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Autore: For One Chance    09/06/2012    6 recensioni
«Sai, se fossimo in un film ci innamoreremmo ora»
«Non credo succederà Zayn»
«Tu credi?» si avvicinò a me velocemente, ma io mi spostai e cominciai a camminare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
 


«Non potete abbandonarmi qui, non vi sembra troppo?»

«Tesoro, il giudice ha detto così, non abbiamo altra scelta» la donna mi accarezzava la testa mentre mi dimenavo nel dietro della macchina scalciando e urlando a tutto spiano.

La macchina rallentò quando si ritrovò davanti l’enorme edificio della Same Mistakes, il riformatorio migliore di tutta l’Inghilterra.

Il cancello alto e arrugginito si aprì lentamente con un rumore cigolante, accentuando la teatralità dell’edificio: di un colore giallastro, vicino al muschio; crepe percorrevano l’intera facciata, dal tetto fino al pavimento. Le finestre erano grandi ma sbarrate, nessun balcone e la porta principale era di un legno mal messo.

L’auto superò il cancello e proseguì per il vialetto d’accesso, fino ad arrivare al parcheggio completamente vuoto, tranne per un paio di macchine che probabilmente erano di qualche insegnante.

Quando mio padre spense il motore io e mia madre scendemmo dall’auto, prendemmo le due valige che si trovavano nel bagagliaio e ci dirigemmo verso l’entrata a passi grandi e veloci.

Bussammo tre volte alla porta, finché un rumore di passi non si avvicinò al portone aprendolo. Una donna dalle spalle larghe e una bella quinta di seno ci sorrise dolcemente e ci fece segno di entrare.

Anche lo spazio interno era inguardabile: pure qui le pareti erano piene di crepe, i quadri appesi erano talmente vecchi che alcune tele erano strappate. In alto c’erano rilevatori di fumo antincendio piuttosto vecchi, che forse non funzionavano nemmeno più.

Ad un certo punto un ragazzo uscì di corsa da una porta con la scritta “Presidenza” e si fermò davanti a noi; passò lo sguardo dalla signora che lo guardava storto, a me, facendomi l’occhiolino e ricominciando a correre entrando in un’altra stanza. Un uomo calvo, un po’ panzuto lo inseguiva con un fazzoletto in mano, con il quale si asciugava ogni tanto la fronte imperlata di sudore.

«Scusate tanto, ma quel ragazzo è fuori controllo. Non sappiamo come comportarci, è sempre in giro a fare quello che dovrebbe evitare» la donna alzò gli occhi al cielo e unì le mani come per pregare.

«Bè, a questo punto noi possiamo anche andarcene. Ciao Emily, ci sentiamo presto» mia madre mi diede un bacio sulla fronte, come mio padre e uscirono dal riformatorio con un cenno della mano, chiudendosi la porta alle spalle.

Le valige erano lì vicino a me, così le presi e seguii la donna fino al piano superiore, dove le stanze degli allievi erano numerate dalla numero uno in poi: più si saliva di piano più il numero cresceva.

Ci fermammo al secondo piano davanti alla stanza numero 108.

«Ecco qua, questa è camera tua. A quest’ora dovrebbe già esserci la tua coinquilina, vi conoscerete meglio. Domani mattina dirigiti verso il banco al terzo piano e chiedi i libri scolastici e il programma»

«Perfetto. Grazie mille signora…?»

«Conwell, Perrie Conwell»

Si girò e se ne andò, lasciandomi lì con le chiavi della stanza in mano.

Rimasi a seguirla con lo sguardo finché non girò l’angolo per dirigersi verso le scale. Poi guardai le chiavi di ferro che tenevo in mano, presi quella più grande e la infilai nella toppa, girando due volte a sinistra. La porta si aprì con un cigolio, mostrando la stanza dove avrei vissuto per non so quanto tempo.

