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Autore: Gondolin    27/05/2012    3 recensioni
[ Tony Stark/Bruce Banner ]
Che Tony Stark si perdesse una festa era assolutamente inaudito. Ma per quanto lo attirasse l'idea di celebrare lo scampato pericolo, il suo personale contributo nell'eliminazione di suddetto pericolo l'aveva lasciato a dir poco esausto, per non parlare del fatto che aveva più muscoli doloranti che zeri nel conto in banca.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Born With Insight And A Raised Fist  
Fandom: The Avengers (movieverse)
Personaggi/Pairing: Tony Stark/Bruce Banner
Warning: slash (che è pre-slash per la maggior parte, perché sono due imparanoiati rompipalle e non mi ascoltavano quando urlavo loro di trombare e farla finita), what if-ish (facciamo finta che non ci sia niente fra Tony e Pepper, perché non ce la faccio a scrivere di gente che si lascia), POV che cambia un po' a cacchio
Conteggio Parole: 2476
Note: Buon compleanno, [info]Raxi! \o/ In ritardo, but I do what I want! (devo piantarla di usare questa frase come scusa per tutto. È così che si finisce ad uccidere ottanta persone in due giorni)
Questa è la mia primissima fic in questo fandom, e quel poco che ho letto era in inglese (a proposito, leggetevi A Reasonable Conclusion, un paio delle battutacce di Tony qui sono colpa di quella fic), quindi, uhm, la mia capacità espressiva in italiano al momento è all'incirca pari all'autostima di Tony durante Iron Man 2. Non aspettarti chissà cosa ^^''''
Tumblr, che è Il Male™, mi ha suggerito il nome perfetto per questa ship: Rage Against The Machine. Quindi ovviamente il titolo viene da una loro canzone: Know Your Enemy.



Che Tony Stark si perdesse una festa era assolutamente inaudito. Ma per quanto lo attirasse l'idea di celebrare lo scampato pericolo, il suo personale contributo nell'eliminazione di suddetto pericolo l'aveva lasciato a dir poco esausto, per non parlare del fatto che aveva più muscoli doloranti che zeri nel conto in banca.
Quindi lasciò gli altri Avengers a godersi la serata con un poco convinto: “Non mi buttate giù il resto del palazzo.”
Mentre si allontanava, fu raggiunto da Bruce.
“Hai un pessimo aspetto, Banner.”
“Perché tu invece non hai affatto l'aria di uno che è stato usato come punching ball da un esercito alieno.”
“È parte del fascino del supereroe” ghignò Tony di rimando, e Bruce sospirò. “Allora, sei ancora dell'idea di tornare a seppellirti in mezzo al nulla o vuoi accettare la mia offerta?”
Bruce esitò. La sola idea delle meraviglie che erano state create in quei laboratori gli faceva prudere le mani dalla voglia di buttarsi di nuovo nella ricerca. Anche isolato dal mondo, aveva continuato a leggere le nuove pubblicazioni scientifiche ogni volta che poteva, ma quello che avrebbe potuto fare lì, quello che avrebbero potuto fare insieme...
“Ti ho mai raccontato di quella volta che mi sono ubriacato mentre ero nell'armatura?” Tony interruppe i suoi pensieri.
Bruce lo osservò perplesso.
“Non la più brillante delle mie idee, devo ammettere. Quando mi sono svegliato il giorno dopo, oltre al mal di testa ho scoperto di avere metà laboratorio e metà garage in meno.”
Prima che Bruce avesse il tempo di rispondere, Tony gli augurò la buonanotte e sparì dietro l'angolo, lasciandolo a trarre le proprie conclusioni.

