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Autore: CBradbury    09/06/2012    5 recensioni
"Erano due bambini di soli sei anni e potevano già sentire una strana sintonia tra di loro che inevitabilmente li stava avvicinando sempre di più. Ogni volta che John apriva bocca, Sherlock rispondeva alle sue domande o ribatteva alle sue affermazioni, e mai, mai il piccolo Holmes si era sentito così bene in vita sua. Fosse stato un cagnolino, avrebbe mosso la sua coda ancora e ancora e ancora e non avrebbe mai smesso."
Una fic con spoiler per chi non avesse visto la seconda stagione, e un tantino di slash Johnlock çwç
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era una mattina ventosa a Londra e gli alberi ondeggiavano sfiorati da una brezza tutt’altro che estiva. Un vento freddo, pungente.

Il piccolo Sherlock Holmes se ne stava tranquillamente in un angolino della sua classe calda e confortante, intento a costruire un telescopio con i Lego. Non era mai stato così bravo ad usare quei piccoli pezzetti di plastica colorata, eppure doveva ammettere che quel tentativo di ricreare un telescopio, era andato a buon fine.

Un aggeggio tutto colorato presto prese forma, e Sherlock si mise a gongolare tra sé e sé, mentre iniziava ad imitare un astronomo nel mezzo del suo lavoro.

Sinceramente non aveva mai capito come funzionasse il sistema solare o cosa fossero tutte quella palle enormi che giravano attorno al Sole, o cosa fossero esattamente le stelle, ma non poteva negare che il cielo in sé, fosse davvero bello, soprattutto di notte.

Mentre il ricciolino giocava con i suoi Lego, un altro bambino nella parte opposta della stanza lo stava osservando, puntando su di lui due occhioni di un colore non ben definito. Grigio, nocciola, verde smeraldo tutti mescolati assieme, fino a formare un colore davvero, davvero insolito.

Il bambino dagli “occhi speciali” si fece strada verso Sherlock, che alzò il capo proprio in quel momento… e lo vide. Vide quello che reputò uno degli esseri umani più belli che avesse mai visto. Ed era vero, Sherlock aveva appena pensato che il bambino dinnanzi a lui fosse carino.

- Ciao, io mi chiamo John Hamish Watson! – esclamò felice il bambino a cui finalmente Sherlock seppe dare un nome. Pensò che anche il suo nome fosse bellissimo, ed era strano, perché non aveva mai fatto questi generi di pensieri, anche se aveva solo sei anni. Non aveva mai avuto amici, o piccole relazioni del tutto innocenti, come ci si aspetta da un bambino; niente di niente.

- Sherlock Holmes, Consuente Investigavitivo! – (*) farfugliò di risposta Sherlock, che si maledisse per aver sbagliato il nome del suo “lavoro”. Se lo era fatto suggerire da suo fratello maggiore Mycroft, che un giorno se ne era uscito con la frase: “Sei così intelligente per avere la tua età, che un giorno ti vedrei al fianco della polizia, ma non di certo come poliziotto, ma come una specie di consulente! Sei sempre così fissato con i gialli, le indagini, la giustizia! Magari un giorno ti potrò chiamare Sherlock Holmes il Consulente… uhm… Investigativo!”

Sherlock aveva tentato più volte di ripetere quello strano nome che gli aveva dato il fratello, ma ogni volta che ci tentava, sbagliava qualche lettera e finiva per fare una figuraccia. Mycroft rideva sempre di lui, per ogni cosa, soprattutto quando storpiava i nomi. Il ricciolino riteneva che suo fratello gli dicesse una frase carina una volta ogni morte di papa e forse aveva ragione.

John ridacchiò a quella strana parola e si sedette accanto a Sherlock, andandogli a toccare la spalla con la propria.
- E spiegami, cos’è un Consuente Investigavitivo? – chiese curioso il biondino. Sì, aveva proprio dei bei capelli biondi, e a Sherlock erano sempre piaciuti così chiari, sulle persone. (**)

- E’ una cosa troppo difficile, non capiresti! – gli rispose sinceramente il ricciolino, che nel frattempo stava assimilando tutta la situazione, nei minimi dettagli.

