Disclaimers: Sherlock
appartiene ad Arthur Conan Doyle, alla BBC e a
Moffat/Gatiss. Insomma, a un sacco di bella e brava gente, ma non a me.
La canzone "Words that we couldn't say" fa parte
dell'ost dell'anime di Cowboy Bebop, la musica
è di Yoko Kanno e
The Seatbelts
ed è cantata da Steve Conte. Su Youtube si
trova senza problemi.
Mio primo tentativo con una vera songfic. Non sono del tutto convinta
del
risultato, specie per quel che riguarda Sherlock che trovo un po' OOC,
ma la
canzone si adatta in modo diabolico e perfetto ai tre anni in cui lui
si finge
morto e il mio neurone si è messo in modo da solo. Blame it
on him (semi-cit.)
WORDS THAT WE COULDN'T SAY
JOHN
We couldn't say them
So now we just pray them
Words that we couldn't say
Se qualche
anno fa mi avessero chiesto "Preferisci
avere rimorsi o rimpianti?" avrei risposto "Rimpianti."
Perché
il rimorso implica senso di colpa per qualche torto compiuto e io sono
un
medico, il buon samaritano per definizione: avere rimorsi mi sembrava
l'antitesi di ciò che sono.
Se me lo chiedessero oggi, non avrei alcuna esitazione nel
rispondere "Rimorsi." Vorrei tutti i rimorsi di questa terra per
barattare
questo dannato rimpianto che mi sono ritrovato addosso con la tua
morte,
Sherlock.
Il rimpianto di quelle parole che non ho potuto dirti.
Funny ain't it?
Games people play
La vita con te
era come un gioco, un infinito viaggio sulle
montagne russe. Quando ripenso a quei giorni, e, dio, ci ripenso di
continuo,
le immagini mi scorrono veloci e confuse davanti agli occhi. La sola
cosa
chiara è la tua schiena dritta davanti a me, mentre mi
trascini verso
l'ennesimo caso, l'ennesima partita da giocare.
Scratch it paint it
One in the same
We couldn't find them
So we tried to hide them
Words that we couldn't say
Ogni tanto
avevo la tentazione di
chiamare il tuo nome e fermarti, per dirti... già, per dirti
cosa? All'inizio
nemmeno io lo sapevo e, comunque, credevo di avere più tempo
per capire me
stesso, accettare questa cosa e
lanciarla a te.
Ma questa cosa era troppo grande
per me. Ci provavo, ma non riuscivo a
tradurla in parole, non ho mai trovato il coraggio dentro di me.
Mi dicevo "Adesso lo
faccio." ma l'attimo dopo mi sembrava sbagliato ed ero certo che tu,
sposato col tuo lavoro, isolato nel tuo Mind Palace, non avresti
accettato le
parole che volevo dirti.
Ho avuto paura di rovinare quel
poco che avevamo, ho preferito tacere e quelle parole sono rimaste
nascoste
dentro di me.
Se solo avessi potuto immaginare.
It hurts don't it?
Fools on parade
Da
soldato ho sperimentato sulla
mia carne il dolore fisico: un proiettile mi ha perforato la spalla e
sono
svenuto per il bruciore devastante e gli spasmi dei muscoli lacerati.
Ma credetemi, il dolore fisico non
è niente rispetto a quello dello spirito. Il corpo
può essere anestetizzato,
riparato, sanato, ma per il mio rimpianto non c'è cura.
Oggi rido amaro delle mie
incertezze e mi sento un idiota nel non averti detto quelle parole,
Sherlock.
Taint it own it
Chase it away
Oggi le
percepisco più chiare che
mai, quelle parole, schiacciate contro la mia cassa toracica. C'erano
anche
allora, forse fin dal principio, nelle nostre corse silenziose in taxi,
nelle
mattine in cui facevamo colazione insieme, nelle notti insonni ad
analizzare le
prove.
We couldn't make them
So we had to break them
Words that we couldn't say
C'è
una domanda che mi tormenta,
Sherlock. Tu sapevi cosa avrei voluto dirti? A volte penso che mi
sarebbe bastato
guardarti negli occhi ed esclamare "Deducimi!" e tu avresti capito.
In qualche modo mi consola l'idea
che tu potessi aver capito le parole che non sono riuscito a dirti:
"Io ti amo, Sherlock."
