LA VITA DI MARY
Chiunque avesse visto Mary l’avrebbe scambiata per un’ orfana o
peggio ancora per una barbona. Pur vivendo in una città grande e piena di gente
come New York spesso le capitava di sentirsi sola e pensava che la sua vita
fosse priva di senso. Abitava in una piccola casa di periferia nella quale i
suoi genitori avevano speso tutti i loro soldi per poter crescere in uno spazio
adeguato la numerosa famiglia di sei persone. Suo padre Jon lavorava come
muratore per una ditta poco conosciuta ma non per questo senza lavoro da
svolgere. Purtroppo con l’inizio di una delle numerose guerre Jon dovette
partire obbligato dal governo americano a rischiare la propria vita e la
felicità della propria famiglia per servire le nazioni unite. E così fece
rischiò fino all’ultimo ma il suo destino era gia stato segnato.
Mary odiava la scuola non perché non le piacesse studiare ma
perché non aveva amici e non riusciva a stare alla pari di quei ragazzi che per
farsi grandi si bucavano e fumavano all’entrata della scuola come per far
vedere ai professori che quel giorno non avrebbero seguito la loro lezione e
che nessuno poteva sottometterli. Capiva che la loro situazione era peggio
della sua ma proprio non sapeva cosa dire e cosa poter fare per stare con loro
senza entrare in contatto con la droga, perciò erano gia tre anni che non
riusciva a fare amicizia e da un po’ le veniva spontaneo allontanarsi da quel
mondo schifoso che non capiva e che non sarebbe mai stata in grado di
accettare. Alle 12.00 di martedì 15 ottobre Mary arrivo a casa e trovò una
lettera che diceva:
Cara sinora Adelphy e famiglia,
le scriviamo con immenso dolore per informarla
dell’ improvvisa morte di suo marito.
Vostro marito è stato un soldato molto importante
per noi ed è rimasto
fedele agli stati uniti fino alla fine e ci ha
servito con lealtà mettendo la sua vita nelle mani dell’ America.
Lo stato americano darà un contributo alla vostra
famiglia
In modo che possiate andare avanti senza patire la
fame.
Distinti saluti e condoglianze per vostro marito
45° Reggimento
Mary fu invasa da una serie di sentimenti contrastanti; ripensava
a non aver potuto salutare il padre prima che partisse per colpa di una
litigata, all’amore che provava per lui, all’ odio nei confronti di quel paese
infame che aveva lasciato una famiglia sola e che osava paragonare una vita a
dei soldi, ripensò a sua madre a cosa avrebbe pensato, a cosa avrebbe fatto al
fratellino che ingenuamente solo da grande si sarebbe accorto che la sua
famiglia non era come le altre; l’ultimo pensiero fu rivolto al suo futuro:
cosa avrebbe dovuto fare? Cosa l’aspettava? Di botto quei sentimenti la
lasciarono vuota di vita e subito quel vuoto fu colmato: Mary cadde a terra e
cominciò a piangere, il pianto si trasformò in disperazione e Mary svenne. Si
risvegliò nel suo letto la mattina dopo e ringraziò di non aver assistito alla
scoperta di sua madre; quel giorno Mary crebbe in modo radicale e negativo per
la sua giovane età.
Furono tre anni terribili in cui Mary imparò a nascondere i propri
sentimenti. Dalla ragazza aperta e sempre in cerca di nuove esperienze e
emozioni, si trasformò in un’esperta di pianti solitari e spesso si rifugiava
nella campagna vicina per poter stare lontano dalla gente che viveva così, dove
capitava, dove voleva e come voleva fregandosene della gente che gli stava
vicino. I soldi dallo stato non arrivarono mai e Mary fu costretta ad andare a
lavorare nel bar della scuola fino a che non arrivò il giorno che cambiò la sua
vita.
Mary negli ultimi tre anni si era completamente dedicata allo
studio per non pensare al padre e alla grave situazione finanziaria che gravava
sulla sua famiglia; e nell’ ultimo anno non era riuscita a reggere la vita
liceale e si era avvicinata a quei ragazzi che non aveva mai capito e che aveva
sempre disprezzato avvicinandosi di conseguenza anche alla droga e incominciò a
farne uso; la prima volta si stupì nel sentirsi così bene e libera da tutti i
pensieri che dalla morte del padre l’ affliggevano, ma piano piano si accorse che
finito l’effetto la sua vita ritornava quella di prima e cadeva in un forte
stato di depressione e in quei momenti si chiedeva: perché vivo?, chi mi ha
dato la vita?, e perché vuole che la mia vita sia così schifosa? Ma qualunque
cosa provasse: ne la droga, ne i professori, ne la madre sapevano darle una
risposta al senso della sua vita. Mary sapeva che se avesse continuato così
sarebbe arrivata a farla finita ma ringraziava che ancora non ne avesse il
coraggio.
La 5° liceo fu un anno difficile non solo per la scuola ma anche
per la sua vita e Mary decise che dopo l’ esame sarebbe partita per cercare il
senso della vita e della felicità. E così fece appena si diplomò fece le valige
e partì. Non sapeva bene dove andare ma aveva sentito parlare molto bene dell’
Italia e decise che verso quella rotta sarebbe stato diretto il suo viaggio.
Durante il viaggio ripensò al passato e si promise che non avrebbe più vissuta
in una grande città, non voleva essere una di quelle tante persone senza nome
ne passato che crescendo si aggiravano per New York sempre di corsa, ciechi
davanti alle tante cose che anche un città grande come quella poteva offrire.
Pianse, pianse per tutto il viaggio, pianse per disperazione, pianse per
dimenticare e dopo aver lasciato tutte le sue lacrime e tutti i suoi problemi
su quel aereo scese e sorrise ingenuamente alla nuova prospettiva del suo
futuro che non si era imposta ma che era dolcemente penetrata nella sue vita
senza lasciare spazio alle angosce quotidiane e alla serietà che avevano
drasticamente distrutto la sua infanzia e ingenuità di bambina.