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Autore: The Mad Tinhatter    29/12/2006    4 recensioni
Una ragazza, Alicia, il cui destino è segnato dal passato, e da uno strano ritrovamento...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap. 2: Hatching

Alicia corse velocemente fuori. Era libera, almeno lei era libera! Corse velocemente, diretta ai cancelli della città. Non si era ancora tolta l’armatura, per sicurezza, e pensava che, forse, almeno nei pressi di Urù’baen, avrebbe fatto meglio a tenerla indosso. Mentre correva, passò davanti a casa sua. Quando era uscita da lì, qualche giorno prima, non le aveva nemmeno dato addio. Ma non c’era tempo. E poi lo sapeva, quello non era un addio. Sarebbe stata costretta a tornarci, prima o poi. Ciò che la legava a quel luogo era più forte di lei, nonostante fosse molto scomodo. Corse avanti, decisa a voltare pagina, a pensare alla sua nuova vita, da vagabonda e girovaga. Arrivò ai cancelli, e anche lì c’erano delle guardie.

- Dove vai, uomo? – chiese una delle guardie, un uomo poco più che trentenne dalla scura barba folta.

- Devo uscire dalla città. Ordini del re – disse Alicia, sperando ardentemente che la sua bugia non venisse scoperta.

- Passa, allora – disse l’altra guardia.

Alicia tirò un sospiro di sollievo. Era parecchio contenta di non essere stata costretta ad uccidere anche loro. Ormai, quante erano le persone che aveva ucciso? Tre, e già la sembravano troppe. Sospirò ancora. Ci avrebbe dovuto fare l’abitudine. Ormai aveva preso la sua decisione. E se doveva difendere l’uovo, doveva essere disposta ad uccidere i suoi nemici. E quell’uovo era la cosa più importante che possedeva, più importante della sua stessa vita. La schiusa di quell’uovo, in qualsiasi momento fosse accaduta, avrebbe segnato il destino di tutta Alagaesia. E se l’uovo fosse finito in mano al nemico, sarebbe stata la fine.

La ragazza continuò a camminare, il sole che stava cominciando a picchiare sopra di lei. Quando era partita, si stavano accendendo le prime luce dell’alba, ma erano ormai passate parecchie ore… Sapeva che l’armatura avrebbe potuto garantirle una protezione in più, ma ormai era mattino fatto, e stava morendo dal caldo. Così decise di togliersela, e restare col leggero abito che aveva sotto. Abbandonò l’armatura dietro ad un cespuglio, poi prese la sua bisaccia. Si era ricordata solo ora che era stata tra le mani del nemico, e che i soldati avrebbero potuto prenderle qualcosa. Frugò, e notò con sollievo che l’enorme quantità di vestiti aveva nascosto soldi e viveri, oltre che spazientito i soldati, che certo non se ne sarebbero fatti nulla di abiti da donna.

Alicia si rimise la borsa sulle spalle, si legò la spada alla vita, prese l’arco e continuò il suo viaggio per le pianure.

Il punto brutto della faccenda era il fatto che Alicia non aveva pensato a dove volesse andare. Mentre camminava, cominciò a fare congetture su come avrebbe potuto muoversi, e, passato mezzogiorno, dopo quattro ore di cammino, concluse che avrebbe fatto bene a dirigersi verso una qualche città di mercanti, come per esempio Teirm. Poi si sarebbe unita ad una carovana di mercanti, che avrebbe toccato con ogni probabilità tutte le città più importanti dell’Alagaesia, rendendole abbastanza agevole il compito di portatrice dell’uovo. Certo, il suo lavoro sarebbe stato parecchio difficile, specie perché non voleva essere scoperta, ma aveva un piano anche per questo. Era però un piano così strano e rischioso che, quando si sedette all’ombra del primo albero che aveva trovato per mangiare e riposare, si chiese se il sole l’avesse per caso fatta delirare.

Avrebbe semplicemente allestito una sorta di bancarella, dove avrebbe messo in mostra l’uovo. E avrebbe invitato la gente a toccarlo. Alicia sapeva abbastanza della mentalità popolare da pensare che tutti l’avrebbero considerata una buffonata, ma forse proprio per questo avrebbero acconsentito. Naturalmente il tutto aveva anche un secondo fine; dato che avrebbe fatto pagare una minima somma per toccare l’uovo, avrebbe potuto guadagnare qualche soldo per vivere. Del resto, i viveri che si era portata da casa non sarebbero durati per l’eternità.

