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Autore: _Arya    31/05/2012    9 recensioni
Hai mai visto una stella cadente?
Se la risposta è sì, sai che è uno spettacolo di pochi secondi.
Ma finchè dura, quella stella brilla come nessun altra nel cielo e mentre attraversa il firmamento tutti si fermano con il naso all’insù a guardarla.
Tanta gente ammaliata dalla sua magia spera che un desiderio impossibile si avveri…
(Citazione: Sergio Bambarèn, “Il sole e la cometa”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Sognare non è che l’inizio




 

 
 

Le stelle cadenti
ci ricordano ogni anno
che c’è sempre
qualcosa in cui sperare,
c’è sempre qualcosa da desiderare.
Ama, sogna, desidera
e le stelle
faranno da contorno
alla tua luce.
Stephen Littleword

 







 
Il Maestrale sospingeva e sollecitava quelle nuvole, erranti e silenziose nel cielo sconfinato della notte, ad ostacolare la visione di quello spettacolo unico che da millenni si presentava agli occhi degli umani.
Era la notte dei desideri.
Quella notte, dove la brama di scorgere anche solo una stella cadente per un secondo soltanto, affidava alle dolci brezze che soffiano indisturbate, i sogni degli innamorati.
Alla fine, vincendo su ogni cattiva aspettativa che si era preparata ad affrontare, era riuscita a fuggire da quella che sapeva essere un’imminente tortura per i suoi occhi…e per il suo cuore.
Aveva preso Elena da parte e le aveva detto che sarebbe tornata a casa perché si sentiva troppo stanca, svincolando ogni domanda dell’amica nell’intento di capire il reale motivo di quel suo strano atteggiamento.
Da qualche giorno a quella parte sentiva una strana, quanto fastidiosa sensazione attanagliarle il petto. Non c’era bisogno di interrogarsi a cosa fosse dovuta.
L’immagine di un giovane ragazzo, dalla bellezza eterna e dagli occhi neri e da un sorriso che promettevano solo guai, le si materializzò nella mente.
Damon.
Aveva pronunciato così tante volte il suo nome silenziosamente da cogliere ogni più piccola sfaccettatura nascosta in ogni singola lettera. A volte si perdeva in quei suoi sogni così a lungo da portarla a credere quasi che in realtà lo stesse chiamando. Inevitabilmente a quel suo pensiero di lui che veniva ogniqualvolta fosse in pericolo a salvarla e a stringerla in uno dei suoi abbracci, arrossì.
Nel calore della notte Bonnie riuscì vagamente a concentrarsi sulla strada, annebbiata, ancora una volta, dal pensiero costante del vampiro.
Con suo sommo stupore, si era ritrovata a detestare quel giorno, ad odiare telegiornali e persone che mettevano il verbo “avverarsi” e il sostantivo “desiderio” nella stessa frase.
Quella sera centinaia di persone si erano riversate nei parchi con l’intento di godere di quello spettacolo offerto dal cielo una sola volta l’anno. Non avrebbero allontanato i loro occhi dalla volta celeste per la paura di perdere anche una sola possibile stella disposta ad esaudire il desiderio espresso da chi l’aveva adocchiata.
Quella notte, però, era diversa dalle precedenti. Bonnie non avrebbe alzato il naso all’insù e riposto anche solo un briciolo di speranza in una di quei tanti corpi celesti e luminosi, confessando loro uno dei suoi desideri più nascosti.
Il suo di desiderio non si sarebbe mai avverato anche se avesse chiesto ad ognuna di loro di ascoltare e di soddisfare quel suo sogno.
Qualcosa in lei si ribellò, richiamandola nel mondo reale, imponendole di concentrarsi e di non lasciarsi andare a pensieri che l’avrebbe rattristata ancora di più.
Rifiutando di affrontare ancora una volta ciò che sentiva nei confronti di quel vampiro che era riuscito ad incantarla senza l’uso di alcun potere in suo possesso, si diresse decisa verso casa.
Tutto ciò sarebbe stato solo un vago ricordo che era riuscito a rattristare il suo cuore, gettando sul suo animo allegro e spensierato un velo di tristezza.
Una volta rientrata in quell’ambiente familiare e così accogliente, si sarebbe fatta un bagno rilassante e sarebbe sprofondata nel mondo dei sogni, dimenticando così ogni sguardo di complicità e sincera felicità che leggeva sul volto dei ragazzi e delle ragazze nell’attesa che l’oscurità delle tenebre conquistasse il cielo. Lasciando che il sonno la cogliesse e la portasse con sé, avrebbe offuscato l’immagine di coppie tenersi mano nella mano, stringersi in caldi abbracci e scambiarsi sorrisi radiosi.





Lasciando cadere distrattamente la borsa per terra e avviandosi verso il bagno, si bloccò di colpo, colta da un particolare: la luce della lampada posta sul suo comodino era accesa. Deglutendo e voltandosi con estrema lentezza, si portò le mani alla bocca per trattenere un urlo spontaneo. Sdraiato comodamente sul suo letto, intento a sfogliare un libro, c’era colui che tormentava i suoi sogni da ormai un sacco di tempo: Damon Salvatore.
