IL DIVINO BLACKSTAR E LA SUA COMMEDIA
Canto 1:ghost town,una nuova avventura inizia per blackstar?
Nel mezzo del cammin che porta al mio dojo mi ritrovai davanti alle mura di Ghost Town.
L'enorme e grigio-argentea città si innalzava davanti a me, superandomi in tutta la sua altezza.
«Ehi, tu! Come osi superare il grande BlackStar!» urlai, rivolto al muro.
Saltai agilmente sopra le mura e mi lasciai cadere in strada.
La strada era lastricata di marmo bianco e grigio, ma soprattutto era deserta.
«C'è nessuuno? Perché non siete qui ad adorarmi?» gridai, ma nessuno mi rispose.
Corsi fino al palazzo principale della città e mi arrampicai in cima.
La città risplendeva sotto il sole del deserto, abbagliandomi con il suo splendore.
Mentre cercavo di scendere e trovare qualcuno, una lince mi saltò addosso, ringhiandomi contro.
Indietreggiai, andando a sbattere contro un enorme leone.
Saltai su una statua a forma di spettro e caricai di energia la mia anima.
Stavo per colpire i due animali, quando una lupa magra e affamata mi prese alle spalle.
I 3 animali si tramutarono in 3 streghe, che mi sorridevano beffarde, pronte per scagliare i loro incantesimi.
Mi vedevo già fritto in padella, quando una luce violacea si diffuse nell'aria, facendo sparire le 3 streghe.
Le loro Anime apparvero, lilla e azzurrine.
Un tipo con un mantello nero e gli occhi gialli e arancio afferrò le Anime e le intascò.
«Ehi, tu! Sono mie!» gli dissi, minacciandolo.
Poi lo osservai meglio e vidi che aveva i capelli neri, con 3 strisce bianche a sinistra.
«Le Linee di Sanzu...» sussurrai.
Mi rialzai e chiesi: «Io sono il grande BlackStar! Forza, inchinati? Anzi, prima dimmi un paio di cosette: chi sei, dove vai, un fiorino» dissi, citando un un famoso film italiano che mi aveva fatto morire dal ridere, Non ci resta che piangere.
«Sono Death the Kid, figlio di Colui che tutto può, detto anche Colui che è legato a Death City o Colui che dà dei Chop spacca-testa, il Sommo Shinigami. Sono qui per trarti in salvo dalle 3 Streghe Peccatrici» mi rispose quello in tono annoiato, come se avesse ripetuto quella frase migliaia di volte.
Stavo per dire qualcosa, quando ad un certo punto nell'aria, dietro Death the Kid, si aprì un buco.
Ne spuntò una manona guantata di bianco, che colpì lo shinigami sopra l'occhio destro, mentre una voce buffa e stridula diceva: «Sei monotono, onotonom! Smettila di lamentarti, e passa ai fatti!».
Poi la mano scomparve, dissolvendosi.
Appena Death the Kid si fu ripreso, borbottò fra sé e sé: «Mio padre... Non mi colpisce mai in modo simmetrico».
Poi si accorse che lo stavo guardando in modo perplesso e si sistemò il ciuffo con massima cura.
«Ma che fai?».
«Deve essere simmetrico!» si infuriò lui.
Io rimasi spiazzato, con la bocca aperta come un pesce lesso.
«Vabbé. Lasciamo perdere. Comunque, puoi chiamarmi Kid».
Così si mosse, e io gli tenni dietro.