Mentre sgranocchiava un pezzo di pane, prese la borsa, e ci frugò dentro. Era sicura di averla portata….

Prese un rotolo di pergamena, e lo aprì. Davanti a lei stava una mappa di Alagaesia, dono di suo padre. La osservò. In quel momento doveva essere ancora nei pressi di Urù’baen. Vide quanto le mancava per raggiungere Teirm. E si accorse che la strada era troppa, e che non ce l’avrebbe mai fatta, se non avesse trovato un adeguato mezzo di trasporto. Data la fretta, la ragazza pensò bene di non restare lì ancora per molto, e si rimise in cammino.

Ma purtroppo la sua resistenza non era certo illimitata, e comprese ben presto che in quelle condizioni non sarebbe andata da nessuna parte. Le ci voleva soltanto un piccolo, minuscolo colpo di fortuna….

E questo arrivò.

Alicia si era fermata un attimo per riprendere fiato, quando sentì delle urla, e uno scalpiccio di zoccoli.

La ragazza si voltò, allarmata, e sfoderò la spada. Ma, non appena esaminò la scena, si rese conto di non averne bisogno.

Una donna correva, con una sella tra le mani, e davanti a lei stava una sorta di cavallo bianco. Non era proprio un cavallo, perché pareva, da lontano, che dalla fronte gli uscisse qualcosa… qualcosa di color bianco panna….

Alicia si avvicinò alla scena, e sgranò gli occhi, piena di stupore. Quell’animale era tutto, tranne un cavallo. Era un puro, bellissimo unicorno.

La donna urlava all’unicorno: - Sissi, dai, torna qui! Ti ho appena presa, e già ti comporti male! - .

Così, era un unicorno imbizzarrito. Alicia si avvicinò di più, cautamente. Sapeva come domare i cavalli imbizzarriti, ma non sapeva se la sua strategia avrebbe funzionato anche sull’unicorno….

Ma non ci fu bisogno di alcuna strategia. Non appena vide Alicia, Sissi si bloccò, e tese il suo collo ad Alicia, come se volesse che la accarezzasse. Alicia allungò la mano, tremante, e la accarezzò. Sissi si lasciò accarezzare.

La donna sua proprietaria corse verso di lei, trafelata.

- Prova a montarla, ragazza, così magari mi aiuti a riportarla in paese! – disse, e le lanciò in mano la sella.

Alicia legò la sella a Sissi, poi ci salì sopra. L’unicorno non fece storie, e si lasciò montare.

- Incredibile – disse la donna – io non sono mai riuscita nemmeno a toccarla, e tu… riesci a montarla! –

Ad Alicia venne una brillante idea. Se la donna non riusciva a montarla, allora, forse…

- Buona donna, se volessi comprarle Sissi, che cifra dovrei darle? – chiese Alicia, disposta quasi a spendere tutti i suoi soldi per quella formidabile bestia.

- è un animale magnifico, anche se non sono mai riuscita a montarlo. Quindi… -

- Settecento corone possono bastare? Prendere o lasciare –

La donna rimase pensierosa qualche secondo. La bestia forse valeva qualcosina più di settecento corone. Ma, per una giovane che aveva speso tutti i suoi risparmi in un sogno che nemmeno riusciva a domare, settecento corone erano una cifra buona per cominciare a rifarsi.

- E sia – rispose la donna – settecento corone per la mia Sissi - .

Alicia, raggiante, tirò fuori dalla sua bisaccia il sacchetto delle monete, tirò fuori settecento corone e le diede alla donna, che si allontanò, anche lei contenta.

La ragazza scese da Sissi, e raccolse le sue armi. Poi montò di nuovo Sissi, e partì.

Come già aveva potuto vedere osservando come scappava dalla donna, Sissi era velocissima. Con lei il viaggio per Teirm, invece di durare mesi, sarebbe durato solo qualche settimana.