<< A giudicare dal battito del tuo cuore e se non  ti conoscessi, direi che stai per avere un infarto >>, osservò Damon più che mai divertito dalla reazione della sua streghetta alla sua vista.
Se prima Bonnie sentì nascere la paura dentro di lei, adesso sentiva questa sovrastata dal battito fin troppo accelerato del suo cuore.
Per un attimo rimase lì, con sguardo fisso, rapita dalla figura sensuale del vampiro immerso nella lettura.
Quando tutti i suoi buoni propositi di imporsi di calmarsi stavano lenendo la sorpresa di poco prima, si accorse quale libro avesse tra le mani e la paura provata pochi attimi fa, invece di dissolversi, aumentò.
<< Q-quello non è il mio diario, vero? >>, domandò Bonnie titubante e trovando il coraggio dentro di lei, all’orlo tra il lasciarsi prendere dal panico e una crisi isterica.
<< […] Non so dire se fosse per via dei miei poteri di strega, ma seduta in quella stanza nell’intendo di capire cosa avesse esattamente in mente Elena per domani sera, la notte in cui cadono le stelle e si dice che qualsiasi sia il desiderio espresso dalla persona che  ne ha scorta anche solo una nell’attimo in cui sorvola il cielo, si avveri (anche se io personalmente non credo a queste cose), la sensazione di essere osservata non si allontanava. Era un pensiero che mi ronzava in testa e che esigeva di essere ascoltato. Quando il mio sguardo ha sondato lo spazio intorno a me, i miei occhi sono caduti sulla sua figura così provocante. Al solo pensiero mi vengono i brividi ancora adesso. Quei due occhi, quel sorriso…credo di essermi innamorata di ogni cosa di Damon… […] >>
<< Ridammelo >>, urlò Bonnie per sovrastare la sua voce e quelle parole in cui si riconosceva, ordinando a Damon di restituirle il suo diario. Sentiva le guance iniziare a riscaldarsi per mezzo di una vampata di calore che le nacque dallo stomaco per estendersi successivamente in tutto il corpo.
<< Sai, penso proprio che inizierò a leggere i diari delle mie conquiste. Gli aggettivi usati per descrivermi mi fanno pensare ad una persona che ha a che fare con gli angeli, ma che in realtà sia un bel diavoletto.  >>
<< Ho detto di ridarmelo >>, disse Bonnie, maggiormente  imbarazzata e abbassando lo sguardo per evitare di incontrare quei due occhi neri. La sua mente, intanto, continuava a ripetersi la frase “Tutti, ma non lui. Tutti, ma non lui”, rischiando che le facesse perdere il controllo di sé.
Quando i suoi occhi furono attirati da quelli del vampiro e si fermarono il tanto che bastava per leggervi dentro, vi trovò un pizzico di eccitazione.
<< Vienitelo a prendere. >>
Il tono tra il divertito e di sfida che usò Damon, le arrivò come un’ondata di fuoco che le fece subito pentire di aver varcato la porta della sua stanza, ma ancora di più di aver lasciato il suo diario sul comodino quella stessa mattina. Si maledisse per aver scritto quelle cose sul suo conto.
<< Io sto aspettando, streghetta >>, la sfidò nuovamente Damon, chiudendo gli occhi e incrociando le braccia dietro la testa. Il diario dalla copertina blu appoggiato sulle gambe del vampiro, sembrava la stesse chiamando in una tacita richiesta d’aiuto.
Bonnie, rossa in volto e con le guance ormai diventate dello stesso colore dei suoi capelli, si dava della stupida al pensiero di che cosa avesse letto Damon tra le pagine di quel piccolo libricino. Si dava dell’idiota per quello che adesso lui sapeva e che praticamente le aveva confessato sempre per mezzo di quelle pagine bianche. Le frasi, i pensieri e i suoi desideri più nascosti, trascritti su quel diario, le tornarono alla mente uno dopo l’altro. Le parole che avevano in loro la forza di riassumere un concetto senza lasciare alcun dubbio a chi le interpretasse, le risaltarono agli occhi come se calcate in grassetto. Le gambe le diventarono sempre più molli, quasi da indurla a domandarsi per quanto tempo ancora avrebbero retto il suo peso.
Quella sera doveva confidare quei suoi tormenti ad una stella, non al soggetto diretto che aveva provocato tutto questo.
Spinta da questo e da una forza mai provata prima, fece qualcosa che sorprese perfino se stessa: rossa in volto e imbarazzata, consapevole di stare per fare una mezza pazzia, si lanciò su Damon.
Il vampiro permise alla ragazza di sfiorare il diario, illudendola quasi di avercela fatta, quando, aprendo i suoi occhi neri e incontrando i suoi, le afferrò un polso e l’attirò a sé.
<< Sei propria sicura di volertelo riprendere con la forza, uccellino? >>, domandò Damon, rivolgendole un sorriso beffardo e osservando i suoi occhi sgranati. << Basta che tu mi chieda per piacere e, se mi andrà, te lo restituirò. >>
Sembrava quasi che Damon avesse parlato al vento, perché con la coda dell’occhio Bonnie vide il suo diario nell’altra mano del vampiro. Senza pensarci due volte e ignorando così quella proposta di pace, cercò di afferrarlo.