Entrai e schiacciai l’interruttore della luce alla mia sinistra. La stanza si rivelò molto carina e ordinata: davanti a me c’erano due letti, uno sopra l’altro, dove in quello sotto doveva averci dormito qualcuno a causa delle lenzuola spostate. Di fianco c’era un comodino, seguito da una lunga scrivania che arrivava quasi alla parete opposta. Girai l’angolo e vidi una porta uguale a quella da cui ero appena entrata, probabilmente quella del bagno. Era chiusa a chiave; supposi allora che c’era la mia coinquilina dentro. Così bussai.

«Ciao, sono Emily, la tua nuova coinquilina»

La porta si spalancò e dalla stanza uscì una bellissima ragazza, che avrà avuto circa la mia età, quindi sui diciotto anni; i capelli castani scuri e mossi le ricadevano sulle spalle come una dea greca; gli occhi marroni si mischiarono ai miei.

«Ehi! Finalmente sei arrivata, mi avevano avvisato di questo nuovo arrivo. Piacere, Eleanor» mi tese la mano e io gliela strinsi volentieri, mostrando un bel sorriso.

Spense la luce del bagno e mi mise una mano dietro la schiena per portarmi al centro della stanza. Mi prese le valige e le mise di fianco al comodino.

«Allora, tu dormi sopra, va bene? Altrimenti vado io se vuoi. I vestiti li puoi mettere in quell’armadio lì infondo, vicino alla porta. I tuoi oggetti personali li metti o nel comodino oppure in qualche cassetto della scrivania, come vuoi tu» mentre parlava notai che muoveva continuamente le mani per mostrarmi una cosa o un’altra.

Alla fine mi sorrise e mi mostrò la porta d’ingresso.

«Fai tutto dopo, adesso è ora di mangiare. Vieni, ti mostro la scuola»

Uscimmo dalla stanza e la chiudemmo a chiave, mettendo poi quest’ultima sopra lo stipite della porta.

Mi fece segno di seguirla e così feci. Scendemmo la rampa di scale fino ad arrivare al piano terra. Seguimmo l’odore di arrosto che si faceva spazio nelle narici di tutte e due ed entrammo da una porta scorrevole, entrando nella sala mensa gremita di gente.

I ragazzi appena entrammo terminarono di mangiare e ci fissarono senza problemi, qualcuno con un sorriso malizioso stampato in faccia. In fondo vidi il ragazzo che avevo incontrato qualche minuto prima girare il mangiare nel piatto con la forchetta, appoggiando la testa alla mano senza la posata.

Alzò di poco lo sguardo e si accorse di noi, facendo un cenno verso la mia compagna, la quale lo vide e corse verso di lui trascinandomi con sé.

Quando arrivammo davanti al ragazzo Eleanor mi fece sedere e ci presentò.

«Zayn, lei è Emily, la mia coinquilina. Emily, lui è Zayn»

Ci stringemmo la mano e ci guardammo per qualche secondo, finché Zayn non ruppe il silenzio.

«Quindi sei nuova. Sbaglio o ci siamo incontrati poco fa?»

«Non sbagli. Mi ricordo di te, stavi scappando da un uomo che non riusciva nemmeno a correre» ci mettemmo a ridere.

«Sei ancora scappato dal preside Bullock?! Zayn, dovresti smetterla»

«Ma va, mi diverto troppo. Tanto non possono cacciarmi»

Zayn era davvero un bel ragazzo: la carnagione olivastra faceva intuire le sue origini pakistane, gli occhi dorati erano impressionanti, l’avrei guardato per ore. Il fisico era scolpito, era alto circa 175 cm, e i capelli corti e neri erano raccolti in una cresta, mentre i lati erano leggermente rasati.

«Bè, come mai sei finita in questo posto infame?» mi strappò un sorriso.

«Infame dici?»

«Si, più che infame» confermò Eleanor.

«Ho assistito ad un omicidio, le persone mi hanno vista vicino al morto, ma non hanno capito che io ero lì per aiutare – esitai un momento - Non sono io l’assassino!» urlai, attirando l’attenzione degli altri.