Il giorno successivo Tony non sapeva se essere sollevato o scocciato per essersi perso quella che era apparentemente stata una festa devastante. Ma gli bastò un'occhiata agli occhiali da sole da “mio dio perché ho bevuto così tanto ieri sera, qualcuno spenga il sole, per pietà, ahi, la mia testa” di Clint per decidere di essersi trovato già sin troppe volte in quella posizione, grazie tante, e si godette l'assenza di mal di testa. Di sfuggita, colse Natasha sogghignare e sussurrargli: “Così impari a sfidarmi.”
Al che Clint grugnì qualche maledizione alla vodka e a “tutti i dannati russi”, ma con un sorriso sin troppo soddisfatto. Uh-uh, interessante.
Tony doveva ammettere che in fondo gli dispiaceva dover vedere ripartire Thor così presto. Lo stesso non si poteva dire per Loki, però, e non poteva che essere soddisfatto che adesso fosse responsabilità della giustizia asgardiana. La Terra aveva già abbastanza problemi senza dei vendicativi e fonti di energia aliene e incontrollabili.
Per fortuna non ci furono addii melodrammatici, o Tony avrebbe seriamente riconsiderato l'idea di far parte di quella squadra. Invece ognuno prese la propria strada senza tante storie, sapendo che, qualunque cosa fosse successa d'ora in avanti, il progetto Avengers aveva funzionato e avrebbe funzionato ancora se fosse servito.
Tony salì sulla sua decappottabile preferita, e, inaspettatamente, Bruce lo raggiunse senza fare storie.
Quando Tony gli rivolse un'occhiata sorpresa (e appena infastidita: si era preparato intere arringhe per convincerlo, e tutto quel lavoro se ne andava in fumo), rispose: “Ho lasciato lo spazzolino da te.”
La risata di Tony fu coperta dal rombo dell'auto mentre premeva l'acceleratore.
“E grazie per questi” aggiunse Bruce, facendo un gesto verso il completo che indossava.
Tony scrollò le spalle. “Per quanto non mi dispiaccia vederti a petto nudo, non potevo mica lasciarti andare in giro con addosso solo quel paio di pantaloni semi distrutti.”
Bruce rivolse lo sguardo verso gli edifici che scorrevano rapidi accanto a loro, sentendo il vento sulla faccia.
“No, no, non iniziare a pensare” lo ammonì Tony “Hai tutto il tempo per decidere cosa fare del resto della tua vita. Preoccuparsi il giorno dopo aver salvato il mondo è contro la convenzione di Ginevra o qualcosa del genere.”
“Non mi stavo-”
“Bugiardo.”
“Ti ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”
“Al contrario” rispose Tony, rivolgendogli il suo sorriso più brillante.
E Bruce, malgrado tutto, non poté che dargli mentalmente ragione. Dopo aver passato così tanto tempo ad evitare di avvicinarsi troppo a chiunque, la facilità con cui Tony si era fatto spazio, faceva quasi paura.

“Uno dei livelli dei laboratori al momento è inagibile” li avvertì Jarvis quando arrivarono alla Stark Tower.
Tony fece un gesto come a dire che non gli importava. “Uno ci basta. Per ora” poi si rivolse a Bruce con un ghigno niente affatto rassicurane “Spero ti piaccia la musica.”
L'altro non fece neppure in tempo a rispondere che la porta del laboratorio si aprì, accompagnata da un riff di chitarra quasi assordante.
“Non mi piace lavorare in silenzio” spiegò Tony, ma un attimo dopo il volume scese ad un livello umano.

Bruce si perse ad ammirare il modo in cui Tony si muoveva senza sforzo apparente, come pescasse ciò che gli serviva in mezzo al disordine senza neanche guardare, ogni singolo dettaglio familiare. Probabilmente, constatò, aveva costruito di persona la maggior parte dei macchinari lì dentro. Bruce sentì un moto di rimpianto per quando anche lui era tutt'uno col suo laboratorio, gli appunti che uscivano dalla lavagna e si estendevano sul muro, facendo ammattire colleghi e staff delle pulizie... Forse non era ancora troppo tardi per riavere tutto questo, e con qualcuno con cui condividerlo.
“Mi stai ascoltando o sei troppo impegnato a fissarmi il culo, Banner? Per inciso, non te ne farei una colpa, so che è favoloso.”
Stavolta Bruce si sentì virare verso un imbarazzato e imbarazzante color porpora. “Cosa? No!”
E per quanto distratto, aveva continuato a seguire il discorso di Tony. Si chiama multitasking e, contrariamente all'opinione popolare, non ne sono capaci solo le donne. Per provare il punto, ripeté quanto detto negli ultimi cinque minuti.
“E smettila di flirtare” aggiunse “Stiamo facendo ricerca.”
“Ancora meglio, no? Due delle mie cose preferite insieme” ghignò Tony senza ombra di pentimento, prima di continuare con un sospiro “Una volta sono stato con una fisica nucleare. Non immagini le cose che mi diceva a letto. Non potevo più entrare in laboratorio senza arrossire.”
“Tremo al solo pensiero di qualcuno in grado di far arrossire Tony Stark” ribatté rapidamente Bruce, perché concentrarsi sull'immagine di Tony che faceva sesso era una pessima, pessima idea.
“Aveva talento. Come scienziata, intendo” specificò senza alcuna necessità, con l'unico risultato di riportare la mente di Bruce a tutti gli altri possibili talenti che doveva aver mostrato a Tony.