<< Ah-ah-ah >>, disse Damon, nascondendo il diario dietro la schiena. << Non si strappano le cose di mano. E’ maleducazione. >>
<< E’ maleducazione anche leggere un diario di una ragazza che dovrebbe essere segreto e non pubblico, sai? >>
<< E così quando vengono toccati punti scottanti, la mia gattina si trasforma in una tigre >>, osservò Damon continuando a stuzzicare Bonnie e a bearsi di quel momento. << Mi sei quasi saltata addosso e adesso cerchi anche di fare del sarcasmo. Chissà se… >>
<< Non era sarcasmo, era la semplice e pura verità. >>
Indotta da quell’ondata di adrenalina che in lei scorreva come un fiume nel mezzo della sua piena, Bonnie cercò di divincolarsi e lottare contro quella presa.
<< Lasciami >>, ordinò la ragazza.
Anche se fosse ben consapevole che Damon non stava che facendo la minima pressione sul suo polso, si domandò cosa sarebbe riuscito a fare se lo avesse davvero stretto.
Impedendo di perdersi in inutili supposizioni, Bonnie iniziò a dimenarsi con l’unico obiettivo di arrivare dietro la schiena del vampiro.
Non si voleva fermare a riflettere dove avesse trovato tutta quella grinta per riappropriarsi di qualcosa di suo, soprattutto se centrava Damon.
Dopotutto, forse, aveva ragione lui, quando si era ritrovata i suoi sentimenti, quelle stesse passioni che aveva celato con tanta fatica ad ognuno dei suoi amici, esposti e letti direttamente dal bel vampiro, una parte di sé, che fino a quel momento era sopita, si era destata improvvisamente e adesso cercava disperatamente di averla vinta.
Non aveva intenzione di arrendersi e non lo avrebbe fatto, non questa volta.
Forse avrebbe avuto qualche possibilità se si fosse ritrovata a dover lottare contro un ragazzo umano e del quale non nutriva il benché minimo interesse, ma davanti a lei c’era Damon e quella sua lieve stretta che li collegava, emanava piccole scariche elettriche che in lei si diramavano in tutto il corpo.
Alla fine la piccola Bonnie, stanca e ansimante, si ritrovò seduta sul suo letto, con lo sguardo rivolto verso la cabina armadio della sua stanza. Mentre tutto sembrava essere tornato tranquillo, nella debole luce della stanza si sentiva solo il suo respiro accelerato.
Quando realizzò che un braccio di Damon circondava la sua vita e che questo si trovasse dietro di lei, il panico entrò e capitanò le sue azioni e i suoi pensieri.
Colta da un momento di straordinaria lucidità, la prima cosa che le venne in mente di fare, fu di cercare di sottrarsi a quella stretta. Quando provò Damon la strinse di più a sé.
<< Chi sa se trasformassi in realtà tutti i tuoi desideri più nascosti. >>
Avvertendo il petto di Damon a contatto con la sua schiena, la sua stretta a tenerla ancora più vicino senza permetterle di allontanarsi, sentendo come giocando con una ciocca dei suoi capelli rossi, fece scivolare la sua mano sotto questi e con una lieve carezza li spostò sulla spalla, la mandò totalmente in tilt.
<< Mi sento quasi in colpa >>, disse Damon soffiandole il collo e sfiorandole un braccio con le dita, provocando in Bonnie quella piacevole sensazione di quando si sta sdraiati al sole dopo aver fatto un bagno ghiacciato.
Era così piacevole sentire le dita di Damon accarezzare la sua pelle che Bonnie non poteva che desiderare che non smettesse mai.
<< I miei sensi e i miei riflessi sono molto più sviluppati dei tuoi >>, disse Damon con calma e con voce sottile. << Ma dopotutto l’hai voluta tu la guerra. >>
<< Io rivorrei solo il mio diario >>, riuscì a dire Bonnie, come se fosse una bambina.
<< Ormai quello che dovevo leggere, l’ho letto, gattina. >>
Bonnie sapeva che stava sorridendo.
Aveva anche una vaga idea di cosa stesse pensando. Non era difficile da immaginare e sicuramente non ci sarebbero voluti i superpoteri. Damon l’avrebbe presa in giro, perché lei, la piccola e ingenua Bonnie McCollought, si era innamorata di un vampiro e non di uno qualunque. No, lei si era innamorata del vampiro per eccellenza, si era lasciata catturare dalla luce oscura che circondava Damon Salvatore. Decisamente lui andava oltre i suoi standard. Le avrebbe dato della sciocca solo per aver pensato di poter competere con la bellissima, quanto brillante Elena Gilbert. Si sarebbe divertito a sue spese, come stava facendo in quell’esatto momento, adesso che aveva avuto una conferma innegabile dell’effetto che aveva su di lei. Avrebbe sfruttato le debolezze di Bonnie a suo unico vantaggio solo per svagarsi.
Tuttavia lei non voleva essere un suo giocattolino, una di quelle tante ragazze che incantava, usava e gettava via.
Presa da un’ondata di rabbia, cercò di divincolarsi ancora una volta e quando capì che nonostante i suoi continui sforzi di ribellione, non l’avrebbe mai avuta vinta con Damon.
<< Perché non vai a tormentare una delle tue preziose quanto succulente ragazze? >>
<< Dammi anche solo una buona ragione del perché dovrei, quando qui ne ho una speciale? >>
Bonnie sgranando gli occhi e smettendo di dimenarsi, si sentì svuotare. Quella parola, “speciale”, proferita da Damon e riferita a lei, aveva qualcosa di magico che ebbe il potere di mandarle in subbuglio lo stomaco.