«Ok, calma piccola, noi ti crediamo» Zayn si alzò per poi sedersi vicino a me e mettermi una mano sulla spalla in segno di compassione.

«Grazie» fu l’ultima cosa che dicemmo fino alla fine della cena, quando poi tornò ognuno nella propria camera.

«Questa sera dobbiamo andare a letto presto, domani cominciano le lezioni»

Mi feci una doccia fredda, mi misi l’intimo, il pigiama e poi mi infilai sotto le coperte, portandomele fino al naso, non per il freddo, ma per darmi quel senso di sicurezza che mi dava sempre mia madre quando dormivo con lei.

«Da quanto tempo sei qui?»

«Circa un anno» sbadigliò e la sentii rigirarsi nel letto più volte, finché non sentii più niente: a quanto pare si era già addormentata.

Come sarei riuscita a stare per più di un anno in questo edificio? Come sarei riuscita a stare così tanto tempo senza la mia famiglia e i miei amici? Non riuscivo nemmeno a immaginarmelo, così mi addormentai mentre una lacrima mi solcava il viso.

 
 

Il sole mi svegliò con i suoi raggi opachi dell’alba. Il cielo era nuvoloso e la luce poco visibile. Mi appoggiai sui gomiti e guardai la camera intorno a me: c’era disordine, cosa che non avevo notato la sera prima. Osservai l’orologio posato sulla scrivania: 7:35 am.

Mi alzai e scesi dal letto, cercando di non svegliare Eleanor. Andai in bagno con una canottiera grigia e una gonna corta di jeans, reggiseno, un elastico e mi feci una doccia veloce prima di uscire dalla camera e dirigermi verso il banco del terzo piano per prendere i libri scolastici.

Passai davanti a uno specchio e mi guardai: la gonna mi arrivava circa dieci centimetri sotto il sedere, la canottiera grigia le copriva l’inizio. Le Vans rosse divisero i colori scuri e li fece notare di meno. I capelli castani mi ricadevano sulle spalle.

Quando arrivai davanti al bancone una donna con i capelli ricci biondi mi sorrise, togliendosi gli occhiali rossi.

«Posso fare qualcosa per te dolcezza?»

«Avrei bisogno dei libri scolastici e degli orari»

La donna cominciò a frugare nella libreria dietro di sé prendendo qualche libro di vari colori e li posizionò sopra la scrivania di legno. Infine appoggiò sopra la pila di libri un foglio con gli orari delle lezioni.

«Grazie mille»

«Figurati bella, lì ci dovrebbe essere un sacchetto, mettici dentro i libri»

«Grazie ancora» misi il tutto dentro e scesi nuovamente le scale.

All’ultimo scalino caddi a terra insieme a un’altra persona, che mi salì sopra.

Quando aprii gli occhi incontrai due pietre dorate che mi fissavano; potevano essere gli occhi di una sola persona: Zayn.

«Ehi bellissima, come mai da queste parti a quest’ora?»

«Ho preso i libri della scuola. Credo che a questo punto puoi anche alzarti»

Il ragazzo poggiò le mani allo scalino e si alzò, per poi porgermene una per aiutarmi ad alzarmi. Cominciò poi a raccogliermi i libri.

«Sai, se fossimo in un film ci innamoreremmo ora»

«Non credo succederà Zayn»

«Tu credi?» si avvicinò a me velocemente, ma io mi spostai e cominciai a camminare.

«Si. Ci vediamo dopo in classe» gli feci l’occhiolino e andai avanti, fino ad arrivare in camera mia e sedermi sullo stipite della finestra, osservando il cielo che si era aperto completamente, dando spazio a un meraviglioso azzurro cobalto.



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Nuova FF! Allora? Che ve ne pare? Lo ammetto, mi sono ispirata molto a "Fallen" per il riformatorio. AMO quel libro.

Spero vi piaccia e incuriosisca. Nel primo capitolo ci sarà un incontro inaspettato!

Appena vedo che qualcuno la segue e la apprezza metto il primo capitolo.

 

Peace,love&OneDirection.

  
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