Ora, se c'era una persona che ne sapeva qualcosa di autocontrollo, quello era Bruce. Ma Tony era esasperante. Per la maggior parte del tempo faceva in modo che le cose filassero lisce, su questo non c'erano dubbi, e i laboratori della Stark Tower erano davvero come un luna park, le discussioni che duravano fino a notte tarda alla luce bluastra delle proiezioni olografiche e dell'arc reactor erano esaltanti, e Bruce non aveva mai provato tanti buoni ristoranti in tutta la sua vita (dopo aver provato a rifiutare il milionesimo invito dicendo di non voler pesare su di lui, Tony aveva dato l'ultimatum: “O questo o cucino io” e Jarvis si era sentito in dovere di provvedere, non richiesto, un filmato delle telecamere a circuito chiuso dell'ultima volta che era successo. Bruce aveva accettato)... Ma c'erano quei momenti. Quelli in cui Tony lasciava correre la bocca prima di accendere il cervello. Perché Bruce era sicuro che si trattasse solo di questo, nient'altro che un'abitudine. Se si soffermava a pensarci, gli faceva quasi tenerezza, quel dover affermare costantemente la propria capacità di essere inappropriato, e “chissenefrega io sono Tony Stark”, e anche, più in fondo, il fatto di non essere affatto abituato a rapporti che non si basassero sul do ut des, tutto conquiste di una notte. Di non essere abituato ad avere amici. Certo, c'erano Happy, e Rhody, e poi Pepper, che era uno strano miscuglio di sopportazione e affetto che Bruce poteva capire molto bene, e adesso anche Steve, che ogni tanto passava dalla Stark Tower per salutarli ed era l'unico oltre a Pepper ad avere il permesso di entrare nel laboratorio “perché si comporta bene e non tocca niente”, diceva Tony.
“Sembra che tu stia parlando di un cane ben addestrato” sbuffò Bruce dopo uno di questi commenti.
“Sai che esistono i peluche di Capitan America?” cambiò discorso Tony - Tony che era esasperante - come suo solito “E anche i nostri? E le action figures da collezionisti. Sono piuttosto accurate, sai? Persino la mia armatura è ben fatta, con tutti i dettagli al posto giusto. Ora che ci penso” si ficcò fra i denti il cacciavite che aveva appena smesso di usare, cosicché il resto della frase venne fuori biascicata in maniera quasi incomprensibile “potrebbero essere usate dai nostri nemici per studiarla.”
Bruce non poté fare a meno di ridere, e Tony gli lanciò un'occhiata perplessa al di sopra della spalla.
“I nostri nemici, non i tuoi. Questa devo proprio raccontarla a Fury.”
“Unf.”

Era una qualche ora indegna della notte quando Bruce barcollò verso il soggiorno. Non aveva idea del perché si fosse svegliato, ma siccome non riusciva a riaddormentarsi pensò che tanto valeva strisciare fuori dal letto e andare ad avere sonno da un'altra parte. Trovò la luce già accesa e Tony talmente concentrato sul blocco di fogli che aveva in mano da non accorgersi di Bruce finché questi non si lasciò cadere sul divano accanto a lui.
“Avverti! Mi hai fatto prendere un infarto!”
“Non sono esattamente un ninja, Tony, sei tu che sei distratto.”
“Comunque colpa tua” borbottò questi.
“Mh?”
“Sono i tuoi appunti di oggi. Ieri, visto che suppongo sia passata la mezzanotte. In ogni caso, questa roba è...” gli rivolse uno sguardo ammirato.
Bruce si strinse nelle spalle.
“Mancano alcuni dati, però, e pensavo che potrei aggiungere un'ala ai laboratori così avrai lo spazio per tutto quello che ti serve. Jarvis, dammi la planimetria-”
“Quanto pensi di farmi restare qui?” lo interruppe Bruce, più brusco di quanto non avrebbe voluto, facendo una smorfia al suono delle proprie parole.
Tony rimase in silenzio per qualche secondo, scrutandolo con l'aria di un giocatore di scacchi mentre valuta una mossa molto importante.