Con sua grange sorpresa Damon la lasciò andare, porgendole il diario e rimanendo disteso sul letto, senza allontanarla o allontanarsi.
Per un attimo rimasero così, nel silenzio della stanza con quella domanda lasciata senza risposta.
Stringendo a sé il diario, Bonnie si sentiva strana e in tensione. Ripensando a quello che era successo, a quello che aveva scoperto e appurato, i dubbi incominciarono a riempire quella loro quiete.
Avrebbe dovuto chiedere a Damon cosa aveva letto oppure lasciarlo andare senza aprire l’argomento?
<< Come mai non sei con la banda del mio fratellino? Pensavo che foste tutti elettrizzati nel vedere un ammasso di polvere e roccia, meglio conosciuti con il nome di meteoriti, volgarmente chiamate “stelle cadenti”, sfrecciare nel Firmamento. >>
<< Non sono affari che ti riguardano >>, rispose Bonnie, ricordandosi cosa e per quale motivo era tornata a casa con la triste conseguenza di dover affrontare quella situazione.
 Alzandosi, dopo essersi assicurata che Damon non l’avrebbe afferrata, posò il diario sulla scrivania, annotando mentalmente che doveva trovare assolutamente un posto migliore per nasconderlo. 
<< Sei arrabbiata >>, sancì Damon sorridendo. << Comunque credo che rimarranno delusi, perché a quanto pare i meteorologi hanno sbagliato le loro previsioni: è nuvoloso. >>
Bonnie lanciò un’occhiata a Damon e il sospetto che centrasse qualcosa si intrufolò dentro di lei.
<< Come mai sei qui? >>
<< Mi annoiavo >>, rispose vago il vampiro, lasciando intenderle che chiederli oltre non le era permesso.
Bonnie ricordava come all’idea di Elena di passare quella serata tutti insieme, avesse pregato Stefan e dopo che il minore dei Salvatore aveva acconsentito, si era rivolto a lui. Prima che la sua Principessa si precipitasse a farli gli occhioni dolci ed estorcerli una promossa, Damon era volato via, lasciando tutti spiazzati.
Accarezzando distrattamente la copertina del diario e pensando a quanti segreti celasse, una nuova inquietudine nacque in Bonnie, togliendole ogni più piccolo barlume di allegria che le rimaneva.
Il pensiero di che cosa realmente avesse appreso Damon leggendo il suo diario, incominciò a tormentarla sovrastando ogni pensiero.
Seguendo l’onda dei suoi pensieri si chiese cosa realmente sapesse.
Quanto sapeva?
E la domanda che temeva più di tutte era: Cosa ne pensava al riguardo?
Aveva solo complicato le cose. Bonnie cercava con tutta sé stessa di non badare a quei suoi sentimenti così opprimenti dentro di le, di lasciare che il tempo facesse il suo corso e che curasse quella sua ferita aperta ancora prima di ricevere un rifiuto categorico.
Fin quando avesse tenuto nascosto non solo a Damon, ma al mondo intero, quasi andando controcorrente a ciò che le urlava il suo cuore, avrebbe vissuto soffrendo in silenzio.
Ma adesso, adesso era diverso.
Damon sapeva.
Cosa avrebbe comportato questo?
La risposta spaventava nel profondo Bonnie.
Tuttavia doveva sapere.
Se qualcuno quella mattina le avesse detto che entro le ventiquattro ore, avrebbe dovuto affrontare una questione decisamente importante per lei e per i suoi sentimenti, non avrebbe pensato a questo.
Senza guardare Damon, fingendo quasi che fosse sola nella sua stanza e immaginandosi di fronte ad uno specchio impegnata a provare un imminente discorso da fare ad una persona, si impose di tenere a freno la sua paura e di affrontare quella situazione con determinazione. Qualsiasi fossero le conseguenze.
<< Che… >>, inspirando profondamente e chiudendo gli occhi, Bonnie richiamò fino all’ultima parte del suo coraggio, ignorando quella paura che non era da lei essere forte. << Che cosa hai letto? >>
Tra tutte le cose che temeva, una di quelle era proprio il silenzio, il gelo che quella domanda scatenò.
Stringendo i pugni, cercò di non badare alle lacrime che minacciavano pericolosamente di bagnare le sue guance.
<< Se potessi sentire tutto ciò che sento io e osservare con occhi diversi quello che vedo io, sapresti che molte volte le parole non servono >>, disse Damon sfiorandole la schiena.
Il tumulto di dubbi che scatenarono quella frase, la sua vicinanza improvvisa e il percorso tracciato dalle sue dita, fecero sognare Bonnie ed ebbero il potere di farla librare in aria.
Sembrava che ogni sua singola cellula bramasse il tocco di Damon e che a questo non potevano far altro che fremere e vibrare sotto quel suo calore. Sembrava come se nel momento più inatteso si venisse a creare un legame di natura sconosciuta che aveva il potere di scombussolarla tutta. Di annullare ogni cosa morale per cedere ad azioni immorali.
Con quella consapevolezza che Damon non le apparteneva, ebbe  l’impulso di allontanarlo.
