, non c'era altro da aggiungere.
Castiel non si lasciò sfuggire nulla, non un cambio di espressione, non un'occhiata più insistente su qualche parte del tuo corpo. Scivolò sensualmente al suo fianco fin quando i loro petti si incontrarono, separati solo dal sottile tessuto della maglietta del cacciatore.
«Cosa vuoi fare, Dean?» domandò il moro, con una voce più roca del solito, proprio ad un soffio dalle sue labbra, e Dean respirò fino in fondo all'anima quell'odore di whisky mischiato ad un odore più pungente, un odore da uomo, uno di quelli che mai avrebbe pensato di poter sentire addosso e così vicino, ma che gli piacque così tanto da impedire a se stesso di bloccarsi, e l'attimo successivo eliminò ogni distanza, poggiando le proprie labbra su quelle dell'altro. Erano morbide, erano accoglienti, erano gonfie e sapevano di alcol e fumo, di amore e tristezza, un bacio salato per via delle lacrime che adesso sentiva scorrere da quei pozzi di acqua cristallina che erano gli occhi di Castiel e un bacio dolce per via del retrogusto del whisky che stava facendogli perdere ogni lucidità.
Il cacciatore strinse quel corpo a sé, piano, approfondendo il bacio, giocherellando con la sua lingua e succhiando dispettosamente il labbro inferiore. Castiel gemette compiaciuto e fece scorrere una mano lungo il petto dell'amico - amante-, carezzando i capezzoli da sopra il tessuto, gli addominali, arrivando fino al limitare dei jeans e cercando di sbottonarli.
Dean afferrò il polso dell'altro e si staccò dalle sue labbra, trovandole umide e arrossate, come il viso appena imperlato da goccioline di sudore.
«Devo montare la guardia, Cas» gli disse in un sussurro, scostando i capelli neri dal suo viso con dolcezza.
«Resta.» rispose l'ex angelo, e in quelle parole Dean lesse frustrazione, angoscia, stanchezza e dolore. E sapeva di non poter restare, sapeva di dover essere ligio al proprio dovere e che tutte le persone in quel campo contavano su di lui. Non poteva restare, non poteva far cadere la maschera del leader solo perché un moccioso con gli occhi blu gli faceva tremare le ginocchia.
C'era qualcosa di più grande in ballo, e non poteva permettere a se stesso di fare di Castiel la propria debolezza, per quanto la cosa gli piacesse, per quanto ne avesse bisogno, non poteva.
«No» replicò il cacciatore, categorico, tirandosi in piedi e afferrando la valigetta, «cerca di dormire. Domani abbiamo del lavoro da fare.» concluse, incapace di fissarlo e lasciandosi la cabina alle spalle.
Castiel osservò il punto in cui l'altro era sparito, contemplando con uno sguardo assente le perline che ondeggiavano ancora sinuosamente. Sul tavolo una bottiglia di whisky da quattro soldi si era fatta testimone di qualcosa che non avrebbe mai più dovuto ripetersi, non se volevano sopravvivere, non se volevano uscire da tutta quella merda apocalittica.
Nel 2014, questo lo sapevano, c'era un prezzo da pagare. Per tutti.

FINE.


 
 
 
   
 
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