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Autore: AoiKitsune    07/06/2012    8 recensioni
Garry non faceva fatica a capire come si sentisse Ib.
In effetti, nonostante fosse tutto finito, l’avventura vissuta e le conseguenze che essa aveva avuto sulla sua mente avevano scavato a fondo la sua coscienza, così forte da non permettergli di scordare il miscuglio inscindibile di paura, coraggio, sofferenza e determinazione che aveva provato. Se tutta quella storia aveva avuto un così forte impatto su di lui, per una bambina era stato sicuramente un vero e proprio trauma infantile. La capiva così bene, che voleva stringerla per l’eternità e non lasciarla mai più andare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Il titolo è una parodia del finale migliore, che si chiama appunto “Promise of Reunion”.
Questa storia contiene spoiler in un punto ben preciso, se non avete ancora finito il gioco non leggetela o potreste rovinarvi la sorpresa.
 
Garry aprì gli occhi lentamente, uno per volta.
Il caldo sole di giugno lo scaldava e allo stesso tempo lo confortava. La leggera e fresca brezza estiva, unico sollievo in quel morboso tepore, lo accarezzava dolcemente e lo aveva cullato in un dolce sonno ristoratore. Sbadigliando, il ragazzo si mise seduto, e l’erba verde sotto di lui gli pizzicò leggermente i piedi scalzi.
Guardò alla sua destra, dove la piccola Ib stava sfogliando un libro illustrato, semisdraiata sotto un pino. Non appena incrociò il suo sguardo, lei gli rivolse un ampio e raggiante sorriso.
Garry si avvicinò un pochino a lei, che chiuse quello che era stato l’oggetto della sua attenzione per le ultime ore.
« Che cosa guardavi? » chiese il ragazzo, ma la risposta non arrivò. Lo sguardo della bambina era diventato improvvisamente spento, mentre lo fissava con un’espressione confusa; sembrava che la domanda non avesse neanche sfiorato le sue orecchie. Proprio quando Garry stava per iniziare a preoccuparsi, Ib spezzò il silenzio con un’unica, innocente domanda.
« Tu riesci a dormire? »
Lui non capì subito quali erano le intenzioni della bambina e dove volesse arrivare, perciò rispose semplicemente: « Sì. Perché, tu no? »
Ib si avvicinò di più a lui e iniziò a stringere la sua pesante giacca di pelle viola con una manina.     « Io no. Faccio incubi ogni notte. »
Solo a quel punto Garry sembrò capire tutto. Aveva già un’idea di cosa pensasse lei, e quale fosse l’oggetto del suo tormento, ma si osò comunque e lo domandò, per non lasciare il discorso così in sospeso. « Cosa sogni di preciso? »
La risposta fu tale e quale a quella che immaginava e aspettava Garry.
« Quadri spaventosi, manichini, bambole e… lei. »
Intenerito e commosso da quella dimostrazione che la loro avventura non era stata frutto di un’inquietante allucinazione, Garry si domandò se non ci fosse qualcosa che potesse fare per consolare la bambina. Decise di provare con l’unica cosa che gli era possibile: starle vicino. Perciò scostò il libro che Ib teneva sulle gambe e la strinse delicatamente, ma saldamente, a sé. Era una stretta calda, paterna e affettuosa, che sperava potesse calmarla e farla sentire meno sola e al sicuro.
Rimasero così per qualche tempo, e Garry sentì le manine della bambina che gli cingevano forte la schiena.
« Tornerà? » chiese lei ad un tratto, la faccia che affondava nel petto tiepido di lui.
« Chi? »
« Mary. Tornerà per uccidermi? »
« Assolutamente no. Ormai non ti darà più alcun fastidio. »
Il ragazzo non faceva fatica a capire come si sentisse Ib. In effetti, a volte quel pensiero tormentava anche lui, nonostante sapesse che l’aver bruciato il dipinto avesse causato la sparizione definitiva dell’essere chiamato “Mary”. Eppure, l’avventura vissuta e le conseguenze che essa aveva avuto sulla sua mente avevano scavato a fondo la sua coscienza, così forte da non permettergli di scordare il miscuglio inscindibile di paura, coraggio, sofferenza e determinazione che aveva provato. Se tutta quella storia aveva avuto un così forte impatto su di lui, per una bambina era stato sicuramente un vero e proprio trauma infantile. La capiva così bene, che voleva stringerla per l’eternità e non lasciarla mai più andare.
Era perso in questi ricordi, quando la familiare campana delle diciotto e trenta risuonò nell’aria sopra le loro teste. Il tempo sembrava prendersi gioco di loro, rintoccando lentamente l’ora di separarsi di nuovo.
« Devo andare, Ib. » disse Garry, mesto e abbattuto.
« No! » la bambina cominciò a tirarlo per i pantaloni mentre lui si alzava. « Se tu te ne vai, Mary verrà a prendermi! Come faccio senza di te? »
Le parole di Ib lo rincuorarono e allo stesso tempo lo rattristarono, perché le sue incombenze quotidiane non potevano aspettare oltre. « Ci rivedremo, Ib. Lo so. »
Lei non sembrava per niente convinta. Pareva temere che la distanza potesse spezzare il loro rapporto come si potrebbe distruggere un filo con un paio di forbici.
Garry, alzando leggermente il viso di Ib, poté scorgere lacrime che bagnavano i suoi dolci occhi rossi. Ad un tratto, come il balzo improvviso di una rana in uno stagno, un’idea gli balenò nella mente.
Strappò un pezzo della sua fragile maglia e tentò in questo modo di dargli una forma a cuore. Poi raccolse un fiore dal prato ai suoi piedi e porse il tutto alla bambina.
« Ecco, per te. »
Davanti alla faccia stupita che funse da risposta, si spiegò. « Conservalo, mettilo a seccare tra le pagine del libro illustrato. Finché lo terrai con te, saprai che sono al tuo fianco. E inoltre... » mentre diceva questo, appoggiò delicatamente la sua fronte a quella di Ib. « Quando sarai più grande e ci incontreremo ancora, servirà a ricordarti della nostra promessa. »
« Non abbiamo nessuna promessa… » rispose lei, sconsolata e confusa.
« Lo so. Proprio per questo sto per fartene una. » Garry prese fiato, pensando a ciò che stava per dire. « Ecco, io… Voglio che tu sappia che ti sono accanto e lo sarò per sempre. Non riesco a pensare ad un futuro in cui io non sia con te. Voglio starti accanto per sempre. Ecco cosa rappresenta questo piccolo, candido fiore. »
Le guance di entrambi presero colore, cogliendo il significato recondito nascosto in quella promessa.
« A presto, Ib. »
Ora Ib non aveva più paura. Sapeva che si sarebbero rincontrati, e che avrebbero continuato a volersi bene.
« A presto, Garry. » disse, stringendo al petto il prezioso e fragile dono appena ricevuto.
Le spalle di Garry potevano voltarsi una, cento, mille volte, ma la bambina era sicura che, alla fine, avrebbe rivisto sempre il suo sorriso.




-OFF-
Santo cielo, sono in agitazione. Questa è la prima storia che pubblico in tutta la mia vita... Non sono molto brava a scrivere e sto ancora facendo pratica, siate clementi!
Ho utilizzato il nome "Ib" e non "Eve" perché nel gioco chiamano così la protagonista. So che non suona troppo bene, ma non fa niente, giusto...?
Spero vi piaccia. Ora mi ritiro nell'angolino dell'imbarazzo post-prima pubblicazione. *sparisce*
  
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