Tutte quelle ventate di sensazioni ed emozioni, facevano solo male.
Damon non sarebbe mai stato suo. Lui apparteneva ad Elena e lui aveva occhi solo per lei.
Più volte aveva imprecato contro l’amica per usare i due fratelli, per non decidere uno dei due, per metterli uno contro l’altro, facendoli soffrire entrambi.
Perché lei non capiva quale desiderava davvero?
Soffriva quando vedeva Damon che sotto la rabbia e il tono scontroso, nascondeva la rabbia.
Forse provocata dagli avvenimenti e dagli sviluppi di quella sera, sulla guancia della piccola Bonnie fece la comparsa quella lacrima annunciata poco prima.
In sé quella leggera goccia salata conteneva la tristezza, l’inquietudine, il turbamento e la paura che Bonnie stava provando. Come se tracciando un’unica scia sulla guancia in fiamme, avesse voluto alleggerire il carico di emozioni, facendo scivolare via tutto il tormento di Bonnie, lasciò sulla pelle della ragazza una lieve carezza.
<< Non hai alcun motivo per piangere, uccellino. >>
<< Invece si! >>, disse Bonnie scostandosi da Damon e asciugandosi le lacrime, nascondendo il suo volto. << Va via. Almeno questo, per favore. >>
La sua voce era strozzata da quel dolore improvviso che alla fine era esploso. Da troppo tempo dentro di lei custodiva quel sentimento. Da troppo tempo desiderava parlarne con qualcuno, ma la reazione di Meredith alle sue parole l'aveva sempre bloccava. Ogni singola volta che giurava a se stessa che né avrebbe parlato con lei, si ritrovava a doverlo infrangere.
Era troppo debole per fare un simile passo, per condividere i suoi sentimenti con qualcuno. Aveva paura. L’aveva avuta fin dall’inizio, da quando aveva capito cosa provasse. Non aveva avuto coraggio di parlarne con Meredith e in quel momento non aveva alcun saggio consiglio offertoli dall’amica da seguire. Adesso doveva affrontare direttamente Damon, da sola.
Bonnie perse il controllo di sé e delle sue lacrime.
<< No >>, rispose Damon deciso.
Non avrebbe avuto la forza di guardarlo in faccia e cacciarlo. Ogniqualvolta che incrociava i suoi occhi, tutto in lei si bloccava. In quel momento si odiava per questo.
<< Perché fai così, Damon? Ti diverte tanto vedermi così? Ti compiace vedere struggermi per qualcosa che non avrò mai? >>, chiese Bonnie evitando di creare anche solo un contatto fisico.
<< Al contrario. >>
Facendo un respiro profondo e gettando un sguardo veloce fuori dalla finestra, disse: << Comunque sia domani tornerà tutto come prima. Tu continuerai a convincere Elena che siete fatti per stare insieme e io continuerò ad osservarti da lontano, senza smettere di darmi della stupida per essermi innamorata di te. >>
Inaspettatamente si ritrovò tra le braccia di Damon.
Benché si dice che i vampiri siano freddi al tatto, Bonnie avvertiva solo un gran calore pervaderla e cullarla.
Avrebbe dovuto divincolarsi, cercare di allontanarsi e sottrarsi a quell’abbraccio, ma da quel torpore non voleva scappare. Desiderava solo rifugiarsi e non essere costretta ad affrontare l’indomani.
<< Perché mi fai questo? Non capisci che così sarà più difficile per me? >>
<< Dimentichi che so cosa si prova. >>
Le immagine di Katherine, ma soprattutto quella di Elena, risuonarono nella sua testa, accompagnando quei due nomi da immagini e dolore.
Damon sapeva cosa provava Bonnie e quello che più la sorprese e apprezzò di quel gesto, fu che lui invece di evitarla, l’aveva accolta in un abbraccio.
Sapeva cosa stava provando perché anche lui ci era e ci stava passando.
Questo suo gesto non fece altro che ribadire quanto il cuore di  Bonnie fosse innamorato di Damon e quanto lui battesse a ogni suo respiro.
Fu in quel momento che per la prima volta, consapevole e lucida, abbracciò Damon e in quella stretta si fece piccola, piccola.
Si sentiva così al sicuro, così forte, ma allo stesso tempo debole. In quel momento si sentiva ricca, appagata e dopo qualche minuto avrebbe dovuto affrontare la povertà e la solitudine.
Pianse. Non se ne accorse. Le lacrime non erano sotto il suo controllo. Non si curava più di nascondersi. Perché avrebbe dovuto? Quello era un addio. Lo sapeva.
L’abbraccio durò troppo poco e quando Damon si staccò da lei, Bonnie ebbe un impeto di panico e l’impulso di attirarlo di nuovo a sé.
<< Mmm hai bisogno di distrarti >>, disse Damon alzandole il mento e asciugandole le lacrime.
Prima che Bonnie potesse controbattere, sentì il terreno mancarle sotto i piedi e quando si accorse di trovarsi all’aria aperta e di sfrecciare come non mai nell’oscurità della notte, si aggrappò a Damon, stringendolo ancora di più.
Anche se aveva paura, con lui vicino sapeva di essere al sicuro.
 
 
 
 

I piedi di Bonnie toccarono terra.
