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Autore: Ceneri    15/06/2012    0 recensioni
“E allora il cavaliere bianco aprì la porta e vide oro e gioielli, più di quanti avesse mai immaginato.
Il mago disse di dargli la principessa e così potrà avrà tutte le ricchezze del mondo. Il cavaliere bianco fissò il mago e vide che era il diavolo, che aveva già preso le donne del villaggio. Il mago gli ordinò di dargli la principessa. Il cavaliere strillò mai e uccise il diavolo con la sua lancia”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“E allora il cavaliere bianco aprì la porta e vide oro e gioielli, più di quanti avesse mai immaginato.
Il mago disse di dargli la principessa e così potrà avrà tutte le ricchezze del mondo. Il cavaliere bianco fissò il mago e vide che era il diavolo, che aveva già preso le donne del villaggio. Il mago gli ordinò di dargli la principessa. Il cavaliere strillò mai e uccise il diavolo con la sua lancia”
A quel punto mia madre s’ interruppe, qualcuno bussò alla porta e la cameriera fece entrare degli uomini in giacca e cravatta. Lei, prima di alzarsi dal letto, mi diede un bacio in fronte e mi disse di prendermi cura di mia sorella, la stessa bambina a cui lei stessa amputò un braccio per renderla meno attraente agli occhi del diavolo.
Mentre andava verso quegli omoni canticchiava la melodia di sempre poi, quando fu davanti a loro, iniziò a gridare e a piangere disperatamente. Uno dei quattro le iniettò qualcosa che la fece calmare. E quella fu l’ultima volta che la vidi viva.
In quel momento capii una cosa: io ero il cavaliere bianco, dovevo uccidere il diavolo e giustiziare le sue spose.
È da quel giorno che la vedo solo in alcune visioni. È così che ho capito una cosa: lei è morta. Non c’è più.
 
 
 
