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Autore: michihiko91    23/12/2006    2 recensioni
Pianse, pianse per tutto il viaggio, pianse per disperazione, pianse per dimenticare e dopo aver lasciato tutte le sue lacrime e tutti i suoi problemi su quel aereo scese e sorrise ingenuamente alla nuova prospettiva del suo futuro. scrivetemi tantissimo!!!!!!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VITA DI MARY

LA VITA DI MARY

 

Chiunque avesse visto Mary l’avrebbe scambiata per un’ orfana o peggio ancora per una barbona. Pur vivendo in una città grande e piena di gente come New York spesso le capitava di sentirsi sola e pensava che la sua vita fosse priva di senso. Abitava in una piccola casa di periferia nella quale i suoi genitori avevano speso tutti i loro soldi per poter crescere in uno spazio adeguato la numerosa famiglia di sei persone. Suo padre Jon lavorava come muratore per una ditta poco conosciuta ma non per questo senza lavoro da svolgere. Purtroppo con l’inizio di una delle numerose guerre Jon dovette partire obbligato dal governo americano a rischiare la propria vita e la felicità della propria famiglia per servire le nazioni unite. E così fece rischiò fino all’ultimo ma il suo destino era gia stato segnato.

Mary odiava la scuola non perché non le piacesse studiare ma perché non aveva amici e non riusciva a stare alla pari di quei ragazzi che per farsi grandi si bucavano e fumavano all’entrata della scuola come per far vedere ai professori che quel giorno non avrebbero seguito la loro lezione e che nessuno poteva sottometterli. Capiva che la loro situazione era peggio della sua ma proprio non sapeva cosa dire e cosa poter fare per stare con loro senza entrare in contatto con la droga, perciò erano gia tre anni che non riusciva a fare amicizia e da un po’ le veniva spontaneo allontanarsi da quel mondo schifoso che non capiva e che non sarebbe mai stata in grado di accettare. Alle 12.00 di martedì 15 ottobre Mary arrivo a casa e trovò una lettera che diceva:

 

Cara sinora Adelphy e famiglia,

le scriviamo con immenso dolore per informarla dell’ improvvisa morte di suo marito.

Vostro marito è stato un soldato molto importante per noi ed è rimasto

fedele agli stati uniti fino alla fine e ci ha servito con lealtà mettendo la sua vita nelle mani dell’ America.

Lo stato americano darà un contributo alla vostra famiglia

In modo che possiate andare avanti senza patire la fame.

Distinti saluti e condoglianze per vostro marito

45° Reggimento

 

Mary fu invasa da una serie di sentimenti contrastanti; ripensava a non aver potuto salutare il padre prima che partisse per colpa di una litigata, all’amore che provava per lui, all’ odio nei confronti di quel paese infame che aveva lasciato una famiglia sola e che osava paragonare una vita a dei soldi, ripensò a sua madre a cosa avrebbe pensato, a cosa avrebbe fatto al fratellino che ingenuamente solo da grande si sarebbe accorto che la sua famiglia non era come le altre; l’ultimo pensiero fu rivolto al suo futuro: cosa avrebbe dovuto fare? Cosa l’aspettava? Di botto quei sentimenti la lasciarono vuota di vita e subito quel vuoto fu colmato: Mary cadde a terra e cominciò a piangere, il pianto si trasformò in disperazione e Mary svenne. Si risvegliò nel suo letto la mattina dopo e ringraziò di non aver assistito alla scoperta di sua madre; quel giorno Mary crebbe in modo radicale e negativo per la sua giovane età.

 

Furono tre anni terribili in cui Mary imparò a nascondere i propri sentimenti. Dalla ragazza aperta e sempre in cerca di nuove esperienze e emozioni, si trasformò in un’esperta di pianti solitari e spesso si rifugiava nella campagna vicina per poter stare lontano dalla gente che viveva così, dove capitava, dove voleva e come voleva fregandosene della gente che gli stava vicino. I soldi dallo stato non arrivarono mai e Mary fu costretta ad andare a lavorare nel bar della scuola fino a che non arrivò il giorno che cambiò la sua vita.

 

Mary negli ultimi tre anni si era completamente dedicata allo studio per non pensare al padre e alla grave situazione finanziaria che gravava sulla sua famiglia; e nell’ ultimo anno non era riuscita a reggere la vita liceale e si era avvicinata a quei ragazzi che non aveva mai capito e che aveva sempre disprezzato avvicinandosi di conseguenza anche alla droga e incominciò a farne uso; la prima volta si stupì nel sentirsi così bene e libera da tutti i pensieri che dalla morte del padre l’ affliggevano, ma piano piano si accorse che finito l’effetto la sua vita ritornava quella di prima e cadeva in un forte stato di depressione e in quei momenti si chiedeva: perché vivo?, chi mi ha dato la vita?, e perché vuole che la mia vita sia così schifosa? Ma qualunque cosa provasse: ne la droga, ne i professori, ne la madre sapevano darle una risposta al senso della sua vita. Mary sapeva che se avesse continuato così sarebbe arrivata a farla finita ma ringraziava che ancora non ne avesse il coraggio.

 

La 5° liceo fu un anno difficile non solo per la scuola ma anche per la sua vita e Mary decise che dopo l’ esame sarebbe partita per cercare il senso della vita e della felicità. E così fece appena si diplomò fece le valige e partì. Non sapeva bene dove andare ma aveva sentito parlare molto bene dell’ Italia e decise che verso quella rotta sarebbe stato diretto il suo viaggio. Durante il viaggio ripensò al passato e si promise che non avrebbe più vissuta in una grande città, non voleva essere una di quelle tante persone senza nome ne passato che crescendo si aggiravano per New York sempre di corsa, ciechi davanti alle tante cose che anche un città grande come quella poteva offrire. Pianse, pianse per tutto il viaggio, pianse per disperazione, pianse per dimenticare e dopo aver lasciato tutte le sue lacrime e tutti i suoi problemi su quel aereo scese e sorrise ingenuamente alla nuova prospettiva del suo futuro che non si era imposta ma che era dolcemente penetrata nella sue vita senza lasciare spazio alle angosce quotidiane e alla serietà che avevano drasticamente distrutto la sua infanzia e ingenuità di bambina.

 

 

 

  
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