I don’t believe in
fairytales
Nella
quiete della sua stanza giungono solo i rumori dei piatti infranti e
delle urla
soffocate, troppo distanti per essere capite.
Nel
buio della notte, un bambino si raggomitola meglio sotto le coperte,
sforzandosi di chiudere gli occhi per cercare di dormire, in modo da
dimenticare quello che sta avvenendo nella stanza accanto, senza
riuscirci.
Il
lenzuolo, anche se tirato sopra la testa, non è sufficiente
a cancellare il
rumore. Le sue ginocchia, anche se sono rannicchiate vicino al petto,
non
saranno in grado di proteggerlo da quella furia.
Così,
il bambino trema, ma resiste.
Resiste,
perché sa che presto il silenzio tornerà.
Resiste,
perché non ha la forza di fare altro.
Resiste
e prega, affinché questa volta non tocchi anche a lui.
I
minuti passano lenti, mentre le grida si fanno più forti.
Ora riesce a cogliere
anche qualche parola, ma preferirebbe non farlo.
Poi,
dopo un’eternità durata che pochi attimi, la calma
torna a regnare in quella
casa come tante, di una famiglia come poche.
Lentamente,
la testolina nera del bambino fuoriesce dal suo rifugio di stoffa e
preghiere e,
con i suoi occhi chiari, osserva l’oscurità
attorno a lui.
Non
si sente più nulla.
Con
cautela abbandona il letto e compie qualche passo verso la porta, unico
ostacolo che lo separa dalla cruda realtà a cui è
avvezzo, e la apre.
Il
corridoio è buio e vuoto, ma non silenzioso.
Da
qualche parte, in quelle quattro mura, c’è
qualcuno che piange senza
nascondersi.
Il
bimbo si muove in quella direzione, forte della consapevolezza che la
causa
delle urla, l’orco, se ne è andato, e raggiunge la
cucina.
Una
donna è seduta sul pavimento, i lunghi capelli neri a
coprirle il viso piangente,
mentre, attorno a lei, in un mosaico scomposto, riposano cocci bianchi
macchiati da piccoli schizzi rossi. Residui dell’ultima
battaglia con l’orco.
Il
bambino raccoglie tutto il coraggio che i suoi cinque anni possono
offrirgli e
fa un passo verso di lei.
-Mamma…-
La
donna alza il volto tumefatto verso il bambino, spaventata
dall’innocenza che
quella semplice parola può emanare.
-Kyouya…-
le lacrime scendono
copiose, rigandole
il viso dai bei lineamenti e mischiandosi con il sangue delle ferite.
-Kyouya..-
ripete, mentre lo chiama a se con le braccia segnate dal passaggio
dell’orco.
Il
bambino si avvicina e si lascia avvolgere da quelle fragili mani, che
lo
stringono e cercano in lui un conforto che non è in grado di
dare.
-Non
credere mai alle favole, Kyouya.- le parole di suo madre sono cariche
di
disprezzo e tristezza, e si incidono dentro di lui come cicatrici
indelebili. -Non
credere nelle favole, Kyouya. Non esiste nessun lieto fine, nessun
principe
verrà a salvarti quando sarai da solo contro tutti.-
Le
mani della donna si artigliano alle sue spalle
e lo scuotono leggermente.
-Diventa
più forte, in modo che tu sia in grado di sconfiggere
l’orco da solo-
Il
bambino la osserva, incapace di reagire, ma consapevole che
ciò che sta dicendo
suo madre è la triste realtà a cui loro devono
adattarsi.
E
improvvisamente i suoi cinque anni gli sembrano già troppi.
-Non
credere nelle favole, e diventa più forte.-
Le
parole vengono ripetute come una litania, e diventano unica fonte di
salvezza
in quella orribile situazione.
-Non
credere nelle favole, e diventa più forte.-
La
decisione è presa.