Cavalcarono assieme tutto il pomeriggio. La resistenza dell’animale era incredibile, sembrava non volesse fermarsi. Fu solo sul calar della notte che Sissi mostrò qualche segno di cedimento. E anche Alicia cominciava ad aver sonno. Così si fermarono, nei pressi di una foresta. Alicia posò le sue cose, e andò a tagliare un po’ di legna per accendere un falò e cuocere un po’ della carne che si era portata. Riuscì a raccogliere abbastanza legname da creare un fuoco discreto. Mise la carne a cuocere, poi la mangiò, gustandosela fino all’ultimo boccone perché forse quella sarebbe stata una delle ultime volte (almeno, prima di arrivare a Teirm) in cui ne avrebbe potuto assaporare. Bevve un po’ d’acqua, poi arrangiò, con qualche ramo d’albero e foglie, un piccolo rifugio per la notte. Legò Sissi ad un albero e prese tutti i suoi averi, poi entrò nel rifugio. Prese una coperta che si era portata da casa, si sdraiò e la avvolse attorno a sé. E, nonostante la stanchezza della giornata, prese faticosamente sonno.

*

Alicia era in una sorta di dormiveglia, quando sentì un rumore, un crac abbastanza forte, ma un po’ soffocato. Aprì gli occhi, e mise a fuoco ciò che la circondava. I suoi occhi si soffermarono sulla bisaccia. Tremolava, come se dentro ci fosse stato un piccolo essere che stava per morire di freddo. La ragazza, piuttosto stupita, aprì la borsa, e la frugò, per cercare la fonte del rumore.

E la trovò.

Sgranò gli occhi, quando si rese conto di cosa fosse.

L’uovo.

Una crepa si era formata sulla liscia superficie, e si stava diffondendo, dando vita ad altre piccole crepe….

Incredibile.

L’uovo si stava schiudendo, proprio lì, tra le sue mani… era lei la prescelta. Era lei l’individuo destinato a quell’uovo….

Posò l’uovo per terra, ancora piuttosto incredula. Le crepe si erano diffuse tanto da ritorcersi su se stesse. Infine, un grosso frammento dell’uovo saltò in aria, finendo tra le mani di Alicia. Dove prima stava quel frammento, ora stava una testolina viola scuro. Altri frammenti saltarono, e dopo la testolina apparvero anche degli arti, anteriori e posteriori….

In meno di dieci minuti, davanti ad Alicia stava un piccolo draghetto viola.

La ragazza guardò sbigottita la bestiolina davanti a lei. E così, ora era Cavaliere… era destinata ad entrare nella leggenda….

Accarezzò il drago, e sentì una sorta di scossa che la pervadeva tutta, dalla mano sinistra con cui stava toccando il drago alla punta del piede destro. Come la ragazza staccò la mano, la scossa terminò. Alicia si guardò la mano. Lentamente, una striscia d’argento le percorreva il palmo, restando lì, indelebile, a marchiare la sua mano. Era il gedwey ignasia… ciò che suo padre le aveva detto essere il simbolo dei Cavalieri, e un po’ il catalizzatore della loro magia.

Magia! In quel momento Alicia si rese conto che, col drago, sarebbero arrivati anche poteri magici… ricordava quando suo padre, dopo averle insegnato a leggere e a scrivere, le aveva fatto leggere i libri delle gesta dei Cavalieri… incantesimi che aveva sempre sognato di poter fare….

Scrollò vigorosamente la testa, e tornò alla realtà. Riconosceva certo il fatto che non avrebbe mai potuto emulare le gesta di Eragon, il primo dei Cavalieri, o di Vrael, il loro capo più ricordato, senza un adeguato addestramento. Al momento, aspettando oltrettutto che il drago crescesse, e il suo potere aumentasse, forse sarebbe riuscita ad evocare qualche fiammella, o spostare un granello di sabbia, ma nulla di più. E dove avrebbe trovato qualcuno che la istruisse, che la rendesse capace di combattere degnamente? Lei sapeva che per fare incantesimi occorreva sapere l’antica lingua, e la sapeva quasi parlare con tanta scioltezza quanta ne aveva nel parlare la lingua con cui era cresciuta, ma ignorava gli altri segreti arcani della magia. E poi, come avrebbe fatto a nutrire e allevare il drago? Suo padre le aveva insegnato abbastanza da renderla idonea al combattimento senza che però si riducesse ad una rude barbara, e fornendole basi solide di storia, geografia e grammatica dell’antica lingua, ma certo non avrebbe mai potuto immaginare di doverla rendere adatta a diventare Cavaliere di drago. Le sue attuali conoscenze l’avrebbero resa capace di affrontare il viaggio verso Teirm portando l’uovo e proteggendolo, non di combattere per la salvezza del mondo, come si sentiva in dovere di fare. Per non parlare poi del fatto che sicuramente era l’unico Cavaliere in circolazione. E che, se già Galbatorix la cercava senza uovo di mezzo, vedendo che una delle sue uova erano scomparse si sarebbe accanito ancora di più. E se per caso qualcuno avesse scoperto il drago, avrebbe mobilitato tutto il suo esercito per cercarla.