Un amico, forse si stava facendo un amico. Era un’esperienza nuova per lui per lui, poiché nei suoi sei anni di vita non ne aveva mai avuto uno, e quelli di suo fratello, non erano così belli, non come lo era John.

John sembrava un bambino simpatico, così simpatico da farti comparire un sorriso senza neanche aprir bocca. Sherlock ne era rimasto incantato dal primo momento, e non poteva fare a meno cheadorare quella chimica che si era creata tra loro due.

Chimica, così semplice eppure così complicata.

Erano due bambini di soli sei anni e potevano già sentire una strana sintonia tra di loro che inevitabilmente li stava avvicinando sempre di più. Ogni volta che John apriva bocca, Sherlock rispondeva alle sue domande o ribatteva alle sue affermazioni, e mai, mai il piccolo Holmes si era sentito così bene in vita sua. Fosse stato un cagnolino, avrebbe mosso la sua coda ancora e ancora e ancora e non avrebbe mai smesso.

Alla domanda: “E a te, c’è qualche bambina che ti… piace?” Sherlock non seppe cosa rispondere. Restò immobile, riflessivo e allo stesso tempo un po’ spiazzato, perché semplicemente non ci aveva mai pensato e se John non gliel’avesse chiesto, forse non lo avrebbe mai fatto.

- No, le bambine non mi piacciono. – disse arrivando poi ad una conclusione. Semplicemente, non gli piacevano. Non gli piacevano quando facevano ondeggiare quei loro lunghi capelli, quando si truccavano con i rossetti delle loro mamme e non gli piacevano quando tentavano in tutti i modi di dargli un bacio. Non gli piacevano quei tipi di contatti e loro, con i loro occhioni e le loro labbra rosse, non facevano altro che dargli fastidio.

- Ma come fanno a non piacerti?! Sono così carine! – ribatté l’altro, che nel mentre stava gesticolando verso un gruppetto di ragazzine accanto a loro.

- Tu sei carino, John! – poi urlò Sherlock senza neanche rendersene conto, e le sue gote si tinsero velocemente di un rosso acceso. Era… strano. Strano dire una cosa che si era pensata ad alta voce e ancora più strano ricevere un sorriso a trentadue denti da parte di John, che posò la sua piccola mano sopra quella di Sherlock. Era un gesto innocuo, ma allo stesso tempo colmo di sentimenti che due bambini di sei anni non avrebbero potuto spiegare.

- Anche tu lo sei, sei super-carino, Sherlock! – e poi John scompigliò l’ammasso di ricci scuri che l’amico aveva in testa. Oh, per tutti gli ombrelli di Mycroft! Per Sherlock era la sensazione più bella che avesse mai provato, sentire le mani di John scompigliare lentamente i suoi capelli.

Se quella mattina avesse anche solo pensato che si sarebbe fatto un amico così, ci avrebbe riso sopra per ore. Eppure era vero, John era vero, lì davanti a lui in carne ed ossa.

- Visto che ora siamo amici, ti voglio svelare cosa farò da grande, cosa diventerò… – disse eccitato il biondino, mentre si avvicinata a Sherlock ancora di più, se era possibile – Farò il dottore! -  

Sul viso del giovane Holmes si fece spazio uno di quei rari sorrisi, che però illuminò la stanza e anche il viso di John. Era raggiante,erano raggianti.

E proprio mentre si era creata un atmosfera perfetta, la campanella suonò e venne annunciata la fine delle lezioni dalla maestra, che fece segno ai bambini di uscire dalla classe e prendere i loro zainetti.
 
Se Sherlock avesse potuto, si sarebbe appiccicato a John e non lo avrebbe mai più mollato in vita sua. Era il suo primo amico, ed i primi amici non si mollano mai, giusto?

- Credo che ora dobbiamo uscire… - mormorò il piccolo John, sperando che Sherlock lo fermasse in qualche modo, e gli dicesse che avrebbero potuto parlare all’infinito, ancora e ancora, perché non si sarebbe mai stancato di lui.