Con gli occhi saldamente chiusi, fu quasi disorientante prendere consapevolezza di dove si trovasse.
Sotto i suoi piedi nudi sentiva tanti piccoli granelli freddi solleticarle la pelle. L’unico rumore percepibile era quello prodotto dell’acqua in lontananza e il suono del vento leggero tra le chiome degli alberi.
Aprendo gli occhi, notò come davanti a lei le si presentasse la luna alta nel cielo e come questa donasse al luogo un colore argenteo, dai riflessi blu.
Il mondo intorno a loro taceva e quel silenzio, riempiva la mente della strega con ancora più domande. Guardandosi intorno e vedendo l’oscurità della note circondarla, si sentì soffocare.
<< D-Damon? >>, disse Bonnie spaventata.
Cercando di sforzare la vista per cogliere anche solo un più piccolo movimento di un’ombra, Bonnie arretrò con il panico che stava nascendo dentro di lei.
<< Non è divertente. >>
Improvvisamente le sue gambe nude furono sfiorate dalla stoffa fredda di un paio di jeans, mentre due braccia le circondarono la vita.
Sentendo la paura diradarsi e accogliendo quella sensazione di protezione, lasciò che l’aria calda, mossa impercettibilmente dalla chioma degli alberi, le sgombrasse la mente.
Sentiva come il respiro, sotto i battiti del cuore, tornava regolare e come questi in realtà fossero collegati tra di loro da una differenza sottile.
Lasciandosi andare e cogliendo quel momento di tranquillità, appoggiò la testa sulla spalla di Damon, chiudendo gli occhi.
Tutte le sensazioni provocate dal vampiro su di lei, corpo e mente, ad occhi chiusi sembravano essere amplificate e più forti.
Tuttavia, doveva ammettere che Damon c’era riuscito. Portandola lì, aveva scacciato, anche se momentaneamente, la tristezza e lei non voleva altro che tenerla più lontano possibile.
<< Dove siamo? >>
<< Fuori Fell’s Church. >>
<< E perché siamo qui? >>
<< Le stelle cadenti è difficile osservarle quando ci sono le nuvole nel cielo e le luci della città a nasconderle. >>
Bonnie ebbe l’impressione che il suo cuore aumentò il suo battito.
Nonostante il subbuglio di pensieri ed emozioni, non voleva che i suoi brutti pensieri ostacolassero quel momento, che le sue inquietudini vivessero al suo posto.
Si trovava da sola con Damon e avrebbe assaggiato ogni secondo di quella compagnia voluta, sarebbe stata ingorda.
Se avesse dovuto soffrire, voleva avere un motivo concreto e non solo pensieri.
Entrando in questa nuova ottica e con occhi nuovi, Bonnie osservò davvero quel luogo magico, sentendo nascere una sensazione di tenerezza dentro di lei.
A dipingere il cielo di tanti puntini luminosi vi erano loro, le stelle. Punti fermi, uniche compagne notturne della luna.
E poi c’erano loro, quelle cadenti.
Benché non ci fosse niente ad ostacolare la vista, in cielo non c’erano.
Perché tutt’ad un tratto desiderava vederne una?
Malgrado le sue origini celtiche e le sue convinzioni, non credeva a queste cose.
Come può una stella cadente esaudire un desiderio?
Era un po’ come dare le spalle ad una fontana e gettare in essa una moneta, mentre nella tua mente formuli il tuo desiderio.
In vita sua di monetine Bonnie ne aveva gettate a dozzine, ma mai nessuno dei suoi desideri espressi si era avverato.
A volte, da stupida, si chiedeva se avesse sbagliato qualcosa.
Come se nel rito di chiudere gli occhi, fare un profondo respiro, contare fino a tre e formulare nella sua mente la sua richiesta segreta, avesse dimenticato qualcosa o saltato qualche passaggio fondamentale.
Bastasse solo quella piccolissima azione, dove le persone per una manciata di secondi riponevano la loro speranza e fiducia, per esaudire i loro desideri, sicuramente a quest’ora nel mondo ci sarebbe stata molta più gente felice.
Questo ragionamento ovvio, quasi volesse provare l’inesistenza di quel potere ultraterreno come una legge scientifica e far risuonare ancora di più la sua assurdità nella testa di Bonnie, la portò a pensare che no, era inammissibile che una stella disponesse di quel grande dono.
Se lo avesse davvero avuto, allora sarebbe stata il corpo celeste sordo per eccellenza, oltre che egoista e crudele per ignorare le richieste più intime di una ragazza, i sogni di una bambina e i sospiri di ogni persona innamorata.
Quella di pronunciare un desiderio in quella notte era una favola per bambini, esattamente come lo è la fatina dei dentini, con la sola differenza che a questo potere credono anche i grandi.
Ricordava che fino a qualche anno fa, quando la sua vita si poteva ancora definire noiosa ed entrava nel concetto di normalità, aspettava l’estate anche per vedere meravigliata quello spettacolo.
Poi tutto era cambiato.
Aveva scoperto di essere una strega, aveva visto la sua vita popolata da vampiri e demoni della notte ed erano arrivati loro: i fratelli Salvatore.
Lei si era innamorata perdutamente di uno di loro, il fratello più oscuro e strafottente, quello che non pensava ad altro se non a sé stesso. Quello stesso vampiro che l’aveva salvata tante volte e le riservava sorrisi e attenzioni da illudere il suo giovane cuore.