Mentre Alicia era assorta nei suoi pensieri, il draghetto cominciò a muoversi per tutta la capanna, esplorando il luogo in cui aveva visto la luce per la prima volta. Poi, uno dei suoi occhi, viola come le sue squame, si posò su Alicia. Alicia si ridestò, e si avvicinò al drago. Poi provò a prenderlo in braccio. Il drago oppose un po’ di resistenza, poi si lasciò portare in braccio. La ragazza, poi, lo lasciò andare, e lui non esitò ad uscire. Alicia prese l’arco e la spada, poi lo seguì.

L’aria frizzante del mattino le riempì i polmoni, come una ventata di libertà. Il drago ora trotterellava sull’erba, e sembrava molto felice.

Ma Alicia doveva andare a caccia; infatti la carne che le era avanzata non poteva bastare sia per lei che per il drago (che, oltrettutto, in breve sarebbe diventato enorme, e il suo appetito sarebbe cresciuto di conseguenza). Così dovette porre fine alla grande gioia della bestiola, e la legò ad un albero lì vicino. Poi andò a caccia.

Tornò un paio d’ore dopo, reggendo un paio di conigli e alcuni uccelli commestibili. Slegò il drago, poi gli lanciò un coniglio e alcuni uccelli, che l’animale divorò con gran gusto. Anche Alicia mangiò, poi però fu costretta a ripartire.

- Dobbiamo partire subito, se non vogliamo arrivare a Teirm tra due mesi – disse Alicia, rivolta al drago. Nonostante l’uovo si fosse schiuso, non aveva abbandonato l’idea di raggiungere Teirm. Del resto, era più facile trovare uno stregone o qualcosa del genere in una grande città, piuttosto che vagando per i boschi.

Comunque, non si aspettava alcuna reazione del drago a questa frase. E ciò che vide la stupì.

Il draghetto, dopo aver ascoltato la sua frase, fece ciò che pareva un piccolo cenno di assenso. Alicia certo non credeva che il drago la potesse capire già dal primo giorno, ma continuò a parlargli, giusto per esporre la sua idea a qualcuno, anche se non le poteva rispondere.

- Chiederò a Sissi di andare piano, così potrai starci dietro - . Il draghetto annuì di nuovo.

Così la ragazza montò Sissi e, mormorandole qualche parola che, per esperienza, sapeva essere adatta a guidare un cavallo. Certo, era cosciente del fatto che gli unicorni fossero animali diversi dai cavalli, ma non sapeva che altro fare… e poi, le parole funzionavano…. L’unicorno camminava molto lentamente, tanto da permettere al draghetto di stare vicino alla sua padrona. Durante la lunga e lenta cavalcata, Alicia ne approfittò per rilassarsi e per pensare. Ancora non credeva a quello che le stava accadendo. Se fosse stata capace, se non l’avessero scoperta e catturata immediatamente, sarebbe entrata nella storia… o sarebbe entrata nella storia comunque? Del resto, era la prima ragazza Cavaliere….

*

Le giornate seguenti furono, nel complesso, abbastanza monotone. Cavalcare, pranzare, cavalcare, cenare e dormire. L’unica cosa che riusciva a mantenere veramente viva Alicia era l’osservare la crescita del suo drago: in una settimana era letteralmente raddoppiato in lunghezza e in larghezza; mentre prima Alicia riusciva addirittura a prenderlo in braccio, ora il solo pensiero le sembrava una pazzia. Ma non doveva stupirsi tanto, del resto le antiche ballate narravano di enormi bestioni sputafuoco.

Le squame del drago, che, non appena era uscito dall’uovo, erano di un viola così scuro da sembrare nero, avevano assunto uno splendido color ametista brillante, rendendo l’animale ancora più bello e maestoso.

