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Autore: mikchan    14/06/2012    4 recensioni
Salve a tutti! questa è la mia prima storia su questo fandom e la mia prima songfic. La canzone trattata è Welcome to my life, dei Simple Plan e, seguendo la melodia, Akito ripercorrerà la sua vita fino a quel momento, arrivando a una conclusione.
Spero che vi piaccia.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WELCOME TO MY LIFE
Salve a tutti! Questa è la mia prima storia su questo fandom ed è anche la mia prima songfic. La canzone, come si sarà capito, è WELCOME TO MY LIFE, dei Simple Plan. Il protagonista è Akito e devo avvertirvi di una cosa: il personaggio potrà sembrarvi un po' OOC ma quello di cui ho trattato è un Akito più maturo e responsabile e, pur avendo conservato il suo carattere chiuso, è cambiato e quindi fa ragionamenti più "da adulti", sapendo mettere da parte, almeno nell'inconscio, il suo orgoglio e la sua timidezza.
Dopo questa introduzione, vi lascio alla lettura.
Spero che vi piaccia.  Aspetto i vostri commenti.
mikchan

Il rumore della sveglia si insinuò nei suoi sogni e, dopo averla spenta in fretta per non svegliare la sua compagna e loro figlia, Akito si alzò dal letto, come ogni mattina, per andare al lavoro.
Dopo una doccia veloce, scese in cucina e si preparò un caffé, accenendo la radio per sentire le notizie del giorno ma, soprattutto, per non sentire il silenzio che invadeva la casa senza le risate genuine delle sue donne.
Dopo le notizie di prima mattina, il conduttore annunciò una canzone e Akito fece per spegnere la radio, quando le prime parole gli fecero bloccare la mano a mezz'aria.

Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong
And no one understands you
Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room
With the radio on turned up so loud
That no one hears you screaming.

Come in un flash, gli vennero in mente le giornate cupe della sua infanzia, quando ancora pensava che il padre e la sorella lo odiassero. Con una smorfia, si ricordò di come riteneva ingiusto il mondo, di come aveva sempre avuto voglia di scappare e di farla finita ma una forza sconosciuta, l'aveva sempre trattenuto. -Quando l'aveva raccontato a Sana, anni prima, questa aveva affermato che era stata sua madre a tenerlo saldo alla vita, come a intimargli di non sprecare il suo sacrificio e, nonostante Akito non credesse nei fantasmi o cose simili, aveva accettato quella spiegazione con un sorriso-.

No you don't know what it's like
When nothing feels alright
You don't know what it's like to be like me
To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you're down
To feel like you've been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one's there to save you
No you don't know what it's like
Welcome to my life.

Poi, nella sua vita, era comparsa Sana che, come un uragano, aveva scombussolato tutto il suo mondo. Spesso, nei primi tempi, si era chiesto chi era quella ragazzina per sparare sentenze senza sapere com'era veramente essere lui. Mentre la canzone procedeva, Akito pensò che quel suo comportamento gli aveva dato parecchio fastidio: come poteva pensare di capirlo e cambiarlo, se non sapeva cosa aveva provato. Non sapeva quanto faceva male sentirsi soli e non voluti, piangere nel silenzio della propria stanza e sperare che tutto finisse il più presto possibile, che qualcuno arrivasse a salvarlo. E, come se qualcuno avesse ascoltato quel desiderio, era arrivata lei.

Do you wanna be somebody else?
Are you sick of feeling so left out?
Are you desperate to find something more
Before your life is over
Are you stuck inside a world you hate?
Are you sick of everyone around?
With the big fake smiles and stupid lies
But deep inside you're bleeding.
 
Quante volte, da piccolo, aveva sognato di essere qualcun'altro, di avere un'altra famiglia e un'altra vita? Odiava quel mondo, odiava quelle persone false e stupide che gli stavano intorno.
Poi, come un terremoto improvviso e distruttivo, era arrivata lei e aveva fatto crollare tutte le sue idee, mostrandogli un mondo dove non esistevano solo lacrime e tristezza. Gli aveva mostrato che, dietro ad una corazza, si poteva nascondere la più dolce delle persone e gli aveva fatto conoscere un nuovo se stesso.
La canzone non era ancora finita, ma Akito spense la radio. Quelle parole gli avevano fatto ricordare il suo passato e la sua infanzia travagliata. Ma il suo presente era diverso, come un cielo pieno di stelle, di cui Sana era la più luminosa.
Il passato l'aveva fatto diventare quello che era ora, un marito fedele e un padre buono ma adesso doveva impegnarsi per vivere nel presente.
Non era mai stato bravo a parole e, nonostante i trentacinque anni che portava sulle spalle, non era affatto cambiato da quel lato. Era sempre il solito Akito taciturno e schivo, ma, a differenza del passato, adesso aveva un motivo per vivere e per essere orgoglioso di se stesso.
Akito prese il cappotto e fece per uscire quando una foto posta ll'ingresso lo fermò e fece nascere sul suo volto un sorriso.
Certo, lui non era capace di esprimere i suoi sentimenti a parole, però sapeva farlo con i fatti e, ripensando a quella canzone, ringraziò la sua buona stella -o sua madre, come gli avrebbe suggerito Sana, se l'avesse resa partecipe di quei pensieri- di tutto quello che gli aveva dato, anche dei momenti più difficili: Sana e la sua piccola erano tutto il suo mondo e niente, neanche un po' di insicurezza o il passato, gliele avrebbe tolte.
 

  
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