- Già, lo credo proprio. – disse l’altro, seguendo a ruota il suo nuovo amico, mentre il viso si contorceva in una piccola smorfia.

-  Promettimi che domani giocheremo assieme e parleremo ancora, John! – quasi ordinò Sherlock.

- Te lo prometto, Sherlock. Anzi, lo giuro. –

- Non si giura mai! –

- E io lo faccio! Sei il mio migliore amico! E ti giuro che resteremo amici per sempre… -

Sherlock venne colto di sorpresa per l’ennesima volta quella giornata, e sorrise alle parole “migliore amico” e “amici per sempre”. Si conoscevano a malapena, ma era come se si conoscessero da una vita intera.

I due bambini si incamminarono verso i loro banchi e raccattarono le loro cose sparse sul tavolo, le riposero dentro la cartella e si avviarono verso l’uscita della classe; erano gli ultimi alunni.

- Allora… - iniziò John che nel mentre si dondolava sulle punte con aria un po’ nervosa – a domani, Sherlock Holmes. – disse in un sussurro, prima di stampare un bacio quasi impercettibile sulla guancia dell’amico. Altro gesto semplice e innocuo che significava più di quanto potessero immaginare.

Sherlock osservò il suo migliore amico correre via da lui e scomparire dietro l’angolo, toccandosi la guancia proprio nel punto in cui le labbra di John si erano posate sulla sua pelle arrossata. Un enorme punto interrogativo si formò nella sua mente per la prima volta in vita sua, e dovette rendersi conto che i sentimenti non erano poi così male come credeva. Non se i sentimenti implicavano l’unione del cuore di John e il suo cervello, combinati assieme in un connubio perfetto.











 

- Solo più un miracolo, Sherlock, per me. Non essere… morto. –
Le parole di John vennero pronunciate con così tanta disperazione da coprire il suono di un cuore che andava in mille pezzi e di una persona che a poco a poco stava morendo. Sì, perché John Hamish Watson non era nulla senza Sherlock Holmes, e viceversa.

Avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo, quando ancora erano due bambini e il mondo era ancora troppo grande per loro. Quando i loro sentimenti, le loro parole e i loro gesti, erano l’unica cosa che contasse al mondo e niente, niente avrebbe potuto separarli.

E poi era arrivato quel giorno, quando Sherlock si era buttato giù dal St. Barts, confessandogli che lui era… falso. Lo era sempre stato e Moriarty, Moriarty non era mai esistito.

Non ci avrebbe mai creduto. Avrebbe preferito morire invece che credere che Sherlock fosse falso.
E mentre John si allontanava dalla tomba del suo migliore amico, - che migliore amico non era mai stato, ma era di più, era sempre stato di più - un uomo dai capelli ricci e scuri, due occhi di ghiaccio e un lungo cappotto nero lo stava osservando.


Resteremo amici per sempre, ricordi John?












 
 
 
Angolinoinoino!


(*) Ho pensato che Sherlock fosse sì, un bambino molto intelligente, ma che comunque avesse qualche problemino a pronunciare il nome Consulente Investigativo. Io amo i bambini che farfugliano le parole perché non le sanno pronunciare *w*

(**) Mi sono immaginata un John più biondo di quanto non lo è già. Diciamo che i suoi capelli ora sono un marroncino/biondino - tutti molto INO - e quindi, visto che di solito i bambini hanno i capelli più chiari,  ho deciso di soprannominarlo "biondino" :)




Finalmente approdo in un nuovo fandom! **
Devo ammettere che sono un po’ nervosa, perché è la prima fic che pubblico su Sherlock – e sto attualmente scrivendo una long Johnlock, che presto pubblicherò -.
Vorrei sapere sinceramente cosa ne pensate perché critiche di ogni tipo mi sarebbero davvero d’aiuto!
E che altro dire? Un bacione a tutti voi Sherlockians!  E’ un onore essere una di voi <3
  
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