Alicia aveva pensato più volte ad un nome per il suo drago, ma era veramente una scelta ardua. Prima di tutto, non sapeva nemmeno se fosse maschio o femmina. Secondo, era pressappoco impossibile dargli un nome che lo definisse totalmente. Comunque, ogni nome che pensava lo comunicava, a voce, al drago. Questi le rispondeva a cenni, e, fino a quel momento, nessuno dei nomi proposti pareva soddisfarlo. Durante quei lunghi giorni di viaggio Alicia si chiese spesso se e quando il suo drago avrebbe cominciato a risponderle in modo diverso dal fare cenni con la testa. I poemi sui Cavalieri che aveva sempre letto parlavano di lunghi dialoghi tra draghi e Cavalieri: era la verità, o solo una stupida invenzione creata per aumentare la maestosità e la grandezza dei draghi?

La risposta non si fece attendere molto.

Una sera, dopo aver mangiato, Alicia decise di andare a dormire immediatamente. Questo non accadeva da molto tempo, dato che la ragazza aveva preso l’abitudine di parlare col suo drago, prima di dormire. Ma quella giornata era stata particolarmente estenuante; nonostante il suo drago avesse ormai imparato a cacciarsi il cibo da solo, erano capitati in un punto in cui era piuttosto arduo trovare animali da cacciare, anche solo per procurarsi un magro pasto; così Alicia decise per una volta di non sprecare troppe energie col drago, e preferì dormire, e recuperare le energie.

La ragazza sperava in un sonno tranquillo e ininterrotto, ma non fu accontentata. Infatti, fu svegliata da una voce piuttosto stridula, che però non sembrava provenire da fuori del rifugio dove dormiva. Non si sentiva alcun eco, e ciò sarebbe parso strano per una voce proveniente dall’esterno. La foresta dove si trovavano era infatti completamente deserta, e la voce era abbastanza acuta da provocare comunque un eco.

Accanto ad Alicia non vi era nulla che potesse emettere quel suono. La ragazza pensò ad una possibile provenienza della voce, e ciò che concluse la sbalordì. La voce proveniva dalla sua testa.

Alicia…
- Si? – rispose la ragazza, uscendo fuori. Il drago la guardava, gli enormi occhi viola fissi su di lei.

Alicia… non devi urlare tanto per rispondermi… pensa le tue risposte… io le avvertirò…

Va bene.

Alicia… perché stasera non hai dialogato con me? Mi piacevano molto, le nostre conversazioni.

Io… tu… scusa… ma… ero… stanca…

Capisco.

Ma… tu… tu sei… il mio drago?

No, non sono un drago.

Allora sei Sissi, l’unicorno?

No. Ripeto: non sono un drago.

Ma allora… cosa… cosa sei?

Ascolta la mia voce, dovresti capirlo.

Alicia continuò ad ascoltare la voce, ma questo non le diceva niente; se non era il drago, allora…

Chi sei? Dove sei?

Sono davanti a te, proprio qui. Ma non sono un drago…

Ma io… davanti ho un drago!

No. Avanti, è un problema che ti sei posta molte volte, durante il nostro viaggio. Non dare per scontata la risposta alla tua domanda proprio adesso…

Cosa si era sempre chiesta Alicia durante il viaggio? Beh, che nome dare al drago… poi… certo, ovvio… se fosse maschio o femmina!

Allora… non sei un drago, quindi sei una dragonessa, giusto?

Ci sei arrivata, finalmente.

Bene. E io che stavo pensando tutti nomi da drago…

Già… mi hai elencato tutti i migliori nomi da drago che esistano… ma pochi da dragonessa, e non mi piacevano.

C’è… c’è qualche nome in particolare che ti piace? Io ormai ho esaurito la mia fantasia… un nome che mi piaceva molto era Jessica, ma tu non eri d’accordo….

Fammici pensare… ci sono vari nomi che mi piacciono… ma credo proprio di dover fare una scelta….

La dragonessa rimase un po’ silenziosa e pensierosa. Poi parlò, così all’improvviso che Alicia sobbalzò.

Ecco, credo proprio di aver scelto.

Che nome hai scelto?

Ho scelto… Zelda. Ti piace?

Io… si, è molto bello. Non ci avevo mai pensato. Va bene, ora sei Zelda.

Alicia sorrise. Finalmente la sua dragonessa aveva un nome… finalmente poteva condividere i suoi pensieri con lei, sapendo che sarebbe stata veramente capita… lei l’avrebbe consigliata nelle sue scelte, avrebbe condiviso i suoi sentimenti… avrebbe incrementato i suoi poteri….

