Prologo
Riversa sul letto disfatto, con i lunghi capelli scuri a coprirle parte del viso, Elena Gilbert, immaginava di sognare, ma forse il suo era stato un incubo.
Si trovava nella sua casa al lago, lo sapeva, perchč sentiva il rumore dell'acqua infrangersi contro il pontile e lo stridio dei gabbiani ... e poi, sentiva freddo.
Il fuoco del camino, si era spento durante la notte, e nessuno si era preoccupato di attizzarlo. Questo, perchč era sola. Di solito Damon dormiva con lei, ma non quella notte.
Non aveva sentito le sue braccia stringerla, nč il suo alito solleticarle il collo. Il posto al suo fianco era vuoto e freddo, non c'era odore di caffč.
Non voleva aprire gli occhi, farlo sarebbe stato doloroso, per questo continuava tenerli chiusi, cercando di non badare alla nausea mattutina e alla luce che filtrava attraverso le persiane.
Il signor Jons, era passato a controllare che fosse tutto in ordine. Intorno alle sei, aveva sentito il rumore di un motoscafo avvicinarsi, il ponte scricchiolare sotto il peso dei suoi passi e il ronzio del baracchino in disuso.
Non aveva avuto la forza di alzarsi.
Non l'aveva avuta neanche dopo, intorno alle nove.
I sogni, ti lasciano un senso di benessere addosso, lei invece, si sentiva spossata, da lacrime che non era stata in grado di versare.
" Ti ho sempre imposto una scelta, ma stavolta, la faccio io per entrambi: scelgo Katherine. La tua somoglianza con lei, mi ha tratto in inganno. " Le parole di Damon a distanza di giorni, continuavano a ferirla. Mentre gliele diceva, continuava a tenerle il viso fra le mani, a coppa, studiandone ogni reazione.
" Non posso rinunciare a lei, l'ho fatto per centocinquant'anni, ma andare oltre, sarebbe ... troppo."
Instintivamente si era allontanata, portando una mano al ventre, a protezione di se stessa e di quel figlio, che non avrebbe saputo niente di lui, di quel padre, che non aveva diritto di sapere.
Damon per un istante, aveva seguito il percorso della sua mano, indugiando pių del dovuto sul suo ventre, poi aveva rialzato il viso su quello di lei.
Si era comportata esattamente come aveva immaginato, niente pianti e grida isteriche, solo il peso del silenzio a gravare sul suo cuore.
Quando si era avvicinato, l'aveva bloccato con un cenno della mano, impedendole di sfiorarla ancora una volta.
Lei la scelta l'aveva fatta.
"Scelgo te. " Gli aveva sussurrato la prima volta che avevano fatto l'amore. Parole che lui, non aveva udito, oppure che aveva finto di non ascoltare.
Per un attimo, aveva creduto, di scorgere un lampo di sorpresa nei suoi occhi, sopito dalle parole pronunciate poco dopo.
"Hai detto qualcosa ?"
Lo squillo del telefono aveva interrotto quel momento, mai pių tornato ... daltronde non importava erano parole, che lei abile aveva intessuto, una vicina all'altra, intrise di emozioni e sentimenti che fino a quel momento non era stata in grado di confessare. Era bastato quell'indugio a farla desistere, perchč improvvisamente le parole erano venute a mancare, cancellate dall'irruenza dei baci di lui, dall'emozione di essere sua ... ancora.
Alcune ore dopo, fra le sue braccia, aveva pensato, che lui quella dichiarazione l'aveva udita, non poteva non averlo fatto, glielo aveva detto che l'amava, e questo implicava una scelta, significava resa, profonda e incondizionata.
Fra le sue braccia aveva dimenticato se stessa, Stefan. Il suo sentimento per lui, non era altro che un pallido riflesso di quel che provava per l'altro.
_ Scelgo te. _ Lo aveva sussurrato ancora quel giorno, prima dell' allodola, fra le pieghe di quel letto, che portava ancora l'odore di lui.
Nessuno poteva ascoltarla. Non pių.