<< Vuoi sapere cosa ho letto? >>, domandò improvvisamente Damon, rompendo il silenzio.
Il respiro di Bonnie si fermò di colpo, facendo morire sul colpo tutti i suoi pensieri.
<< Ho letto di quanto in realtà capissi le mie azioni e ciò che si nascondeva dietro ognuna di questa, sia essa rabbia, paura, in quietudine o ostilità. Attraverso le tue parole sono riuscito a capire che, proprio quando ero sicuro di riuscire a nascondere ciò che provavo a chiunque, tu coglievi quel qualcosa in più che ti lasciava capire perché mi comportassi male e a comprendermi. Leggere ciò che hai scritto è stato un po’ come lasciare il mio corpo e osservarmi da fuori e, credimi, mi ha aiutato a capire due cosette. A quanto pare mi conosci più di quanto io e te messi insieme crediamo. La verità è che dici un sacco di cose vere, ma non te ne accorgi >>, disse Damon sorridendo e anticipando Bonnie, impedendole di interromperlo, continuò. << Devi ammettere che un po’ e a volte lo sei. >>
Che si aspettasse una replica oppure no, la parola mancò improvvisamente a Bonnie che cercava disperatamente un qualche altro significato, oltre a quello più lampante, nelle parole che aveva usato Damon e che né era sicura, aveva scelto.
In quel momento Bonnie preferiva concentrarsi su ciò che le stava intorno, perché se avesse spostato la sua attenzione su come avesse reagito il suo cuore anche solo per un istante, sapeva che si sarebbe spaventata da quanto questo batteva forte, da quanto questo fosse felice di aver sentito finalmente quelle parole che tanto voleva udire.
<< Vuoi anche sapere perché sei una ragazza speciale? >>, domandò Damon lasciandole un bacio sulla spalla.
L’inevitabile successe.
Bonnie si sciolse e se il vampiro non l’avesse tenuta, sarebbe svenuta perdendo i sensi.
Il mondo incominciò a girare troppo velocemente.
Che cosa stava succedendo?
Tutto stava accadendo così in fretta da lasciarla completamente indifesa.
Neanche un’ora fa imprecava contro le stelle comete per illudere le persone che avevano un desiderio da ritenere irraggiungibile come lei e adesso era tra le braccia di quel vampiro che adorava e sentiva di amare.
Un’ora fa aveva detto una piccola bugia per scappare da ciò che il suo cuore temeva e bramava e adesso Damon Salvatore le stava dicendo che si era stupito di quanto lei stessa non aveva capito e che invece aveva scritto sul suo diario.
<< Bonnie >>, all’udire del suo nome e non di uno dei suoi nomignoli, sentì il suo cuore perdere un battito, << per qualche motivo sapevo che avevi qualcosa di speciale e non mi riferisco ai tuoi poteri, ma piuttosto a quello che sei. Forse è per questo che non permetto a nessuno di prenderti e allontanarti da me. >>   
Bonnie, stordita, si ritrovò con entrambe le mani aperte sul petto di Damon e anche se ferme, aveva l’impressione che queste tremassero. Avvertiva in ciascuna delle dieci dita un formicolio fastidioso e persistente.
Sentiva il mondo a se quieto, calmo, assente.
Tutto si era riversato in quello sguardo, in quei due occhi dove sembrava che improvvisamente fossero diventati il centro della sua gravità.
<< Com’è possibile che tu ti sia innamorata di uno come me? Perché è questo che mi hanno trasmesso le tue parole e che non capisco. >>
Bonnie deglutì in cerca di qualsiasi parola che convincesse prima a lei e poi Damon che doveva trattarsi di un qualche sogno inventato dalla sua mente.
<< Mentre leggevo, l’unica cosa che desideravo era di parlarti. Lo sentivo dentro. Qui. >>
Damon prese una mano di Bonnie, intrecciandola alla sua, e l’avvicino al suo cuore fermo da secoli.
Lì, da sola con Damon, sentendo il suo abbraccio, avvertendo il suo profumo, guardando l’oscurità intorno al vampiro mutare in un colore più chiaro, incominciò a credere nel potere delle stelle.
Fissava quei due occhi profondi, dove chiedersi quali misteri celassero era una cosa spontanea. Esplorarli e portarli alla luce, era tentazione.
Quando le braccia di Damon si mossero solo per stringerla di più e per limitare quei piccoli centimetri che li divideva, Bonnie si ritrovò a trattenere il fiato.
<< Dopo quello che ho letto, dopo aver capito davvero cosa si nasconde dentro di te, ammeto che volevo scappare, ma non potevo. Eri tu la proprietaria di quel diario e quindi di chi avesse scritto quelle cose. La mia streghetta. Sapevo che né avresti sofferto se fossi sparito e questo non lo accettavo. Come potevo farti questo, se proprio io ho sempre voluto difenderti da chiunque ti minacciasse? Se lo avessi fatto, sarei stato un mostro e per qualche ragione, non voglio che proprio tu mi ritenga tale. >>
La voce di Damon era così calda, dolce, seducente che le sembrò che il suo cuore rallentasse il battito per paura di stonare la melodia di quella splendida sinfonia che si stava venendo a creare, dove a capo di questa non vi era alcun gran compositore.