Grazie per avermi liberata.

La dragonessa, esattamente come prima, aveva parlato così all’improvviso da spaventare Alicia.

Prego, Zelda. Era il mio dovere, dopotutto. Ho visto l’uovo, non potevo far altro che portarlo via.

Non sono in molti quelli che avrebbero fatto una scelta simile in così poco tempo e sapendo che la posta in gioco sarebbe stata la propria vita. Ti ho scelta per questo. Una personalità come la tua non è fatta per trasportare un uovo da un posto all’altro.

Alicia si stupì parecchio. La dragonessa era uscita dall’uovo solo da qualche settimana, e già dimostrava più saggezza del più anziano tra gli elfi.

Non potevo lasciarti in balia di Galbatorix. Sarebbe stato deleterio per tutta Alagaesia, sarebbe stato come se ci fossimo tutti arresi all’Impero, senza nemmeno provare a combattere.

Hai ragione, Alicia. Ma c’è gente che a queste cose non ci pensa, e avrebbe pensato solo a salvarsi la pelle.

Ma così sarebbe morto comunque, prima o poi!

Lo so, lo so. Ma, ripeto, c’è gente che non ci pensa.

Dopo quest’ultima frase, la dragonessa si allontanò. Alicia ritornò nel suo piccolo rifugio. Incredibilmente, prese subito sonno.

*

Quando, il mattino dopo, Alicia uscì dalla sua improvvisata capanna, trovò Zelda che l’attendeva.

Dai, preparati, pelandrona! Dobbiamo partire!

A quanto pareva, la dragonessa pareva piuttosto impaziente di partire.

Si, un attimo….

Alicia prese uno degli ultimi pezzi di carne secca che restavano, e lo mangiò come colazione. Poi sellò Sissi, e fu pronta per partire.

La dragonessa pareva molto impaziente di condividere i suoi pensieri.

Tu e Sissi partite a tutta velocità… io provo una cosa. A proposito, dove dobbiamo andare?

A Teirm. Voi draghi conoscete Alagaesia già da quando siete nell’uovo?

Non proprio. Infatti, per arrivare a Teirm, avrò bisogno del tuo aiuto. Ma, se tutto va bene, dovremmo essere lì entro stasera, massimo domani!

Va bene… allora andiamo!

Sissi non era ancora partita, quando, Alicia assistette a qualcosa di straordinario: Zelda aveva spiegato le sue ormai enormi ali, si era data una piccola spinta con le zampe posteriori, e si era alzata in volo. Si muoveva nell’aria con tanta naturalezza che sembrava si fosse allenata una vita. Ma Alicia sapeva che non era così.

Vi seguirò in volo, voi correte!

Così Alicia spronò Sissi, e l’unicorno partì, a tutta velocità.

Cavalcarono per tutto il mattino, poi si fermarono per pranzo. Zelda ritornò a terra, e mangiò con la sua padrona. Subito dopo la dragonessa toccò la mente di Alicia, come aveva fatto tante volte durante quel mattino.

Beh, hai voglia di lasciar perdere quell’unicorno e cavalcare me?

Si, ma… beh, Sissi come farà? Non possiamo permetterci di perderla, dato che non potrò sempre cavalcarti. E poi… ti ci vuole una sella, le tue squame sono troppo dure.

Va bene… allora, per quanto riguarda Sissi, so che gli unicorni possiedono un senso dell’orientamento incredibile. Lei sa che tu devi andare a Teirm, quindi andrà a Teirm. Se poi non ne sei sicura, puoi dirle dove andare con la mente. Per quanto riguarda la sella, beh, se hai delle pelli, o delle stoffe, posso spiegarti come fare.

Alicia prese alcune delle stoffe e delle pelli che si era portata da casa, e, seguendo le istruzioni della dragonessa, riuscì a costruire una sella decente. Quindi la legò a Zelda, e si preparò a montarla.

Salì sulla dragonessa, e la strinse forte al collo. Intanto comandò a Sissi di andare avanti. L’unicorno partì, a tutta velocità.

Pronta? disse la dragonessa.

Vai…

Allora… via!