11 anni dopo
 
Una delle spose è mia prigioniera ora, sta piangendo e gridando, in fondo al pozzo, mentre io aspetto il momento per inondarla. Sento che graffia le pareti, sperando di ottenere, così, la mia attenzione e probabilmente la mia pietà, sento i singhiozzi disperati. Me lo sento: è lei. Non ho sbagliato.
Sgancio l’acqua e urla ancora di più, spaventata, mi chiede di lasciarla andare, mi assicura che non dirà niente a nessuno e che rimarrà un segreto.
No, lei deve morire, perché è una delle spose del diavolo. Grida sempre più forte a ogni getto che le cade sulla testa. Mi infastidiscono tutte quelle urla, così chiudo il pozzo e me ne vado, la lascio morire da sola. Così le mie orecchie sopraviveranno.
Mi ritrovo sdraiato sul divano, addormentato, davanti a me c’è un quadro che non ricordo d’aver dipinto, raffigura una giovane donna in un ampio abito rosa medievale, di quelli con i corsetti stretti e le gonne ampie che risaltavano la vita stretta e toglievano alle donne il respiro. Ha i capelli rossi sciolti, lunghi fino alle spalle. Lo sfondo è rosso, l’ho dipinto con il sangue della mia prima vittima, che, ahimè, si è rivelata innocente, durante il processo. Infatti è morta subito, il diavolo non l’ha aiutata a risorgere. Mia sorella entra dalla porta della cucina e mi chiede quando potrà ritornare a scuola. Non può, non ora. Prima dobbiamo trovare e giustiziare tutte le spose.
“Non avrei mai dovuto lasciarti uscire là fuori, esporti al ridicolo.”
“Ridicolo?” mi chiede lei, sorpresa
“La tua malformazione è la prima cosa che la gente nota, Sarah.” sì, malformazione, come no, le mento, non posso dirle la verità “E la gente è crudele”
“Non tutte le persone sono crudeli, James” mi assicura “Ho degli amici a scuola, buoni amici”
Le spiego che la pietà è molto peggio del ridicolo, che la gente pensa di farle un piacere essendo gentili con lei, ma che non hanno la minima idea di quanto speciale lei sia.
Cerca di convincermi, ma io non cedo.
“Mamma forse si sbaglia, James”
Le ordino di non dirlo, di non pensarlo e le assicuro che nostra madre è tormentata da visioni che preferirebbe non avere, ma che è meglio che le abbia. Per il nostro bene.
Una volta finita la discussione decido di scendere nella cripta. Voglio vedere se la ragazza che ho prigioniera è già morta annegata.
Percorro i corridoi della nostra enorme casa, tocco i muri di pietra, sento che appartengo al passato.
Io sono il cavaliere bianco.
Scendo le scale, sono scale a chiocciola, ripide e pericolose, se faccio un solo passo in falso cadrei e mi spaccherei qualcosa.
Sento il solito scricchiolio del penultimo gradino e lo salto, evitando così di finire con un piede dentro il legno marcio delle vecchie scale di casa mia.
Da qua posso sentire che la mia vittima sta ancora lottando per continuare a vivere, probabilmente si è aggrappata al tappo per rimanere a galla.
Quando arrivo alla fine delle scale mi accorgo che ora c’è silenzio. È morta. Si è lasciata andare.
Dietro di me sento, però i passi di mia sorella Sarah che m’ha seguito. Così mi fermo ad aspettarla.
Quando arriva di fianco a me noto che nei suoi occhi la paura ha preso il sopravvento.
“Sai che non sono pazzo, vero,  che questa è la maledizione della nostra famiglia?Sai che se non le uccidessi il diavolo ammazzerebbe noi, vero?”
Lei annuisce e una lacrima le riga il volto. Mi abbraccia e mi dice che vorrebbe che tutto questo finisca.
“Anch’io Sarah, anch’io!”
Apro la porta della cripta, è una porta di legno, legno così vecchio che sta marcendo. La nostra famiglia è così vecchia che sta marcendo casa nostra.
Mi consolo con il fatto che l’umanità ci ringrazierà con molti soldi quando s’accorgerà del bene che stiamo facendo uccidendo le spose del diavolo, così ristruttureremo la casa, o almeno ci potremo permettere delle porte nuove e di rifare almeno le scale.
Una volta dentro mia sorella si siede su uno sgabello che è lì da troppi anni per sapere l’età che ha. Io, invece vado ad aprire il pozzo. È affondata.
Siccome sapevo che sarebbe successo l’ho legata e ho lasciato un estremo della corda fuori dal pozzo, in modo da poterla tirare su facilmente.
Dopo averla tirata fuori dal pozzo la poggio sul pavimento e aspetto, aspetto che risorga. Dopo pochi secondi, infatti, tossisce sputando tutta l’acqua che aveva accumulato nei polmoni. Perfetto è lei. È una delle spose del diavolo. Sorrido, sorrido perché non ho ucciso un’innocente. Il diavolo l’ha aiutata a risorgere.
Dopo poco tempo mi ritrovo ad allacciarle in corsetto, mentre lei piange disperata.
La trucco e aspetto la sua morte.
L’abito l’ha cucito Sarah a mano, è un modello medievale, come quelli dei miei quadri. Le cuciture non sono il massimo, sono strette in certi punti e allentate in altri, ma non ci possiamo permettere altri vestiti e una sarta vera. E poi non può fare chissà cosa con una sola mano funzionante.  Il tessuto di quest’ultimo è stato per ventiquattr’ore a bagno in un pesticida a base di nicotina, la quantità usata porta la vittima in una morte lenta e fastidiosa, infatti si ritrova senza respiro, come in un attacco d’asma e poi viene inondata dalle convulsioni fino a che il corpo smette di lottare.
Ora sono in macchina, è mezzanotte, circa, per le strade, non rimane più nessuno.
Accosto davanti un teatro e mi inoltro nella portineria di un’edificio settecentesco e lascio il cadavere lì, sulla scala, seduto, con il volto rivolta verso la luce. O meglio, rivolto verso dove arriverà la luce domattina.
Esco dall’edificio e mi metto in macchina per andare  a casa.
Ho trionfato, ho ucciso la prima sposa, non ho fatto nulla di male, ho sottratto al diavolo un’anima, un’anima che l’avrebbe aiutato a conquistare il mondo.
Ora me ne mancano solo sei.

  
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