<< Esprimi un desiderio, gattina. >>
In quel momento, a quelle parole e al sorriso di Damon, a Bonnie sembrò di scorgere il suo riflesso in quei due pozzi neri  buttarvi una monetina ed esprime un desiderio, l’unico ed il solo che fremeva dentro di lei ormai da tempo.
In quel momento, come per magia, un corpo celeste dalla coda infuocata, sfrecciò nel cielo della notte.
Sotto quella nuova luce che portava con sé, le labbra fredde di Damon sfiorarono quelle delicate e calde di Bonnie.
All’improvviso le sembrò di precipitare in una favola nel suo momento più bello.
In pochi secondi Bonnie si ritrovò a ricredersi sulle stelle cadenti, sulle favole e sulla certezza di non avere alcuna possibilità di veder realizzato il suo sogno.
Le stelle cadenti sembravano essersi impegnate quella sera per averla vinta sulle convinzioni di Bonnie, gettandola in quella sua vita che più che una favola, assomigliava a una storia dell’orrore, ma con quei momenti magici, creati dal suo principe oscuro, così irraggiungibile da riuscire a sottomettere anche lui a quello strano potere.
Sentendo la stretta di Damon intorno a lei, quelle labbra delicate, accolte da quelle rosee di Bonnie, approfondire quel loro tocco, si sentì leggera, quasi come se con quel momento quella sinfonia esplodesse e innalzasse il suo dolce suono da riuscire a toccare quelle stelle piene di magia e follia.
Se Bonnie fosse realmente caduta in una favola, non voleva più riemergere.
Se fosse un semplice sogno, non si sarebbe mai più voluta svegliare.
Se fosse scivolata in quel pozzo che in sé possedeva qualcosa di magico, voleva passare lì il resto delle sue giornate.
Se fosse opera di una stella cadente dispettosa, sfrecciata di nascosto su di loro, doveva ammettere di essersi sbagliata.
<< Non ho l’abitudine di scrivere ciò che faccio su un diario, ma sicuramente se né tenessi uno, avrei scritto di te e di quello che sei riuscita a farmi ritrovare, spostando ogni mio sentimento >>, disse la voce di Damon tradendo per la prima volta qualcosa di nuovo, qualcosa che sorprese Bonnie. << Gattina, tu credi nei sogni? >>
Sentendosi come mai prima di allora, sapeva di dar voce a quelle parole che Damon aveva solo letto e non sentito.
<< Sei tu il mio sogno. >>
Guardando il volto illuminato di Damon, radioso come se sentire quelle parole lo facessero sentire speciale, per la prima volta fu lei a ricatturare quelle labbra impadronendosene.
Sentendosi completa, in quel momento colse il vero significato che si nascondeva dietro la luce di una stella cadente.
Anche se lei non avesse esaudito quel suo grande desiderio confidatoli, le avrebbe offerto qualcosa di più.
Piccoli momenti disseminati di amore e gioia che più comunemente vengono chiamati gli attimi della vita che vengono assaporati e vissuti pienamente e non, ogni giorno.
E di quegli attimi in quella sera, la piccola Bonnie, aveva solo iniziato ad assaggiarli e per nulla al mondo ci avrebbe rinunciato. Adesso sapeva che a volte i sogni, anche quelli più nascosti e che sembrano così pazzi anche solo pensarli, si avverano. Sapeva che sta a noi lottare e credere in loro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo di Lilydh
 
Quando passano settimane prima che aggiorni, quando passano solo pochi giorni dall’ultima FanFiction.
Eheheh
Parlando un po’ di questa mio nuovo scempio, posso dire che “Sognare non è che l’inizio”  è nata casualmente. Più precisamente una sera in cui non riuscivo a continuare la stesura di un capitolo di “Sospeso tra Cielo e Terra”.
Finito il viaggio interiore di Damon, “sentivo” di dovere e volere finire questa one-shot.

Questa mia prima one-shot sulla coppia Donnie, parla di sogni che si credono irraggiungibili e di desideri a cui si smette di credere ancora prima che prendono forma nella nostra mente. Con un piccolo aiuto ricevuto dal suo stesso diario, Bonnie è costretta ad affrontare Damon, senza passare dall’eventuale strigliata della cara Meredith.
Quel piccolo libricino ha smosso anche i sentimenti di Damon, facendoli capire (senza baci da parte di Mutt e quella rompiscatole di Maya) che il suo tenere a Bonnie, va oltre la semplice amicizia.
A quel punto, cogliendo totalmente impreparata la streghetta, il sogno di questa è al solo inizio della sua trasformazione in realtà.
Ora, siccome la mia FanFiction parla di sogni…
Vorrei dedicarla a tutte le persone che hanno un sogno, che credono in questo e che lottano ogni giorno per avvicinarsi sempre di più o anche se di un piccolo passo per la loro realizzazione.
Non smettete mai di credere nei vostri sogni!!! Lottate e credete in loro.
Ringrazio in anticipo chiunque recensirà e leggerà la storia, chi l’apprezzerà o meno.
Siete sempre e comunque fantastici e direi coraggiosi per leggere le mie storie.
 



 
Spero che passiate a trovarci e aspetto le vostre recensioni e pareri,
Lilydh
 


  
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