Alicia avvertì lo scatto delle zampe posteriori, e si resse ancor più saldamente per non rischiare di cadere. L’aria le sferzava il volto, ma questo non le dava fastidio. Pochi secondi dopo, erano sospese a mezz’aria, così veloci che la natura sottostante pareva soltanto una macchia verde indefinita.

Zelda era così felice di avere Alicia con sé, che cominciò a fare varie acrobazie aeree. Alicia faticava a tenersi salda, ma era felice. E libera, più libera di come fosse mai stata in tutta la sua vita. E poi, ad una velocità simile, sarebbero arrivate a Teirm in pochissimo tempo! E dire che, soltanto tre settimane prima, Alicia pensava di impiegarci mesi!

Ti piace?

Si, Zelda. È incredibile… finalmente mi sento libera, veramente libera…

È normale sentirsi liberi, quando si vola. Avevo proprio voglia di sgranchirmi le ali.

Sembra che ti sia allenata per una vita.

No. Queste cose si imparano d’istinto. Non hai nemmeno idea di cosa significhi volare bene.

Beh, se non è questo….

No, non lo è. Tutti i draghi sarebbero capaci di farlo. Ma non vedo l’ora di trovare qualcuno che mi insegni le tattiche fondamentali di volo.

Già, pensò Alicia. Non poteva certo pensare che i draghi sapessero tutto da subito. E ora, dove lo trovavano qualcuno che insegnasse a Zelda ciò che doveva sapere? La ragazza espose il problema alla dragonessa.

Non ti preoccupare, ragazza. Al momento riusciremo a cavarcela anche così. L’importante è che tu trovi qualcuno che ti istruisca, poi al resto ci si può pensare in un altro momento.

Volarono per tutto il pomeriggio, e si fermarono soltanto al tramonto. Non appena poggiò piede a terra, Alicia sentì una sorta di capogiro, e dovette appoggiarsi alla dragonessa per non cadere.

È normale sentirsi un po’ male dopo il primo volo, Alicia… ci farai l’abitudine.

Il malessere di Alicia, fortunatamente, durò soltanto pochi secondi, poi la ragazza ritornò completamente in forze, e riuscì anche a tagliare un po’ di legna per fare il fuoco. Poi prese l’ultimo pezzo di carne, e lo mangiò quasi tutto, lasciandone soltanto un po’ per la colazione e confidando nel fatto che l’indomani sarebbero arrivati a Teirm, e avrebbe potuto comprare dei viveri.

Non fece in tempo a finire di mangiare, però, che cominciò a piovere. Goccioloni grossi come noci cominciarono a cadere dal cielo, e spensero il fuoco. Ben presto il clima si fece freddo. E Alicia aveva bisogno del fuoco. Ma poi ricordò una delle peculiarità dei draghi…

Zelda…

Si?

Sapresti… riaccendere il fuoco?

No. Devi sapere che noi draghi non nasciamo come bestioni sputafuoco. Diciamo che abbiamo il fuoco dentro, ma non possiamo buttarlo fuori prima di aver compiuto un anno di vita. Mi dispiace.

Già… perché ora avrei proprio bisogno del fuoco, se non voglio morire di freddo!

Beh, se vuoi… puoi dormire sotto la mia ala, dovrebbe farti caldo… ma comunque… giusto per vedere… potresti evocare il fuoco con la magia!

Zelda aveva ragione… ora possedeva poteri magici, e tecnicamente poteva evocare il fuoco… doveva solo pronunciare la corrispondente parola dell’antica lingua… ecco…

- Brisingr! – esclamò la ragazza, dirigendo verso la legna il palmo della mano sinistra, quella col gedwey ignasia. Una grande fiamma rosa scaturì dal legno, illuminando il territorio circostante e gli occhi increduli di Alicia.

Notevole, davvero, disse la dragonessa.

Alicia era ancora troppo stupita. Certo non si aspettava quella fiammata. Si aspettava soltanto un paio di fiammelle, ma niente che potesse scaldarla o fornirle luce.

Passato lo stupore iniziale, Alicia cominciò a sentirsi stanca. L’incantesimo l’aveva un po’ sfiancata, del resto era la prima volta che faceva una magia.

Non preoccuparti, Alicia, è normale essere un po’ stanchi dopo il primo incantesimo che si fa. Ora vieni qui, e dormi. Ne hai proprio bisogno.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, e si coricò, coperta dalla possente ala della dragonessa.

   
 
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