-Non
credere nelle favole, e diventa più forte.-
Il
bimbo osserva per un istante gli occhi di sua madre, poi annuisce.
In
quel momento, mentre giura a se stesso di diventare il più
forte di tutti, smette
di essere un bambino.
*****
Xanxus
è forte.
Forse,
è troppo forte.
Ma lui non
ha alcuna intenzione
di arrendersi.
Ha un patto
con l’arcobaleno dal
ciucciotto rosso: se vincerà potrà combattere
contro di lui, e diventare ancor
più forte.
Per questo
Kyouya, lentamente si
rialza, incurante delle ferite, pronto ad attaccare nuovamente.
Il tizio con
le cicatrici sorride
sadico di fronte a lui, e il guardiano della nuvola capisce che non
è il solo a
divertirsi.
Bene.
Tuttavia
Xanxus è forte.
Molto forte.
E le nuove
armi Varia lo rendono
ancora più temibile.
Così
l’attacco successivo
colpisce in pieno il ragazzo, sbattendolo a terra in maniera vergognosa.
Il boss
nemico ride divertito,
mentre lo osserva tentare di rialzarsi, poi prende la mira e carica
nuovamente
il colpo.
Ma questa
volta non c’è nessun
impatto violento e nessuna ferita.
Kyouya alza
lentamente lo sguardo
e resta paralizzato.
Di fronte a
lui c’è quello
stupido erbivoro di Cavallone, frusta in pugno, pronto a difenderlo.
-Non
azzardatevi a fare del male
al mio pupillo!-
I Varia lo
osservano sorpresi.
Mentre il
tizio dai lunghi
capelli d’argento urla qualcosa di rimando
all’idiota, Kyouya si rialza, ma
senza staccare gli occhi da lui.
“nessun
principe verrà a salvarti quando sarai da solo contro
tutti”
Le parole di
sua madre tornano
prepotenti alla mente, ricordandogli una realtà volutamente
dimenticata.
Lui
è sempre stato solo. Nessuno lo
ha mai aiutato.
Ma ora Dino
è lì, pronto ad
affrontare tutto e tutti pur di proteggerlo.
Dino
è lì, di fronte a lui,
sorridente e pronto a sostenerlo in quella battaglia con i suoi
fastidiosi
quanto utili consigli.
Per un
attimo Kyouya si chiede se
sua madre avesse torto.
-Sono venuto
perché me l’ha
ordinato Reborn-san-.
Le parole di
Cavallone arrivano
improvvise e, per qualche strano motivo, colpiscono dolorosamente
Kyouya.
“Non
credere nelle favole”
Il ragazzo
china la testa e
sorride compassionevole a se stesso.
Si sta
comportando da erbivoro.
-Non ho
bisogno del tuo aiuto-.
Ringhia, più a se stesso che al biondo, impugnando
nuovamente le armi contro il
suo avversario originario.
-Io non
credo nelle favole…-
sussurra a se stesso.
E la
battaglia riparte, più
cruenta di prima.
°
Sproloqui Vari °
Orbene….premettendo
che dovrei
essere a studiare….cosa diavolo mi è saltato in
mente?
Cioè…leggendo le ultime scan di
Reborn, quando è saltato fuori Dino a caso a salvare Hibari
dai varia ho
esultato tutta da sola al grido di “IT’S TRUE
LOVE!” …e poi, diciamocelo: Dino
brillava così tanto che il principe azzurro deve farne
ancora di strada per
arrivare a quel livello! Così boh….mi
è venuta questa idea malata e eccola qui.
per il vostro disgusto <3.
La prima parte invece….boh…è che
io continuo a chiedermi che razza di famiglia ha avuto Hibari per venir
fuori
così e, dato che se non è Angst non ci piace,
ecco la mia personale risposta
(???).
L’altra opzione è che si sia auto-generato
da un banco di Namimori (elemento da non sottovalutare!).
Orbene, fuggo a sotterrarmi <3
Baci, Seki.