Sometimes baby
We make mistakes
Dark and hazy
Prices we pay
In gergo
militare si chiamano danni
collaterali: danneggiamenti fortuiti di edifici civili nei pressi delle
installazioni militari che si intendevano colpire o persone che si
trovavano
casualmente sulla linea di fuoco. Data l'importanza della partita che
stavo
giocando e l'intelligenza del mio avversario li avevo messi in conto,
erano
inevitabili.
Ho raggiunto il mio obiettivo: io
sono vivo, lui è morto e ora sto silenziosamente
smantellando la sua
organizzazione.
La guerra è finita, il fumo e la
polvere delle esplosioni si sono dissolti; ho avuto modo di guardarmi
attorno e
di pensare al danno collaterale che la nostra battaglia ha provocato.
Ho vinto, ma ho pagato un prezzo
salato. Sei tu, John, il mio danno collaterale.
I sit here on my shelf
Just talking to myself
Words that we couldn't say
Sono solo, in
una anonima camera
d'albergo di terza categoria a Yerevan [1], tra dieci minuti
uscirò da qui e
andrò ad uccidere un trafficante d'oppio che era uno dei
finanziatori di
Moriarty.
Dovrei essere elettrizzato, un
tempo lo sarei stato. Ma questo avveniva prima di conoscerti, John.
Sto per uccidere un uomo e tutto
quello a cui riesco a pensare sono quelle parole che non sono riuscito
a dirti.
Someday maybe
We'll make it right
Until that day
Long endless nights
La solitudine che un tempo era mia abitudinale compagna, ora mi pesa.
Allora mi sdraio sul letto e penso perché, e tu lo sai bene, il mio cervello non si riposa mai. Dipingo i possibili scenari del mio ritorno a Londra, quando potrò porre fine a questa tediosa pagliacciata. Studio, analizzo, esamino, cerco di capire quale sia il modo migliore per presentarmi a te.
Quel momento sembra non voler arrivare mai. Le notti sono una lunga agonia di insonnia e noia.
We couldn't say them
So now we just pray them
Words that we couldn't say
"Ti
chiedo perdono."
E' la prima cosa che ti dirò; sarà
giusto farlo perché so che stai soffrendo. Mycroft mi tiene
aggiornato su di
te, so che hai ripreso a zoppicare e so che è colpa
mia. Sarà facile
chiederti scusa perché mi dispiace, mi dispiace davvero che
proprio tu, John,
sia stato il mio danno collaterale.
Sono altre le parole che ho
bloccate qui in gola da tempo, da molto prima che mi fingessi morto.
We couldn't say them
So now we just pray them
Words that we couldn't say
E' che non
erano da me quelle
parole. Sapevo che c'erano, lì tra noi due, ma ogni volta
che pensavo di dirtele, mi sembravano così strane,
così
aliene sulla mia bocca. E così ho preferito sigillarle
dentro di me.
Proprio io che ti avevo tenuto a
distanza, dicendoti di essere sposato con il mio lavoro, come avrei
potuto
dirti quelle parole, John?
Eppure ora sento che avrei dovuto,
che non avrei dovuto lasciarle in sospeso tra di noi.
Sai John, le scrivo spesso sul mio
cellulare quelle parole. Le scrivo tante e tante volte, ormai posso
farlo ad
occhi chiusi. Altrettante volte sono tentato di spedirti il messaggio
[2] ma
all'ultimo mi trattengo: non è ancora il momento, non sei
ancora fuori pericolo
e non voglio altri danni collaterali.
Someday maybe
We'll make it right
Until that day
Long endless nights
Lo farò, ho deciso. Qualunque sarà la tua reazione, lo farò.
We couldn't say them
So now we just pray them
Words that we couldn't say.
C'è una domanda che mi tormenta,
John. Ti avrebbe fatto stare peggio o sarebbe stata una consolazione
per te
conoscere quelle parole che non sono riuscito a dirti? Quelle poche,
semplici
parole:
"Io ti amo, John."
Note:
[1] Capitale dell'Armenia.
[2] Ispirato al canone di Doyle: ne
"L'avventura della casa vuota" Holmes confessa a Watson che in quei
tre anni ha pensato spesso di scrivergli e fargli sapere che era vivo.