O come uno scolaretto impacciato mentre riflette su una domanda particolarmente difficile. Ma lui era Tony Stark, genio miliardario playboy, dannazione, 'impacciato' non sarebbe dovuto nemmeno essere nel suo vocabolario, ma quello era Bruce e c'erano talmente tante implicazioni, conseguenze che si ramificavano all'infinito e la mente di Tony corse a calcolare con una precisione che aveva del morboso la probabilità che finisse in disastro. Accumulò percentuali, effetti collaterali sulla squadra, controindicazioni, ipotesi sulla possibilità di riprendersi se non avesse funzionato, perché ovvio che non avrebbe funzionato, genio miliardario playboy non includeva capacità relazionali a lungo termine, e Tony sapeva che sia lui che Bruce avevano già dato in quanto a delusioni e schianti frontali contro il resto dell'umanità, e-
“Un uomo saggio un giorno mi ha suggerito di non pensare troppo” intervenne Bruce, benedetto Bruce, voce della ragione, mettendo un freno alla mente iperattiva di Tony.
“Ah, sì? E chi sarebbe questa fonte di verità assolute?” rispose Tony, scivolando facilmente nel loro solito battibeccare, sorriso divertito e seducente fermamente al suo posto.
Bruce sollevò le sopracciglia, e Tony agitò una mano. “Non posso ricordarmi di tutte le perle di saggezza che distribuisco.”
“Allora?” insistette Bruce.
“Allora?” gli fece eco Tony.
“Sai cosa si dice degli ospiti. Sono come il pesce, dopo un po' iniziano a puzzare. Ma tu, invece che farmi capire che è ora di andarmene, sei qui a progettare modifiche strutturali al tuo quartier generale.”
“Durante la ristrutturazione ho fatto aggiungere alloggi per tutto il resto della squadra” confessò Tony “Non si sa mai, no? E poi c'è spazio per tutti, qui” andò avanti, quasi a doversi giustificare, il che era assolutamente ridicolo, quello era il suo grattacielo e ne poteva fare quello che voleva, no? E se la scritta 'Stark', distrutta durante il combattimento contro Loki, non era ancora stata ripristinata, e solo la A era rimasta fieramente rivolta verso la città, non era di certo un dettaglio su cui soffermarsi più di tanto.

Bruce non sapeva cosa farsene di quelle ultime frasi. Non capiva se Tony avesse cambiato discorso per evitare un terreno scivoloso - perché era quello che faceva, perché era esasperante - o se stesse cercando di fargli capire che quello che stava proponendo a lui non era altro che un gesto di cameratismo, il suo modo di far parte di una squadra.
Scosse il capo. Non che le cose complicate non gli piacessero - o non avrebbe scelto la carriera che poi aveva finito col portarlo lì - ma interagire con Tony alle volte era come dover risolvere un cubo di rubik ad otto facce, e anche la sua pazienza aveva un limite.
“La mia era una domanda molto più semplice, Stark.”
“Le mie risposte non lo sono mai, credevo ti ci fossi abituato.”
A quel punto Bruce si sentì giustificato ad alzare gli occhi al cielo. “È tanto difficile dirmi se mi stai proponendo di restare a vivere qui stabilmente?”
“Perché, tu accetteresti?” scattò Tony di rimando. Attacco come forma di difesa. Fantastico.
“Sto già vivendo qui, in caso non te ne fossi accorto” ribatté, solo per poi sentire, un attimo dopo, la necessità di aggiungere: “Sì.”
Perché Tony poteva anche essere un genio, ma certe volte aveva bisogno di una spintarella nella giusta direzione. O di enormi frecce al neon e scritte che dicevano “PER DI QUA”.
“Oh.”
E, un attimo dopo, Tony lo stava baciando.
Anche Bruce era un genio, nel suo campo, ma apparentemente si era perso i segni del fatto che Tony fosse interessato a lui. Forse perché erano troppo palesi (l'unica cosa che avrebbe potuto renderli più palesi sarebbero stati dei sottotitoli, o Jarvis che diceva “Il signor Stark sta flirtando con lei, dottor Banner”), e lui era abituato a lavorare con particelle subatomiche. Quindi la sua totale assenza di reazioni era assolutamente giustificabile.
“Oh” ripeté Tony, saltando in piedi “Scusa. Scusa, io... dio, sono un idiota. Sono un idiota, vero? Sono un brillante idiota, il che rende la mia idiozia ancora più... Bruce?”
Bruce non gli rispose, ma lo afferrò per la maglietta e lo tirò di nuovo giù, brusco, facendoselo finire addosso.
Tutti gli attacchi di panico erano rimandati a data da destinarsi, e se qualche super-cattivo avesse avuto il pessimo gusto di attaccare in quel momento, Bruce avrebbe avuto il triplo delle ragioni per essere furibondo.

 

 

  
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